Nativi digitali (capitoli 1,2,3 e 4) PDF

Title Nativi digitali (capitoli 1,2,3 e 4)
Course Psicologia dello sviluppo
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto dettagliato dei primi 4 capitoli...


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Nativi digitali

(di G. Riva)

CAPITOLO PRIMO Che cosa sono i media digitali e perché ci stanno cambiando 1. Il rapporto dei nostri figli con i media digitali Se osserviamo con attenzione i nostri figli ci accorgiamo che i media digitali hanno un ruolo centrale nei loro comportamenti quotidiani. L'interazione con i nuovi media è diventata oggi una parte centrale dell’esperienza quotidiana dei nostri figli, sia individuale sia sociale. Numerosi autori hanno definito la generazione attuale una “generazione digitale”. L'espressione “Next Generation” è stata introdotta dall’economista americano Don Tapscott nel 1998. Per coloro che ne fanno parte la tecnologia non è un problema ma un'opportunità. È proprio partendo da questo dato di fatto che il ricercatore americano Mark Prensky, qualche anno dopo, ha introdotto l'espressione “nativo digitale” contrapponendola a quella di “immigrato digitale”. A trasformare un bambino o un ragazzo in un nativo digitale è infatti l'uso massiccio dei media digitali, che vengono fruiti in maniera superiore a qualsiasi altra tecnologia o mezzo di comunicazione, inclusa la televisione. Anche in Italia il mondo digitale è diventato il principale contesto di socializzazione per bambini e adolescenti. Emerge chiaramente come l'esperienza del mondo digitale passa principalmente attraverso lo smartphone. Proviamo a riassumere le diverse implicazioni racchiuse nel concetto di “nativo digitale”, così come formulato da Tapscott e Prensky: 1. tutti i membri delle nuove generazioni sono trasformati dai nuovi media; 2. tale trasformazione non riguarda solo i comportamenti ma anche i processi cognitivi e la dimensione simbolica; 3. tale trasformazione, in particolare quella cognitiva, avviene principalmente nella prima fase della vita del soggetto e lo differenzia significativamente dalle generazioni precedenti; 4. dal punto di vista dell’esperienza del soggetto, il principale risultato di tale trasformazione e la trasparenza delle tecnologie: il loro uso è immediato e intuitivo. In Italia uno studioso che è molto vicino alla posizione di Tapscott e Prensky è il pedagogista Paolo Ferri. È invece opposta la posizione del pedagogista Pier Cesare Rivoltella che definisce i nativi digitali una “neuromitologia”. 1

La posizione che viene presentata in questo volume si pone a metà tra le due precedenti. Come Rivoltella e molti altri colleghi, non ritengo i nativi digitali una “discontinuità generazionale”. Allo stesso tempo però sono d'accordo con Ferri nel ritenere che, nel momento in cui un adolescente, attraverso un uso massiccio dei media digitali, diventa capace di usare la tecnologia intuitivamente, i suoi processi cognitivi e sociali cambiano. un nativo digitale non è qualcuno che fin dalla nascita è in grado di usare le nuove tecnologie, ma piuttosto e chi le sa usare intuitivamente, senza sforzo. si diventa nativi digitali solo dedicando una quantità significativa di tempo e di energie all' interazione quotidiana con i nuovi media. in pratica, essere nativi digitali non è una questione generazionale ma di capacità: è possibile essere nativi digitali anche a cinquant'anni, così come si può non esserlo aventi. I media sono sempre generatori di cambiamento: ponendosi in mezzo tra i soggetti interagenti, li obbligano ad adattarsi alle proprie caratteristiche. E quando ciò avviene - a 15 come a 60 anni - il soggetto cambia: cambia il modo di usare la tecnologia, cambiano i significati che le si attribuiscono e le opportunità che è in grado di cogliere. 2. I media come generatori di cambiamento La psicologia ha sottolineato il carattere di irriducibilità della comunicazione: non possiamo non comunicare, possiamo solo scegliere come farlo. È proprio all'interno di questa scelta che si collocano i media. più precisamente, definiamo “medium” ogni strumento (artefatto) che ci permette di comunicare senza il principale limite della comunicazione faccia a faccia: la contiguità spazio-temporale. È possibile definire i media come dei dispositivi di mediazione. È proprio il loro “essere in mezzo” a trasformare i media in strumenti di cambiamento e per questo influenzano l'attività comunicativa dei soggetti interagenti a tre livelli: a.

