Parafrasi Boiardo Orlando Innamorato, la pazzia di Orlando PDF

Title Parafrasi Boiardo Orlando Innamorato, la pazzia di Orlando
Author Alex D'amario
Course Letteratura Italiana
Institution Università di Bologna
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Summary

Poema in ottave Matteo Maria Boiardo letteratura...


Description

Poiché il mio lavoro è molto apprezzato da voi, perché vedo l’espressione del vostro viso, io andrò a parlare degli argomenti più importanti e dei più alti temi che io conosca. Vieni, ora, Amore e qua io ti aspetto, e se io non sono degno di tale richiesta, perché al mio capo non si cingono mirti, ne sono degni coloro che stanno ascoltando qui intorno. Come prima nel cielo, all’alba splendono le stelle chiare mattutine tale questa corte è lucente grazie all’onore di cavalieri e dame erranti, cosicchè tu, Amore, puoi dal bel cielo scendere tra questa gente angelica e divina. Se tu vieni tra costoro, io ti posso dire che stando con noi non vorrai andartene. Qui troverai un altro paradiso, vieni quindi e ispirami, con grazia, la tua piacevole arte e dolce sorriso. Sicchè raccontando a queste persone la vana storia di Fiordespina, che si distrugge quando guarda in volto Bradamante, e del [suo] desiderio che si affievolisce lentamente come la rugiada la sole o la cera con il fuoco. Non poteva privarsi di questa scena: quanto più guarda, tantopiù aumenta il desiderio di osservare come la farfalle che non spiccano il volo dalla luce finchè non si bruciano. Vi erano dei cacciatori sparsi intorno e richiamando i loro cani e falconi, con corni e grida, fecero tanto baccano da far svegliare Bradamante. Appena aprì gli occhi, inaspettatamente, uscì una luce splendente che abbagliò Fiordespina, e arrivò anche al cuore per mezzo della vista, ne fu prova evidente il colore che assunse il suo viso: esattamente come una rosa che vuole schiudersi all’alba appena il sole appare. Bradamante si era già svegliata, e poiché nelle faccende mattutine e nel vestirsi, l’altra comprese che era una gran donna di valore la quest’ultima la salutò cortesemente. Quando arrivò dove aveva legato il suo giumento, dopo che aveva disceso il fiume, credette di trovarla ma non lo vide ovunque esso fosse. Poiché aveva legata a se stessa la briglia ella andò nel bosco sempre più fitto. Però alla donna venne un tale sconforto che gli fece bagnare di lacrime gli occhi: ma l’amore, che sveglia ogni mente, A Fiordespina mostrava subito con quanta facilità si potesse trovare sola con quel cavaliere. Ella aveva un destriero dell’Andalusia che non reggeva il paragone al corso; sebbene fosse forte e leggero aveva un difetto solo, ovvero che se mordeva con i denti uccideva l’uomo innanzi ad esso, non si poteva trovare modo di placare la furia del cavallo se non con le parole: questo sa la donna, ma non lo volle dire a nessun altro. Per questo lei crede di conquistare Bradamante, e stimandola come un nobile, gli dice: “ Cavaliere, sei tanto triste perché hai perso il tuo cavallo. Sebbene io non ti abbia mai visto e conosciuto, le tue sembianze mi mostrano che, ovviamente, non puoi essere di natura malvagia: alcune volte è buono ciò che è bello. Quindi non credo che io possa dare a nessun altro questa mia cosa preziosa; perciò voglio donarti il mio destriero che non ha nel mondo rivali in perfezione. Solo colui dona le cose più care; perché ciascuno è capace di disfarsi delle cose spregevoli: E, poiché io ho poca stima del mio valore, non ho coraggio di donarti il mio cuore” Così dicendo il corsier salta giù dalla sella e presenta le briglia. Bradamante, che vide il viso arrossito della ragazza, a causa dell’amore, e gli occhi e la lingua tremare (nel senso di vergogna) diceva tra sé: “Qualcuna sarà dispiaciuta perché ingannata dall’aspetto, e quindi anche sforzandosi avrà poca soddisfazione”.

