Poesia conviviale in un papiro di Elefantina. Edizione critica e commento (draft) PDF

Title Poesia conviviale in un papiro di Elefantina. Edizione critica e commento (draft)
Author Gennaro Tedeschi
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Poesia conviviale in un papiro di Elefantina Edizione critica e commento* Nel corso di un seminario sulla poesia simposiale nell'a.a. 1980-81 abbiamo avuto modo di occuparci di alcuni frammenti abbastanza problematici, riportati da un papiro trovato nel 1906 a Elefantina, e pubblicati l'ann...


Description

Poesia conviviale in un papiro di Elefantina Edizione critica e commento*

Nel corso di un seminario sulla poesia simposiale nell'a.a. 1980-81 abbiamo avuto modo di occuparci di alcuni frammenti abbastanza problematici, riportati da un papiro trovato nel 1906 a Elefantina, e pubblicati l'anno seguente per la prima volta da Schubart e Wilamowitz in BKT V/2, pp. 56-63. Il papiro può datarsi con una certa sicurezza intorno agli anni 80 del III sec. a.C.1; per la sua descrizione e per i problemi di piú stretta pertinenza papirologica e paleografica, rimandiamo al lavoro dei primi editori e ai successivi studi. I frammenti che abbiamo studiato e commentato sono i carm. conv. 34/917 PMG (a), (b) e (c) (= 30 D.), e l'elegia adesp. el. 27 IEG (= anon. el. 3 D. = adesp. el. fr. 12 PETFr). Una prima cosa interessante, nel nostro papiro, è che le tre brevi composizioni che precedono l'elegia sono contraddistinte ciascuna da un titolo, che suona Μοῦσαι, Εὐφώρατ[ ος] e infine Μνημοσύνη2. Sembra trattarsi di brevissimi proemi di invocazione alle divinità del canto, probabilmente eseguiti a mo' di preludio, e seguiti - si può supporre - da performances piú estese ed abili prodotte dai convitati piú capaci e dotati (per esempio i συνετότατοι di cui parla Dicearco, fr. 88 Wehrli apud schol. Plat. Gorg. 451e). Il primo frammento è troppo lacunoso perché se ne possa trarre un qualunque senso compiuto; in tutti i casi, per la sua estrema brevità, non doveva essere molto di piú di una semplice invocazione, un'allocuzione cletica alle Muse, che doveva essere di prammatica prima di incominciare il canto. Il secondo, di fattura piuttosto ricercata, a prima vista poco perspicuo né molto coerente nella sua logica interna, ha inizio con un'esortazione a mescere “nel cratere colmo delle Càriti”, e poi (se il supplemento dello Schubart, peraltro molto plausibile, è corretto, a “libare con un canto” del quale sono descritti con brevi cenni i contenuti, due temi del ciclo troiano: una sorta di Ἰλίου πέρσις, e l'episodio della cattura di Dolone, chiamato “il nottivago spione”. Questi due temi rimangono appena accennati con poche parole, e non sono trattati per esteso, per cui si può supporre che ci troviamo di fronte anche qui ad un breve preludio, che poteva essere seguito da un'esecuzione piú ampia ed elaborata, un canto piú esteso di uno o piú simposiasti. L'apparente oscurità di questi temi, cui si allude in termini piuttosto ellittici, ha indotto i primi editori a supplire al v. 2 κρ[ ύφιόν τε π] ρόπι[ ν] ε [ λό] γον (ex ungue!), congettura quanto mai elegante, ma che disgraziatamente non fa che aumentare invano le difficoltà dell'esegesi, poiché nulla di quel che segue fa pensare - neppur lontanamente - a un γρῖφος o αἴνιγμα. Il terzo frammento si apre con un'invocazione a Mnemosyne che, chiamata in tono ricercato Musa Mater, è invitata a farsi ispiratrice del canto che i simposiasti si accingono a cantare; segue poi un esempio, non molto esteso, di questo canto, una manciata di versi sul tema - consueto per i Greci fin dal tempo di Esiodo, e presente nei simposî almeno da Alceo *

