Mitologia Nordica II PDF

Title Mitologia Nordica II
Author Tanja Lo Re
Course Lingue e culture europee euroamericane e orientali
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

Argomenti: Aesir e Vanir, scontro, integrazione, ipotesi sulla distinzione. - Divinità: Odino, Frigg, Thor, Baldr, Tyr, Loki, Njordr, Freyr, Freija. - Ragnarok/ Ragnarokkr ...


Description

Mitologia Nordica II • Æsir e Vanir: le due stirpi divine Distinzione funzionale: Le divinità principali del mondo nordico sono suddivise in due grandi famiglie, in base ad una distinzione di carattere funzionale, gli Asi (Æsir) e i Vani (Vanir). Di fatto nessuna fonte riporta nel dettaglio le caratteristiche distintive delle due famiglie divine, che devono essere desunte in maniera mediata dalle fonti a disposizione, attraverso la lettura dei miti e il carattere delle singole divinità appartenenti all’una o all’altra stirpe. Gli Asi (Óðinn, Þórr, Týr, Heimdallr, Baldr, Ullr, Bragi, Loki, Frigg, Hœnir, Hoǫdr, Iðunn e numerosi altri) sono prevalentemente associati alla sovranità, al diritto e alla guerra, e sono considerati gli dei sovrani, i signori assoluti del cielo. La loro supremazia è data dalla guerra che essi mossero contro alla stirpe divina dei Vani con i quali conclusero un patto sacro che condusse ad una sorta di integrazione. Dell’importanza degli Asi, ormai consolidata in epoca vichinga, testimoniano tutta una serie di toponimi in Scandinavia e una serie di nomi propri sia maschili che femminili. Già nelle iscrizioni runiche antiche di epoca pre-vichinga appaiono accenni al culto degli Asi. Il nome Asi si riconnette alla radice ie. *ANSU-/*¤SU “spirito, demone” e intende gli dei come coloro che hanno infuso alla creazione lo spirito vitale. Nell’alfabeto runico la runa ᚨ (a) ha il nome di *ansuz “dio”, “ase” ed è connotata da una simbologia fausta. Nel racconto di Snorri gli Asi dimorano in Ásgarðr restando così al riparo dagli attacchi dei giganti, loro mortali nemici. Il muro che proteggeva Ásgarðr venne abbattuto durante il conflitto fra Asi e Vani; la dimora stessa degli dei resta sempre sotto la continua minaccia dei giganti. In Ásgarðr si trovano tutte le dimore delle dee e degli dei e il trono di Óðinn, Hliðskjálf. I Vani (Njordr, Freyr e Freyja) costituiscono una stirpe divina ben precisa, distinta dagli Asi, con i quali si scontrarono in un conflitto alle origini del mondo. La loro patria è il Vanaheimr o anche il Vanaland, come tramanda Snorri nella Saga degli Ynglingar, dove il delta del fiume Don viene messo in relazione con la regione di origine dei Vani. Eminenti fra i Vani sono soprattutto Njoǫrðr e i suoi due figli gemelli, Freyr e Freyja, che, alla fine della guerra tra le famiglie divine, vennero accolti come pari grado tra gli Asi, portandovi, è soprattutto il caso di Freyja, la conoscenza delle pratiche magiche in uso presso i Vani. I Vani sono divinità legate in misura maggiore alla magia, alla fecondità, alla prosperità dei campi e della famiglia, alla pace e alla produzione. Il nome dei Vani è connesso alla radice ie. *øEN- “tendere”, “aspirare” e poi “desiderare, “amare” e sono legati alla terra. Presso i Vani era inoltre pratica comune l’incesto; si dice infat che Njoǫrðr abbia sposato la sorella, da cui avrebbe avuto i figli Freyja e Freyr; anche questi ultimi avevano rapporti sessuali tra di loro; questo dato sembra alludere ad una società chiusa verso l’esterno, endogamica, gelosa delle proprie caratteristiche incapace di svilupparsi ed evolversi. Una volta accolti fra gli Asi, Freyr e Freyja dovettero astenersi dalla loro relazione incestuosa. • Asi e Vani: lo scontro e l’integrazione Alla guerra tra Asi e Vani accennano fugacemente la Voǫluspá e l’Edda di Snorri. La strofa della Voǫluspá fa riferimento ad un conflitto tra due parti, poste sullo stesso piano; la battaglia viene definita “la prima nel mondo”, una battaglia primigenia. Il recinto difensivo della città degli Asi viene distrutto dai Vani, che possono, malauguratamente, calpestare la pianura degli Asi. Le ragioni di questo conflitto non sono chiare: non sappiamo se sia possibile ricollegare questa strofa alle precedenti. Se si considera il discorso della volva, in riferimento alla guerra tra dei, è possibile pensare che la strofa alluda ad una guerra di religione o ad un conflitto tra diverse concezioni del pantheon norreno, in cui probabilmente il culto di Óðinn, più recente, si 1