Fisico: ogni medium ha una serie di caratteristiche fisiche che influenzano il modo in cui i soggetti possono comunicare.

b. Simbolico: ogni medium si caratterizza per una dimensione simbolica, autonoma rispetto ai significati che veicola, la cui conoscenza è necessaria perché lo si possa usare efficacemente. Da una parte, ogni medium utilizza una propria interfaccia, dall'altra parte, ogni gruppo può utilizzare consapevolmente o inconsapevolmente un linguaggio specialistico o un proprio gergo non immediatamente comprensibile a chi non ne fa parte. c. Pragmatico: ogni medium si caratterizza per una serie di pratiche specifiche, indipendenti dal significato che il medium stesso veicolo, la cui conoscenza è necessaria perché lo si possa utilizzare efficacemente. Da una parte questi comportamenti sono legati alle 2

opportunità e ai vincoli offerti dal medium utilizzato, dall'altra parte virgola e si sono legati alle opportunità e ai vincoli dipendenti dal contesto. In conclusione, come suggerito da Vygotsky, il rapporto tra l'uomo e il medium è bidirezionale: l'uomo supera i vincoli dell’ambiente esterno tramite i media, ma modifica se stesso attraverso l'uso che ne fa. 3. Le fasi del cambiamento tecnologico Ogni medium obbliga il soggetto che lo usa ad adattarsi a esso e attraverso questo processo lo cambia: cambiano i comportamenti e cambiano i significati attribuiti ai diversi usi del medium. Il processo di cambiamento e contemporaneamente individuale e sociale. Prima i soggetti, con l'uso e il progressivo adattamento al medium, lo riescono a usare in maniera intuitiva; poi, grazie all' interazione attraverso il medium, creano delle pratiche condivise che ne strutturano l'uso individuale e sociale. lo storico delle tecnologie T. Hughes ritiene che ogni tecnologia si sviluppi attraverso un processo innovativo che si struttura in quattro fasi: invenzione, sviluppo, innovazione, trasferimento. Nel momento in cui una tecnologia è riuscita a penetrare all'interno della società e si consolida nell’uso quotidiano, si attiva una sua seconda fase di vita, che Hughes definisce come “momento tecnologico”, che ha un impatto significativo sui comportamenti individuali e sui processi sociali. Secondo R. Wright right il principale effetto del momento tecnologico e infatti la creazione di “metatecnologie”: pratiche condivise che strutturano l'uso individuale e sociale delle tecnologie. In sintesi, a caratterizzare una meta tecnologia sono quattro fattori: I. II.

Un evento di rottura che rende possibile utilizzare una tecnologia in modo nuovo; la possibilità di sfruttare la nuova pratica per risolvere in modo più efficace un problema o per facilitare il raggiungimento di un bisogno;

III.

la condivisione della conoscenza della nuova pratica all'interno di un contesto sociale;

IV.

la barriera sociale prodotta dalla mancata conoscenza e dal mancato uso della pratica.

Ogni metatecnologia produce un profondo cambiamento che ha come conseguenza uno squilibrio, una divisione normalmente definita “digital divide”. In generale indica la mancanza di accesso ai media digitali e alle opportunità offerte da questi. In questo termine si nasconde l'essenza del nativo digitale. Quando l'uso della tecnologia diventa una pratica sociale condivisa (metatecnologia), non condividerne l'esperienza significa sperimentare due barriere: 1. non ne cogliamo il senso e 2. non ne cogliamo la trasparenza.

