Storia della scuola PDF

Title Storia della scuola
Author Anonymous User
Course SCIENZE DELL'EDUCAZIONE E DELLA FORMAZIONE
Institution Università degli Studi di Firenze
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Storia della scuola. Dalla scuola al sistema formativoQuando e perché nasce la scuolaUna società è semplice, cioè primitiva, perché le funzioni che servono a tenerla unita e operante sono poche e non sono tradotte in istituzioni, ma consistono in comportamenti e azioni regolati dal costume. Le socie...


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Storia della scuola. Dalla scuola al sistema formativo Quando e perché nasce la scuola Una società è semplice, cioè primitiva, perché le funzioni che servono a tenerla unita e operante sono poche e non sono tradotte in istituzioni, ma consistono in comportamenti e azioni regolati dal costume. Le società divengono complesse via via che arricchiscono la propria cultura, moltiplicano le occupazioni produttive e hanno quindi bisogno di organizzare in modo più stabile ed efficiente le funzioni fondamentali su cui si regge la vita associata. In società di questo tipo, è indispensabile possedere un gran numero di conoscenze generali e una certa quantità di altre conoscenze e abilità particolari, necessarie per svolgere un’attività specifica. Le scuole diventano sempre più numerose, durano sempre più a lungo, si differenziano sempre di più nei loro obiettivi finali e richiedono insegnanti sempre più specializzati. Ma chi frequenta queste scuole? Originariamente esse avevano carattere privato ed erano destinate alle classi dirigenti, cioè ai pochi che volevano e potevano primeggiare nella società controllandone le istituzioni. Il resto della popolazione si limitava ad apprendere quel tanto che bastava per vivere in famiglia e nel vicinato, per svolgere lavori da imparare con la pratica. Il successivo sviluppo delle scuole fu il risultato di due fenomeni: da un lato l’aumento di nuove occupazioni che richiedevano lavoratori sempre più numerosi e preparati a svolgerle; dall’altro le lotte sociali che assicuravano alle classi popolari una cultura sempre più diffusa e più ricca a difesa dei loro diritti civili e politici. Così la scuola è diventata un po’ alla volta obbligatoria per tutti fino ai 16 anni. Scuola e storia politica e sociale Conoscere la storia della scuola nel nostro paese significa ricostruire, la storia della società italiana. Nella storia della scuola italiana si riflettono tanto le vicende politiche del Risorgimento, quanto le lotti sociali che hanno trasformato progressivamente lo Stato originario in una repubblica in cui i diritti e i doveri sono divenuti uguali per tutti e il lavoro è concepito come il fondamento della convivenza comune. La storia della scuola, tiene conto anche del progresso scientifico e tecnologico, del persistere e del mutare dei valori che orientano i rapporti fra le persone e i popoli.

Scuola e storia della sua organizzazione La scuola è l’istituzione che ha il compito di preparare i suoi allievi a entrare nella società con le conoscenze, le capacità e i criteri di azione necessari a viverci. Il sistema scolastico originario fu quello che il Piemonte, unificando il paese, organizzò per esso sul modello del Regno di Sardegna, ed era in gran parte diverso da quello attuale. Non esisteva la scuola materna, lasciata all’iniziativa privata, mentre la scuola elementare era destinata soltanto alle classi popolari, e fu prolungata di 8 anni, ma non dava accesso ad altri studi. Il ginnasio-liceo di otto anni, cioè la scuola media e secondaria, destinata alle classi dirigenti, incominciava a undici anni, con un esame di ammissione e accoglieva ragazzi istruiti in famiglia e anche alunni della quinta classe della scuola elementare che attraverso l’esame avessero dimostrato di poter affrontar studi ulteriori. Il ginnasio-liceo dava accesso all’università. Per gli impieghi tecnici e per la preparazione degli insegnanti elementari esistevano scuole secondarie apposite, più brevi, da cui non si poteva accedere agli studi universitari. Soltanto dopo, il nostro sistema universitario, è diventato unitario e unico dai sei ai dodici anni e soddisfa tutte le esigenze moderne di istruzione, in tutti i suoi attuali ordini e gradi, consentendo a tutti di giungere all’università. Il processo di distribuzione delle scuole fu molto faticoso nel Meridione. Inizialmente lo Stato aveva stabilito di assegnare almeno le scuole elementari alle amministrazioni comunali, in modo che ognuna potesse avere la propria ma il progetto fallì: molti comuni non avevano i mezzi per sostenere le spese necessarie a una scuola. Lo stato dovette progressivamente farsi carico di tutte e via via che la popolazione cresceva provvide anche a istruire le scuole secondarie nei centri che raggiungevano una certa popolazione. L’organizzazione dovette tener conto dell’aumento della popolazione scolastica che cresceva e per l’ampliarsi del territorio nazionale con l’annessione di nuove regioni dal 1870 al 1918. A ciò corrispondeva l’esigenza dell’assunzione e del pagamento degli insegnanti, dei dirigenti e dell’altro personale. Gli uffici avevano alla base il Ministero della pubblica istruzione. Una burocrazia efficiente rende la scuola efficiente. L’azione del nostro sistema scolastico è stata sempre rallentata dalla sua burocrazia. La scuola pubblica costituisce l’organizzazione più imponente del paese. Nessun’altra istruzione deve provvedere ogni giorno ai bisogni di molte persone, mediante l’attività di tutte le persone che fanno parte della scuola.

