Orlando - riassunto canti 1, 4, 19, 23, 29, 34 e prologo PDF

Title Orlando - riassunto canti 1, 4, 19, 23, 29, 34 e prologo
Author Verdiana Delle Vedove
Course Letteratura italiana I 
Institution Università degli Studi di Udine
Pages 6
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Summary

riassunto canti 1, 4, 19, 23, 29, 34 e prologo...


Description

Il proemio (ottave 1-4) del poema è un luogo fondamentale che Ariosto sfrutta per sottolineare tanto la continuità quanto l’originalità del suo lavoro rispetto alla tradizione cavalleresca, sia in relazione all’Orlando innamorato di Boiardo sia ai cicli bretone e carolingio. Il poema si apre con la protasi, cioè appunto la parte d’apertura dei poemi classici in cui era esposta la materia del canto. Il primo verso espone, con disposizione a chiasmo, la tematica amorosa (collocata agli estremi del verso: “Le donne [...] gli amori”), che costituisce uno dei grandi motori dell’intreccio, e la tematica guerresca (individuata dai due termini centrali: “i cavallier, l’arme”). Entrambi i temi sono ripresi al v. 2 da analoghe espressioni (“le cortesie, l’audaci imprese”), dove il poeta sottolinea che è lui il responsabile della composizione (“io canto”). L’ottava successiva rappresenta poi una sintesi rapidissima della vicenda e della sua originalità (v. 2: “cosa non detta in prosa mai, né in rima”), cui si associa l’invocazione alla Musa (vv. 58), che per il poeta assume le fattezze della donna amata, Alessandra Benucci. Le ultime due ottave del proemio dedicano le fatiche letterarie dell’autore a Ippolito d’Este, di cui il poeta si dichiara “umil servo” e che è proclamato, non senza un filo di ironia, “ornamento e splendor del secol nostro”; chiude poi il motivo encomiastico, che indica in Ruggiero e Bradamente i fondatori della stirpe estense. Il rapporto con l’Orlando innamorato e il personaggio di Angelica Dopo il proemio, le ottave restanti del canto (5-81) danno avvio alla storia, sfruttando la bellezza di Angelica, che ha fatto innamorare di sé sia Orlando sia Rinaldo, che se la contendono. L’ incipit della quinta ottava (vv. 1-2: “Orlando, che gran tempo inamorato | fu de la bella Angelica [...]”) si riaggancia a tutta la vicenda narrata nell’Orlando innamorato, e precede lo scoppio delle ostilità tra cristiani ed infedeli. Quando l’esercito cristiano ha la peggio in battaglia, Angelica ne approfitta per fuggire in un bosco dove incontra Rinaldo che ha perduto il cavallo. Viene soccorsa dal saraceno Ferraù che attacca il paladino cristiano in difesa della ragazza, che prosegue la sua fuga. Ma entrambi i guerrieri si gettano poi all’inseguimento della donna. Durante la fuga, la donna si ritrova in un bosco paradisiaco, che rappresenta il classico locus amoenus della tradizione letteraria (ottave 34-38). Giunge così il moro Sacripante, che viene ingannato dalla donna, la quale vuole sfruttarlo per raggiungere il Catai. Compare però Bradamante, vestita di un’armatura bianca, che inizia a duellare con il nemico, e ne uccide il cavallo. Prima che il canto si chiuda, si intravede in lontananza Rinaldo. ORLANDO FURIOSO, CANTO 1: ANALISI Schema delle vicende: • Carlo Magno sottrae Angelica a Orlando per placare la contesa tra Rinaldo e lo stesso Orlando. • La donna è nelle mani del duca di Baviera che la tiene custodita nella sua tenda. • Si organizza una gara tra i due contendenti: chi avesse ucciso più infedeli, avrebbe avuto Angelica. • Un colpo di scena fa si che i cristiani si ritrovino a scappare e il duca diviene prigioniero. • Angelica salta in sella ad un cavallo e scappa per il bosco. • Angelica incontra Rinaldo a piedi e scappa. • Angelica incontra Ferraù sulla riva di un fiume. • Ferraù e Rinaldo si battono con le spade. • Angelica approfitta per scappare via sola. • I due si riappacificano e inseguono le tracce di angelica. • La strada si divide e ognuno ne prende una diversa. • Ferraù perde l’orientamento e si ritrova di nuovo presso il fiume. • Ferraù continua la ricerca dell’elmo che gli era caduto nel fiume. • Compare il fantasma di Argalia che rimprovera Ferraù per non aver mantenuto la sua promessa. • Ferraù allora promette di far suo l’elmo di Orlando.