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4. Che cosa rende i nuovi media diversi dai media precedenti Possiamo definire nuovi media l'insieme dei mezzi di comunicazione che utilizzano il linguaggio digitale nella codifica delle informazioni. Lo strumento che ha permesso la nascita dei nuovi media e stato il processo di digitalizzazione - la conversione delle caratteristiche di un fenomeno da continue a discrete -, reso possibile dalla nascita ed allo sviluppo del computer. Il principale vantaggio della codifica una logica di informazione e quello di non essere vincolata dai limiti di una rappresentazione numerica. L'elaborazione digitale dell’informazione ha però almeno quattro vantaggi: •

Variabilità: tradurre delle informazioni in numeri consente di poterle copiare e modificare, semplicemente utilizzando delle formule matematiche; consente molte diverse versioni dello stesso oggetto; le informazioni possono essere compresse.



Multimedialità: vi è il coinvolgimento di più canali sensoriali, perché la digitalizzazione tratta allo stesso modo informazioni provenienti da canali comunicativi differenti e ne facilita l'integrazione.



Interattività: la fruizione del contenuto, grazie alla variabilità e alla multimedialità, e in parte o totalmente lasciata alla libertà dell'utente attraverso l'interazione.



Automazione: la natura numerica permette anche al medium di svolgere in modo automatico una serie di operazioni sui propri contenuti; consente di ottenere senza sforzo contenuti ottimali, ma d’altra parte, riduce parzialmente l'intervento della creatività umana.

4.1 L'interfaccia: il cuore dei media digitali L'uso della digitalizzazione implica un processo di comunicazione e di conversione delle informazioni tra utente e computer; ciò significa tre cose: a. ogni informazione elaborate da un computer può essere descritta formalmente mediante una funzione matematica; b. tutte le informazioni possono essere manipolate mediante algoritmi; c. l'accesso alle informazioni da parte dell'utente richiede sempre un processo di conversione dal formato digitale a quello originale. i nuovi media richiedono necessariamente un’interfaccia, uno strumento in grado di farli connettere e di consentire lo scambio di segnali in un senso o in entrambi i sensi. Innanzitutto, l'interfaccia deve rappresentare la funzionalità del sistema attraverso un modello. È infatti mediante l'interazione con l'interfaccia che l'utente si costruisce un modello del medium, che gli consente poi di interagire con esso. 4

I nuovi media consentono di interagire con lo stesso contenuto in modi molto diversi. Modificando semplicemente la forma dell’interfaccia, io posso modificare radicalmente l'esperienza del medium. Non è possibile avere un'esperienza diretta dell’oggetto al di fuori di quella che abbiamo attraverso un’interfaccia. La visibilità degli oggetti digitali e la possibilità di interagire con essi sono legate all'esistenza di un’interfaccia: senza interfaccia gli oggetti digitali sono invisibili e quindi inutilizzabili. Per questo motivo, l'interfaccia determina la capacità di filtrare le informazioni consentendo all'utente di trovare quello che gli interessa e di fruirne. In conclusione, l'interfaccia dei nuovi media si differenzia da quella di un medium tradizionale per la sua relativa indipendenza dalla componente fisica del medium stesso. In altre parole, le caratteristiche dell'interfaccia - il software - sono influenzate solo parzialmente dalla dimensione fisica del medium - l'hardware. La separazione tra hardware e software resa possibile dalla digitalizzazione ha avuto un ruolo chiave nel permettere l'evoluzione del computer come medium. Dal punto di vista pratico, la separazione tra interfaccia/software e computer/hardware consente di far evolvere l'esperienza comunicativa semplicemente migliorando le caratteristiche del software. 4.2 I social network: l'anima dei media digitali Lo strumento che ha permesso la nascita dei nuovi media è stato il computer. Ma il computer non è nato come medium: da strumento in grado di eseguire calcoli complessi e ripetitivi, si è progressivamente trasformato in un contenitore di dati digitali, in una macchina da scrivere avanzata, per poi diventare, grazie ai social media, uno strumento di comunicazione in grado di giocare un ruolo centrale nei processi di costruzione e condivisione della realtà sociale e della nostra identità sociale.