Seminario tenuto nell'ambito del corso di Filologia greco-latina, a.a. 1980-1981, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste, sotto la direzione di E. Pellizer e G. Tedeschi con la partecipazione di Cinzia Casagrande, Elena Fabbro, Eleonora Iscra, Nadja Marinćić; pubblicato in «QFCT» 4, 1983, pp.5-24. Il testo, l'apparato e la bibliografia sono qui riproposti con rettifiche, modifiche ed aggiornamenti effettuati da Gennaro Tedeschi. Ringraziamo molto cordialmente B. Gentili, G.F. Gianotti e L.E. Rossi per i preziosi consigli che cortesemente ci hanno prodigato. 1 Sulla datazione vd. E. Crisci, I più antichi libri greci, «C&S» 23, 1999, p.59. 2 Diversa è la spiegazione data da B. Bravo in Pannychis e simposio, Pisa-Roma 1997, p. 58, secondo cui si tratterebbe di una nota marginale all'ultimo skolion, la cui traduzione sarebbe: "facile da scoprire (chi sia la madre delle Muse): Mnemosyne".

in poi - del mare in tempesta, dal quale il bravo navigante deve sapersi guardare, rifugiandosi quand'è il momento in approdi sicuri sulla terraferma. Non di rado metafora delle passioni che si agitano nei turbini della lotta politica, o della tempestas che può agitare la navicella del vivere umano, questo motivo sembra anche utilizzato in senso traslato, come esortazione a preferire la sapienza del canto e la serena gioia della festa che riunisce concordi gli ἑταῖροι, alla perniciosa follia del Noto che spinge a vagare sul mare in tempesta3. La breve elegia che segue, nel papiro, è assai caratteristica, nella sua semplice ed esplicita normativa volta a ricercare l' eccellenza (ἀρετή) del simposio, cercando di temperare la letizia sfrenata e la licenza scommatica con la disciplina, l'obbedienza al simposiarca, il giusto ordine stabilito per ciascuno nel prendere la parola; in dieci semplici versi è definito cosí il comportamento che devono tenere gli ἀγαθοί se vogliono conseguire anche nel festino la lode che accompagna l'uomo valente. Essa si inserisce dunque molto bene nella tradizione delle elegie simpotiche normative di cui ci resta qualche altro istruttivo esempio nella produzione precedente, per cui rimandiamo al commento. Di ogni frammento si dà l'edizione critica, corredata da un'ampio apparato di loci similes, da un'analisi metrica (tranne, ovviamente, che per l'elegia), una proposta di traduzione e un ampio commento. Una nota bibliografica che, se non sarà del tutto esaustiva, ci sembra tuttavia abbastanza ampia per rappresentare un utile aggiornamento, completa questo breve lavoro. Ora i brevi carmi conviviali del papiro di Elefantina si presentano sotto un aspetto diverso, in almeno quattro luoghi fondamentali; confidiamo che le proposte emerse dalla nostra analisi possano apportare qualche contributo e qualche progresso sulla via di una migliore costituzione ed esegesi di un testo che pure rimane in alcuni punti ancora piuttosto problematico e aperto a nuove possibili interpretazioni4. Ezio Pellizer

1 Μοῦσαι [.......] αι θυγάτη̣[ ρ .................................... [ ἄ] π̣λ̣ε[̣ τ] α̣ σ̣ῖτα φέρων [ .................................... [...] α μοι τεμένη β ᾿.[ ...............] ων [

1 3 5

titulus in marg. eadem manu scr. 3 Od. I 139 σῖτον ... φέρουσα, cf. Od. IV 55; al. 1 σὺ κ] αὶ θυγάτ[ ηρ aut ἁγν] αὶ vel σεμν] αὶ θύγατρ[ ες fortasse legendum 5 post β legere possisι vel ρ, ἀτ] άλλοιτέ μ᾿ ἐν ἥβ[ ῃ Powell

