Odissea Libro 19 e 23 - Testo trattato dal prof. Martinelli, valido anche per il corso 2020/2021 PDF

Title Odissea Libro 19 e 23 - Testo trattato dal prof. Martinelli, valido anche per il corso 2020/2021
Course Letteratura greca
Institution Università degli Studi di Milano
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Testo trattato dal prof. Martinelli, valido anche per il corso 2020/2021...


Description

ODISSEA LIBRO 19 e 23 RICONOSCIMENTO DI ODISSEO DA PENELOPE Odisseo accordatosi con Telemaco, disarma i Proci con la scusa che potevano farsi male tra loro, e grazie a Euriclea chiude le ancelle in un'altra stanza. Interviene Atena per illuminare la stanza, e manda Telemaco a dormire nella sua stanza. Nel frattempo arriva Penelope che interroga lo "straniero". Un'ancella però lo esorta ad allontanarsi in modo sgarbato, ed Ulisse risponde con tono dicendo che l'ospite deve essere trattato con rispetto, ed anche Penelope è d'accordo con egli. Inizia a chiedere delle sue origini ma furbamente lo straniero dice che non vuole ricordare cose dolorose. Penelope, inoltre, gli fa capire la sua furbizia, parlando dell'inganno della tela (disfaceva la notte quello che faceva di giorno). Insiste sulla prima domanda che le ha fatto, così Ulisse è costretto ad inventare e, soprattutto dice di aver conosciuto Ulisse. Lei inizia a piangere ed Ulisse prova a non commuoversi. La moglie fa domande sui compagni, sul suo abbigliamento, e riesce a cavarsela poiché sa che vestiti egli stesso portava. Penelope è certa che non mente. Continua a parlare dei viaggi di Odisseo e dice che presto tornerà a casa, ma, ciò nonostante, lei pensa non tornerà mai. Penelope ordina alle sue ancelle di lavarlo, ma Odisseo chiede se c'è un'ancella più anziana che ha sofferto come lui, in modo di farsi lavare dalla nutrice Euriclea che lo riconosce dalla cicatrice sul ginocchio procurata durante una sessione di caccia da giovane.

CICATRICE: il nonno di Odisseo era Autolico, figlio di Hermes, famoso perché era abile nel rubare e dire spergiuri senza farsi scoprire (Hermes protettore dei ladri). Autolico però era anche un grande lottatore ed insegnò ad Ercole a combattere. Autolico ebbe come figlia Anticlea che con Laerte diede alla luce Odisseo. Autolico voleva dargli un nome e siccome odiava gli uomini e le donne della Terra, dava al piccolo il nome di Odisseo, che vuol dire odiato, poi odiato dai nemici. Durante una battuta di caccia svegliò un cinghiale che inferocito si scagliò con le sue zanne contro il ginocchio di Odisseo, che allo stesso tempo aveva trafitto la bestia, uccidendola.

Così fece promettere ad Euriclea di non dire niente e soprattutto quali ancelle fossero con i Proci.

LIBRO 23 SCOPERTA DI ODISSEO

Odisseo di ritorno dal suo viaggio, durato 20 anni, dopo aver superato la prova dell'arco uccidendo tutti i Proci e pretendenti di Penelope, deve anche convincere la moglie di essere davvero lui. Il figlio Telemaco ed anche un'ancella sanno che è veramente Odisseo, l'uno per l'abilità di combattimento, l'altra per una cicatrice. Penelope però, "dal cuore di pietra" è ancora dubbiosa e vederlo in quelle condizioni non le è d'aiuto, tanto che non riesce a proferire parole. Telemaco la rimprovera e dice che mai nessuno ha avuto una tale freddezza. Odisseo anch'egli tace, parla solo con il figlio e dice di aspettare per poter essere riconosciuto. Penelope non riesce nemmeno a guardarlo negli occhi, ma sa che lei e il marito sanno cose che nessun altro sa. Odisseo così interviene dicendo che chiunque altra persona avesse fatto quello che ha fatto lui pochi istanti prima sarebbe scappato dall'isola, invece lui è rimasto. Inoltre, aggiunge che nessuna donna sarebbe rimasta lontana dal marito dopo vent'anni di viaggio, e come il figlio, la definisce dal cuore di pietra. Chiede poi di avere un morbido letto per potersi riposare. Penelope chiede alla nutrice di preparargli allora un letto, prenderlo dal talamo nuziale e spostarlo fuori. Qui Odisseo interviene subito perché sa il segreto del letto, che egli stesso aveva fabbricato: nel cortile c'era un grande ulivo che strappò, tolse la chioma, le radici e iniziò a lavorarlo, con avorio, bronzo e cinghie di cuoio color porpora. A meno che qualcuno non l'abbia tagliato alla base non può essere stato spostato. Penelope così non sentendosi più le gambe, col cuore che le batte all'impazzata, corre e abbraccia Odisseo, con gli occhi pieni di lacrime, baciandoli la testa. Si scusa con lui poiché gli dei hanno voluto tenerli così lontani per tanto, le sue condizioni non le permettevano di riconoscerlo e temeva di essere ingannata da qualcun altro. Penelope fa anche un riferimento ad Elena, dicendo che tanti avrebbero potuto ingannarla, non si sarebbe buttata nelle braccia di un altro uomo come avrebbe fatto Elena di Troia. Del talamo e del letto erano solo Odisseo, Penelope e la nutrice fidata....


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