• Intanto Rinaldo incontra Baiardo. • Angelica, dopo una lunga fuga, si ferma nei pressi di un ruscello e si addormenta all’ombra di un albero. • Un cavaliere giunge sulla riva del ruscello e comincia il suo lamento. • Angelica si sveglia e ascolta, rimanendo nascosta. • Il triste cavaliere si scopre essere Sacripante. • Angelica si concede al cavaliere gettandosi tra le sue braccia. • Sacripante è ormai deciso al “dolce assalto”, ma improvvisamente sopraggiunge un cavaliere sconosciuto. • I due si scontrano ferocemente, ma Sacripante ha la peggio. • L’incognito cavaliere fugge via. CANTO 1

Angelica ed Orlando tornano insieme dall’Oriente e si recano là dove re Carlo aveva insediato il proprio esercito, per dare battaglia a re Agramante, giunto dall’Africa per vendicare la morte del Traiano, e al suo alleato il re Marsilio. Rinaldo, anch’egli innamorato di Angelica, giunge anche lui sul posto ed entra subito in conflitto con Orlando. Carlo Magno è quindi costretto, per porre fine al conflitto amoroso, ad affidare la bella donna a Namo di Baviera, promettendola quindi in dono a chi dei due duellanti risulterà il più valoroso nella imminente battaglia contro i saraceni. I cristiani vengono però sconfitti e sono costretti a ritirarsi. Il duca Namo viene fatto prigioniero ed Angelica, rimasta incustodita, approfitta della situazione per fuggire a cavallo. Inoltratasi in un bosco, incontra Rinaldo che avanza correndo, avendo in precedenza perduto il proprio cavallo. Angelica impaurita, cambia prontamente direzione e fugge al cavaliere. Giunta sulla riva di un fiume incontra quindi il saraceno Ferraù che, spinto da un grande desiderio di dissetarsi e di riposarsi, si era allontanato dal campo di battaglia. Nel gesto di bere aveva però perduto il proprio elmo e si si era quindi poi dovuto fermare oltre per cercarlo. Ferraù, probabilmente anch’egli vittima del fascino di Angelica, corre in aiuto della donzella, sguaina la spada ed affronta Rinaldo. Angelica approfitta della situazione e riprende la fuga. Dopo un feroce combattimento senza vincitore i due però decidono di non perdere ulteriormente tempo e di correre insieme, sullo stesso cavallo, all’inseguimento della donna, rimandando quindi il duello. Ad un bivio devono però separarsi. Dopo diverse vicissitudini, Ferraù si ritrova infine nuovamente al fiume e si rimette a cercare l’elmo. Dalle acqua vede comparire Argalia, cavaliere ucciso da Ferrù, che lo rimprovera per non avere mantenuto, se non per caso (con la perdita dell’elmo), la promessa data di gettare le sue armi. Argalia lo incita quindi a conquistare l’elmo di Orlando o di Rinaldo in sostituzione del suo, promesso ma mai restituito. Ferraù per la vergona e per l’ira decide di fare qualunque cosa per soddisfare almeno questa ultima richiesta e si lancia alla ricerca di Orlando. Poco dopo aver lasciato Ferraù, Rinaldo vede ricomparire il suo cavallo Baiardo. Cerca di richiamarlo a se ma il cavallo si allontana. Temendo di avere ancora alle spalle Rinaldo, Angelica prosegue nella sua fuga fino a giungere il giorno dopo presso un ruscelletto presso il quale decide di riposarsi, nascosta in un cespuglio. Giunge al ruscello anche un cavaliere, Sacripante, piangente e disperato per non essere riuscito ad avere Angelica. La donzella lo riconosce, sa dell’amore di lui e decide di sfruttarlo per farsi fare da guida. Esce dal cespuglio e si mostra quindi a lui. Ma proprio mentre Sacripante è deciso ad approfittare egli stesso della situazione, compare un cavaliere misterioso completamente vestito di bianco che lo interrompe. I due si affrontano subito in duello. Il cavallo di Sacripante viene ucciso e cadendo, tiene imprigionato sotto il proprio peso il proprio padrone. Angelica aiuta allora il cavaliere, nuovamente sospirante per la vergogna della situazione, a rialzarsi e lo conforta. Arriva in quel momento anche un messaggero lanciato all’inseguimento del cavaliere bianco e in cambio delle informazioni ricevute circa la direzione da prendere, annuncia a Sacripante che a disarcionarlo è stata una donna, Bradamante. Sacripante ed Angelica montano quindi sul cavallo di Angelica e si allontanano. Percorsa poca strada incontrano Baiardo, che, dopo aver allontanato Sacripante, viene avvicinato da Angelica e si lascia quindi montare dal cavaliere. Sopraggiunge infine Rinaldo a piedi. Rinaldo ama con tutto se stesso Angelica, tanto quanto lei lo odia. In passato i sentimenti dei due erano esattamente il contrario, è stata una fontana fatata ad invertire la situazione.

