Poesia Giapponese PDF

Title Poesia Giapponese
Course Lettorato Giapponese
Institution Università degli Studi di Torino
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CAP.1: Poesia Arcaica e il concetto di kotodama La letteratura giapponese dei periodi Nara e Heian, si colloca all'interno di un complesso processo di negoziazione simbolica in atto tra le classi egemoni giapponesi (élite culturali) e la produzione culturale cinese. Il rapporto era oviamente impari: Il Giappone aveva assunto una realtà definita solo intorno al 7° Secolo, mentre la Cina vantava una tradizione d'istituzioni politiche, amministrative, militari, culturali e artistiche già millenaria. Per tutto il periodo classico, la letteratura podotta in Giappone fu una letteratura bilingue: - La poesia kanshi (in cinese o simil-cinese), godette di prestigio precoce e duraturo,in quanto espressione della letteraria ufficiale delle sfere politiche più elevate. - La poesia waka (poesia in giapponese), dal periodo Heian in poi, condivise con il kanshi la posizione di genere sommo della poesia giapponese. Solo in epoca moderna, con l'affermazione del Giappone come stato-nazione, si è svolto quel "colpo di stato simbolico" che ha portato alla produzione di kanshi e kanbun (prosa in cinese) a essere relegati nei curriculum scolastici e accademici; e a mettere in rilievo anche quelle espressioni letterarie come il nikki (biografico-diaristiche) e i monogatari (narrazioni più o meno fittizie), che nel giudizio delle èlite letterarie a essa contemporanee, occupavano una posizione relativamente bassa nella gerarchia dei generi. La tradizione poetica giapponese esisteva a livello di trasmissione orale prima dell'introduzione del sistema di scrittura sinografico, che avvenne progressivamente a partire dal 5° secolo. Le poesie giapponesi più antiche sono considerate quelle redatte in periodo Nara, quali: - Kojiki (Cronaca di antichi eventi, 712) e la sua controparte cinese - Nihonshoki (Annali del Giappone, 720) Questi due componimenti sono denominati kiki kayou, in questi kayou sono attribuiti ai personaggi mitologici dell'epoca degli dei" come espressione dei loro pensieri e stati d'animo. Si suppone che queste poesie, che anche nel Nihoshiki sono riportate in giapponese usando i caratteri cinesi (per il loro valore fonetico), provengano da una tradizione orale più antica, e che abbiano subito un qualche processo di rielaborazione e sgrezzamento. I fudoki (rapporti territoriali sulle province ordinati dalla corte) che, contengono una ventina di poesie legate alle zone in cui trattano. Poesie, specialmente le amorose, sono riconducibili alle usanze delle comunità rurali, come utagaki o kagai, riunioni di giovani uomini e donne per danzare e corteggiarsi. Una traduzione discorsiva piuttosto diffusa, il kotadama, traducibile come "parola-spirito", è un elemento caratteristico della produzione poetica più antica. Kotodama è un concetto antropologico e non letterario: indica il potere della parola. Gli antichi giapponesi sarebbero stati coninti che anche la parola fosse abitata da forze in grado di agire sul mondo materiale e che per questo andasse maneggiata con tutte le precauzioni rituali del caso. Una menzione del potere del kotodama si trova in una poesia di Kakinomoto no Hitomaro, uno dei più grandi poeti del Man'youshuu: Un esempio di poesia in cui traspare il nesso tra pratiche rituali e potere magico della parola è un componimento attribuito nel Man'youshuu all'imperatore Jomei. La poesia di Jomei suggerirebbe un riferimento rituale agricolo del kunimi (contemplazione del paese), in cui il sovrano saliva su un'altura per abbracciare con lo sguardo il suo territorio e recitare parole beneauguranti. CAP.2: Man'youshuu Il Man'youshuu (Raccolta delle diecimila foglie, o, secondo altre interpretazioni, delle diecimila parole o generazioni) è il primo grande monumento poetico in lingua giapponese. Si tratta di una corposa antologia di circa 4'500 componimenti, il cui assemblaggio fu completato dopo il 759. I suoi venti maki (volumi) presentano un'estrema per: Page | 1

