Riassunto - del libro \"La scuola nei programmi della scuola primaria dall\'Unità ad Oggi\" di G. Goretti - Civiltà del mondo antico PDF

Title Riassunto - del libro \"La scuola nei programmi della scuola primaria dall\'Unità ad Oggi\" di G. Goretti - Civiltà del mondo antico
Author Alice Farina
Course Civiltà del mondo antico
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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LA SCUOLA NEI PROGRAMMI DELLA SCUOLA PRIMARIA DALL’UNITA’ AD OGGI La storia nei programmi didattici dalla legge Casati al fascismo 1. Gli anni della Destra storica All’indomani della promulgazione della legge Casati (1859) furono variati dal ministro della Pubblica Istruzione i nuovi programmi didattici per la scuola primaria e secondaria. Nelle scuole elementari, l’insegnamento della storia era limitato ai “fatti più notevoli della storia nazionale” e risultava presente solo nella quarta e ultima classe. Esso era introdotto nell’ambito della sezione “Lettura”, che comprendeva i “doveri dell’uomo e del cittadino soprattutto in relazione con lo Statuto fondamentale del Regno”, lo studio degli “Stati principali dell’Europa e loro metropoli” e una “breve descrizione dell’Italia”. Il motivo di questa scelta era precisato nella Istruzione ai maestri delle Scuole primarie sul modo di svolgere i programmi approvati con R-D. 15 settembre 1860, redatta dall’ispettore generale Angelo Fava. L’Istruzione redatta da Fava identificava chiaramente la “storia nazionale” con la storia dei sovrani sabaudi, specie laddove precisava che l’insegnamento storico avrebbe dovuto contribuire a fornire i fanciulli “una prima idea della storia nazionale”. L’allora Ministro della Pubblica Istruzione aveva additato agli insegnanti l’utilità degli “esempi tratti dalla storia nazionale”, ciò attesta l’importanza attribuita all’insegnamento della storia patria nelle scuole elementari, ai fini della formazione civile e della promozione del sentimento nazionale delle nuove generazione. Nelle prescrizioni formulate da Fava e nelle indicazioni relative ai contenuti e alle finalità dell’insegnamento della storia patria proposte dai programmi del 1860, si coglie l’impronta moderata e sabauda che animava gli uomini della Destra storica e una visione parziale delle difficoltà e degli ostacoli con i quali l’ambizioso progetto di una nazionalizzazione delle popolazioni della penisola attraversi la scuola si sarebbe trovato a fare i conti. All’indomani dell’estensione della legge Casati su tutta la penisola, le gravi difficoltà incontrate dall’istruzione primaria e popolare nelle regioni centro-meridionali e insulari erano destinate a riproporre con maggiore forza l’esigenza di ridurre all’essenziale i piani di studi del corso elementare. Ma il problema della scarsa rilevanza assunta dalla storia patria era dovuta anche dal fatto che o maestri reclutati all’indomani dell’unificazione non avevano frequentato un corso magistrale, quindi non avevano le basi per competenze didattiche e metodologiche. C’era anche un altro fattore importante, la presenza di ecclesiastici tar le file dei maestri. 2. Dall’avvento al potere della Sinistra di Depretis all’età crispina La classe liberale ha avvertito l’esigenza di rimuovere le cause che contribuivano a rendere tale l’insegnamento trascurato. Primo sforzo e quello di fornire ai futuri maestri una formazione storica con particolare riferimento alla storia italiana, promuovendo inoltre specifiche iniziative per gli insegnanti già in servizio. Quest’opera di riordinamento fu avviata tra il 1867 e il 1883 dai ministri della pubblica istruzione Coppino, De Sanctis, Baccelli sulla scia di Michele Coppino il quale nel 1867 aveva introdotto lo studio della storia d’Italia nel primo biennio della scuola normale. Francesco De Sanctis stabiliva nel 1880 che nelle scuole normali maschili e femminili si sarebbe dovuta approfondire la storia nazionale con particolare riferimento ai fatti e ai personaggi dell’epopea risorgimentale. All’origine di tale scelta si poneva la convinzione che la storia del Risorgimento fosse la più indicata per formare tutti i maestri, anche quelli che abbandonavano le scuole normali dopo il secondo anno per andare a insegnare nelle elementari e che quindi finivano per ignorare proprio le vicende più recenti. All’indomani dell’unificazione nazionale è stato necessario esaminare tutti i libri di testo utilizzati dai maestri nell’ambito di tale insegnamento. 1