3 [ ἄ] πλε[ τ] α Wilamowitz

1 Muse

Cfr. in proposito B. Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia antica, Roma-Bari 1984, in particolare il cap. XI, Pragmatica dell'allegoria della nave, pp.257-283. 4 Si veda ora in proposito l'ottimo saggio di F. Ferrari, P. Berol. inv. 13270: I Canti di Elefantina, «SCO» 38, 1988, pp.181-227.

3

......] .... figlia [ ................................................ servendo cibi in grande quantità [ ................................................ ....] .... luoghi sacri [

1 3 5

2 Εὐφώρατ[ ος] ἐ] γ̣κέρα[ σ] ον Χαρίτων κρατῆ[ ρ᾿] ἐπι̣σ̣τ[̣ ε] φέα κρ̣[̣ ...] ...[ ......... π] ρόπ̣ι[̣ ν] ε [ λό] γον σήμαιν᾿ ὅτι Παρθένω̣ν ἀπε[ ί] ροσ̣ι̣ πλέθομε̣ν ὕμν̣οις [ τ] ὰν δορὶ σώματα κειραμέναν Τρ[ οί] αν κ̣αὶ̣ [ τ] ὸν παρὰ ναυσὶν ἀειμνά[ σ] τοις ἁλόντα νυκτιβάταν σ̣κοπόν.

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1 Hom. Od. III 390 ἀνὰ κρητῆρα κέρασσε Hom. Od. III 393 κρητῆρα κεράσσατο (= Od. XVIII 423), al. Dionys. Chalc. fr. 1, 3 PETFr Χαρίτων ἐγκεράσας χάριτας Anacreont. 20, 3-4 West Πινδαρικὸν δ᾿ ἔτι μοι μέλος / συγκεράσας τις ἐγχέοι Hom. Il. VIII 232 πίνοντες κρητῆρας ἐπιστεφέας (= cf. Od. II 431) 2 Dionys. Chalc. fr. 1, 1-2 PETFr δέχου τήνδε προπινομένην / τὴν ἀπ᾿ ἐμοῦ ποίησιν Pind. Ol. VII, 1-8 φιάλαν ὡς εἱ τις ... / ... δωρήσεται / ... προπίνων / ... καὶ ἐγὼ νέκταρ χυτόν, Μοισᾶν δόσιν, ... / ... πέμπων, γλυκὺν καρπὸν φρενός Anacreont. 60, 32s. West φιάλην πρόπινε παισίν, / φιάλην λόγων ἐραννήν Plut. De defectu oraculorum 431a μύθων καὶ λόγων ἀναμεμιγμένων κρατὴρ ἐν μέσῳ πρόκειται Philostrat. VA IV 24 λόγων κρατῆρες 4 Pind. Ol. VI 86-7 πίομαι, ἀνδράσιν αἰχματαῖσι πλέκων / ποικίλον ὕμνον Hes. fr. 357, 2 M.-W. μέλπομεν, ἐν νεαροῖς ὕμνοις ῥάψαντες ἀοιδήν 5 Lyr. Adesp. fr 6, 3-5 ὅτε δόρατι πολεμίῳ / τὰν Φρυγῶν / πόλιν ἐπόρθεις Pow. 5-6 Callimach. fr. 228, 59-60 Pf. τάν μοι πόλιν ... / κείρουσιν Hom. Il XVI 708 ὑπὸ δουρὶ πόλιν πέρθαι Τρώων Aesch. Sept. 585 πατρός τε γαῖα ... δορὶ / ἁλοῦσα Pind. Isthm. VIII 51-2 Τροΐας / ἶνας ἐκταμὼν δορί 6-7 Hom. Il. X 281 ἐπὶ νῆας ἐϋκλεῖας 8 Hom. Il. X 561 σκοπὸν εἵλομεν ἐγγύθι νηῶν titulus in marg. eadem manu scr. Εὐφωρατ[ ίς vel Εὐφωρατ[ ώ Wilamowitz, Εὐφωραλ[ εία K. F. W. Schmidt, Εὐφώρατ[ ος Manteuffel, Page 1 ἐ] ν̣κέρα[ σ] ον P κρατῆ[ ρ] α P 2 κρ[ ύφιόν τε Wilamowitz, cf. Pind. fr. 260,2 Maehl. κρυφίου δὲ λό[ γου, probb. permulti, possis κρ[ ηγυόν τε Fabbro, ἐπιστ[ ε] φέ᾿ ἄκρ[ ατόν τε Tedeschi π] ρόπι[ ν] ε [ λό] γον Schubart 3 σήμαινε P παρθενικῶν Powell 5 αν P δορισωματι P, δορὶ σώματι Wilamowitz, δορισώματι def. Manteuffel, δορὸς ἤματι Powell, δορὸς οἴματι dub. Page, corr. Gianotti 6 Τρ[ οί] αν κάτα Wilamowitz, recc. Powell, Diehl, Τρ[ οί] αν κατὰ Edmonds, Τρ[ οί] αν τῆνον Manteuffel 7 αμν. P, ει suprascr. 8 σκολοπον primitus P, λο erasit scriba

