Letteratura giapponese Kojiki, nihonshoki, kaifuso, fudoki PDF

Title Letteratura giapponese Kojiki, nihonshoki, kaifuso, fudoki
Course Letteratura giapponese
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Prima lezione di letteratura giapponese I...


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PERIODIZZAZIONE DELLA STORIA GIAPPONESE I giapponesi utilizzano una “cronologia autoctona” detta Nengo, e dal 645 d.C iniziano ad adottare una nuova riforma detta “Taika” ovvero l’era del grande cambiamento dove si dà un nome ad un’era e si inizia il calcolo, fino a quando non succedeva un grande avvenimento. Es. nel 650 inizia l’era Hakuchi “fagiano bianco” perché all’imperatore viene regalato un fagiano bianco. Questo è stato in vigore fino al 1868 “anno in cui il Giappone entra in contatto con l’occidente”, perché cambia il sistema di datazione e da Nengo si passa a Issei ichigen “un regno, un’era” ogni volta che cambia l’imperatore cambia l’era. Il 1868 è l’era Meiji “governo illuminato” dove salì al trovo Mutsuhito, l’era Taisho nel 1912 “Grande giustizia” Yoshihito, l’era Showa nel 1926 “pace splendente” Hirohito, l’era Heisei nel 1989 “Pace in ogni dove” e il 2019 coincide con il 31esimo anno fino al 30 aprile, e infine l’era Reiwa “bella armonia” con l’imperatore Naruhito - 126esmo imperatore giapponese - dal primo maggio del 2019 il primo anno di ogni era viene chiamato Gannen “Reiwa Gannen”. Dal 19esimo secolo sono tate create delle ere “Jidai” a posteriori come per esempio il periodo Yamato 250 – 710, alcuni nomi dei periodi sono stati dati in base agli spostamenti della capitale (Nara 710 – 784, e Heian - attuale Kyoto – 784 - 1185), ma non è sempre così perché Heian resta tale fino al 1868, ma il centro di potere politico si sposta di volta in volta a seconda della casata militare che prende il sopravvento per cui cambiano i nomi. Es. abbiamo il periodo di Kamakura 1185 – 1333, periodo Ashikaga o Muromachi 1333 – 1573, periodo Tokugawa o Edo 1600 - 1868. Il Giappone era governato da vari clan e ognuno gestiva il suo territorio ma a partire dal III secolo d.C. il clan di Yamato iniziò ad accentrare il suo potere e a sottomette tutti gli altri clan riuscendo a conquistare gran parte del territorio. Si creò così il “clan e anche lo stato di Yamato” ed è proprio da qui che nasce il Giappone per come lo conosciamo noi oggi. Non solo riesce a conquistare i clan vicini dal punto di vista militare ma ha anche una forte lungimiranza (riesce a capire come sottomettere e mantenere l’ordine), esercitando una forte diplomazia ovvero davano importanza alle cariche diplomatiche, riuscendo a creare un rapporto di fiducia con quelli che precedentemente erano i suoi nemici dando delle cariche amministrative, creando così uno stato sempre di più unitario e anche molto gerarchizzato e questo permette un controllo maggiore. Altra arma è il Buddhismo che entra in Giappone nel 500 (VI secolo d.C) e viene usato come strumento unificatore, getta una base ideologica comune e unitaria per il nuovo Stato, così che si sentissero tutti parte di uno stesso gruppo. Il clan di Yamato cerca di mettersi sullo stesso livello della Cina e per fare questo sente l’esigenza di creare una capitale nel 710 a Heijo, quella che noi oggi chiamiamo Nara, e venne costruita seguendo il modello della città dei Tang in Cina. Il clan imitò anche il modello politico-amministrativo della Cina e tutto questo si rifletterà poi nella riforma Taika del 645 “Grande Cambiamento” e tra le cose più importanti c’è la nazionalizzazione della terra e del territorio che è nelle mani dell’imperatore del clan di Yamato che poi lo distribuisce per essere coltivato e la riforma tributaria, che prendono in prestito dalla Cina, quindi i cittadini devono pagare le tasse. Il clan di Yamato si rende conto che è necessario costruire una cultura che legittimasse il loro potere, e per questo nel 712 venne presentata a corte la più antica opera giapponese il Kojiki.