CANTO 4 Un rumore forte giunge alle orecchie di Bradamante e Brunello. I due guardano in cielo e vedono passare il mago Atlante in groppa al suo cavallo alato, che si dirige verso i monti, come spesso faceva, portando al suo castello delle belle donne rapite nei paesi vicini. Bradamante si dichiara subito pronta a partire per combattere il mago e chiede all’oste chi la possa condurre al suo castello. Il barone Brunello cade nella trappola, si offre subito come guida e il mattino dopo partono insieme. Giungono quindi ai piedi di quell’alto dirupo, sui monti Pirenei, in cima al quale sorge la fortezza di Atlante. Bradamante capisce che è il momento di uccidere la propria guida per impossessarsi dell’anello. Per non commettere un atto vile, non segue però le raccomandazioni di Melissa: non uccide quell’uomo disarmato ma lo immobilizza legandolo ad un albero, riuscendo così ad impossessarsi dell’anello senza spargere sangue. Giunta sotto la torre, suona il proprio corno e chiama alla battaglia il mago. Atlante non si fa attendere ed esce in groppa all’ippogrifo, con al fianco lo scudo magico coperto da un telo ed armato del suo libro di magia, con il quale era solito sferrare i suoi colpi senza neanche avvicinarsi al nemico. Gli incantesimi vengono però annullati dall’anello e Bradamante sferra colpi a vuoto solamente per finzione e per ingannare l’avversario. Il mago, stanco del gioco, effettua infine il suo ultimo incantesimo liberando il proprio scudo dal velo che lo copriva. Bradamante chiude gli occhi e finge di svenire. Quando il mago, sceso da cavallo senza scudo e senza il libro magico, si avvicina a lei per legarla, la donna si alza di scatto, prende alla sprovvista Atlante e lo immobilizza a terra. Visto da vicino l’avversario a rendendosi conto che era solo un povero vecchio, Bradamante si blocca e non riesce ad ucciderlo. Gli domanda chi sia e perché si comporti in quel modo crudele. Atlante rivela il proprio nome e confessa che la sua unica intenzione è quella di salvare Ruggiero, da lui cresciuto, dalla morte che le stelle gli avevano pronosticato. Le persone rapite avevano quindi la semplice funzione di fare compagnia al giovane in quella prigione dorata. Il mago cerca di scendere a patti con la donna, chiedendo addirittura di essere ucciso, ma questa si dimostra ferma nel volere liberare il proprio amato, lega il mago e si avvia con lui verso il castello scalando la montagna. Giunti in cima Atlante spezza l’incantesimo, si libera da Bradamante e scompare insieme al castello. Tutti i suoi prigionieri, tra i quali re Gradasso, Sacripante e Ruggiero, vengono così a trovarsi liberi all’aria aperta. Bradamante e Ruggiero possono finalmente incontrarsi. Cercano tutti di prendere il cavallo alato ma questo, dopo essere sfuggito più volte, alla fine va incontro a Ruggiero, Il cavaliere gli sale in groppa credendo di poterlo condurre, ma il cavallo, per volontà del mago Atlante, sempre intenzionato a voler dall’Europa il suo protetto, prende il volo e scappa lontano con Ruggiero. Bradamante non può fare altro che vedere ancora una volta scomparire il proprio amante. CANTO 19 Medoro, rallentato dal peso del corpo esangue di Dardinello, è invece stato raggiunto da Zerbino ed dagli altri cavalieri cristiani, che lo circondano e lo minacciano. Cloridano, rimanendo nascosto, scocca due frecce dal suo arco ed uccide altrettanti cavalieri. Zerbino minaccia quindi Medoro di pagare lui le conseguenze di quel gesto, ma visto il bel viso del ragazzo prova pietà per lui e non riesce ad ucciderlo. Medoro, prega il paladino di consentirgli di seppellire il proprio padrone, ed è anche riuscito a convincerlo ma un altro cavaliere interviene però in quel momento e lo trapassa con la propria lancia facendolo cadere come morto. Angelica, vestita di panni umili ma con il solito aspetto regale, giunge per caso là dove si trova Medoro. L’orgoglio della ragazza è cresciuto oltre ogni misura, va ormai in giro da sola e non ritiene che ci sia nessuno all’altezza della sua compagnia. Amore, non potendo più tollerare questo suo comportamento, aspettò Angelica vicino al giovane, la colpì con una sua freccia e la fece quindi prigioniera d’amore per Medoro. Angelica cura la ferita di Medoro con delle erbe medicinali. Convince quindi un pastore, incontrato lì vicino, ad aiutare insieme a lei il giovane, dando loro ospitalità. Prima di essere portato via di lì Medoro chiede però ed ottiene che venga data sepoltura a Dardinello ed a Cloridano. Quanto più la ferita del giovane guarisce, tanto più si allarga la ferita aperta nel cuore di Angelica da Amore. I due sfogano infine le loro passioni e Medoro ottiene da Angelica ciò che nessun altro cavaliere era mai riuscito ad avere, nonostante le incredibili imprese che per lei aveva compiuto e l’incredibile valore che le aveva mostrato. Nella casa del pastore, per rendere quindi legittima la loro unione, i due amanti si sposano. Passano poi più

