Positivismo (comte + mill) PDF

Title Positivismo (comte + mill)
Author Chiara Gianfelici
Course Comunicazione Pubblica e D'impresa
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 5
File Size 99.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 84
Total Views 134

Summary

riassunto...


Description

POSITIVISMO. Il positivismo non è un movimento omogeneo. Nasce in Francia nella prima metà dell'Ottocento grazie ad August Compte, che ne è considerato il padre. Presto si diffonde in Inghilterra e in Germania e nella seconda metà dell'800 nel resto d'Europa. In Francia presenta caratteristiche più astratte, tipiche del razionalismo cartesiano, in Inghilterra assume i tratti dell'empirismo, dell'utilitarismo e l'evoluzionismo. Tuttavia presenta un carattere comune: la celebrazione del primato della scienza considerata la base del progresso umano e della società. Molti fattori giustificano la centralità della scienza nella società ottocentesca, come lo sviluppo dell'industria capitalista, che da impulso alla ricerca scientifica e tecnologica. Non è casuale che l'epicentro del movimento positivista sia la Francia e soprattutto l'Inghilterra. POSITIVO. Nel XIX secolo la scienza costituisce il più importante fattore di crescita socio-economica. Le scoperte scientifiche trasformano il lavoro e il modo di vivere delle persone: si moltiplicano le città, si estendono le reti dei trasporti e commerci e le comunicazioni. La tecnica e la medicina compiono grandi progressi. L'ammirazione per la scienza, in Compte diventa "religione" della scienza, ed è accompagnata da uno spirito detto positivo. Positivo è ciò che è reale, effettivo, sperimentale, inoltre è ciò che è fecondo, pratico, efficace e ciò che è preciso, certo e promuove progresso e organizzazione. L'ORIGINE. Vi sono diversi motivi per cui il positivismo nasce in Francia. Questa nazione si presenta all'avanguardia dal punto di vista scientifico, a Parigi era stata fondata la Scuola politecnica e in Francia si erano affermati scienziati di grande valore. La Francia, poi, è la nazione che ha assistito all'ascesa della borghesia, classe di cui il positivismo esprime gli ideali e le aspirazioni, e è patria ideale dell'Illuminismo. Illuminismo e positivismo sono affini per quanto riguarda la fiducia nella ragione, l'esaltazione della scienza, una concezione laica della cultura e la fede nel progresso. Mentre, però, l'illuminismo era una filosofia radicalmente critica e rivoluzionaria, espressione di una borghesia impegnata nell'affermazione dei propri diritti, il positivismo è espressione della borghesia industriale e capitalistica, che ha perso ogni carica rivoluzionaria. Dunque i suoi esponenti sono spessi conservatori i politica e progressisti sul piano scientifico. COMTE. La concezione della scienza come strumento di miglioramento della società, idea centrale del positivismo, trova il suo interprete in August Comte. Egli vive in una epoca di instabilità sociale e trasformazioni politiche, che egli avverte come fenomeni distruttivi. Nessuna delle diverse prospettive filosofiche ottocentesche si ritrova in Comte, che non perde il suo ottimismo di fronte alle difficoltà sociali e politiche e confida che la scienza possa liberare la società moderna del disagio. Secondo Comte la crisi che travaglia la società europea è una crisi culturale, dovuta all’anarchia intellettuale delle posizioni irrazionaliste e delle dottrine rivoluzionarie. Per risolverla bisogna intervenire sul piano dei valori e delle idee e, quindi, del sapere e dell’organizzazione delle conoscenze. Gli studi matematici e scientifici nutrono la sua fiducia nella conoscenza scientifica per risanare i mali della società. LEGGE DEI 3 STADI. Per spiegare l’importanza della scienza nella società contemporanea, Comte attraversa le vicende dell’umanità, con l’obbiettivo di dimostrare come il cammino dello spirito umano attraversi una serie di fasi successive e segua una legge fondamentale di evoluzione, chiamata legge dei 3 stadi. In base a essa ogni branca del sapere passa per tre stadi teorici differenti: stadio teologico o fittizio, stadio metafisico o astratto, stadio scientifico o positivo. A ognuno corrisponde un tipo particolare di sapere e di metodo conoscitivo, che si esclude a vicenda.

Il primo stadio costituisce il punto di partenza dell’intelligenza umana, il terzo il punto d’arrivo. Nello stadio teologico lo spirito umano manifesta una spontanea predilezione per le questioni più insolubili, puntando su oggetti inaccessibili all’uomo. Si volge a ricercare cause finali e ultime dei fenomeni in agenti soprannaturali. Si articola a sua volta in 3 fasi:



Feticismo: attribuire una vita propria a varie entità, considerandole superiori.