KOJIKI 古事記 Il kojiki è l’opera giapponese più antica presentata a corte nel 712 d.C e letteralmente significa “racconto di antichi eventi” 古 antico 事 cosa 記 racconto. Viene narrata tutta la mitologia, arrivando a un periodo di cui si parla di personaggi semi-leggendari e alla fine si arriva ai primi imperatori storicamente accettati. Poiché da delle informazioni mitologiche diventa un testo fondamentale dello shintoismo (credenza autoctona giapponese). Per come viene narrato, partendo dalla nascita del Giappone e arrivando seguendo un ordine cronologico fino ai primi imperatori storici si sancisce quello che è un credo fondamentale per i giapponesi ovvero, la discendenza divina dell’imperatore, diretto discendente della dea del Sole “Amaterasu” e questo vale fino al 1946 quando l’America impone l’imperatore Hirohito a fare la così detta “Tenno no ningen sengen” la dichiarazione di umanità dell’imperatore. I giapponesi scrivevano in cinese ma parlavano in giapponese, il kojiki è la prima opera giapponese, ma non esistevano ancora i Kana e perciò alcuni caratteri cinesi venivano usati per il loro significato, ma venivano letti in giapponese. Prendevano un ideogramma cinese ne conservavano il valore semantico e lo leggevano in giapponese. Spesso per rendere una parola foneticamente usavano due ideogrammi che in cinese significavano tutt’altro ma avevano un suono più o meno simile al suono della parola giapponese. Il kojiki ha un’introduzione in cinese puro, il testo narrativo è in similcinese, un corpo che a guardarlo sembra cinese ma in realtà non si sa perché anche la struttura della frase può essere letta cambiando l’ordine degli ideogrammi. Il testo contiene delle poesie del compilatore O no Yasumaro scritte con gli ideogrammi cinesi letti solo con il loro valore fonetico. Il kojiki nasce per legittimare il clan di Yamato, quindi era fondamentale farlo in giapponese, voleva creare una lingua che dava un po’ un senso unitario. O no Yasumaro ha deciso di mescolare nella stessa frase caratteri usati per quello che significano con caratteri usati per esprimere i suoni. Le parole più difficili li ha chiarite in note ma non ha aggiunto spiegazioni dove il senso è facile da capire. Le note però erano mischiate nel testo. Nel 1700 il padre della filologia giapponese Motoori Norinaga in 35 anni per decifrare il Kojiki e ce lo consegna annotato intitolato “kojikiden”. I compilatori del kojiki furono O no Yasumaro e Hieda no Are (il quale aveva una memoria molto buona). Le fonti sono: i teiki “cronache imperiali” honji “detti fondamentali” e le cronche scritte nel 620 da Shotoku Taishi. Quest’opera è stata commissionata dall’imperatore Tenmu nel 681 ma è stata presentata a corte nel 712 sotto il mandato dell’imperatrice Genmei. Il kojiki si divide in 3 volumi. Il primo è quello in cui ci sono tutti gli elementi mitologici, descrive le vicende cosmogoniche teogoniche svoltesi in Cielo, quindi com’è nato il Giappone e come sono nate tutte le divinità del pantheon shintoista che si svolgono tutte nella piana celeste fino alla fondazione dell’impero con l’imperatore leggendario Jinmu nel 660 a.C. Il secondo libro arriva fino al 300 d.C. E infine il terzo si spinge fino al 628 anno in cui termina il regno dell’imperatrice Suiko.

I LIBRO Il Kojiki si apre con la cosmogonia e inseguito con la teogonia. Esistono tantissimi esseri celesti che a un certo punto donarono a Izanaki e Izanami “divinità fondatrici del Giappone” una lancia magica, e i due la fecero roteare verso il basso attraverso il cielo e quando l’estrassero da essa colarono dei grumi di sale dalla punta uno sull’altro fino a formare l’arcipelago giapponese. E oltre a questo vengono incaricate di formare anche una serie di divinità attraverso dei riti. Il primo si doveva realizzare danzando attorno ad un pilastro scambiandosi delle battute rituali. Ma Izanami pronunciò

