Riassunto del libro La ‘ndrangheta al nord, Buccinasco PDF

Title Riassunto del libro La ‘ndrangheta al nord, Buccinasco
Author Martina Anfosso
Course Sociologia della criminalità organizzata
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

Riassunto esaustivo e dettagliato del libro per l'esame di Sociologia della criminalità organizzata....


Description

La ‘ndrangheta al nord, Buccinasco Prefazione Il testo prova ad analizzare il fenomeno della ‘ndrangheta al nord Italia. La zona che viene presa in esame è un’area del Sud di Milano, comprendente: a. Buccinasco; b. Corsico; c. Rozzano; d. Cesano Boscone; e. Trezzano sul Naviglio. L’opera prova a capire le cause che hanno permesso alla ‘ndrangheta di proliferare in concomitanza del boom economico vissuto a Milano: Buccinasco rappresenta un caso esemplare per rappresentatività e specificità. Il caso specifico è dovuto al fatto che il paese ha fatto “da culla” ai clan – ‘ndrine – per poi crescere insieme a loro. Buccinasco e Corsico sono stati: a. Epicentri della stagione dei sequestri negli anni Settanta; b. Fortino strategico dello spaccio di stupefacenti negli anni Ottanta; c. Roccaforte del boss Antonio Papalia, considerato il più potente in Lombardia; d. Capitale del monopolio del cemento.

Capitolo I Il sistema ‘ndrangheta viene descritto come un esercito brulicante e operoso. La parola ‘ndrangheta compare negli anni Sessanta: fino ad allora, il fenomeno veniva assimilato alla mafia, considerata di rango superiore. L’articolo 416 bis del codice penale viene varato nel 1982 dopo l’assassinio Dalla Chiesa: quest’articolo introduce il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Anche qui la ‘ndrangheta non viene ancora nominata, confermando la teoria che veniva – di fatto – considerata solo un’appendice di altre organizzazioni: essa verrà inserita nel codice penale a partire dal 2010. La ‘ndrangheta, prima del nord Italia, era arrivata – attraverso la copertura della migrazione: 1. Toronto, colonizzata da Siderno Il caso canadese ha luogo negli anni Trenta e le caratteristiche della colonizzazione sono: a. Movimento migratorio da un solo paese calabrese – o da paesi tra loro confinanti; b. I richiami erano di natura parentale o amicale; c. Mimetismo, violenza, omertà. Ebbe grande rilievo anche la protezione accordata dalla mafia americana da due boss corregionali: Costello e Anastasia. 2.

Australia, colonizzata da San Luca Il caso australiano fu rilevante per lo spaccio di stupefacenti e, anche in questo caso, il mimetismo promosso da abbondanti flussi migratori, permise ai membri delle famiglie di passare inosservati e insediarsi nel nuovo territorio.

I dati di mentalità funzionali alla penetrazione della ‘ndrangheta sono: a. Clientelismo; b. Corruzione; c. Egoismo sociale; d. Anarchismo; e. Conformismo; f. Pigrizia culturale. I modelli di colonizzazione utili per descrivere il modello della ‘ndrangheta sono:  Gemmazione Questo modello risale ai fenici e ai greci: consiste nella creazione di città – o porti – al fine di sviluppare traffici o un’influenza in funzione di appoggio. Questi luoghi, dunque, rimangono sempre al servizio della madrepatria. Nel modello calabrese, le colonie non si sviluppano sulle coste come avviene normalmente: la causa è il confino di polizia e la massiccia presenza migratoria di calabresi nelle regioni industrializzate del nord Italia. 

Cooptazione Questo modello fa riferimento a quello utilizzato dalla monarchia inglese: non esclude l’esercizio della violenza e nemmeno i rapporti di assoggettamento. In questo caso, vi è l’inserimento stabile di un paese – o una regione – in una sfera di influenza economica e politica.



Gemmazione + Cooptazione Questo sistema è l’esempio di Buccinasco. In questo caso: 1. Un primo stadio prevede la Gemmazione, ovvero si accumulano risorse sufficienti per: a. Legittimazione sociale; b. Legittimazione economica. 2. Il secondo stadio prevede la Cooptazione, ovvero si pratica concretamente la sfera d’influenza. La congiunzione dei due modelli sfocia, secondo Weber, in un idealtipico imperialismo romano: si punta alla sconfitta dello Stato dall’interno per insediarne uno proprio. I clan, così: a. Forgiano un sistema di segni e linguaggio; b. Ridefiniscono gerarchie, costumi civili e simbologie religiose.