CAPITOLO SECONDO Chi sono e quanti sono i nativi digitali 1. Le quattro generazioni di nativi digitali La nostra esperienza quotidiana i dati di numerose ricerche mostrano come i nuovi media stiano trasformando i giovani e giovanissimi, modificandosi i loro comportamenti sia il loro modo di vedere il mondo e di relazionarsi con gli altri.

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La prima precisazione da fare e che il cambiamento prodotto dal medium non è immediato: la capacità di interagire intuitivamente con i media è il risultato di un lungo processo di adattamento che richiede tempo ed energie. La seconda è che questo processo smette di essere individuale e diventa collettivo nel momento in cui, all'interno della rete sociale di riferimento, si sviluppano delle metatecnologie. Analizzando la storia dei media digitali è possibile, identificare quattro diverse fasi evolutive, ciascuna delle quali è legata a un cambiamento dell'interfaccia utilizzata: interfaccia testuale, interfaccia web, interfaccia web 2.0 e interfaccia “touch”. ogni fase, attraverso l'apprendimento e l'interiorizzazione dei diversi media, ha dato origine a una nuova generazione di nativi digitali appunto le diverse generazioni, oltre a capitalizzare le opportunità e gli strumenti di quelle precedenti, si differenziano tra loro per la disponibilità di una nuova interfaccia e per la creazione di nuove pratiche a essa collegate. 2. La generazione “text” (interfaccia testuale) La generazione text è la prima ad usare i nuovi media come strumento avanzato di comunicazione a partire dalla metà degli anni 70. I nativi digitali di questa generazione sono in grado di comunicare e di creare comunità virtuali svincolate da limiti spazio-temporali. I vantaggi: •

comunicazione tra pari in modo poco costoso;



comunicazione con un limitato controllo da parte degli adulti;



comunicazione con il soggetto ricevente indipendentemente dalla sua locazione fisica;



comunicazione veloce.

La diffusione e l'interiorizzazione dei media testuali hanno portato a tre cambiamenti significativi: i.

la progressiva scomparsa del concetto di luogo;

ii.

la nascita di comunità virtuali;

iii.

la creazione di un nuovo linguaggio. 2.1 La trasformazione del concetto di luogo: da fisico ibrido

Se ho a disposizione un medium, non ha più senso associare i confini dell’interazione con lo spazio fisico che contiene i soggetti interagenti. La trasformazione del concetto di luogo porta con sé vantaggi e problemi. Se da una parte la possibilità di comunicare sempre ed ovunque con i miei amici aumenta la frequenza delle interazioni e può permettermi di risolvere più facilmente alcuni inconvenienti, allo stesso tempo allenta l'attenzione sui contenuti dello spazio fisico in cui mi trovo e riduce il senso di comunità legate ai luoghi fisici. 6

È evidente che per i nativi digitali i luoghi fisici hanno perso di significato. Gli adolescenti usano i media digitali proprio per superare i confini che i luoghi gli impongono. Superare i confini dei luoghi è un vantaggio per l'individuo, che ha più opportunità di scelta, ma è uno svantaggio per il gruppo, perché riduce le possibilità di conoscenza e di confronto che sono alla base della nascita e dello sviluppo delle comunità e delle relazioni significative. 2.2 La nascita delle comunità virtuali Newsgroup e chat hanno invece consentito di creare delle vere e proprie comunità virtuali. I newsgroup si basano su comunicazioni asincrone, le chat permettono invece di conversare in tempo reale in una delle aree di conversazione, i cosiddetti canali dedicati a un tema specifico. da un punto di vista psicologico possono essere considerati i primi luoghi elettronici; ciò consente di spostare il fuoco della discussione dai soggetti interagenti alla comunità in cui si svolge l'interazione, permettendo la creazione di comunità virtuali. H. Rheingold definiva le comunità virtuali come aggregazioni sociali che emergono dalla rete quando un certo numero di persone porta avanti delle discussioni pubbliche sufficientemente a lungo, con un certo livello di emozioni umani, tanto da formare dei reticoli di relazioni. Possiamo considerare questo il primo esempio di comunità digitale, uno spazio elettronico in grado di consentire la creazione di relazioni significative. 2.3 Lo sviluppo di un nuovo linguaggio Comunicare non oralmente ma attraverso una tastiera obbligato il nativo digitale ad adattare la propria comunicazione ai vincoli del mezzo: •