per prima una delle parole, ma poiché una donna non poteva parlare per prima sono uscite fuori delle creature mostruose, quindi ripeterono il rituale per una seconda volta. Nacquero moltissime divinità, e a un certo punto tra le varie divinità venne generata la “divinità del fuoco” Kagutsuchi, e Izanami morì ustionata. Izanaki si arrabbiò, uccise Kagutsuchi e Izanami scese negli “inferi” ma nel senso di regno dei morti. E quindi si perse questa idea di generatrice di vita, e si sciolse questa coppia perfetta che aveva dato vita al Giappone e che aveva generato delle divinità nella piana celeste. Ancora oggi visibili in Giappone ci sono le Meoto Iwa due rocce sacre che rappresentano Izanaki e Izanami unite da un cordone sacro poiché conserva delle divinità, che pesa più di una tonnellata. Molto triste vuole andare a riprendersa nel regno degli inferi, ma purtroppo Izanami non vuole farsi vedere perché il suo corpo è in putrefazione. Izanami andò a chiedere al re degli Inferi se gli da il permesso di ritornare sulla piana celeste, tu aspetta e non guardare. Izanaki impaziente sbirciò e vide Izanami non nella sua più splendida forma. Così si arrabbiò e gli mandò dietro una serie di divinità cattivissime che si mettono alle calcagna di Izanaki che cercò di fuggire gettando delle bacche sul terreno, riuscì ad uscire fuori e tappa l’ingresso con un’enorme pietra. Izanami arrabbiatissima al di là del masso gli promette di far morire ogni giorno 1000 uomini, ma Izanaki dice allora io ne farò nascere 1500, creando il principio della vita ovvero “vince la vita sulla morte”. Questo mito di tappare questa tomba di Izanami risale ad un rito che veniva praticato nel Giappone antico, la pratica del mogari (quando moriva una persona, si metteva nella tomba ma non si chiudeva fino a quando il corpo non si decomponeva). Izanaki poiché è stato nel regno degli inferi dovette effettuare dei riti di purificazione dai quali nacquero altre divinità. Si lavò l’occhio sinistro e nacque Amaterasu “dea del sole” a cui viene dato il regno del cielo (della piana celeste), si lavò l’occhio destro e nacque Tsukiyomi “il dio della luna” (delle tenebre), e infine si lavò il naso e nacque Susanoo “il dio del mare” (associato al regno dei morti nell’immaginario giapponese). Non si sopportava più allora venne mandato dalla sorella, ma continuava a fare danni anche nelle piane celesti, rompe gli argini fa cadere dal tetto un cavallo scuoiato su una delle ancelle divine che stavano cucendo, che per il terrore si uccide. A questo punto Amaterasu si rinchiuse in una grotta gettando il mondo nell’oscurità. Allora tutti gli esseri celesti fecero una festa e Ame no Uzume “dea della gioia, della baldoria, dell’alba” cominciò una danza sciamanica, molto allegra fino a calarsi le vesti e scoprire il suo corpo. Amaterasu curiosa chiese cosa stessero facendo, e risposero che si era presentata una divinità molto bella e la stavano festeggiando. La dea Ama-no-Uzume appese fuori dalla caverna un magatama (gemma) e uno specchio per attirarla all'esterno. Avvicinatasi Amaterasu vide la sua immagine riflessa nello specchio e ne rimase così stupita che gli altri dei poterono portarla fuori dalla caverna, e finalmente il sole poté risplendere di nuovo. Così purificarono Susanoo e lo mandarono in esilio sulla terra (il primo a scendere sulla terra dalla piana celeste). Questo rito si fa risalire al chinkonsai (si credeva che l’imperatore, discendente di Amaterasu, in inverno perdeva la propria ninfa vitale perché i suoi spiriti si allontanarono dal suo corpo, e quindi si indeboliva. E per richiamare gli spiriti vitali dell’imperatore, si effettuava questo rito che era molto simile alla danza di Ame no Uzume). Susanoo una volta esiliato nelle terre giapponesi piano piano si trasformò in un eroe, e una delle sue più importanti azioni per la popolazione fu l’uccisione di Yamata no Orochi “drago a otto teste” che infestava la zona. Aveva occhi di fuoco, 8 teste 8 code la sua lunghezza si misura in valli e il ventre gronda sempre sangue. Così Susanoo usò 8 ciotole di sake per farlo addormentare e lui lo poté uccidere con la spada. All’interno del drago trova una spada chiamata kusanagi “spada del