A partire dal 1861 ritroviamo in circolazione nelle scuole elementari una nuova generazione di manuali, raccolte di letture e racconti di storia di patria redatti da insegnanti direttori didattici ispettori ministeriali. Una seconda fase che ne concerne la produzione di manuali e compendi di storia civile e nazionale per la scuola elementare è quella compresa tra la seconda metà degli anni sessanta e la fine del decennio seguente. Riguardo all’interpretazione data alle vicende italiane con particolare riferimento all’esperienza risorgimentale e agli esordi del nuovo Stato unitario, nella manualistica apparsa in questo periodo è possibile riscontare il graduale superamento dell’ottica moderata. La terza ed ultima fase, è quella compresa tra i primi anni ottanta e la promulgazione dei nuovi programmi didattici per la scuola elementare del 1888. Si tratta di una fase caratterizzata dal tentativo compiuto da autori e tipografi/ editori di adeguare il prodotto editoriale alle innovazioni introdotte nella scuola elementare dopo l’avvento al potere della sinistra di Depretis, di sperimentare soprattutto moduli narrativi e linguistici più in sintonia con le accresciute esigenze, un piano diverso dagli uomini di sinistra. Con la legge Coppino obbligo scolastico promulgato al 1877, la maggior parte dei manuali di storia di patri avevano come destinatari non più solamente gli alunni del corso elementare superiore, ma anche quelli del ciclo inferiore, a almeno del terzo e conclusivo anno della scuola obbligatoria. A seguito della legge Coppino viene introdotta l’obbligatorietà dell’insegnamento religioso nella scuola elementare. Le prime nozioni dei diritti dell’uomo furono richiuse all’interno della comparsa dei manuali dei “diritti e doveri”, in cui viene illustrata la storia contemporanea italiana, ossia le vicende risorgimentali del processo che aveva portato all’unificazione della penisola. A fronte di profondi mutamenti registrati nel corso del primo triennio unitario non solamente in ambito scolastico ma anche sul versante politico, sociale, l’impianto didattico era destinato a non subire modificazioni. Impronta positiva erano anche i riferimenti al ruolo attribuito alla scuola per l’acquisizione di abitudini mentali e abiti di comportamento” se la scuola ha da servire i nostri bisogni-dice Aristide Gabelli- deve impartire l’insegnamento in maniera che l’alunno acquisti certe abitudini intellettuali più feconde, ne tragga un modo di pensare più chiaro, più pratico”. L’educazione nelle scuole aveva comunque come scopo l’alfabetizzazione, ma anche una marcata valenza educativa. Per quanto riguarda l’insegnamento della storia, secondo Gabelli, un ruolo di primaria importanza era promuovere la maturazione di una personalità dotata di autentica conoscenza civile e sociale. La scuola doveva preparare alla vita, l’insegnamento della storia era il mezzo più adatto. Gabelli diceva che il maestro doveva cogliere tutte le occasioni affinché nei suoi alunni si infondessero il benessere civile l’amore dell’ordine, il nome dell’Italia, particolare rilievo concordato nel 1888 all’educazione patriottica e nazionale, la storia ha come fine l’insegnamento del dovere l’amore della patria, la devozione al bene pubblico. L’idea di nazionalità e principalmente mazziniana, tale idea concepita da Gabelli come un operoso principio etico e spirituale, una vera e propria religione civile. Il concetto di nazione doveva essere destinato a tradursi in uno specifico progetto pedagogico facendo leva sulla dimensione dei doveri sull’esortazione alla rettitudine dello spirito di sacrificio. 3. Francesco Crispi e la svolta autoritaria nazionalistica di fine secolo Il clima di involuzione politica e culturale che caratterizzo l’ultimo quindicennio del secolo XIX ed il prevalere delle istanze nazionalistiche espresse da Francesco Crispi e condivise dal ministro della pubblica istruzione Guido Baccelli portarono all’emanazione dei nuovi programmi didattici per la scuola elementare a soli sei anni di distanza con i precedenti. I programmi del 1894 segnarono una svolta rispetto a quelli del 1888 dal punto di vista degli obbiettivi ideologici e culturali fissati. La scuola elementare istituita come scuola del popolo, secondo Baccelli 2