2 Euphorat[os] Mesci nel cratere delle Cariti colmo e offri un discorso .....

fa segno che intrecceremo con infiniti inni delle Vergini Troia recisa nei corpi con la lancia e il nottivago spione catturato presso le memorabili navi.

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Metrica              [ ]                                                    

hem pros pros (?) pros enh alcm^ enh enh hemiascl II

3 Μνημοσύνη ὦ Μοῦσ̣᾿ ἀ̣γανό̣μμ ̣ ατε μᾶτερ, σ̣υνεπίσπεο σῶν τέκνων [ ἀγ] ν̣ῶι̣ [ .....] ωι· ἄρτι βρύουσαν ἀοιδάν πρω̣τοπαγεῖ σοφίαι διαπ̣οίκιλον ἐκφέρομεν· [..... το] ι τέγξαν Ἀχελώιου δρόσο̣[ ι] [ νῆα,] παραπροϊὼν ὑφίει̣ π̣όδα, λῦ᾿ ἑ̣ανοῦ π̣τέρ̣̣υγ̣ α ̣ ς, τάχος ἵεσο λεπτολίθων̣ [ λιμένω] ν̣· εὖ καθόρα πέλαγος, παρὰ γᾶν ἔκφευγε Νότου χαλεπὰν φοβερὰ[ ν διαπο] ντοπλανῆ μα̣νίαν.

