Nazionalismo ED Imperialismo PDF

Title Nazionalismo ED Imperialismo
Course Storia
Institution Liceo (Italia)
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NAZIONALISMO ED IMPERIALISMO INTRODUZIONE Quando il modello liberale si è ormai imposto nella maggior parte degli Stati europei, l'idea di nazione, che aveva animato i processi di unificazione e liberazione dei popoli, e il principio di nazionalità degenerano nel nazionalismo. Nel ‘700 e all’inizio dell’ ‘800 si sviluppò l’idea moderna di nazione: Rousseau la riteneva come espressione di un popolo, un insieme di cittadini capaci di esprimere la propria volontà; con la rivoluzione francese e il Congresso di Vienna del 1815 il nazionalismo era inteso come diritto di un popolo di partecipare alla vita politica e all’indipendenza del proprio popolo dal dominio straniero, basti pensare a figure illustri come Mazzini o anche al lungo periodo di moti dal 1820, 1830 fino al 1848. Questo tipo di idea di nazione è un nazionalismo liberale democratico che aveva come obiettivo il progresso dell’individuo e dei popoli. Alla fine dell’ ‘800 e all’inizio del ‘900 il nazionalismo degenerò in un’ideologia di supremazia di un popolo sugli altri. L’ideologia nazionalista Il nazionalismo, fondamento teorico dell’imperialismo, era il risvolto negativo dell’idea romantica del principio di nazionalità. In altre parole, l’idea di nazione – con cui si designava il territorio di un popolo storicamente unito da lingua, cultura, tradizioni – cedette il passo a un’ideologia che rivendicava ed esaltava la potenza militare, economica e culturale delle singole collettività nazionali. Il passaggio successivo fu quello di ritenere di avere il diritto, in virtù della propria superiorità, di portare l’“opera civilizzatrice” nei Paesi più arretrati, anche con le armi, se necessario. L’espansione coloniale fu accompagnata da teorie razziali e religiose che sostenevano la superiorità della civiltà europea rispetto alle culture dei popoli colonizzati. Parliamo quindi di nazionalismo quando una nazione prova sentimenti di superiorità nei confronti di altri popoli e altre etnie. La nazione afferma la propria superiorità in modo violento, attraverso la guerra, utilizzata come strumento per aggredire gli altri popoli e allargare i propri confini. I nazionalisti sostenevano pertanto la necessità di un esercito forte e di armamenti efficaci. In politica interna i nazionalisti erano accesi antidemocratici, cioè contrari all'allargamento del diritto di voto a tutto il popolo e consideravano il parlamento un freno per l'autorità dei sovrani e dei capi militari. Il nazionalismo alimentò i contrasti tra le potenze europee, che condussero alla Prima Guerra Mondiale (1914-18). Tra i movimenti nazionalisti di quest’epoca ricordiamo Stati Europei come la Germania, Italia (essenziali poi per spiegare la loro politica coloniale e figure successive come Hitler e Mussolini), Francia, Inghilterra e Russia (oltre ad altri stati importanti come Stati Uniti e Giappone).

Le conseguenze di questa nuova ideologia furono fenomeni importanti come il

protezionismo economico, basato anche sulla competizione economica fra i vari Stati dopo l’avvento del capitalismo finanziario, l’imperialismo e il razzismo. Il protezionismo economico è una politica economica che, opposta a quella liberoscambista, tende a proteggere le attività produttive nazionali mediante interventi economici ostacolando o impedendo la libera concorrenza di stati esteri, che portò grandi crisi come la Grande Depressione del 1873-1896, generando così profonde differenze fra gli Stati, affermando anzi che la fortuna di un Paese dipendesse dal declino dei paesi più vicini. Al nazionalismo si lega poi il razzismo, un atteggiamento discriminatorio nei confronti di etnie considerate inferiori per ragioni sia culturali sia biologiche. I “bianchi” erano considerati superiori alle altre razze per intelligenza, capacità e moralità. La scienza si affianca alla politica in questa discriminazione: si fa riferimento alla teoria evoluzionistica di Charles Darwin o meglio al darwinismo sociale. Le cosiddette “razze inferiori” erano infatti condannate a soccombere nella lotta per la sopravvivenza. L'inferiorità di queste etnie era sostenuta anche da motivazioni di ordine estetico: gli Europei, si diceva, erano gli individui più vicini al tipo umano raffigurato nelle statue greche, che la cultura occidentale considerava il bello ideale. Infatti la nazione era rappresentata principalmente dall’identità etnica del popolo (basti pensare alla “razza” ariana tedesca ritenuta superiore alla “razza” ebraica e al conseguente antisemitismo). Per razza si intendeva quindi un gruppo umano con determinate caratteristiche fisiche ereditarie indipendentemente dall’uso della stessa lingua e dall’uguale appartenenza di nazionalità. L'Essai sur l'inégalité des races humaines (in italiano: Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane) di Joseph Arthur, conte di Gobineau, è un saggio che afferma l'esistenza di differenze inconciliabili tra le diverse razze umane e sottolinea che la razza superiore, pura, può sottomettere la razza inferiore.

Propaganda nazionalista tedesca che mostra la differenza tra le razze superiori e quelle inferiori in base alle caratteristiche fisiche. In particolare in questa immagine gli ebrei sono paragonati a delle scimmie.