Colonizzazione Questo rappresenta un agente di mutamento culturale universale. La spinta a colonizzare in modo scientifico è una caratteristica propria della ‘ndrangheta: qui, la spartizione dei territori avviene il modo rigoroso, in quanto vi è una corrispondenza biunivoca tra l’area colonizzata e il paese di provenienza della Calabria.

Una caratteristica particolare del colonialismo calabrese è la sua natura rovesciata: infatti, il dislivello tra colonizzatori e colonizzati è invertito rispetto alla normalità. In questo caso, il colonizzato è più forte del colonizzatore, in quanto proviene da una società moderna; il secondo, invece, proviene da una società arcaica con un’economia agropastorale. Questo crea un paradosso sociologico.

Capitolo II La ‘ndrangheta approfitta di una logica parassitaria del flusso migratorio calabrese. I movimenti migratori hanno assolto a quattro funzioni di servizio in favore delle associazioni criminali: 1. Di schermo: mimetismo sociale; 2. Bacino di reclutamento: sul mercato viene immessa la manodopera non qualificata e utile ai clan; 3. Ambito sperimentazione: pratiche di controllo sociale attraverso: a. Favore; b. Raccomandazione; c. Mediazione; d. Protezione. 4. Mediazione culturale: compatte all’interno, ma si aprivano verso l’esterno. La migrazione meridionale, anche se in contrapposizione con quanto descritto, presentava anche caratteri di modernità culturale: Infatti: a. Gli operai-massa della catena di montaggio diventarono parte attiva dei sindacati; b. Un ruolo di pari importanza lo rivestono i giovani e i laureati, alla ricerca di lavoro in Lombardia. In sintesi, le organizzazioni mafiose nel milanese obbedirono a due ragioni: 1. Necessità, a partire dalla metà degli anni Sessanta; 2. Opportunità, la quale trionferà negli anni Settanta. L’incontro tra Buccinasco e Platì è riconducibile a due precisi criteri legati a quel momento storico: 1. Caleidoscopio in ebollizione: Milano e la Lombardia durante il boom economico; 2. La Calabria si svuota dei propri abitanti a causa di: a. Disoccupazione; b. Fenomeni naturali quali l’alluvione 51. In questo contesto, l’impatto demografico del nord Italia è molto forte: si sviluppano, così, le Coree , ovvero dei raggruppamenti disordinati – e spontanei – di abitazioni quasi sempre autocostruite e dalle precarie condizioni igieniche e di sicurezza. Queste sorgono ai bordi della grande città e sono il segnale della straordinarietà di quanto accade nella società lombarda. Tutto questo portò, però, ad uno sconvolgimento socioeconomico e demografico: i comuni interessati, infatti, non erano preparati per l’accoglienza e per l’integrazione sociale. Quest’ultima, inizialmente, è stata garantita dai sindacati e dalle comunità regionali presenti. Un discorso diverso, però, riguarda i comuni di Corsico e Buccinasco: non essendo ancora altamente industrializzati, erano praticamente sprovvisti del ruolo di socializzazione svolto dal sindacato della fabbrica. Buccinasco, inoltre, presentava anche: a. Popolazione agricola, caratteristica in comune con Platì; b. Sistema di trasporti poco sviluppato. Queste sono le caratteristiche “ideali” per la conclave sociale.