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1-4 Pind. fr. 52h, 10-17 Maehl. κελαδήσαθ᾿ ὕμνους, / Ὁμήρου [ δὲ μὴ τρι] πτὸν κατ᾿ ἀμαξιτὸν / ἰόντες, ἀ[ λλ᾿ ἀλ] λοτρίαις ἀν᾿ ἵπποις, / ἐπεὶ αυ[ ... π] τανὸν ἅρμα / Μοισα[...] μεν. / ἐ] πεύχο[ μαι] δ᾿ Οὐρανοῦ τ᾿ εὐπέπλῳ θυγατρὶ / Μναμ[ ο] σύ[ ν] ᾳ κόραισί τ᾿ εὐ-/μαχανίαν διδόμεν 1 Pind. Ol. X 3 ὦ Μοῖσ᾿ Pind. Nem. 3, 1 ὦ πότνια Μοῖσα, μᾶτερ Eur. Tr. 511-3 ὦ / Μοῦσα, καινῶν ὕμνων / ᾆσον ... ᾠδάν 3 Aesch. fr. 360, 6 TrGF (στόμα) μαντικῇ βρύον τέχνῃ 4 Timoth. fr. 796, 1-2 PMG οὐκ ἀείδω τὰ παλαιά, / καινὰ γὰρ ἀμὰ κρείσσω Pind. Ol. VI 86-7 πλέκων / ποικίλον ὕμνον, cf. Pind. Ol. IV 2; Nem. V 42 5 Eur. Hipp. 127-128 ποταμίᾳ δρόσῳ / τέγγουσα Eur. Andr. 167 σπείρουσαν Ἀχελῴου δρόσον (de imbre agitur) Ar. Ran. 1311s. (ἀλκυόνες) τέγγουσαι νοτίοις πτερῶν / ῥανίσι δροσιζόμεναι, cf. Soph. fr. 5 TrGF; Eur. Bacch. 625; Eur. fr. 753 TrGF; Ar. fr. 365, 3 PCG; Macrob. Saturnal. V 18,4-11; Hesych. α 8841 L. 6 Hom. Il. I 434 ἱστὸν ... ὑφέντες, cf. Arch. fr. 106, 2 IEG Ar. Eq. 436 τοῦ ποδὸς παρίει Eur. Or. 707 χαλῇ πόδα 7 Hom. Od. XV 496 λύον ἱστία Eur. Hec. 1020 λῦσαι ... πόδα Hes. Op. 628 νηὸς πτερὰ ποντοπόροιο Aesch. Prom. 468 λινόπτερα ... ναυτίλων ὀχήματα, cf. Eur. Hipp. 752 Hes. Op. 673 σπεύδειν δ᾿ ὅττι τάχιστα πάλιν οἶκονδε νέεσθαι 78 Alc. fr. 6, 8 V. ἐς δ᾿ ἔχυρον λίμενα δρό[ μωμεν, cf. adesp. mel. fr. 999 PMG Hor. carm. I 14, 2s. fortiter occupa / portum Alc. fr. 249, 6 V. ἐ] κ γῆς χρῆ προΐδην πλό[ ον, cf. carm. conv. 8/891, 1 PMG 10 Theogn. 856

ναῦς παρὰ γῆν ἔδραμεν Hes. Op. 674s. μηδὲ μένειν ... / ... Νότοιό τε δεινὰς ἀήτας 10-11 Hes. Op. 677 χαλεπὸν δέ τε πόντον ἔθηκεν titulus in marg. eadem manu scr. 1 Μουσᾶν ἀγανόμματε Wilamowitz, ὦ Μουσᾶν ἀγανόμματε Crusius, K. F. W. Schmidt 2 [ ἁγ] νῷ Wilamowitz, [ ὕμ] νῳ vel πόν] ῳ Ferrari [ πόν] ῳ Manteuffel, [ χορ] ῷ dub. Diehl, [ καλ] ῷ Ferrari, [γόν] ῳ Wilamowitz fortasse recte, cf. Eur. Med. 1136 3 αωιδαν P 5 [ νῆά το] ι Wilamowitz, [ εἷμά μο] ι Ferrari, ἦμός Pellizer, ἐπεί vel sim. (ex. gr. εἰ δέ ) Tedeschi δρόσ[ οι] Wilamowitz 6 [ παῦε] Wilamowitz, [ λῆγε] dub. Page, [ νῆα] Tedeschi πέρα προϊών Wilamowitz 7 λῦε P 8 [ ἐπ᾿ ἀγῶ] ν Wilamowitz, [ ἐπ᾿ ὄχω] ν dub. Powell, Diehl2, [ ἐπ᾿ ἀγρῶ] ν Diehl1, [ ψαμαθῶ] ν Page, [ λιμένω] ν Pellizer 9 :ευ: P 11 [ διαπο] ντοπλανῆ Wilamowitz

3 Mnemosyne O Musa, madre dal dolce volto, accompàgnati al puro ... delle tue figlie; un canto appena sbocciato esprimiamo, multicolore, con sapienza nuova composto: “[Quando (?)] le rugiade d'Acheloo bagnano la nave, dirigendoti a riva allenta la scotta, ammaina della vela le ali, e in fretta spingiti verso approdi di ciottoli lisci; bene riguarda il mare, e a terra rifuggi del Noto la dura, la paurosa follia che tra i flutti va errando”.