andava imponendo, a discapito di quello, più antico e diffuso, di Þórr e dei Vani. E’ stato infat notato da diverso tempo che i toponimi scandinavi riferibili a Þórr e a Freyr sono molto più numerosi di quelli che invece contengono il nome di Óðinn. Si è dunque ipotizzato che quest’ultimo fosse una divinità poco popolare, prediletta soprattutto dall’aristocrazia militare. Gli studiosi della prima metà del secolo scorso attribuivano questa circostanza ad una penetrazione dall’area del basso Reno del culto di Óðinn, che avrebbe poi soppiantato, almeno presso l’aristocrazia e le élite, quello di Þórr e dei Vani. Snorri riporta diversi riferimenti al conflitto tra le stirpi divine, negli Skáldskaparmál, nella Gylfaginning e anche nell’opera storica ‘La saga degli Ynglingar’. Nel Discorso sull’arte scaldica la contrapposizione armata tra le due stirpi viene ridefinita come il “contrasto tra gli dei (guðin) e un “popolo” (fólk) detto dei Vani: Nel passo Snorri non considera, quasi, i Vani alla pari con gli altri dei, cioè gli Asi, e che essi anzi costituiscano un popolo dalle qualità sovrannaturali, ma non necessariamente di rango divino. Considerazioni simili possono essere fatte relativamente al passo tratto dalla Saga degli Ynglingar: Come si può notare, qui il conflitto viene trasferito dal cielo alla terra, con un processo di storicizzazione dei miti tipico di Snorri, e la vicenda mitologica assume i contorni di uno scontro fra popolazioni umane piuttosto che fra divinità. Va anche considerato il fatto che nel lessico snorriano spesso il termine Æsir assume connotazioni differenti: talvolta serve ad indicare gli Asi che discendono direttamente da Óðinn, talaltra invece è utilizzato in senso esteso come sinonimo di “divinità, dèi”, per indicare tut coloro che, a qualunque titolo, risiedono in Ásgarðr. Il conflitto tra le due stirpi va avanti con alterne vicende, finché le due parti non si accordano con una pace suggellata dallo scambio di ostaggi. Riferisce Snorri nella Gylfaginning: Njoǫrðr (insieme con i suoi figli, Freyr e Freyja), viene scambiato come ostaggio, alla fine della guerra e, come si può desumere dalle parole di Snorri, viene accolto in Ásgarðr come pari rango degli Asi. Snorri difat definisce Njoǫrðr come ase, pur affermando che in realtà egli proviene dal mondo dei Vani. Interessante è ancora la distinzione che Snorri istituisce alla fine del paragrafo: lo scrittore contrappone esplicitamente gli “dei” (evidentemente usato in questo caso come sinonimo di Æsir) ai Vani sottolineando che, nella sua concezione, gli Asi e i Vani non sono sullo stesso piano, e che solo ai primi appartiene il rango divino. Concludendo, potremmo dire che nei passi trat dalle opere di Snorri, i Vanir non sono mai esplicitamente definiti come dei, anche se alcuni di essi, come Njoǫrðr e i suoi figli, sono divinità di grande rilievo, dotati di caratteristiche e funzioni peculiari. Pur essendo di origine vanica essi sono elencati da Snorri tra gli Æsir proprio perché sono stati accolti tra gli Asi. • Ipotesi sulla distinzione e origine storica La compresenza di due stirpi “divine” nella mitologia nordica ha dato adito a numerose speculazioni tra gli studiosi: in particolare, la distinzione tra questi due gruppi divini e il conflitto che li oppose potrebbero rappresentare il riflesso di una contrasto tra due popoli e due concezioni di vita diverse, o anche tra due diverse componenti di una medesima società. Una prima ipotesi sostiene che i due gruppi distinti di dèi avessero la loro origine storica nelle migrazioni delle genti germaniche nel Nord Europa e nei loro contatti con le popolazioni autoctone dei territori in cui si insediarono. Tale ipotesi aveva le sue radici nell’interpretazione “storica” del rapporto tra Asi e Vani fornita da alcuni scrittori, dove si trattava di Asi e Vani come di due popolazioni reali appartenenti alla tarda antichità. Così, ad esempio Snorri, già nel prologo della sua Edda, aveva espresso delle riserve sulla attendibilità e la verità letterale dei racconti mitologici che si apprestava a tramandare, e infat trasferì le 2