Politeismo: credere in misteriosi esseri invisibili, il cui intervento è considerato la causa dei fenomeni naturali e umani.



Monoteismo: dell’immaginazione.

l’uomo

riconosce

un

solo

Dio,

restringendo

il

campo

Il momento metafisico è una semplice variazione del precedente, in quanto lo spirito umano tenta di spiegare l’intima natura dei fenomeni, attraverso concetti astratti, essenze, astrazioni personificate. La metafisica non è altro che una teologia privata delle sue pretese religiose e presentimento dello stadio positivo, grazie all’importanza del ragionamento critico. Nello stadio positivo, lo spirito umano riconosce che non è possibile trovare spiegazioni generali sull’origine e la finalità dell’universo e rinuncia a cercare le cause dei fenomeni. L’uomo smette di farsi domande alle quali non può rispondere e si prefigge il compito di conoscere le leggi effettive dei fenomeni analizzati, cioè le loro relazioni invariabili di successione e somiglianza. Comte la definisce come la fase in cui l’intelligenza umana ha raggiunto la piena maturità, dirigendosi allo studio scientifico dei fatti, mediante osservazione e ragionamento. A ogni stadio Comte fa corrispondere una particolare organizzazione politico-sociale: al teologico la monarchia teocratica e militare; al metafisico la sovranità popolare, al positivo la società industriale. La legge dei tre stadi trova conferma anche nella storia del singolo. Ogni uomo è teologo nell’infanzia, metafisico nella giovinezza e fisico nell’età adulta. Lo sbaglio da evitare è considerare il passato solo come fonte di errori, il sistema teologico e metafisico sono state le risposte più adeguate che l’uomo ha potuto dare in quell’epoca alle esigenze conoscitive. La conoscenza è sempre frutto del periodo storico. SOCIOLOGIA. La filosofia comtiana si configura come una filosofia politica,a assegna il compito della riorganizzazione alla scienza, in particolare la sociologia. Comte non conferisce alla scienza solo una funzione conoscitiva, ma anche pratica: stabilire il dominio dell’uomo sulla realtà attraverso la scoperta delle sue leggi. E’ soltanto la conoscenza delle leggi dei fenomeni che consente una previsione di quest’ultimi per modificarli a nostro vantaggio. Con la sociologia l’uomo può ottenere il controllo della realtà umana. Una sociologia positiva deve studiare i fatti sociali e formulare le leggi generali del loro funzionamento, per prevederle e orientare le azioni umane. Per Comte la sociologia si divide in due sezioni:



statica sociale, che si fonda sull’idea dell’ordine del corpo sociale. Si occupa degli aspetti permanenti della struttura della società, le istituzioni sociali in un determinato periodo storico.



dinamica sociale, si occupa delle trasformazioni della società, dell’evoluzione sociale e si basa sul concetto di progresso, dell’umanità, in base al quale ogni stadio consecutivo è risultato del precedente.

Il progresso è una nozione essenziale per il positivismo, che implica l’idea del perfezionamento incessante dell’umanità. Il movimento conclusivo dell’evoluzione sociale è lo stadio positivo, in cui si ripristina la condizione di equilibrio, fondata sulla conoscenza scientifica dei fenomeni, che caratterizza lo stadio teologico. A tale stadio equivale la sociocrazia, basta sulla sociologia e sulla filosofia positiva, a carattere assolutistico, poiché le idee di libertà individuale sono fonte di