- data di composizione delle poesie; - usi della scrittura sinografica; - estrazione sociale degli autori; - metrica; - elaborazione stilistica dei testi. Le poesie più antiche sono attribuite ai personaggi quali sovrani e membri della famiglia imperiale, mentre quelle più recenti a personalità politiche più autocoscenti. Tra queste Ootomo no Yakamochi, che è anche il più accreditato per il ruolo di compilatore di almeno la parte più recente della raccolta. Moltissimi sono i componimenti anonimi. Dal punto di ista linguistico, in un'epoca in cui non esisteva ancora il sillabario fonetico kana, il Man'youshuu utilizzava una particolare tecnica di trascrizione della lingua giapponese in caratteri cinesi, nota come man'yougana. Gli studi sul Man'youshuu rappresentano uno dei filoni più importanti nella storia della filologia giapponese. Anche dal punto di vista metrico, il Man'youshuu presenta una varietà di forme che sarà in seguito abbandonata. - tanka (poesia breve): schema 5-7-5-7-7 more, forma dominante ma presente anche in varianti irregolari; - sedouka (poesia che torna a capo): schema 5-7-7-5-7-7 more, andò incontro ad un rapido declino in periodo Heian; - chouka (poesia lunga): basata su alternanza metrica 5-7, poteva arrivare anche al centinaio di versi. Spesso si concludeva con un congedo nella forma di un tanka, detto anche hanka. Anche il chouka fu abbandonato quasi del tutto in periodo Heian. Dal punto di vista dei temi, nel Man'youshuu i componimenti sono rubricati sotto tre categorie piuttosto generiche: - zouka (poesie varie) - somouka (poesie di mutua comunicazione, per lo più poesie sull'amore) - banka (elegie) Escludendo le poesie più antiche, spesso di dubbia datazione, si individuano normalmente quattro periodo: 1.

Regno imperatore Jomei e disordini dell'era Jinshin (629-672): Breve lotta dinastica che portò al potere l'imperatore Tenmu. Figura più importante del periodo è la principessa Nukata. Nel Man'youshuu le sono attribuiti una dozzina di componimenti, tra cui uno celebre sui colori dell'autunno: Questo chouka, composto su sollecitazione della corte in risposta al quesito se fossero più belli i paesaggi autunnali o quelli primaverili. Ha una scrittura parallelistica evidente che lascia poci dubbi sulla presenza d'influenze della poesia cinese.

2. Spostamento della capitale imperiale a Nara (673-710), Kakinomoto no Hitomaro, che è tradizionalmente considerato il più grande poeta del Man'youshuu. Alcuni dei suoi chouka, genere in cui eccelse, sono poesie che si suppongono destinate a un contesto pubblico e ufficiale e che, consentono di dire con certezza che egli fu attivo per meno tra il 689 e il 700. Particolarmente famose sono le elegie composte in morte di membri della famiglia imperiale prematuramente scomparsi, come il principe Takechi, figlio primogenito di Tenmu, il chouka dedicatogli è il più lungo di tutto il Man'youshuu. Lo stile di Hitomaro è elevato e sapientemente orchestrato, e si caratterizza sovente per l'uso di una sintassi senza interruzioni. Oltre alle poesie di natura pubblica, il Man'youshuu riconduce a Hitomaro anche componimenti di carattere privato, nonché circa 370 poesie rubricate come provenienti dalla Raccolta di Hitomaro. Particolarmente celebri sono due Page | 2

