Letteratura Giapponese Haiku PDF

Title Letteratura Giapponese Haiku
Course Letteratura Giapponese I
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Summary

È un genere poetico molto legato all’haika no renga, quello inteso da basho, ed è l’isolamento dei primi tre versi della renga. Basho vede nei primi tre versi una maggiore libertà rispetto agli altri versi. La partola haiku per definire un componimento di sole 17 sillabe viene introdotta nel 19 seco...


Description

HAIKU È un genere poetico molto legato all’haika no renga, quello inteso da basho, ed è l’isolamento dei primi tre versi della renga. Basho vede nei primi tre versi una maggiore libertà rispetto agli altri versi. La partola haiku per definire un componimento di sole 17 sillabe viene introdotta nel 19 secolo da Masaoka Shiki, poeta di haiku. La prima impressione che dà è che sia troppo corto rispetto all’idea classica di poesia, l’altra impressione è invece la falsa semplicità, ma in realtà questa è un’impressione non corrretta, in quanto dietro a un componimento di haiku vi è una serie di complessità. Inoltre l’haiku è molto intelleggibile, dovuto al fatto che per loro natura non dicono nulla, senza dare un particolare messaggio, ma sono versi che celebrano l’assenza. LO ZEN Altro elemento dell’haiku è la filosofia del bhuddismo zen. Lo zen riduce tutto l’universo e la realtà con una cosa negativa in quanto tutto è illusione. La natura del bhudda sta nella vaquità. L’idea di guardare il mondo attraverso i sensi è una cosa che lo zen cerca di superare, riconoscendo come idea formativa il Kensho, o Satori, lo stato dell’illuminazione, che non si mantiene per sempre, ma è un istante in cui la mente è sgombra da ogni conoscenza, e percepisce la vera natura delle cose. L’osservato e l’osservatore divengono un tutt’uno. Il simbolo tipico del bhuddismo è l’enso, il cerchio vuoto, in cui viene eliminata ogni dicotomia. CHASHITSU È la stanza che si usa per fare una cerimonia del tè, quello che si trova è una ricercata mancanza di orpelli, legandosi alla natura dello zen. Da questa ricercata povertà, la così detta Wabi, si può ottenere il Mushin, ovvero l’abbandono del pensiero ruminante per avere un approccio spontaneo con oggetti e persone, per vederli nella loro vera natura. Il vuoto della chashitsu ci aiuta a raggiungere il vuoto mentale. COME COMPORRE UN’HAIKU Per comporre un buon haiku ci dovrebbero essere due momnenti: la contemplazione estetica e l’esperienza estetica; la prima si ha quando si guarda alla natura con mente aperta, ovvero rinnegando tutto ciò che è stato appreso fino a ora. Una volta che l’osservazione è completa si può percepire la vera natura delle cose, nell’haiku le parole el’oggetto divengono un tutt’uno, facendo scomparire la differenza tra significante e significato. Grazie a questa mente aperta si può fare un’osservazione obbiettiva, riuscendo ad avere un’esperienza estetica. Secondo basho un haiku perfetto è molto raro, più si dice dell’oggetto interessato, più la personalità dell’osservatore entra in gioco. Grazie alla contemplazione estetica sia il poeta che il lettore otterranno un’esperienza estetica. Nell’haiku si trova un’unità tra soggetto ed oggetto, e si ha la possibilità di avere come lettore un momento estetico amorale e molto fine. L’haiku viene definita un’arte cognitiva in quanto si riesce a comprendere la vera natura del mondo. L’haiku inoltre ci permette di scoprire la poeticità in tutte le cose. Altro elemento importante per basho nell’haiku è l’aromonia delle stagioni, nelle opere di basho è sempre presente una parola in cui l’immagine della poesia si realizza.