attribuiva il compito di farsi strumento di redenzione morale e civile fornendo alle nuove generazioni pochi e basilari nozioni per inserirsi nel mondo del lavoro e nella comunità civile e politica “leggere scrivere far di conto e diventare un galantuomo operoso.” Attenzione particolare nell’insegnamento della scuola, accorpata a quelli di geografia e dei diritti e doveri del cittadino avrebbero dovuto dare a tutta l’istruzione quel compimento di carattere che meglio si convengono ai bisogni e alle aspirazioni della nazione italiana, conoscere e far amare la patria, le tre materie accorpate devono dare un’educazione civile. L’insegnamento della storia era previsto a partire dalla classe 3° con lo studio delle vicende del grande paese, il relativo programma prevedeva l’esposizione dei racconti educativi che riguardavano i fatti e gli uomini più notevoli del Risorgimento italiano dal 1848 al 1870, senza queste conoscenze i fanciulli non avrebbero potuto comprendere appieno il significato dell’importanza dei diritti ne far emergere il dovere che hanno di servire la patria con disinteresse e amore. I programmi del 1894 riflettono chiaramente le forti istanze nazionalistiche (avviene soprattutto nel periodo fascista ma anche alla fine del 1800). 4. L’età giolittiana e la prima guerra mondiale Al principio del XX secolo con la legge dell’8 luglio 1904 comunemente chiamata legge Orlando, fu promulgato l’obbligo scolastico fino al 12 anno di età, di conseguenza anche i programmi didattici furono modificati. Motivati dall’esigenza di rendere meno vaga e incerta la materia dell’istruzione, tali programmi accentuavano lo spazio alle vicende contemporanee concludendosi emblematicamente con l’uccisione di re Umberto; l’ultima pagina di storia macchiata dal sangue innocente. 5. La riforma Gentile del 1923 e il ventennio fascista Ventennio fascista = Scuola come propaganda di formazione di massa: Creare l’UOMO FASCISTA. Svuotamento degli indirizzi pedagogici connotati dalla scuola gentiliana, nell’ambito dell’insegnamento della storia era tornato ad avere una valenza etico-civile. Vi fu un controllo dei manuali scolastici, i fini erano quelli di riannodare un glorioso passato, la grandezza dello stato italiano. Il regime mussoliniano s’impegno nell’organico processo di fascistizzazione della scuola italiana attraverso l’opera destinata a interessare progressivamente gli apparati amministrativi centrali e periferici della pubblica istruzione, operato del corpo docente, l’organizzazione didattica e gli stessi indirizzi culturali dell’insegnamento. Il primo vero mutamento di vide nel 1934 quando furono varati i primi programmi didattici firmati dal ministro Francesco Ercole, questi programmi proiettavano l’insegnamento della storia in uno scenario ideologico e politico del tutto nuovo, ampio spazio alle vicende più recenti, storia del risorgimento, grande guerra, la rivoluzione fascista. La storia antica riguardava principalmente quella romana, centralità dei grandi personaggi, enfasi sugli aspetti di guerra, con accenno eroico. Far emergere gli elementi affini allo stato fascista. Più articolata erano i programmi per le scuole medie inferiori (ginnasio inferiore, istituti tecnici per l’avviamento al lavoro); rilievo accodato all’istante all’irredentismo e alle imprese coloniali, la rivoluzione fascista, la marcia su Roma. Con i programmi de 1936 la storia aveva una finalità specifica e prioritaria; il risorgimento avrebbe dovuto essere presentato come fenomeno prettamente italiano, esaltazione della patria abolendo ogni riferimento alla storia delle civiltà orientali e della stessa classicità greca, prendendo le mosse dalle origini di Roma, per culminare con la fondazione dell’impero romano. Il 19 gennaio 1939 ci fu l’emanazione della Carta della Scuola il quale le direttive non furono mai attuate in ragione soprattutto dell’arrivo del secondo conflitto mondiale e poi alla caduta del regime fascista. L’unica vera novità consisteva nell’abolizione del manuale di storia strumento considerato inadatto per far appassionare i ragazzi alla storia, il punto centrale era la centralità della storia italiana l’esaltazione dei grandi condottieri, le imprese militari, casa dei Savoia ecc… 3