Con questo pensiero, Bradamante si rivolse alla donna dicendo: “Questo dono è così importante se io mi donassi totalmente, non arriverei a equivalerne il valore. Ma il dare in cambio di merito è usanza da mercante, e voi che avete l’anima regale degnatevi di accettare il mio dono che è il mio corpo e la mia anima”. “Non vi rifiuto,” disse Fiordespina “Non tengo cosa di cui sarei più contento, non fece mai, almeno credo, un regalo così importante.... guidardon ?” Bradamante in silenzio si chinò davanti a lei e, benchè avesse l’armatura, fece un salto che avrebbe superato una giraffa, salì sul destriero senza toccare la staffa. La Saracena [Fiordespina] fissò quell’atto con gli occhi fermi, affamati ancora di quella visione, poi chiamando i compagni lì intorno disse: “Per me, ma non per voi, è finita questa faccenda. Se qualcuno disobbedisce ai miei comandi cadrà nella mia ira; vi converrà ardere nelle fiamme del fuoco: Voglio che ciascuno di voi rimanga immobile al suo posto. State tranquilli e in silenzio e lasciate venire fuori le bestie, perché solo io le voglio seguire tutte; e tu, Barone, stammi vicino. Non ho piacere più grande, se Dio me lo concede, di quando un forestiero mi onora, e non è una cosa, ti prometto, che non avrei fatto solo per darti gioia”. Ciascuno si adopera per obbedire: da chi tende l’arco a chi lega il cane, già si sentiva tutto il bosco risuonare a causa dei corni e abbagli che producevano forte rumore. Ecco che un cervo esce con le corna sulla testa, esso era conosciuto da molto tempo poiché non si conosceva bestia più grande. Questo uscì dal prato e corse subito quasi che nulla lo potesse fermare, e arrivò vicinissimo a Fiordespina sicché era pronto a liberare il cane, e diceva fra se stessa: “ Io dubito che si fermi e non senta la trappola”. Poi si voltò e disse: “Vienimi dietro”. Il fine di quelle parole era di seguire il cervo e benchè avesse un cavallo molto addestrato (quest’ultimo era nato in Irlanda e correva quasi come un veltro tantochè correndo assomigliava a q quello donato da Bradamante), Quello Andaluzo correva di più nonostante il padrone non volesse. Mentre correva varcò Fiordespina di un’arcata. La dama già si pente di esservi in sella, e più si tenta di tenerlo e di domarlo più ogni rimedio è vano. Era davani a un monte sopraelevato, pieno di cespugli e arboscelli particolari ma non tenne il cavallo strozzandolo, il quale passò e lasciò alle sue spalle il cervo. Lo ha vicino ai cani Fiordespina che studia il percorso e cammina quanto può Nella discesa del monte piano piano fu preso il cervo da un cane veloce, e quando questo lo raggiunse arrivarono gli altri cani avventandosi con grande furore. Fiordespina si covinse di non lasciare più andare il suo amatore e scridando il destriero lo fermò come voleva. Bradamante, vedendo il cavallo fermo, si calmò e smontò da cavallo subitamente, credendosi morta con la testimonianza del cuori che gli batteva ancora. Fiordespina si era accorta e gli disse: “Oh cavaliere, ho commesso questo errore solo per una dimenticanza. Non so come mi sia uscito dalla mente di non dirti che il cavallo, che ti ha quasi ucciso dalla paura, se gli si dice “sta!” non passa nemmeno di un dito lo spazio; ma come ti ho detto ho scordato di dirtelo e questo mi dispiace molto”. Bradamante rimase soddisfatta delle parole e volle provare; il cavallo con la briglia tratta stava correndo ma come sentiva dire: “Sta!” più non si mosse. La prova fu fatta più volte, cosicchè lo

liberarono su dei campi placidi sotto l’ombra della fronte del monte, dove c’era un fiume attraversato da un ponte. Qui si fermarono le due damigelle. Bradamante aveva ancora le armi sul corpo, mentre l’altra aveva un abito blu chiaro con stelle d’oro e tante altre decorazioni. Entrambe erano leggiadre e talmente belle da riempire il mondo. L’una è desiderose dell’altra, quello che manca lo saprò dire bene io. Mentre io canto, Dio redentore, vedo andare a fuoco tutta l’Italia a causa dei francesi, che con grande valore vengono per conquistare non so quale luogo; Però vi lascio in questo vano amore di Fiordespina che brucia poco a poco; Se mi fosse concessa un’altra voce potrei raccontare tutto in modo puntuale.

Analisi metrica e retorica e stilistica Il componimento preso in esame è tratto dall’Orlando Innamorato di M.M. Boiardo, grande poeta attivo alla corte estense durante la seconda metà del XVesimo secolo. La sua opera è importante poiché congiunge la cultura cavalleresca della tradizione francese antica, con la cultura letteraria italiana, portando avanti un processo, già iniziato da Luigi Pulci, che sarà portato alla massima esperienza da Ariosto e Tasso. L’Innamorato è un pomea epico-cavalleresco scritto in strofe di ottave, ove i versi endecasillabi rimano tra loro a schema alternato, per i primi sei versi, e baciato, per gli ultimi due. La scelta del metro dell’Ottava e dell’endecasillabo è essenziale per l’intento narrativo, in quando la sintassi può argomentare sia nella lunghezza totale del periodo (strofa) che del singolo verso (endecasillabo). Sostanzialmente la sintassi coincide con la metrica, difatti quasi tutte le ottave terminano con il punto facendo poi ricominciare un nuovo periodo nella strofa successiva. Sono presenti diverse similitudini (V.9 - v.24 - v.27) nonché metafore (v.39) che servono a rendere più palpabile e vicina al lettore ciò di cui si parla. Sono presenti anastrofi (v.7-v.13-v.30/31) nonché iperbati (v.34) nonché anche personificazioni (v.4v.13). Endiadi ai v.10 e v.14. Lo stile del racconto è calzante e puntuale, anche se spesso sono presenti digressioni che riguardano descrizioni (v.33-40) nonché molti appunti e riferimenti agli aspetti più piccoli di azioni e persone. Il lessico presenta notevoli riferimenti al mondo cavalleresco, quindi anche alla caccia ella guerra nonché grandi riferimenti all’amore....


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