paradiso” che regala ad Amaterasu per farsi perdonare. Questa spada è molto importante perché farà parte dei tre simboli dell’imperatore “uno specchio, un magatama e una spada”. La figura di Susanoo è in un certo modo dinamica, parte dall’esere un personaggio negativo, addirittura mette in pericolo l’intero mondo facendo arrabbiare Amaterasu, ad una figura eroica. Susanoo era rude, maestoso ed era dotato di una forza immensa che doveva essere solo incanalata nel modo giusto. Alla vicenda di Susanoo è legata in particolare una poesia, attribuita alla stessa divinità, composta in occasione della costruzione di un palazzo per la sua sposa e tradizionalmente considerata la prima poesia della letteratura giapponese mai composta. All’interno della poesia ci sono tanti 八 8, che vengono tradotti come “molte” cioè che non si possono contare. La poesia giapponese ai tempi del kojiki conosceva una metrica molto più ricca, mentre poi si restringerà ad una metrica unica (Tanka e poi waka poesia giapponese per eccellenza). Questa poesia è stata scritta da una divinità, infatti la poesia è il linguaggio con cui le divinità parlavano.

LEGGENDA DI OH OHOKUNINUSHI OKUNINUSHI E LA LEPRE DI INABA La lepre di Inaba è una lepre molto furba, che volendo passare da un isolotto alla terra ferma, con in mezzo un corso d’acqua molto grande, escogita un piano e decide di riunire tutti i coccodrilli che erano nel corso d’acqua, e li prese in giro facendogli credere che li stava contando ma arrivati all’ultimo coccodrillo si mise a ridere dicendo che non lo stava facendo davvero, così il coccodrillo si arrabbiò e la scuoiò viva ma non muore, e va a chiedere aiuto agli otto fratelli ohokuninushi. E loro le dicono di andare a sciacquarsi nell’acqua di mare. Fortunatamente incontra ohokuninushi che le consiglia di bagnarsi nell’acqua dolce e di rotolarsi su un letto di polline. Ohokuninushi “il padrone della terra\paese” decide di scappare, e si ritrova nel territorio di Susanoo e si innamora perdutamente di sua figlia Susei. Il padre fa di tutto per contrastarlo ma non ci riesce e alla fine decide di rapire la figlia, e di notte mentre dormiva gli lega i capelli ad un recinto e porta via la figlia e anche la spada. Uccide i fratelli e fonda il regno che consegna a Ninigi no Mikoto che è il nipote di Amaterasu, il primo imperatore di origini divine al quale la dea del sole regala i tre oggetti che diventeranno proprio il simbolo dell’imperatore: “spada, specchio e magatama (gemma a forma di virgola usata nei riti sciamanici)”.

II LIBRO Il secondo libro è dedicato al regno degli uomini, e narra i fatti storici avvenuti da Jinmu, pronipote di Ninigi vissuto 137 anni a Suijin primo imperatore storico del Giappone (III-IV sec). Jinmu fa un torto al paese che governa perché diventato imperatore un uomo del luogo gli propone come sposa sua figlia. Lui rifiuta il quale getta una maledizione su Jinmu: “D’ora in poi che voi imperatori possiate essere mortali”. Personaggio molto importante di questo libro è Yamato Takeru perché diventerà il modello su cui verranno coniate tante altre figure di eroi. Uccide suo fratello perché aveva disobbedito al padre, e il padre di tutta risposta punisce Yamato takeru, e inizia a mandare suo figlio a compiere una serie di imprese belliche molto pericolose. Però è molto forte e riesce a maneggiare la spada molto bene, e furbo ed intelligente, e dalle imprese torna sempre vittorioso e vivo. La prima missione era sottomettere i ribelli di kumaso, e per riuscire a sconfiggerli si traveste da donna e riesce ad entrare negli appartamenti del capo dei ribelli di kumaso lo fa ubriacare e lo uccide. Torna a casa vincente e il padre lo manda a sedare la rivolta di Izumo e qui si incontrerà con il capo Izumo Takeru al quale di nascosto preleva la spada e la scambia con una di legno, e dopo aver vinto recita

una poesia dove lo prende in giro. Successivamente lo mandò a sottomettere i nemici nelle province dell’est che sono contro di loro, ma piano piano incomincia a perdere le forze e in questa ultima missione avrà bisogno dell’aiuto di sua zia, la sacerdotessa di Ise, tempio di Amaterasu, la quale gli dona degli oggetti magici con i quali lui riuscirà a cavarsela ma alla fine morirà ucciso da un cinghiale bianco. Questo personaggio è molto importante perché il primo personaggio che unisce l’abilità del guerriero con l’abilità poetica (questo si ritrova spesso nei racconti di alcuni eroi di guerra), ed è il primo vero eroe sconfitto per questo è molto amato dai giapponesi.