Questa lettura delle vicende del passato avrebbero dovuto alimentare la formazione storica e politica delle diverse generazioni di studenti delle scuole primarie e medie inferiori dell’Italia.

La storia nei programmi ministeriali della scuola primaria dell’Italia repubblicana 1. I programmi dei 1945 Programmi del bambino curioso, che acquista quella mentalità critica che gli consentirà di affrontare i problemi nella scuola e nella vita senza il rischio di incorrere in facili superficiali comportamenti. Impronta deweyana. La chiesa cattolica non gradi la dominante la forte dominante laicistica dell’intera struttura programmatica e ben presto l’esperienza fu interrotta. Successivamente nel testo definitivo dei nuovi programmi viene privilegiato l’aspetto sociale dell’educazione secondo teorie del Dewey ,di avviare il bambino ad una responsabile vita socialmente e attivamente vissuta, l’insegnamento non trasmissivo e verboso ma fondato su una metodologia che impegna il bambino in una ricerca personale sostenuta attivamente dall’insegnante. Il compito della scuola e quello di contribuire alla vita prioritaria alla rinascita della vita nazionale, di combattere l’ignoranza strumentale educando il bambino nella condizione di uomo e di cittadino, l’impegno al superamento del nazionalismo del fascismo. La formazione degli insegnanti è affidata agli istituti magistrali, vengono istituiti gli asili per l’infanzia e scuole elementari per combattere l’analfabetismo diffuso in tutto il territorio nazionale. Il numero massimo di bambini per classe viene fissato a 40 e si dispongono rigorosi controlli per i libri di testo. La storia è strettamente interconnessa alla geografia, attraverso l’insegnamento della storia s supera quella passione nazionalistica che aveva dominato i precedenti contenuti, insegnando fatti storici ed un rigoroso rispetto per le altre civiltà e la storia di altri popoli. Nelle prime classi si costituisce la nozione di “presente e passato” percezione dello scorrere del tempo, attraverso oggetti di vita quotidiana, storia della famiglia e dei nonni. Nella 3° classe si parla dei greci dei romani e dell’antico Egitto attraverso narrazioni conversazioni letture di miti. In 4° si pone l’attenzione all’origine del cristianesimo, e gli aspetti che ne caratterizzano il periodo del medioevo e del risorgimento, in questa classe si predilige la narrazione e la lettura di storie e aneddoti per rendere i contenuti storici facilmente accessibili all’apprendimento dei bambini. In 5° si propongono i fatti dell’età moderna dal risorgimento fino all’età contemporanea. Concludendo si può dire che i programmi del 1945mettono in evidenza svariate proposte innovative: 1) Esaltazione delle finalità morali e civili 2) Stretta interconnessione tra insegnamento di storia e geografia (quando si sono svolti i fatti e dove) 3) Apprendimento della storia confrontando presente e passato. Con l’avvento della destra moderata cattolica tutte le dominanti laiche e pragmatiche che avevano caratterizzato il 45 vengono accantonate, dopo solo 10 anni, vengono sovvertite da quelle dei programmi dell’attivismo cattolico del 55. 2. I programmi del 1955 Sono i programmi del fanciullo tutto intuizione fantasia sentimenti, e il personalissimo cattolico. La scuola pone le basi dell’educazione integrale del fanciullo dalla quale l’insegnamento religioso è fondamento e coronamento. Ogni processo di apprendimento si fonda sulla concreta esperienza 4