disordine. CULTO DELLA SCIENZA. Comte giunge a una sorta di divinizzazione della scienza, trasformando la filosofia positiva in una religione positiva. Questa radicalizzazione del suo pensiero, porta alla teorizzazione del raggiungimento dello stadio positivo da parte dell’umanità e implica una chiusura della storia in se stessa. I dogmi, norme etiche e riti religiosi sono tradotti nel linguaggio della nuova società scientifica e del nuovo sapere. Comte somma una chiesa di cui si proclama sommo pontefice. Viene operata una trasformazione di tutti i concetti e strutture della religione sulla base della nuova prospettiva scientista. MILL. In Inghilterra incontriamo la figura di John Stuart Mill, filosofo positivista e economista inglese, personalità significativa per il suo contributo allo sviluppo della logica, dell’etica e degli ideali liberali. Mill nasce a Londra nel 1806, figlio del filosofo James Mill. Da piccolo impara il greco, il latino, la geometria, l’algebra e il calcolo e la matematica, legge Platone e Aristotele e i classici antichi e moderni. L’incontro con Jeremy Bentham lo porta a scoprire il principio della “massima felicità per il maggior numero di persone”. Egli interviene attivamente nella discussione politica dei primi anni dell’800, movimentata dai socialisti seguaci di Owen, promotore di riforme sociali. Mill avverte la necessità di aprirsi alle istanze di una maggiore giustizia sociale. Cade, dunque, in depressione in quanto riconosce di aver inseguitoun ideale di vita troppo individualistico e di esserne rimasto deluso. Conclude che siamo veramente felici solo se non ci preoccupiamo della nostra felicità individuale, ma ci poniamo obbiettivi come la soddisfazione degli altri e il progresso dell’umanità. In questa autocritica del giovane John Stuart si deve ravvisare il distacco dalle idee dispotiche del padre. Qualche anno dopo incontra Harriet Taylor, moglie di John Taylor, che diventa la ispiratrice delle sue idee sull’emancipazione femminile. Mill scopre i sentimenti e ne fa un cardine del proprio credo etico, filosofico e civile, riconoscendo che possono costituire un’importantissima fonte di felicità individuale e sociale. IL METODO INDUTTIVO. Il presupposto fondamentale della filosofia di Mill è il principio positivistico secondo cui l’orizzonte possibile per la conoscenza umana è quello delimitato dall’esperienza fattuale: la scienza deve occuparsi dei fatti e leggi che ne regolano il comportamento. Mill cerca di comprendere quali siano gli elementi ultimi della conoscenza, individuati nelle sensazioni e percezioni. Per Mill il sapere scientifico si fonda su osservazioni particolari e inferenze induttive. L’induzione, il procedimento che da fenomeni particolari inferisce leggi generali, è il processo fondamentale del sapere. I procedimenti deduttivi di cui si servono matematica e logica, muovo da premesse che sono generalizzazioni di esperienze particolari. Per Mill l’induzione che operiamo a partire dall’esperienza è garantita dall’uniformità dell’ordine naturale. E’ l’esperienza che attesta che un fatto, date le stesse condizioni e circostanze, si verificherà ancora con le stesse modalità. A un determinato fenomeno ne segue un altro secondo una connessione causale. Il riconoscimento della regolarità delle leggi della natura implica la possibilità di prevedere eventi futuri in base a quelli passati e quindi fonda la scienza, volta raggiungere la prevedibilità dei fenomeni. Esiste il sospetto che la legge dell’uniformità contempli delle eccezioni; Mill ammette che la nostra conoscenza, sicura perché fondata sull’esperienza, è soltanto probabile. Mill, poi, esclude che il principio dell’uniformità della natura possa essere giustificato a priori, a prescindere dall’esperienza, riconoscendo che si basa su generalizzazioni precedenti. Il principio dell’uniformità della natura è esso stesso il frutto di un’induzione, nascendo dall’osservazione di fenomeni ricorrenti, e viene assunto come base per ogni ulteriore induzione. LE SCIENZE DELL’UOMO. Il ragionamento estende il principio della prevedibilità degli eventi futuri alle azioni umane. Se è vero che l’esperienza attesta l’uniformità dei fatti e la regolarità dei fenomeni naturali è altrettanto vero che un’analoga regolarità esiste nell’ambito dei fenomeni umani, in cui è possibile