di un mese ad amoreggiare in ogni luogo e in ogni luogo lasciano la loro firma intrecciata in mille modi. Angelica decide infine di ripartire con Medoro per fare ritorno in India e paga l’ospitalità del pastore donandogli il bracciale prezioso che aveva ricevuto da Orlando come pegno del suo amore.

CANTO 23 Zerbino viene subito fatto prigioniero e condannato ad essere squartato là dove Pinabello era stato ucciso. Giunge per fortuna sul posto il paladino Orlando in compagnia della bella Isabella. Il cavaliere, lasciata la compagna su di un monte, si avvicina al condannato a morte chiedendo spiegazioni. Zerbino gli racconta la sua storia e convince così bene Orlando della propria innocenza (aiutato anche dal fatto che Orlando conosce bene la crudeltà dei Maganzanesi) che subito il paladino decide di aiutarlo. Orlando si lancia in combattimento e fa una strage uccidendo senza pietà tutti quelli che riesce a raggiungere. Dopo aver girato invano per due giorni, il conte Orlando giunge infine nei luoghi dove Angelica e Medoro sfogarono la loro passione amorosa. Vede i loro nomi incisi su ogni albero ed ogni pietra. Il paladino cerca di convincersi prima che si tratti di un’altra Angelica, ma conosce purtroppo bene la grafia della donna amata, poi che Medoro fosse il soprannome che lei gli aveva dato, ma in una grotta trova una poesia scritta dal giovane in onore della passione vissuta insieme ad Angelica, e non può infine fare altro che scontrarsi con la dura realtà. Inizia a crescere la pazzia in Orlando. Pensa anche che le scritte siano opera di qualche malintenzionato, che voglia disonorare e screditare la sua amata, oppure che siano state fatte con l’intenzione di ferirlo ingiustamente. Quella sera si trova però a dormire nella casa dello stesso pastore che aveva accolto Angelica e Medoro e li aveva infine sposati. Gli viene raccontato ogni dettaglio della storia d’amore dei due giovani e gli viene anche mostrato il bracciale, donato da Orlando come pegno d’amore, con il quale Angelica aveva ripagato il pastore dei favori ricevuti. Questa storia è la scure che tolse definitivamente il capo dal collo del paladino. Fugge nella notte da quella casa dove la sua amata aveva sfogato la sua passione amorosa per Medoro. Raggiunge il bosco, grida il suo dolore, versa lacrime per giorni e si sente morire. Giunto nuovamente nei luoghi dove ovunque erano incisi i nomi dei due amanti, l’Orlando furioso sguaina la propria spada e distrugge tutto ciò che abbia quelle scritte. Ormai sfinito si sdraia sul prato e rimane così, immobile, per tre interi giorni. Orlando si spoglia poi dell’armatura, di ogni arma e di ogni veste, rimanendo completamente nudo. Il paladino ha perso ora completamente il senno: è la pazzia di Orlando. Il conte furioso distrugge tutto ciò che incontra sulla propria strada utilizzando la propria immensa forza. CANTO 29 Orlando, completamente nudo, raggiunge subito la riva a nuoto e riprende la propria folle corsa; Rodomonte è invece rallentato nei movimenti dalle proprie armi e tocca quindi terra molto dopo il cristiano. Durante il suo vagare senza meta, saranno molte le pazzie compiute dal conte Orlando. Giunto in riva al mare di Spagna, decide poi di farsi una tana nella sabbia per ripararsi dal caldo. Giungono su quella spiaggia anche Angelica e Medoro. La donna non riconosce il paladino, la follia l’ha completamente trasformato, ed appena vede quel pazzo nascosto nella sabbia, subito scappa verso Medoro. Neanche Orlando riconosce la donna, ma il suo viso lo attrae e si mette quindi subito a rincorrerla. Medoro cerca invano di ferirlo con la propria spada ma il paladino gli uccide il cavallo con un solo pugno e prosegue nell’inseguimento. Angelica, ormai prossima ad essere raggiunta dal furioso paladino, si infila infine in bocca l’anello magico e, caduta da cavallo, scompare alla sua vista. Orlando insegue la cavalla di angelica e se ne impossessa. Se ne serve per il suo folle viaggio senza farla mai fermare, né per riposarsi né per bere o mangiare. La cavalla si sloga anche una spalla ma lui non l’abbandona: lo porta sulle proprie spalle per un po’ di strada ed infine la trascina dietro di sé, senza nemmeno accorgersi della sua morte. CANTO 34 Giunto ai piedi dei monti della Luna, all’ingresso della caverna che conduce all’Inferno, dove si erano rifugiate le arpie, Astolfo decide di avventurarsi per i gironi infernali ed entra quindi nell’apertura. Il fumo nero e sgradevole che ne riempie l’aria, diviene però via via più denso man mano che si procede verso il