Nel 1956 lo Stato riporta in auge l’istituto del soggiorno obbligato utilizzato durante il fascismo, al fine di condannare i mafiosi. Tuttavia, questo presentava comunque dei difetti, in quanto la firma ogni due giorni presso una caserma o il rientro periodico nel proprio paese, non limitavano comunque l’azione dei boss. Inoltre, essi potevano ricevere visite. Il soggiorno obbligato era pensato, in particolare, per colpire i mafiosi sotto due aspetti: 1. Prestigio: si pensava che la gente avrebbe messo in discussione l’autorità del malvivente osservando l’azione della polizia; 2. Lontananza: si pensava che la lontananza dalla propria terra li mettesse in condizioni di non nuocere, in quanto: a. Facilmente controllato; b. Circondato da ostilità ambientale. Tuttavia, con il soggiorno obbligato, aumentarono le possibilità di arricchimento dei clan, in quanto: a. Le opportunità di guadagno e potere rimangono intatte nella terra d’origine; b. Si aprono nuove opportunità di guadagno e potere nelle ricche regioni del nord. I nuovi insediamenti vennero suddivisi rigorosamente in zone di pertinenza. Rispetto alla tradizione, in Lombardia le diverse organizzazioni criminali convivevano senza farsi la guerra: nasce, così, la quarta regione di mafia. Ad ogni modo, il primo salto di qualità avviene con l’inizio della stagione dei sequestri, un importante strumento di arricchimento per i clan dai primi anni Settanta fino ai primi anni Ottanta: questo permise l’arricchimento con processi di accumulazione primitiva. I casi in Lombardia furono 158. Fu l’inizio dell’aggressione alla società civile con mafia e ‘ndrangheta schierati contro lo Stato. La stagione dei sequestri, tuttavia, venne messe poi in secondo piano perché – in contemporanea – l’opinione pubblica era concentrata sul terrorismo rosso. Questa fu, però, una scelta strategica: infatti, si fece vivo tra le organizzazioni che un reato così brutale potesse avere un ritorno negativo in vista del nuovo business, lo spaccio di stupefacenti. Il centro del successo della ‘ndrangheta era l’informazione: i clan sapevano chi fossero gli imprenditori e i professionisti in grado di pagare le cifre richieste. Inoltre, il pentito Salvatore Morabito, svelò che le associazioni criminali erano in grado di sapere se una famiglia avesse stipulato un’assicurazione in caso di necessità.

Capitolo III Parlando di Buccinasco e Platì, possiamo riconoscerle come: a. Platì la madrepatria; b. Buccinasco colonia di Platì. In questo capitolo, verrà trattata una ricerca empirica che ha inizio a Platì e che intende comprendere le strutture sociali di origine delle famiglie calabresi emigrate al nord. Gli strumenti utilizzati sono: a. Ricerca sul campo; b. Testimonianze. Il tutto comincia con una descrizione topografica di San Luca e Platì, la madrepatria di Buccinasco. Viene raccontato il caso della proprietà della montagna di Alati – dove 49 membri dei Barbaro la possedevano – e del ritrovamento di cunicoli sotterranei. Nel 1980 il Tribunale di Gerace condanna di primo grado nove persone per associazione di malfattori: fu la prima sentenza in cui il tribunale sosteneva che i delinquenti locali non agissero per vie autonome ma in gruppi organizzati. Tuttavia, la corte d’appello assolse tutti gli imputati per mancanza di prove o testimoni. Nei primi decenni del Novecento, i gruppi criminali locali guadagnarono potere. Si diffuse, così, il mito della ‘ndrangheta come associazione dai fini leciti: una società di mutuo soccorso, preoccupata di favorire la ricerca di lavoro dei suoi membri. Nel periodo fascista, iniziarono ad essere una nuova classe dirigente. Progressivamente, coloro che avevano accumulato potere con mezzi illeciti riuscirono ad acquistare ruoli di natura politica e istituzionale, consolidando la loro egemonia sul territorio. Il potere occulto e creato dalla violenza conquistò progressivamente il potere ufficiale e finanziario. A partire dagli anni Venti, si distinse nella lotta alla criminalità organizzata il maresciallo dei carabinieri Giuseppe Delfino. Egli fu nominato per la sua capacità di mimetizzarsi fra contadini e delinquenti: infatti, aveva l’abitudine di travestirsi da pastore per seguire di persona i latitati e individuarne i nascondigli. Nel 1927, Delfino riuscì a portare a termine un’operazione epocale: l’arresto, presso il Santuario della Madonna di Polsi, di oltre trenta esponenti della ‘ndrangheta. Nel 1929, invece, aiutò nell’arresto di 76 malviventi, sempre di Platì, ma solo a 13 di questi vennero confermate le pene.