vicende relative alle divinità su un piano storico, trasformando gli dèi in condottieri dell’antichità e rappresentando le loro imprese in forma storica, come migrazioni di popolazioni o conflitti reali che si erano svolti sulla terra e non più in cielo. Questo è evidente nel prologo dell’Edda dove Snorri tramanda che Óðinn proveniva dal Tyrkland (Turchia), da dove si era mosso, come il capo di una tribù nomade , alla testa del suo popolo, per raggiungere il Nord: “Óðinn e sua moglie avevano il dono della preveggenza, e grazie a tale dono essi seppero che il suo nome sarebbe stato glorificato nella metà settentrionale del mondo, superando in fama tut gli altri re. Perciò partirono accompagnati da una moltitudine di gente. Il loro viaggio non si concluse finché non furono giunti, a nord, nella terra che è ora chiamata Saxland. Là Óðinn rimase per lungo tempo e prese possesso di un vasto territorio.” Da sottolineare l’identificazione fatta da Snorri di Ásgarðr con la città di Troia: questa spiegazione evemeristica del dato mitologico compiuta da Snorri venne presa in considerazione da B. Salin che sostenne che il racconto di Snorri (compreso l’episodio della guerra tra Asi e Vani e la loro successiva riconciliazione) sarebbe stato il riflesso di avvenimenti storici autentici . Dunque si credeva che gli antenati dei Germani fossero effetvamente migrati dal Mar Nero alla Scandinavia e che avessero lottato contro una popolazione autoctona. Gli Æsir sarebbero stati gli dèi degli invasori germanici, mentre i Vanir sarebbero stati gli dèi venerati dalle popolazioni autoctone della Scandinavia. La presenza contemporanea nel mondo nordico di due ordini di divinità si spiegava così come la conseguenza della fusione di due distinte tradizioni mitologiche, e il racconto della guerra tra Asi e Vani come la trasposizione mitica di un antico conflitto storico, conclusosi con un compromesso e la fusione di due popoli. Alcuni studiosi pensano che gli Asi sarebbero stati le divinità di popolazioni indoeuropee che, migrando dalle loro sedi preistoriche, si sarebbero insediate nel Nord dell’Europa, in Scandinavia e nel Nord della Germania; i pacifici Vani, invece, sarebbero stati gli dèi delle popolazioni neolitiche preesistenti. Alcuni studiosi arrivarono anche a individuare le culture preistoriche protagoniste di questo scontro: da una parte il cosiddetto “popolo dei megaliti” (Megalithenvolk), adoratore dei Vani, e dall’altra il “popolo delle asce da combattimento” (Streitaxtvolk), adoratore degli Asi. Il primo culto sarebbe stato quello più antico, autoctono, espressione di una civiltà agricola, mentre la seconda religione sarebbe stata il frutto di un’epoca più recente, guerriera e anche più spirituale. Questa visione storicistica dello scontro tra Asi e Vani e della presenza simultanea di due ordini di divinità nel pantheon nordico è stata poi riconsiderata alla luce di nuove riflessioni complessive sulla mitologia comune ai popoli indoeuropei. Gli studiosi hanno evidenziato la complementarità dei due gruppi di divinità: il mondo delle divinità nordiche venne interpretato come un sistema di natura duale, il cui scontro iniziale ne giustificava semplicemente la successiva integrazione. Dall’analisi di altri miti analoghi si scoprì la matrice essenzialmente indoeuropea di entrambe le famiglie divine del mondo nordico. Si pensa che la struttura del pantheon nordico appartiene in effet al più antico patrimonio mitico indoeuropeo. Seconda la teoria duméziliana (della tripartizione funzionale) il mondo antico è regolato dall’ armonia e dalla collaborazione tra 3 diverse sfere, tre funzioni gerarchicamente strutturate e distinte tra loro: la sfera della sovranità, intesa nel suo doppio aspetto, giuridico e magico, la forza guerriera e la fecondità, la prosperità, intesa anche come produzione di cibo. Questa visione nel mondo era anche alla base della strutturazione del pensiero religioso presso gli antichi. Di conseguenza, la compresenza di due serie distinte di divinità nel mondo nordico va analizzata nel senso di questa tripartizione funzionale; infat laddove gli Asi hanno la preminenza nella sfera della sovranità, dell’amministrazione, del diritto (la I funzione) e della guerra (la II 3