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Metrica                                              [ ]                                                                      

enh pros ia hemf hem pros tr (?) 2 cr alcm alcm hem hem 2 an 2 an

4 χαίρετε̣ συμπόται ἄνδρες ὁμ[ ..........· ἐ] ξ ἀγαθοῦ γὰρ ἀρξάμενος τελέω τὸν λόγον [ ε] ἰ̣ς ἀγ[ αθό] ν̣. χρὴ δ᾿, ὅταν εἰς τοιοῦτο̣ συνέλθωμεν φίλο̣ι̣ ἄνδρες πρᾶγμα, γελᾶν παίζειν χρησαμένους ἀρετῇ, ἥδεσθαί τε συνόντας, ἐς ἀλλήλους τε φ[ λ] υαρεῖν 5

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καὶ σκώπτειν τοιαῦθ᾿ οἷα γέλωτα φέρειν. ἡ δὲ σπουδὴ ἑπέσθω, ἀκούωμεν̣ δ̣ὲ̣ λ̣εγόντων ἐν μέρει· ἥδ᾿ ἀρετὴ συμποσίου πέλ̣ετ̣ αι. τοῦ δὲ ποταρχοῦντος πειθώμεθα· ταῦτα γάρ ἐστιν ἔργ᾿ ἀνδρῶν ἀγαθῶν, εὐλογίαν τε φέρει.