chouka in morte di una delle proprie mogli. Un altro tema per cui Hitomaro è famoso è quello della poesia in viaggio che per strada si imbatte nel cadavere di una persona morta lungo la via, questo suscita nel poeta considerazioni empatiche e lo induce a immaginarsi lo stato d'animo della famiglia del malcapitato. Ancora più famosa variazione sul tema vede Hitomaro in viaggio nella provincia di Sanuki, sul mare interno del Giappone. Gli studiosi giapponesi non hanno mancato di sollevare dubbi sull'autenticità delle situazioni presentate nelle poesie attribuite a Hitomaro nel Man'youshuu, anche alla luce del fatto che la pratica di comporre poesie per conto di un'altra, persona spesso un potente, era abbastanza diffusa all'epoca. La fama di Hitomaro fu duratura anche in periodo Heian. A cavallo tra il secondo e terzo periodo, si situa la figura di Takeuchi no Kurohito, che è ricordato soprattutto per i suoi waka di viaggio. 3. Maggiore concentrazione d'invidualità poetica: Yamabeno Akahito, Ootomo no Tabito, Yamanoue no Okura. Akahito è considerato tra i maggiori lirici del Man'youshuu, e in periodo Heian godette di una reputazione addirittura pari a quella di Hitomaro. Si suppone che fosse un membro della piccola aristocrazia. Akahito è riconosciuto come maestro del tanka, specialmente di tema naturalistico. Tabito e Okura furono probabilmente i due poeti di waka che espressero in maniera più compiuta nella loro poesia temi e idee provenienza cinese. Tabito proveniente da una delle famiglie nobiliari più in vista del periodo, percorse una brillante carriera politica e militare, che lo portò a ricoprire la carica di governatore del Dazaifu. Poco tempo prima di morire, gli venne attribuito il titolo di dainagon (Grand Consigliere) e rientrò nella capitale. Tabito era un provetto conoscitore e praticante di poesia cinese: appare anche tra i poeti del Kaifuusou, la più antica antologia giapponese di poesia in cinese pervenutaci. Quanto alla poesia in giapponese, è particolarmente noto per i suoi componimenti sui fiori di susino e soprattutto per un ciclo di tredici tanka in love del sake: Nel secondo tanka è presente un esplicitio riferimento ai celebri Sette Saggi del Bosco di Bambù, gruppo di personalità cinesi, d'ispirazione taoista, attivo nel 3° secolo, sotto dinastia Jin. La poesia rivela in maniera evidente il processo di negoziazione simbolica che era in corso tra l'élite colte giapponesi e i modelli letterari continentali. Yamanoue no Okura e Tabito si conobbero personalmente e strinsero amicizia nel Kyuushuu. Una teoria accreditata vuole che Okura fosse di origine coreane. Suo padre sarebbe stato un nobile di Baekje (jpn: Kudara), stato della penisola all'epoca alleato del regno di Yamato, e sarebbe riparato in Giappone dopo la battaglia di Baekgang (jpn: Hakusukinoe), che sancì l'inizio del predominio del regno di Silla. Okura ebbe una buona carriera all'interno dell'amministrazione giapponese e ottenne incarichi prestigiosi come quello di precettore del principe imperiale. La dimestichezza con le dottrine confuciane e buddhiste emerge in molti suoi componimenti presenti nel Man'youshuu. Okura esprime in poesia uno sguardo particolarmente sfaccettato sulla realtà, che viene colta con un insolito realismo, spesso non privo di venature pessimiste. Egli è particolarmente famoso per i chouka in cui sviluppa temi che in seguito saranno completamente banditi dalla poesia in giapponese: povertà, malattia, la propria famiglia, la vita quotidiana delle classi subalterne. In questo ambito, il suo chouka più famoso è il cosiddetto "Dialogo della povertà e della miseria", in cui il poeta mette a confronto le condizioni di un uomo povero ( hin) e di un altro ancora più povero (kyuu). Page | 3