funzione), i Vani so preposti agli ambiti legati alla fecondità, alla produzione, all’amore e alla riproduzione (la III funzione). • Le divinità principali del mondo nordico Snorri elenca nella Gylfaginning le principali divinità maschili e femminili degli Asi. • Odino Óðinn (identificato da Tacito con Mercurio) è il principale dio degli Asi e il più antico, da cui l’appellativo di Alfǫǫdr, “padre di tut gli dei”, e padre di Þórr e di Baldr. Al suo nome sono connesse l’ ispirazione e la furia estatica; in questo modo egli è legato all’arte poetica e alla guerra. Adamo di Brema affermava: “Wǫdan, id est furǫr”. La figura di Óðinn ha un carattere innovatore e talvolta sconvolgente. E’ dotato di un’ individualità prepotente e spregiudicata. I suoi moltissimi appellativi non servono soltanto a indicarne le caratteristiche, ma anche a nascondere l’identità terribile, misteriosa e inafferrabile del dio. Nucleo del suo essere è perciò una condizione di perenne possibilità piuttosto che una manifestazione materiale. Può facilmente trascorrere dall’uno all’altro livello dell’esistenza, è dio dei vivi e contemporaneamente dei defunti, è piacevole e terribile, benefico e letale. Per questo è per eccellenza dio della magia, ma è anche veggente e signore delle rune. Di Óðinn la Saga degli Ynglingar ricorda che parlava sempre in versi. E’ riferito inoltre che lui e i suoi sacerdoti erano det “fabbri di canti”, in quanto diedero inizio nel Nord all’arte poetica. I suoi canti però hanno carattere magico poiché il dono di comporre poesie è un dono sovrannaturale e potente, e tra le qualità di mago e di poeta non esiste sostanziale differenza. Gran parte della sua saggezza è stata acquisita quando bevve un sorso del liquido che scaturisce dalla fonte del gigante Mímir. In cambio dovette cedere un occhio; mutilazione parallela a quella del dio Týr. Spesso il dio ama mascherarsi e giungere, come un viandante, sotto mentite spoglie, presso gli uomini. Le apparizioni di Óðinn sono un tema assai caro alla tradizione nordica. L’attudine di Óðinn ai viaggi può anche essere messa in relazione con il carattere “commerciale” del dio, che pare suggerita dall’equazione Óðinn=Mercurius. Questa interpretazione è rispecchiata nella denominazione germanica del “mercoledì” che diviene “il giorno di Odino”; (an. óðinsdagr, ags. wōdnesdæg, aat. wuotanestac, sved. onsdag, ned. woensdag, ingl. Wednesday). Nella Germania continentale invece il termine per “mercoledì” venne sostituito ben presto da un’espressione neutra, come segno di rifiuto nei confronti della divinità pagana terribile e feroce, sotto l’influsso della nuova fede: il giorno di Óðinn divenne aat. mittawecha e poi ted. Mittwoch. La furia di Óðinn si adatta alla battaglia, dunque il dio della furia per eccellenza diverrà il dio della furia guerriera. E’ inoltre signore dei caduti in battaglia , dei quali gli spetta la metà. Questi, accolti nella Valhoǫll, dove è loro riservato un trattamento sontuoso, lo accompagneranno nella battaglia fatale che porrà fine al vecchio mondo e nella quale Óðinn verrà divorato dal terribile lupo Fenrir. Óðinn è dunque guida e signore di un esercito infernale composto di eroi caduti in combatmento: in questo aspetto si intravvede un ulteriore legame con il Mercurio psicopompo. D’altro canto il lupo, come animale che si nutre di cadaveri, è connesso al dio nelle figure dei due lupi Geri e Freki , che stanno con lui nella Valhoǫll. E Óðinn è anche il dio dei corvi, Hrafangǫð, e i due corvi Huginn e Muninn sono suoi amici e consiglieri. Sembra che il suo culto si sia diffuso relativamente tardi, ma si guadagnò ben presto la posizione di dio supremo e come tale sopraffece le altre divinità del cielo, un tempo assai importanti, come Týr e Ullr. 4