I dettagli sono molto importanti, sono i particolari quelli che stimolano la percezione dell’esperienza estetica. L’esperienza emotiva deve essere condensata in poche parole, i vuoti vengono colmati dal lettore, l’immagine si esprime da sola. Altra cosa importante, un buon haiku deve farci percepire il dove, il cosa e il quando, creando una sintonia emotiva. BASHO Basho nasce nel 1644 a Weno, distante dalla capitale, da una famiglia di samurai decaduti, oramai diventati dei contadini. Diventa un membro della scuola di Teitoku, e i suoi componimenti vengono firmati con degli pseudonimi. Nel 1672 si trasferisce a edo per cercare di fare fortuna come maestro di haikai, incontrando i poeti della danrin, anche se avrà contatti con poeti della sua stessa origine. Nel 1677 inizia ad avere un numero elevato di disceopili, tanto che aprirà la sua scuola. Dal 1680 al 1684 si auto esilia a fukagawa, in quanto si sente fuori dall’epoca tokugawa, ma sembra essere spostato nel 13 secolo, i suoi principi estetici sono quelli del giappone medievale. In questo periodo inizia la sua produzione cinese, divenendo una sorta di poeta recluso, e andrà in giro per il giappone, i cui viaggi immortalerà nei suoi diari. Nel suo esilio conosce la cultura zen, che lo ispirerà per la poesia. Muore nel 1694 durante un viaggio a osaka. KAI OI La prima raccolta è Kai Oi, in cui si mette in evidenza la produzione haikai no renga, per poi generare un nuova idea di poesia, lo haikai, in questa raccolta si trovano 30 coppie di poesie comiche, e ci sono vari autori scelti e commentati da basho. FUJU NO HI Fuju no hi, la prima delle Shichi Bushu, le sette racolte incentrate su di lui, questa è del 1684, presenta 5 Kasen, le catene di 36 versi, composte da 4 poeti, in cui si iniza a delineare il suo stile. SARUMINO Viene considerato il kokinshu dello haikai, mette inizio al distacco dalle haikai no renga, basho inizia a produrre delle haikai e qui si raccolgono hokku e haikai. Il titolo dell’opera si ispira ad un impermeabile di paglia. IL CONCETTO DI KARUMI Altre raccolte importanti sono Sumida Wara e Zoku Sarumino, in cui si realizza l’ideale del Karumi, l’ideale estetico dell’ultimo periodo produttivo di basho, in cui si porta all’estremo l’idea della leggerezza già trovata in altre composizioni. I DIARI DI VIAGGIO Dopo il periodo di reclusione va in giro per il giappone. I suoi diari sono una nuova visione di diario in quanto le poesie che intervallano la narrazione sono haikai, quindi hokku, e la parte narrativa viene scritta in una sorta di prosa haikai, lo Haibun, uno stile narrativo che mescola la narrazione classica giapponese con quella cinese, nello haibun entrano temi, linguaggi vernacolari e le haigon, ma con un approccio ripulito da oscenità. I diari sono 5, il primo è lo Nozarashi Kiko, viaggio di 9 mesi da edo alla regione del kansai. Questo inizia con un’atmosfera molto cupa, a causa della paura di morire durante il viaggio, anche perchè basho parte particolarmente povero, inoltre rinuncia volutamente ai pochi comfort

dei viaggi di epoca tokugawa. È la prima volta che basho si confronta con uno stile narrativo, infatti l’equilibrio tra prosa e poesia non è molto delineato. Le cose narrate in questo diario comportano un cambiamento di tono, che riproduce uno dei principi fondaiti dell’haikai no renga, ovvero di non stagnarsi per troppo tempo sullo stesso tema. Questo cambiamento riesce a farlo con episodi inventati, ma anche con episodi reali. Lo spirito cupo con cui inizia il diario man mano si dirada e si conclude con l’idea che il viaggio sia stato una bella esperienza, grazie a vecchie e nuove conoscenze. KASHIMA MODE Un viaggio che basho fa in 16 giorni verso il tempio di kashima per vedere la luna, anche qui prosa e versi cercano di avere un certo equilibrio, i versi non sono tutti ad opera sua. La tradizione a cui si ispira è molto più giapponese. In questo diario, il cui viaggio si rivelererà un fallimento, basho propone l’immagine di un pipistrello, che sta a metà tra topo e uccello, per indicare che si sente a metà tra un monaco itinerante e un laico. OI NO KOBUMI Parte per tornare nella sua città natale, la partenza non è triste grazie ai suoi discepoli, di questo diario è molto importante l’incipit, in quanto da molta importanza all’haikai, l’odierno l’haiku. SARASHINA KIKO Va verso sarashina per andare a vedere la luna piena dell’equinozio di autunno, e nella narrazione viene narrata la leggenda di obasute. OKU NO HOSOMISHI È un diario che si distacca da quelli precedenti, la narrazione non è realistica: parla di un poeta che viene chiamato al viaggio dalle divinità della strada, cercando di ripercorrere le tappe percorse dagli antichi poeti. È un viaggio che si fa nel tempo piuttosto che nello spazio. Probabilmente questo diario scritto nell’89, è un viaggio che viene fatto in questo momento a causa della ricorrenza della morte di saigyo, poeta modello per basho. Questo diario da ua nuova versione del vecchio mondo, come se il passato venisse ripreso non per essere parodiato ma per essere rivisitato in spirito haikai. Questa narrazione è frutto di un grande lavoro fatto in seguito. Questo si sa a causa di Sora, un suo allievo che viaggia con lui, e che scriverà la sua versione del viaggio. Qui si raggiunge un’ottima armonia tra prosa e versi, presentandosi come la migliore opera di basho. Vengono presentate ancora immagini molto semplici, coadiuvate da un’ispirazione dal modello cinese. Quello che rende completamente diverso questo diario dagli altri di tradizione giapponese sta nella descrizione della riluttanza nel tornare a edo. LO STILE Sono importanti per lui sia le kigo che le kireji, la logica che governa il legare i versi l’uno con l’altro cambia al cambiare degli esponenti delle varie scuole, basho parla del nioi come collante dei versi, i versi che seguono devono condividere l’atmosfera di quelli precedenti. Nell’haikai no renga il tradire le aspettative genera umorismo con uno spettro molto ampio, mentre basho usa il senso della giustapposizione della natura non per creare umorismo, ma per recuperare i paesaggi antichi espandendone i confini, facendo entrare nel paessaggio altri elementi che spesso non vengono presi in considerazione nella poesia classica con lo spirito haikai. In questo senso crea la doppia visione, in quanto nelle sue opere si può percepire sia il passato che il presente. Il paesaggio deve essere cantato cercando di eliminare il più possibile la presenza dell’autore....


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