Inoltre il darwinismo sociale

non si limitò solo alle singole “razze” ma anche alle nazioni: infatti le nazioni più forti sono coloro che riescono a sottomettere gli altri Stati con un miglior esercito. La guerra appare quindi come necessaria manifestazione della “selezione naturale” fra le nazioni. L’esaltazione della guerra portò a stipulazioni di alleanze militari con altri Stati (come la Triplice Alleanza e la Triplice Intesa, oltre anche a patti segreti fra Stati come il Patto di Londra nella Prima Guerra Mondiale) e alla corsa al riarmo: fucili, cannoni, navi da battaglia fino alla prima aviazione militare. La glorificazione della guerra fu il centro dell’ideologia nazionalista in quanto questo nuovo partita nazionalista aveva come obiettivo il desiderio di primeggiare nella competizione politica economica mondiale. Questa esaltazione della guerra portò anche a un’altra conseguenza: l’esasperata esaltazione di un’espansione aggressiva del proprio Stato. Ciò comportò anche il fenomeno dell’Imperialismo. Nazionalismo e razzismo rappresentarono la base culturale dell'imperialismo, cioè l'espansione coloniale europea nei paesi extraeuropei. Il periodo compreso tra il 1871 e il 1914 è stato definito Età dell'imperialismo, poiché tutte le principali potenze europee si mossero alla conquista di un impero, cioè territori sui quali esercitare una forma di dominio. In Africa, solo l'Etiopia evitò il dominio europeo; in Asia solo il Giappone. Per regolamentare la crescente "corsa all'Africa", la Conferenza di Berlino (18841885), con mediatore il cancelliere tedesco Otto von Bismarck, stabilisce la spartizione del continente tra le varie potenze europee attraverso alcuni confini arbitrari, senza tenere in nessun conto le varie etnie locali. L'espansione fu motivata sicuramente da ragioni di ordine economico (in primis reperimento di materie prime per l'industria europea),a causa anche della grande crisi della Grande Depressione, ma soprattutto da una volontà di potenza degli Stati europei, che volevano mostrare la propria forza e le proprie capacità belliche, oltre alla nuova ideologia europea che si basava sulla fede nella superiorità della civiltà europea e nella missione civilizzatrice dell'uomo bianco verso le razze inferiori che dovevano essere “istruite” o meglio sfruttate e dominate “il fardello dell’uomo bianco”. Molto spesso la conquista comportò violenze, sopraffazione, sfruttamento nei confronti dei popoli conquistati, ci fu una vera e propria pretesa da parte delle potenze europee di imporre la propria supremazia, comportandosi come imperi egemoni. Se prima, in regime di libero commercio, le grandi potenze si erano accontentate di un colonialismo che mirava al controllo di porti, scali e punti strategici, ora, con il passaggio al protezionismo, procedettero alla conquista di interi continenti. Allo scopo di sfruttarne le risorse naturali e umane, rifornirsi di materie prime a basso costo e creare nuovi mercati cui poter vendere le merci eccedenti, le nazioni più industrializzate come Inghilterra, Francia, Germania, presto seguite da Stati Uniti e Giappone, fecero a gara infatti nello spartirsi l’intero continente africano, parte dell’Asia, l’America centro-meridionale, l’Australia e il Canada. Tuttavia non ci furono solo aspetti negativi del colonialismo infatti è vero che le potenze conquistatrici fecero generalmente un uso indiscriminato della forza contro le popolazioni indigene; sconvolsero l’economia dei paesi afroasiatici sottoponendola a un sistematico sfruttamento; colpirono spesso antiche culture ma sul

piano economico, essa significò anche, in molti casi, un inizio di modernizzazione, sia pure finalizzata agli interessi dei dominatori; su quello culturale, alcuni paesi con tradizioni e strutture politico-sociali più solide riuscirono a difendere la loro identità ovvero ad assimilare aspetti della cultura dei dominatori; sul piano politico, infine, la colonizzazione favorì il formarsi di nazionalismi locali che successivamente avrebbero alimentato la lotta per l’indipendenza.

Da un punto di vista infine della politica interna, i partiti nazionalisti erano profondamente antidemocratici, disprezzavano le masse e la loro partecipazione alla vita politica, le scelte del governo quindi dovevano derivare da ristrette elites alle quali il popolo doveva obbedire, promuovendo non un allargamento dei diritti politici o una maggior solidarietà sociale per migliorare le condizioni economiche-sociali delle masse ma al contrario promuovevano un assolutismo monarchico o perfino una dittatura, esaltando sempre la propria nazione a scapito delle altre, oltre a promuovere all’interno del governo azioni espansionistiche coloniali e a promuovere la guerra come mezzo di soluzione di fronte alle controversie internazionali (basti pensare alle due guerre mondiali nel Novecento). Come si può ben vedere i nazionalisti si contrapponevano totalmente ai partiti socialisti e socialdemocratici. Ci fu quindi in sintesi un’idea esasperata di nazione, della superiorità di un popolo verso un altro, l’esaltazione del proprio popolo, della propria razza ed un’esaltazione anche della guerra per primeggiare rispetto ad altre nazioni che portarono alle numerose guerre nel Novecento e anche ai numerosi genocidi di “razze” ritenute inferiori....


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