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1 Alex. fr. 116, 7 PCG χαίρετε ἄνδρες συμπόται Plat. Conv. 216d ὠ ἄνδρες συμπόται Hom. Od. XXIV 107 πάντες ... ὁμήλικες, cf. Il. IX 54, Od. XV 197 Hesych. ξ 143 L. ξύνηβος· συμπότης, συνῆλιξ, cf. Pind. Ol. I 61 2 Hom. Od. II 272 τελέσαι ... ἔπος Hom. Il. IX 102 εἰπεῖν εἰς ἀγαθόν Hom. Il. XI 789 εἰς ἀγαθόν περ 3 Xenophan. fr. 1, 13 PETFr χρὴ δὲ πρῶτον μὲν θεὸν ὑμνὲν ἐΰφρονας ἄνδρας Phocyl. fr. 14, 1 PETFr χρὴ δ᾿ ἐν συμποσίῳ, cf. Theogn. 543, carm. conv. 23/906, 2 PMG Hom. Il. IX 197 φίλοι ἄνδρες, cf. Hom. Il. IV 41, Ar. Pl. 254 ἄνδρες φίλοι, cf. Soph. Ai. 719 4 Antiph. fr. 217, 4 PCG παίζειν καὶ γελᾶν Pind. Ol. I 16 οἷα παίζομεν φίλαν / ἄνδρες ἀμφὶ θαμὰ τράπεζαν Ion fr. 1, 16 PETFr πίνειν καὶ παίζειν καὶ τὰ δίκαια φρονεῖν, cf. Ion fr. 2,7 PETFr Panyas. fr. 16, 1 PEG ξεῖν᾿ ἄγε δὴ καὶ πῖν᾿, ἀρετὴ νύ τις ἔστι καὶ αὐτή 5 Alex. fr. 9, 8-10 PCG τοῦτ᾿ ἔσθ᾿, ὁρᾷς, Ἑλληνικὸς / πότος, μετρίοισι χρωμένους ποτηρίοις / λαλεῖν τι καὶ ληρεῖν πρός αὑτοὺς ἡδέως 6 Theogn. 311 εἰς δὲ φέροι τὰ γελοῖα, cf. Xen. Cyr. V 2,18 7-8 Hes. fr. 274 M.W. ἐν δαιτὶ καὶ εἰλαπίνῃ τεθαλυίῃ / τέρπεσθαι μύθοισιν, ἐπὴν δαιτὸς κορέσωνται Theogn. 493-496 ὑμεῖς δ᾿ εὖ μυθεῖσθε παρὰ κρητῆρι μένοντες, / ... / εἰς τὸ μέσον φωνεῦντες, ὁμῶς ἑνὶ καὶ συνάπασιν· / χοὔτως συμπόσιον γίνεται οὐκ ἄχαρι Phocyl. fr. 14,1s. PETFr κυλίκων περινισομενάων / ἡδέα κωτίλλοντα καθήμενον οἰνοποτάζειν, cf. Xenophan. fr. 1,14 PETFr Theogn. 763 πίνωμεν χαρίεντα μετ᾿ ἀλλήλοισι λέγοντες, Callimach. fr. 178,15-16 Pf. αἶσαν / ... λέσχης οἶνος ἔχειν ἐθέλει Eur. Heracl. 182 εἰπεῖν ἀκοῦσαι τ᾿ ἐν μέρει, Plat. Prot. 347de συνεῖναι ἄνευ τῶν λήρων τε καὶ παιδιῶν τούτων διὰ τῆς αὑτῶν φωνῆς, λέγον τάς τε καὶ ἀκούοντας ἐν μέρει ἑαυτῶν κοσμίως, κἂν πάνυ πολὺν οἶνον πίωσιν 8 Hom. Il. XIII 237 συμφερτὴ δ᾿ ἀρετὴ πέλει ἀνδρῶν Tyrt. fr. 9,13 PETFr (= Theogn. 1004) ἡδ᾿ ἀρετή 9 Tyrt. fr. 10, 9 PETFr πεισόμεθ᾿ ἡγεμ[ ό-, cf. Tyrt. fr. 1a,10 PETFr 10 Sim. fr. 531, 6 PMG ἀνδρῶν ἀγαθῶν Soph. Phil. 718 ἀνδρῶν ἀγαθῶν (lyr.) Pind. Ol. V 24 καὶ εὐλογίαν προστιθείς Eur. Herc. 355s. ὑμνῆσαι ... / δι᾿ εὐλογίας θέλω. 1 ὁμ[ ήλικες Schubart, possis ὁμ[ όφρονες Pellizer, cf. Hymn. Merc. 195 2 [ ε] ἰς ἀγ[ αθό] ν Schubart 6 τοιαῦτα οἷα P φέρει Wilamowitz 7 ἀκούωμέν [ τε λ] Wilamowitz, ἀκούωμεν δὲ Ferrari 8 ἐμ μέρει P 10 φέρειν P, corr. Wilamowitz

4 Salute compagni di bevuta! Con buon augurio ho iniziato e con buon augurio concluderò il mio discorso. Quando a tale proposito noi amici ci riuniamo dobbiamo ridere e scherzare, ma con misura, rallegrarci stando insieme, prenderci in giro a vicenda 5 e dire motteggi che provochino il riso. Segua poi una conversazione seria; a turno parliamo ed ascoltiamo: questa è l’eccellenza del simposio. Obbediamo al simposiarca: queste infatti sono azioni di uomini valenti e procurano lode. 10