In Scandinavia la diffusione dei toponimi che contengono il nome di Óðinn mostra una concentrazione maggiore nelle zone meridionali e orientali (Danimarca, Svezia, Norvegia centromeridionale). Sono assenti invece nella Norvegia settentrionale e in Islanda, dove il culto di Þórr era particolarmente diffuso. In realtà, secondo alcuni studiosi, pare che Óðinn sia stato lentamente sopravanzato da Þórr nel mondo nordico, come dimostrerebbero le testimonianze cultuali, archeologiche e toponomastiche; ciò si potrebbe giustificare con il tentativo di screditarne l’antico primato, indissolubilmente legato a pratiche rituali imbarazzanti, alla magia, alla ferocia in quanto dio della guerra e al dominio dell’aldilà, elementi questi inconciliabili con la fede cristiana. • Frigg Moglie di Óðinn e madre di Baldr. E’ definita da Snorri dea suprema, prende parte alle decisioni del marito e ne condivide il trono. Nella interpretatio romana corrisponde a Venere, come dimostra il nome del “venerdì” nelle lingue germaniche: an. friádagr, ags. frīgedæg, aat. frī(j)atag, ing. Friday, ted. Freitag. Probabilmente Frigg è una dea dell’amore di origine germanico-continentale. Il suo nome significa infat “amata”, “sposa”. Alcune fonti la rimproverano di infedeltà nei confronti del marito, troppo spesso lontano da casa. Resta complesso il rapporto, linguistico e funzionale, con l’altra divinità femminile principale del pantheon nordico, la dea di origine vanica Freyja. • Þórr (identificato da Tacito con Ercole) è un dio della stirpe degli Asi assai amato e venerato, tanto da rivaleggiare in età pagana per la supremazia con Óðinn. E’ il dio del tuono e del lampo, figlio di Óðinn e di Joǫrð (la Terra); sposa Sif e ha due figli Móði e Magni, oltre alla figlia Þrúðr. Nella interpretatio romana viene associato a Giove, come dimostra il nome germanico per “giovedì”(an. þórsdagr, ags. þunresdæg, aat. donarstag, sved. torsdag, ingl. Thursday, ted. Donnerstag). Difende il mondo degli dei e degli uomini dai giganti che scova e uccide con il suo martello Mjoǫllnir (“frantumatore”), un’arma eccellente che gli è stata donata dai nani, per impugnarlo ha bisogno di speciali guanti di ferro. Inoltre possiede una cintura di forza: quando la indossa la sua potenza divina raddoppia. I tuoni e i fulmini che scuotono il cielo durante i temporali sono manifestazione della sua potenza divina. Il nome stesso del dio significa “tuono”. Il lampo, simbolo visibile del dio, accanto al tuono, che ne è la manifestazione udibile, concentra il potere creatore o distruttore dell’energia celeste: è fuoco dal quale scaturisce l’acqua feconda della pioggia. L’arma da cui è prodotto è il martello magico del dio, che rappresenta lo strumento nel quale è concentrata la potenza del dio del cielo. L’arma di Þórr ha funzione consacratrice, cioè di trasmissione dell’energia divina contro i demoni. Con il suo martello il dio consacra anche l’unione coniugale. E’ nemico per eccellenza del serpe del mondo (Miðgarðsormr) catturato in una battuta di pesca e poi perduto. Si sposta su un carro trainato da due capri. Þórr è senza dubbio uno degli dèi supremi del Nord, come attesta anche la testimonianza di Adamo da Brema, il quale riferisce che con Óðinn e Fricco (cioè Freyr) era venerato nel grande tempio di Uppsala. A Þórr, cui Adamo attribuisce poteri sul vento, la pioggia, il tuono, i fulmini e la fecondità era riservato nel tempio il posto d’onore. Per lungo tempo il permanere del culto di Þórr venne avversato dai cristiani, culto che più di ogni altro si contrappose alla fede cristiana. Specialmente venerato era in Islanda, in Danimarca e nelle colonie fondate dai vichinghi fuori dalla madrepatria. In ogni caso il suo culto era assai diffuso in tutto il Nord e perdurò a lungo.

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• Baldr Figlio di Óðinn e di Frigg, è il migliore e più bello degli dei, luminoso, saggio ed eloquente. Il suo nome significa “signore”, ma anche “luminoso”. L’essenza di questa figura è quella di un principe della luce, perfetto in tutte le sue manifestazioni. E’ amato dagli dei e dagli uomini ed è per loro fonte di saggezza e di conforto. E’ destinato a morire per mano dell’incolpevole fratellastro cieco Hǫǫðr, su istigazione ...


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