determinare correlazioni causali che consentono previsioni “probabili” e che obbediscono a delle leggi. Mill afferma che conoscendo il carattere e le circostanze in cui vive un individuo, si può determinare la sua condotta futura. Ciò non significa che Mill operi una riduzione deterministica delle azioni umane, negando il libero arbitrio. Egli crede in una posizione intermedia tra riconoscimento della necessità dei comportamenti e la loro assoluta incondizionatezza. L’uomo, soggetto al principio di causalità, conserva la possibilità di alterare e educare il proprio carattere, incidendo sui condizionamenti ambientali. La scienza che si occupa della previsione delle azioni individuali è la psicologia, mentre quella che si occupa della previsione degli eventi sociali futuri è la sociologia. Mill riprende il concetto di progresso di Comte, come criterio dell’evoluzione della società, legge da determinare per comprendere la serie degli eventi futuri e orientarne il corso, con un’opera di educazione e formazione. La prevedibilità delle azioni umane si basa sul presupposto secondo cui gli uomini hanno una natura comune che risponde agli stimoli e alle situazioni secondo leggi relativamente costanti. Le leggi per Mill non sono assolutizzabili e dogmatizzabili. Il sapere è fondato sull’esperienza particolare, quindi è provvisorio e imperfetto. Non esiste un sapere assoluto, in nessuno dei due campi. L’ETICA UTILITARISTICA. Mill accoglie l’idea di Bentham secondo cui la morale debba fondarsi su un principio oggettivo, per giudicare se un’azione sia giusta o sbagliata, e lo individua nel principio di utilità , secondo cui un’azione è giusta se tende a produrre la massima felicità per il maggior numero di persone. Identifica la felicità con il piacere. Mill insiste in particolare sulla necessità di una determinazione qualitativa dei piaceri, per garantire la superiorità dei piaceri morali rispetto a quelli sensibili. Ne consegue che vi siano alcuni piaceri altamente desiderabili, indipendentemente dal dolore che provocano, perché un piacere si caratterizza per la qualità e non la quantità. L’utilitarismo è un’etica delle conseguenze, più che delle intenzioni. Un uomo nel compiere un’azione non si deve chiedere qual è il motivo, bensì quali saranno gli effetti per gli altri, prevederne gli esiti. Ne deriva che pur avendo buone intenzioni non si agisce in modo etico, se non si tiene conto del margine di utilità del proprio comportamento. L’utilitarismo insegna che la bontà di un’azione deve essere distinta da quella del soggetto che la compie. L’edonismo diventa altruismo. Per Mill il piacere di un individuo è associato a quello degli altri. LA CONCEZIONE ECONOMICA E POLITICA. La prospettiva etica di Mill è strettamente connessa alle sue convinzioni economiche e politiche, sostenitore di un liberismo radicale e fautore di riforme sociali ispirate al principio utilitaristico. Per Mill l’ordine economico non è immutabile e necessario, ma deve essere migliorato. Egli distingue tra “leggi della produzione”, che obbediscono a un principio di necessità naturale, e “leggi della distribuzione”, che dipendono dalla volontà umana e possono essere modificate promuovendo una più equa ripartizione di beni e ricchezze. Sull’onda della solidarietà sociale, è a favore della parificazione sociale dei sessi, della partecipazione dei lavoratori nell’impresa e della fondazione di cooperative di produzione. Apparentemente vicino al socialismo, il riconoscimento di Mill del valore intangibile della libertà fa di lui un oppositore, in quanto volto alla valorizzazione dell’individuo e alla difesa degli spazi di libertà. INDIVIDUO E AUTONOMIA. La libertà non è tanto intesa in senso morale, come libera autodeterminazione del soggetto, quanto quella civile e politica, quindi in relazione ai diritti del cittadino, riguardo l’espressione del pensiero e le azioni. Il saggio Sulla libertà indaga l’ambito del potere pubblico rispetto all’individuo e alla sua libertà d’azione. Mill riconosce allo Stato, espressione della maggioranza, il potere di fare le leggi e dettare le norme del vivere civile, ma non deve divenire una dittatura sulla minoranza. Esiste un diritto inviolabile alla libertà che spetta all’individuo e che nessuna autorità statale può reprimere o limitare. Mill intende definire alcune norme essenziali tese a salvaguardare la libertà individuale e il diritto alla diversità del singolo, in una società democratica che tende all’omologazione. Per Mill la verità non coincide con l’opinione dominante, quindi l’individuo deve essere protetto dal dispotismo dello Stato e dal conformismo di massa.

LIBERTA’ D’OPINIONE E ESPRESSIONE. Se tutti gli uomini meno uno avessero un’opinione, non avrebbero comunque diritto di mettere a tacere quell’unica persona. Impedire a un individuo di esprimere la propria opinione è un crimine grave, poiché commette un’ingiustizia contro l’individuo e deruba l’umanità di un contributo importante, se quell’opinione fosse giusta ma anche se fosse sbagliata, poiché chiarisce la verità nell’errore. In generale l’uomo ha fiducia nella verità delle opinioni sostenute dalla maggioranza, nonostante vi siano popoli abbiamo idee opposte. Per Mill tutte le opinione debbono essere espresse, per trovare la verità attraverso il confronto. L’esperienza e la pratica della discussione sono elementi indispensabili per la conquista della verità, le opinioni sbagliate cederanno il passo. La natura stessa dell’intelletto è tesa a mantenere vivo il dibattito, per formare le proprie nozioni raffrontando le varie prospettive. L’imposizione di un’opinione, anche corretta, è contraria alla natura dialogica della conoscenza....


Similar Free PDFs