Commento 1 (Muse) Dedicato alle Muse, come si legge nel titolo posto sul margine sinistro - analoghi titoli portano anche gli altri due carmi che precedono l'elegia - il primo componimento di questa breve raccolta anonima è molto frammentario a causa delle cattive condizioni del papiro, gravemente mutilo nella parte superiore. Le gravi lacune impediscono di riconoscere il senso complessivo e la struttura metrica del testo; sono infatti leggibili soltanto alcune parole isolate, per cui qualsiasi intervento congetturale risulta problematico. L'assenza di un adeguato contesto non consente di stabilire se il termine θυγάτη[ ρ del v. 1 possa avere valore cletico, come ad esempio in [Hom.] Hymn. XIV 2 (cfr. Pind. Ol. X 3 ὦ Μοῖ᾿ σ᾿, ἀλλὰ σὺ καὶ θυγάτηρ), e se possa essere riferito alle Muse; in questo caso ci si aspetterebbe il plurale invece del singolare (θύγατρες Διός vel. sim.). Inoltre l'integrazione di un epiteto bisillabico (ex. gr. σεμναί, vel ἁγναί, cf. Aristophan. Ran. 875s.) nella lacuna iniziale consentirebbe di riconoscere nel frammento un verso prosodiaco. Un’alternativa, che consente di giustificare l’inatteso plurale, consiste nel supporre che il singolare faccia riferimento a Mnemosyne, figlia di Urano, invocata insieme alle Muse sue figlie, come in Pind. Paean. fr. 52h, 15-17 Maehler ἐ] πεύχο[ μαι] δ᾿ Οὐρανοῦ τ᾿ εὐπεπλῳ θυγατρὶ / Μναμ[ ο] σύ[ ν] ᾳ κόραισι τ᾿ εὐ- / μαχανιαν διδόμεν. Unico intervento testuale plausibile è la restituzione nel v. 3 (si tratta sicuramente di un hemiepes maschile) di [ ἄ] πλε[ τα] prima di σῖτα φέρων, espressione probabilmente ricalcata su analoghe formule reperibili nella dizione epica (ex. gr. Hom. Od. I 139). L'aggettivo attestato in Empedocle, Pindaro, Erodoto, Platone, etc. (cfr. LSJ s.v.) ha qui lo stesso significato di ἄσπετος (ex. gr. Hom. Od. IX 162). Al v. 5 se la distinctio è corretta si coglierebbe un'allusione a possibili luoghi sacri dedicati alle Muse, τεμένη. La forma plurale contratta di questo termine è attestata per la prima volta in [Hom.] Hymn. Ven. 267. La proposta del Powell di leggere ἀτ] άλλοιτέ μ᾿ ἐν ἥβ[ ῃ (cfr. Hes. Op. 131s.), riconoscendovi la parte iniziale di un asclepiadeo, rimane del tutto ipotetica. Gennaro Tedeschi 2 (Euphoratos) Attraverso un'allocuzione caratteristica del discorso simposiale l'anonimo compositore del carme rivolge a un compagno di banchetto, forse al simposiarca stesso (Wilamowitz), l'esortazione a intrecciare con grazia ed arte un canto da offrire ai presenti5. Nell'invocazione iniziale con un'ardita metafora il poeta unisce l'usuale immagine del mescere il vino durante il convito con l'effondersi in tale occasione del canto ispirato dalle divine Cariti (cfr. Pind. Isthm. VI 1-3). L'immagine, che riformula stilemi epici, trova diretto riscontro nell'eleganza formale dell'elegia del V secolo, e in particolare nella grazia sottile della poesia di Dionisio Calco, impreziosita da espressioni levigate e sapienti che privilegiano il tono elevato e il gioco verbale6, prefigurando il gusto alessandrino per il γρῖφος7. 5

Una diversa esegesi è ora proposta da Ferrari 1988, pp.190-192, secondo cui i primi versi costituirebbero un' esortazione rivolta dal poeta a se stesso secondo un modulo espressivo presente già in Pind. Ol. I 17s.; Nem. V 33s.; X 21, Isthm. V 62s. 6 A. Garzya, Dionisio Calco, «RFIC» 80, 1952, pp.193-207.

L'ampia lacuna del secondo verso venne integrata dal Wilamowitz con la congettura κρύφιον che, accettata successivamente, ha determinato l'unanime interpretazione del carme come un γρῖφος relativo...


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