4. Corrisponde alla fioritura dell'opera di Otomo no Yakamochi. Esso ricoprì a sua volta incarichi ufficiali in diverse province del Giappone. Il più importante fu quello di governatore della provincia di Ecchuu. Yakamochi crebbe circondato da da poeti come suo padre, Yamanoue no Okura e sua zia, una delle voci femminili più distinte del Man'youshuu. La sua produzione, con più di 450 componimenti, è concentrata negli ultimi quattro libri della raccolta. Suo è inoltre il più recente componimento datato del Man'youshuu, che è posto a conclusione dell'intera raccolta. Tra i suoi chouka sono famosi quelli sul suo falco prediletto, scappato durante una battuta di caccia; ed uno che celebra la scoperta dell'oro nelle miniere imperiale della provincia di Mutsu. Una testimonianza dell'uso del waka nelle varie fasi del corteggiamento tra uomo e donna è fornita dalle poesie d'amore scambiate da Yamakochi e Kasa no Iratsume, una delle donne con cui egli intrecciò un legame sentimentale. Kasa, a quanto sembra, provava sentimenti non corrisposti dalla sua controparte, è considerata una delle poetesse più rilevanti del Man'youshuu. Alcuni suoi waka esprimono infatti un senso di sottile inquietudine legato ai fenomeni naturali, il che fa di lui il più "moderno" tra i poeti del Man'youshuu. e.g.: Sui prati a primavera / aleggia una lieve foschia / e mi fa tristezza / in questa luce serotina / canta un usignolo. Nel Man'youshuu sono contenute anche numerose poesie di gente comune, due sono le categorie di solito citate e caratteristiche: - Poesie delle Regioni Orientali, con il tipico tono rusticano; - Poesie delle Guardie di Confine. Gli azumauta, concentrati nel 14° libro, sono caratterizzati da coloriture linguistiche dialettali e hanno per temi episodi di vita quotidiana, spesso legati alla dimensione amorosa. I Sakimori uta sono per lo più assimilabili a poesie di separazione o lontananza, anche se non mancano componimenti dai toni patriottardi. Man'youshuu come espressione del più genuino e incorrotto spirito del popolo giapponese. Il waka, una presentazione formale: Waka è infatti la letteratura sinogiapponese di un composto formato da caratteri usati per yamato (wa) e uta (ka), ossia "poesia/canzone di Yamato". Yamato, la zona del Giappone in cui si era formato il clan egemone che aveva dato origine alla dinastia imperiale, indica in questo contesto l'intero paese per antonomasia. Waka indica un componimento breve che nella sua forma standard è di 31 more. Sillaba è l'unità prosodica minima della poesia giapponese (5-7-57-7). Dopo la redazione Meiji invalse l'uso di usare esclusivamente tanka, per indicare metro di 31 more. Esistono diversi tipi di cesure tra i versi, per lo più determinate dalla sintassi del componimento: shokugire se dopo il primo verso, nikugire se dopo il secondo, sankugire se dopo il terzo, shikugire se tra il quarto e quinto. La cesura serve a orientare il ritmo del waka. Jokotoba (parole d'introduzione): struttura formulaica di lunghezza variabile (max 3 versi) che precede come modificatore un determinato termine. Makurakotoba (parola cuscino): artificio analogo al Jokotoba, si differenzia da esso per la lunghezza, di solito 5 more; composta generalmente da un unico termine che modifica in modo formulaico, traduzione spesso problematica. Kakekotoba (parola-perno): una risorsa retorica basata su un grande numero di omofoni presenti nella lingua giapponese, consente nel duplicare il significato di una parola. Engo (parole legate): inserire nel componimento un punto di vista semitico; Per esempio, in una poesia di ambientazione invernale, parole come kouri (ghiaccio), etc... potrebbero essere legate tra loro come termini naturalistici ma suggerire anche un contrappunto per descrivere una vicenda amorosa infelice. Non sono presenti schemi di rime, nè di toni, nè di accenti. Page | 4