basso, finché il cavaliere è costretto a fermarsi. Astolfo incontro un’anima che gli racconta la propria storia. Il suo nome è Lidia, figlia del re di Lidia, ed è condannata a stare in quel fumo per non essersi dimostrata riconoscente verso il suo amante. L’anima dannata racconta la sua storia. Gli occhi di Lidia vengono ora fatti lacrimare da quel fumo denso, per punirla dell’ingratitudine mostrata verso chi l’amava. Terminato il racconto di Lidia, Astolfo tenta di proseguire oltre per incontrare altre anime; il denso fumo diviene però insopportabile ed il cavaliere è costretto a tornare all’aperto. Chiusa con massi e tronchi l’apertura della caverna, così da impedire alle arpie di uscire nuovamente, e dopo essersi lavato con l’acqua di una fonte, il cavaliere sale in sella all’ippogrifo ed inizia l’ascesa del monte. Raggiunta la cima della montagna, Astolfo rimane incantato dalla bellezza del paesaggio, il paradiso terrestre, che non ha eguali sulla terra. In mezzo ad una splendida pianura sorge un ricco, bellissimo e luminosissimo palazzo, dal cui vestibolo esce un vecchio, che accoglie Astolfo dicendogli che è per volontà di Dio che ha potuto raggiungere quel posto; gli anticipa quindi che lo scopo di quel suo viaggio è mostrargli come essere d’aiuto a re Carlo e quindi alla Santa Chiesa. Il vecchio è san Giovanni, il discepolo di Cristo, salito al cielo con il proprio corpo quando era ancora in vita. Per volontà divina, la follia di Orlando deve avere termine dopo tre mesi; ad Astolfo spetta il compito di fare rinsavire il cavaliere utilizzando la medicina che dovranno prelevare sulla Luna. Non appena la luna compare in cielo, il cavaliere e l’evangelista si sistemano su di un carro trainato da quattro cavalli rosso fuoco ed iniziano così il loro viaggio. Giunti sulla Luna, san Giovanni conduce Astolfo in una valle dove viene raccolto tutto ciò che sulla terra è stato smarrito: non solo regni e ricchezze, ma anche fama, preghiere e promesse fatte a Dio, lacrime e sospiri degli amanti… Astolfo vede infine un monte costituito da ampolle contenenti il senno, in forma di liquido, perso sulla terra. Le ampolle hanno volume diverso tra loro ed ognuna riporta il nome del suo proprietario. L’ampolla contenente il senno di Orlando è la più grande di tutte ed è quindi facile da individuare. Astolfo ritrova anche quella contenente il proprio di senno e quelle contenenti il senno di persone insospettabili. Il cavaliere si porta al naso la sua ampolla e torna così nuovamente i...


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