III LIBRO Il terzo libro narra gli eventi successi da Nintoku fino all’imperatrice Suiko (628 d.C). Nintoku è un imperatore illuminato nel senso confuciano del termine, e si narra che questo imperatore facendo il così detto kunimi 国見 “guardare il proprio regno” gli imperatori giapponesi in tanti contesti spesso vengono raffigurati in questa azione, cioè di arrivare in un punto alto del proprio regno e guardare dall’alto il proprio paese. Questo era un sinonimo di “governare”, c’è chi governava bene e chi male, Nintoku governava bene perché nel guardare il proprio regno si accorge di una cosa, che dai comignoli non esce fumo, quindi non c’era da mangiare. E per questo da imperatore illuminato abolisce le tasse fino a quando non vedrà di nuovo dai comignoli uscire del fumo, e per questo evento ha scritto anche una poesia.

NIHONSHOKI 日本書紀 Il Nihonshoki “cronache del Giappone” è stato commissionato da Tenmu nel 681 ma presentato a corte nel 720, ed è stato compilato sotto la supervisione del principe Toneri. In realtà è un’opera identica al Kojiki, infatti il kojiki e il nihonshoki narrano di fatto quasi le stesse cose. Hanno però delle differenze: Il kojiki è scritto in cinese e in “similcinese” mentre l’altro è scritto tutto in cinese classico. Nel Kojiki di tutte le leggende narrate si ha una sola versione, nell’altro arrivano fino a 12. Il Kojiki ha solo fonti indigene l’altro anche estere. Il Kojiki ha poche date precise, mentre l’altro ha solo date precise. Il Kojiki ha come destinatario il regno giapponese che si stava creando, quindi aveva bisogno di legittimare il clan di Yamato su tutti gli altri, quindi aveva bisogno di una lingua che non fosse straniera. Mentre l’altro aveva come destinatario un pubblico internazionale perché serviva a legittimare il clan di Yamato dinanzi ad una potenza come la Cina o come la Corea, quindi essendo scritto in cinese aveva una valenza maggiore.

FUDOKI 風土記 Sono delle “gazzette” che abbiamo anche prima del Kojiki e del Nihonshoki, scritte in cinese. Sono delle gazzette locali, sono degli scribi in cui determinate zone geografiche registravano tutte le informazioni pratiche dei luoghi (quanto era alta la montagna x, quali erano i prodotti tipici ecc) una sorta di gazzetta geografica che dava non solo un misto di informazioni geografiche ma anche varie leggende legate a quel luogo. I più importanti sono Izumo fudoki e Hitachi fudoki (nomi di luoghi). Da questi fudoki apprendiamo alcune leggende famose ancora oggi. 1. Il boschetto di pini di Unai (Dà l’idea degli amanti che troveremo anche più avanti nel Genji Monogatari) Due bellissimi ragazzi del luogo s’innamorano e decidono di passare una notte insieme in un boschetto. Ma se due innamorati si fanno cogliere dalla luce dell’alba non va bene perché si diventa visibili agli occhi degli altri e si diventa oggetto di pettegolezzi, e questo doveva essere evitato. Purtroppo i due ragazzi si lasciano cogliere dalle luci dell’alba e per questo si trasformano in due pini. 2. Urashima Taro Un pescatore che pesca un’enorme tartaruga che improvvisamente si trasforma in una bellissima fanciulla. Vuoi venire con me nel regno del mare e lui la segue, e vive lì per moltissimi anni. Ma a un certo punto gli viene nostalgia di casa e vorrebbe tornare a casa. Lei lo lasciò andare lasciandogli in dono uno scrigno raccomandandogli di non aprirlo per nessun motivo. Lui ritorna a casa ma non trova più nessuno, apre lo scrigno e di colpo invecchia di 300 anni e si rende conto che quelli che gli erano sembrati pochi anni nel regno del mare in realtà erano secoli. È una storia che ha delle influenzi taoiste molto forti, perché quello scrigno era quella cosa che gli avrebbe garantito l’immortalità.

SHOTOKU TAISHI È un personaggio importante dell’epoca e fu reggente durante il regno dell’imperatrice Suiko e fu un reggente illuminato (principe ereditario). Perché introdusse varie riforme tutte improntate su modello cinese. Introdusse il sistema dei 12 gradi, per cui le varie cariche burocrat...


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