Delfino divenne una sorta di “mito”, ma rifiutò di iscriversi al partito fascista, così gli venne negata la promozione a maresciallo maggiore. Nel secondo dopoguerra, la sua vita non era diversa dal secolo precedente. Il modello di riferimento, infatti, era quello primitivo rurale e l’economia era basata su: a. Pastorizia; b. Attività agricola. Inoltre, la storia di Platì è scandita da alluvioni e da un’elevata tendenza migratoria. Le mete del dopoguerra furono: 1. Nord Italia; 2. Australia, entrata nell’immaginario calabrese come “albero della cuccagna”. Due personaggi furono rilevanti: 1. Antonio Papalia; 2. Domenico Barbaro*, detto l’australiano. Tra gli anni Sessanta e Settanta furono molti i “platioti” legati alla ‘ndrangheta che trascorsero brevi o lunghi soggiorni in Australia, per lo più con l’intento di inserirsi nel traffico di stupefacenti: l’Australia meridionale, infatti, si prestava molto bene alla coltivazione della cannabis. La comunità platiota si insediò principalmente a: a. Griffith, un paese vicino a Canberra: secondo le risultanze dei lavoratori della commissione di Woodward, le famiglie platiote – denominate “ Il Gruppo” – detenevano il predominio nella zona di Griffith: I. Destabilizzando l’economia locale; II. Intessendo rapporti con uomini politici australiani corrotti. b. Sydney; c. Adelaide; d. Harwey. *Parlando della famiglia Barbaro, distinguiamo principalmente due gruppi: 1. I Barbaro, guidato da Antonio; 2. I Barbaro Castani, guidato da Francesco. Vi è, però, anche un terzo ceppo, quello de I Pillari, guidati da Domenico Barbaro. Nel 1981, la Procura di Locri arresta i principali esponenti delle famiglie platiote. Tra queste, troviamo: a. Barbaro; b. Papalia; c. Perre; d. Trimboli; e. Sergi; f. Zappia; g. Agresta; h. Musicano. Molti di questi risiedevano nel milanese e furono incriminati per reati commessi in trasferta. La Procura di Locri parla di strutture capillari complesse con colonie specializzate. Tra queste, troviamo: a. Buccinasco: base dei sequestri di persona; b. Australia: riciclo di soldi sporchi e commercio di stupefacenti. Platì si presenta come una realtà diversa da tante altre. Ciò che conferisce ai cittadini una forte autonomia identitaria sono: a. Un dialetto e un insieme di regole; b. Particolari modi di pensare e di agire; c. La famiglia. Quest’ultima è il tratto distintivo per eccellenza, elemento che maggiormente definisce un individuo. La famiglia è la matrice che: a. Permette la riproduzione del sistema valoriate; b. Assicura la stabilità dell’ordine interno. Il tutto, lo fa attraverso tre strategie: 1. Di carattere formativo e linguistico Questa consiste nella trasmissione del codice culturale mafioso: la donna si fa carico della formazione dei figli secondo principi ‘ndranghetisti. 2. Massimizzazione della discendenza Questa è la tendenza ad assicurarsi una prole numerosa e possibilmente maschile: molti figli, infatti, significano maggiore potere. 3. Endogamia di ceto Con questa si intende la pratica di stringere matrimonio incrociati, con lo scopo di assicurare la persistenza della struttura familiare. Essa, in questo modo: a. Si allarga; b. Si rafforza; c. Si alimenta di continuo.