CAP.3: Poesia in cinese tra Kaifuusou e il Kokinshuu La poesia in cinese, oggi indicata col nome di kanshi, ma all'epoca designata semplicemente come shi, rappresenta una voce molto significativa della produzione letteraria giapponese. Gli storici giapponesi concordarono nel ritenere che il suo maggiore rigoglio fu raggiunto in due momenti in particolare: nell'intervallo tra la compilazione del Man'youshuu e quella del Kokinshuu; e parecchi secoli più tardi, con la fioritua della cultura monastica Gozan, in periodo Muromachi. La compilazione della più antica antologia di kanshi pervenutaci precede significativamente quella del Man'youshuu: il Kaifuusou (Raccolta in onore di antichi poeti), questo titolo della raccolta fu infatti realizzato nel 751. L'antologia raccoglie 116 componimenti di 64 autori, che coprono all'incirca la seconda metà del 7° e la prima metà dell'8° secolo. Tra i poeti, molti appartengono all'alta aristocrazia e alla famiglia imperiale. Vi compaiono autori presenti anche nel Man'youshuu, come il principe Ootsu. Nonostante l'importanza del Man'youshuu, nel periodo successivo alla compilazione del Kaifuusou, la poesia in cinese rimase prepotentemente in auge. All'inizio del 9° secolo, si deve soprattutto all'imperatore Saga, autore egli stesso di numerosi componimenti, il forte impulso dato alla coltivazione del kanshi, cosa che provocò l'inizio di una vera e propria "epoca buia" per la poesia in lingua e stile nazionale. Saga inaugurò con il Ryounshuu (Antologia che sfida le nubi), pratica di ordinare la compilazione di antologie imperiali di kanshi. A esso fecero seguito altre due antologie come "Raccolta di eccellenze del fiore latterario" e "Raccolta per il governo del paese", il quale ci è prevenuto gravemente mutilo. Le tre antologie hanno alcune caratteristiche in comune: - la presenza di numerosi componimenti di membri della corte e dell'altra aristocrazia; - la presenza di tematiche ideologicamente legate al confucianesimo e taoismo. I risultati più importanti prodotti nell'ambito del kanshi del primo periodo Heian furono quelli raggiunti da due autori ancora oggi molto famosi in Giappone: - Kuukai, Monaco Buddhista: considerata una delle personalità più geniali e versatili nella pratica della poesia cinese. - Sugawara no Michizane: proveniva da una famiglia storicamente specializzata nelle lettere, arrivando al titolo di Dottore in Lettere. In quanto membro di una fazione opposta a quella dei Fujiwara, la sua carriera politico-amministrativa fu al contrario più tormentata. Michizane conobbe una rapida ascesa negli anni novanta del 9° secolo, ricoprendo l'incarico di Ministro della Desta, per poi cadere vittima delle trame di Fujiwara: fu epurato e morì nel Dazaifu, nel 901. Michizane si fece apprezzare per le doti di poeta di kanshi anche dall'ambasciatore del regno di Balhae (cn: Bohai), uno stato sorto tra Manciuria meridionale e la Corea settentrionale. Lo stile di Michizane era caratterizzato da una certa obliquità, che poteva in alcuni casi diventare concettosità. Anziché enunciare direttamente l'oggetto del componimento, lo si presentava in maniera indiretta, descrivendo per esempio alcuni suoi effetti o nominando elementi secondari, legati ad esso. La produzione in cinese di Michizane, prosa e poesia, è cospicua ed è raccolta principalmente nel Kanke Bunshou (Scritti della famiglia Sugawara), e nel Kanke Koushuu (Raccolta posteriore della famiglia Sugawara). Caratteristiche della poesia in cinese prodotta in Giappone: Prima di Michizane, la maniera dominante era basata sulla ripresa dello stile in auge all'inizio dell'epoca Tang, il quale, ancora si basava su quello elaborato durante il tardo periodo delle Sei Dinastie. Questo stile caratterizza in modo abbastanza uniforme le tre antologie imperiali compilate tra l'814 e l'833, che contengono per lo più poesia d'occasione comporta per banchetti, uscite dalla corte e altre circostanze simili. Un'altra caratteristica della poesia in cinese prodotta in Giappone è la relativa brevità dei componimenti, che raramente superano i cinquanta versi. Le forme più praticante in periodo Heian erano: Page | 5

- risshi (doppia quartina di versi di cinque o sette caratteri) - zekku presenta la metà dei versi (componimento sul principe Ootsu) Lo stile delle Sei Dinastie e del primo periodo Tang rimase in auge in Giappone fino a quasi tutto il 9° secolo, al punto che esso cominciò a penetrare poco alla volta anche all'interno del waka. Solo più tardi cominciò a essere apprezzato e ripreso anche in Giappone lo stile Tang, più maturo. La poesia Tang maggiormente nota nell'aristocrazia non era però quella dei poeti che sono considerati oggi i massimi di quel periodo se non dell'intera tradizione cinese come Du Fu (jpn: Toho) e Li Bai (jpn: Rihaku), ma Bai Juyi (jpn: Haku Kyoi/Haku Rakuten). La poesia di Bai Juyi era stilisticamente e linguisticamente più accettabile di quella di altri poeti Tang: aveva composto un cospicuo numero di poesie di tema sociale, in Giappone furono per lo più trascurate in favore della sua produzione su temi amorosi e naturalistici. Tra i suoi testi che ebbero maggiore eco in Giappone, spicca il Changhen: un poemetto che descrive il dolore dell'imperatore Xuanzong, dopo essere stato costretto a far uccidere l'amatissima consorte Yang Guifei Se ne trovano echi in opere canoniche della letteratura in giaponese come il Genji monogatari e il Makura no shoushi (Note del guanciale). Michizane è considerato se apparentemente non il primo, certo il più capace poeta giapponese...


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