attraverso un insegnamento “attivo” che fa scaturire l’interesse ad osservare e riflettere per poi esprimersi con assoluta coerenza. Sono i programmi del leggere scrivere e far di conto, le discipline sono divise per blocchi: le educazioni-religiosa, civile, etica, morale, comportamentale-vissuta – storia, scienze e geografia- i linguaggi- lingua italiana aritmetica e scrittura. I programmi del primo ciclo prevedono la globalità del sapere, nel bambino in questi due anni si forma un’idea intuitiva della successione delle generazioni secondo un progressivo allargamento dell’analisi e della ricerca storica osservando la composizione della sua famiglia, rendendosi conto dei mutamenti. Nel secondo ciclo la storia ha una preminente finalità etico-civile e la geografia favorisce non solo la conoscenza e l’amore per la patria ma fa nascere sentimenti di fraternità rivolti a tutti i popoli del mondo. L’insegnamento della storia non deve prediligere la scansione cronologica dei fatti, ma mettere in risalto le grandi figure dominanti e significativi di un’epoca. Nell’ultimo anno del secondo ciclo il risorgimento nazionale acquisisce quella funzione preminente di interesse storico e culturale che permetterà al bambino di percepire con buona conoscenza i più importanti valori che hanno connotato un’epoca di identità di un popolo che si sta incamminando verso la democrazia. Si può dire che i programmi del’ 55 sono rivolti a una scuola di popolo buona alfabetizzazione di base senza curarsi troppo dell ’eventuale proseguire gli studi, opportunità ancora limitata. 3. Verso i programmi del 1985 Negli anni 60 e 70 molteplici eventi storici e svariate riforme istituzionali influenzarono notevolmente il sistema scolastico italiano. Fatti e riforme che hanno dato vita ad una concentrazione più democratica e socialmente più sostenibile alla percezione del sistema scolastico, non soltanto inteso come servizio sociale ma in modo particolare come opportunità educativa di cui la comunità si fa a carico per garantire una più diffusa e consapevole cultura popolare.        

Anno 1962- legge 1859- istituzione della scuola media unica con obbligo scolastico esteso fino a 14 anni Anno 1967-morte di don Lorenzo Milani, pubblicazione del libro Lettera ad una professoressa dei ragazzi della scuola di Barbiana Anno 1968- legge 444- istituzione scuola materna statale Anno 1971-legge 820- istituzione della scuola a tempo pieno Anno 1974- istituzione degli organi collegiali Anno 1976- nuovi programmi scuola media Anno 1983- protocolli d’intesa tra la scuola enti locali e unità sanitari per la gestione degli alunni in situazione di handicap Anno 1985- nuovi programmi scuola elementare

4. I programmi del 1985 Sono i programmi del bambino della ragione, sposta il baricentro da un puerocentrismo, si promuove l’obbiettivo della prima alfabetizzazione culturale in un processo di continuità del percorso educativo realizzato anche in piena interazione formativa con la famiglia e con le altre agenzie del territorio. La scuola è l’ambiente in cui si può realizzare concretamente l’interazione evitando che le diversità si trasformino in vere e proprie difficoltà di apprendimento che possano provocare disuguaglianze sul piano sociale e civile. Profonda modificazione dell’aspetto organizzativo della scuola elementare prenderà corpo e avrà attuazione con la legge n 148; la pluralità dei docenti titolari di classe, introduzione della lingua straniera e allungamento del tempo scuola. Il programma di storia prevede una parte riferita agli obbiettivi una ai contenuti ed infine una alle indicazioni didattiche. 5

La storia comprende anche la geografia e gli studi sociali si pone come obbiettivo quello di stimolare nel bambino il passaggio della cultura vissuta, nel suo ambiente di vita alla cultura intesa come vera e propria ricostruzione intellettuale. Una cultura che si fonda sempre e comunque sull’esperienza e sull’esplorazione dell’ambiente in cui vive il bambino. La storia viene proposta come realtà al passato e come memoria collettiva intesa come l’insieme delle tradizioni culturali. Nel primo ciclo si promuove nell’alunno lo sviluppo e il potenziamento delle nozioni del tempo l’acquisizione di coordinate spazio temporali con la distinzione del prima e del dopo, vicino e lontano. Osservazione dell’ambiente di vit...


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