Capitolo IV Il pentito Saverio Morabito, collaboratore di giustizia, fu arrestato nei primi anni Novanta dopo l’operazione “Nord-Sud”, portata a termine dal magistrato Alberto Nobili. Egli è nato a Platì e ha vissuto fin da piccolo a Buccinasco, dove si era trasferito con la famiglia negli anni Cinquanta. Saverio racconta com’era – negli anni Cinquanta – Buccinasco: 1. Negli anni Cinquanta Buccinasco è arretrata rispetto ad altre zone milanesi: si vive di allevamento, una condizione simile a quella di Platì; 2. La città inizia a crescere solamente a partire dalla metà degli anni Sessanta, data che coincide con la costruzione della tangenziale. Questa tagliò il territorio in due: I. Una parte diventa la Buccinasco industriale; II. L’altra parte rimane isolata e mantenne la sua natura rurale. 3. A partire dagli anni Sessanta, inoltre, la popolazione raddoppia con un radicale mutamento di identità del comune agricolo: inizia l’era del gruppo platiota. Buccinasco era perfetta per l’insediamento della colonia per tre motivi: 1. Economico: la terra andava posseduta e in campagna costava meno. I terreni di cui si parla erano vicini a Milano e potevano diventare un investimento importante in un’ottica futura; 2. Strategico: la campagna proteggeva, dunque si presentava come uno spazio ideale per gestire certi tipi di relazioni; 3. Identitario: ricorda la madrepatria e permette la costruzione – e mantenimento – dell’identità attraverso la condivisione di momenti rurali. Nasce, quindi, la comunità platiota a Buccinasco, processo lento e graduale. Sempre Morabito, spiega che l’apprendistato dei giovani calabresi passa attraverso tre frasi: 1. Carcere: qui si allarga la rete di conoscenze e relazioni criminali. 2. Collaborazioni con siciliani; 3. Rapine nei supermercati: il meccanismo attuato in questo contesto fu un ottimo praticantato per sperimentare gli schemi organizzativi e persuasivi applicati dagli stessi rapinatori nei sequestri di persona. A Corsico e Buccinasco, quindi, si erano costruite le condizioni perché decollasse una forma di criminalità endogena, ma al tempo stesso dotata di una forte identità culturale esterna. Il vero salto di qualità, ovvero il passaggio da una forma embrionale di colonia a una struttura criminale organica alla ‘ndrangheta calabrese, avvenne quando da Platì iniziarono ad arrivare nuove risorse umane.

Capitolo V Nel periodo che va da metà degli anni Settanta fino alla fine degli anni Ottanta, ci fu – in Italia – una sequenza impressionante di rapimenti a scopo di estorsione. I sequestri furono una tappa fondamentale nel processo della crescita della colonia, sotto due profili: 1. Economico; 2. Organizzativo e relazionale. I calabresi avevano concepito un modo efficiente di organizzare e attuare i sequestri, che lo stesso Morabito ha definito la strategia della suddivisone in cellule: 1. Il sequestro di persona veniva pianificato da un gruppo criminale centrale e “subappaltava” la gestione della fasi successive ad altri gruppi, ciascuno dei quali aveva un referente che manteneva i contatti esclusivamente con il nucleo centrale; 2. Il gruppo centrale individuava il soggetto da sequestrare, mentre delegava ad altri gruppi: a. La fase operativa del rapimento; b. La fase della custodia; c. Il trasferimento; d. La gestione delle trattative. Coordinava il lavoro, quindi, secondo un modello a stella. Questa strategia, in realtà, ricalcava l’esigenza più ampia di ogni organizzazione criminale di stampo mafioso: quella di limitare la circolazione di informazioni. Inoltre, si integrava con una strategia complementare, volta a soddisfare altre esigenze dell’organizzazione: da qui, la forma di compartecipazione codificata nella pratica dell’invito al sequestro. L’invito presentava quattro funzioni extra economiche: 1. Conferma e consolidamento di lealtà familiari: queste erano aspetti fondamentali nella struttura di governo della ‘ndrangheta; 2. Promozione di alleanze sociali: un invito di matrice “territoriale” veniva rivolto a coloro che – storicamente – occupavano la zona in cui si andava a operare. In questo modo, si evitava l’insorgere di contrasti;

3. 4.

Apprendimento di competenze: si richiedeva che un soggetto specifico avesse sviluppato delle competenze in quel campo; Acquisizione di crediti criminali: la partecipazione a un rapimento poteva costituire un mezzo con il quale acquisire crediti nel network criminale.

Sono trenta i calabresi che presero parte ai rapimenti, ma la cosa più rilevante fu che iniziarono ad avere rilevanza quelli che sarebbero diventati i capi della futura ‘ndrangheta: Sergi e Papalia. Negli anni Ottanta il traffico di stupefacenti divenne la principale attività illecita dei platioti. Esso necessitava di: a. Struttura imprenditoriale; b. Sistema organizzativo stabile. E’ così che si formano – progressivamente – i due gruppi sopra citati, che avevano come punto di ritrovo: a. Bar: al “Bar Trevi” si trovò la compravendita delle prime corpose partite di eroina, che successivamente invasero il mercato lombardo. Qui, inoltre, furono organizzati furti e omicidi; b. Autosaloni. Si può dire, dunque, che la colonia operò in risposta a tre esigenze: 1. Tutelare la sua integrità Questa consiste nel difendersi come gruppo ed è fondamentale soprattutto durante la fase del radicamento su un territorio “alieno”: l’esigenza di protegg...


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