l'utilizzo di acronimi e abbreviazioni per cercare di ridurre la velocità della comunicazione orale;



l'uso di emoticons, nascono con uno scopo preciso, chiarire il senso del discorso in mancanza di altri elementi metà comunicativi che possono fornire un contesto.

J. R. Lee definisce i nativi digitali come coloro che utilizzano i messaggi testuali come un “medium ibrido”, che mescola elementi retorici tipici sia della comunicazione scritta sia di quella orale, ponendosi a metà strada tra il telefono e la lettera. Il risultato è un’esperienza comunicativa nuova e ibrida - Giuseppe Mininni la definisce “dia-testo” - che mescola al proprio interno gli stili comunicativi tipici della comunicazione testuale con quelli della comunicazione orale. 3. La generazione web (interfaccia web)

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La generazione web, metà degli anni 80, racchiude i primi a usare il World Wide Web (www o web) come strumento di accesso multimediale all'informazione. grazie alla capacità dell’interfaccia web di indicizzare e integrare grandi quantità di dati multimediali, i nativi digitali di questa generazione e di quelle successive sono in grado di accedere a un enorme intelligenza collettiva e di sfruttarla. Il web nasce nel 1989 grazie al lavoro di Tim Berners-Lee, un ricercatore del CERN di Ginevra. Avendo una rete già esistente di computer, creare una nuova interfaccia grafica basata sul concetto di ipertesto, per sfruttare al meglio i diversi contenuti già disponibili, era l'idea di base. Berners-Lee li ha elaborato un linguaggio specifico - HTML - in grado di visualizzare gli oggetti presenti su un server all'interno di una pagina bidimensionale, definendo inoltre la possibilità di interazione con essi e con le altre pagine esistenti. A completare il passaggio al web è stato lo sviluppo del browser: un programma che permette di interpretare il codice HTML consentendo la visualizzazione e l'interazione con gli oggetti presenti nelle pagine web. In pratica, l'interfaccia grafica realizzata da Berners-Lee ha offerto al nativo digitale due nuove opportunità: ha reso visibile e utilizzabile un numero enorme di contenuti per lui rilevanti e gli ha permesso di identificarli con relativa facilità diffusione dei motori di ricerca. E questi, a mano a mano che si rendeva conto di tale opportunità, ha iniziato a usare di più il web. Visto il maggior numero di utenti, numerose società hanno incominciato a pensare a nuovi servizi che hanno trasformato progressivamente il web in un luogo digitale, in grado di offrire le stesse opportunità di un luogo reale. Il risultato finale è stato lo spostamento sul web di una serie di servizi che prima erano legati a luoghi fisici come negozi e uffici. La diffusione e l'interiorizzazione delle opportunità del web hanno portato a tre cambiamenti significativi: i.

la disponibilità di un’intelligenza collettiva distribuita che consente l'accesso a qualsiasi fonte di informazione;

ii.

la dematerializzazione dei contenuti e la diffusione della pirateria;

iii.

la trasformazione dello spettatore in “spettattore”, che partecipa attivamente alla selezione delle fonti di informazione. 3.1 La disponibilità di un’intelligenza collettiva distribuita

A cambiare il panorama dei motori di ricerca è stata la creazione di Google. Visto che il principale problema dei motori di ricerca trad...


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