Il sistema scolastico è uno dei maggiori problemi politici di uno Stato. Occorre che lo Stato manifesti questa volontà attraverso il suo poter legislativo, il Parlamento, che fa le leggi con cui la scuola viene istituita, organizzata, fornita del personale e finanziata, perché ogni suo aspetto costa. L’applicazione delle leggi spetta al governo, ossia al Consiglio dei ministri e per quanto riguarda la scuola, se ne occupa il ministro della pubblica istruzione, che è responsabile dell’attività del sistema scolastico. E’ il Ministero che assume gli insegnanti e li paga; stabilisce i programmi scolastici, ossia le finalità e i contenuti dell’insegnamento di tutte le scuole; la durata di ogni insegnamento e in base agli esami, il Ministero rilasciava i titoli di studio, ossia i diplomi che garantiscono la preparazione degli studenti. Scuola e storia della didattica e dell’educazione La scuola consiste soprattutto nei suoi alunni, per i quali è istruita, nei contenuti culturali che vengono loro trasmessi e negli insegnanti che devono mettere gli alunni in grado di impadronirsene. Gli alunni, non sono stati accolti dalla scuola tutti insieme e tutti allo stesso modo. Quelli provenienti dalle famiglie delle classi dirigenti hanno subito avuto a disposizione la scuola di cui avevano bisogno per continuare a essere la classe dirigente. Gli alunni provenienti dalle classi popolari hanno avuto soltanto la scuola elementare e in seguito scuole meno lunghe e meno costose, che aprivano la via soltanto al lavoro dei campi, ai mestieri artigianali, al lavoro nelle fabbriche. Per la piccola borghesia si sono sviluppate le scuole tecniche. C’è voluto molto tempo perché diritti e possibilità nella scuola fossero uguali per tutti, ciò portò al fenomeno dell’evasione scolastica e della dispersione scolastica. Una scuola riesce a essere tale solo quando è capace di eliminare o ridurre drasticamente questi fenomeni. Per fare ciò è importante l’aspetto didattico. La cultura fornita dalla scuola risponde a progetti educativi formulati dallo Stato attraverso i programmi scolastici. Nell’ambito del sistema scolastico, gli insegnanti svolgono una funzione essenziale sebbene la loro storia sia quella di una classe di professionisti generalmente maltrattata, soprattutto dal punto di vista economico. Questo dispregio di un lavoro così importante è la conseguenza di una falsa concezione dell’educazione, per la quale si crede che chiunque sia in grado di educare. Nelle scuole secondarie si richiedeva loro di conoscere bene le materie che avrebbero dovuto insegnare, non ci si preoccupava però di come le avrebbero insegnate: ossia non si immaginava che l’insegnamento richiedesse una preparazione specialistica. Le ricerche scientifiche hanno fatto capire la profonda

differenza tra l’educazione familiare, la quale serve a porre le basi della personalità e l’educazione scolastica, nella quale ogni insegnante deve trattare gli alunni, riuscendo a ottenere da ognuno di essi un rendimento culturale soddisfacente. La crisi della scuola, è la conseguenza dello scarso interesse della società alla formazione di insegnanti competenti. La storia dell’educazione fa dunque da sfondo alla storia della scuola. La scuola è un’istituzione che nasce nelle società più complesse. Perciò la storia dell’educazione è assai più lunga e più ampia della storia della scuola. Noi non possiamo risalire ai suoi inizi, ma ai primi tentativi documentati. La scuola dipende dal progresso culturale del paese, cioè dall’università, con il compito di formare gli insegnanti della scuola secondaria e i maestri. Nell’università, con il tempo, si sono affermate le scienze dell’educazione, che insieme alla pedagogia, hanno avuto il merito di rendere evidente la necessità della formazione professionale degli insegnanti approfondendo lo studio dei modi e dei metodi di insegnare. La maggior parte degli adulti oggi conserva della scuola l’immagine che ne aveva da studente, buona o cattiva a seconda dell’esperienza vissuta, ma non immagina che le difficoltà e le delusioni siano dovute alla poca professionalità degli insegnanti. Avere un’idea di come la scuola pubblica sia nata e sia andata crescendo, significa comprendere i problemi che essa ha dovuto risolvere, problemi che ancora oggi, con modalità differenti, si ripresentano. La stori della scuola non dovrebbe interessare soltanto gli insegnanti. Essi devono viverci dentro e devono quindi sapere quel che occorre a chiunque che, non può esser sicuro di farlo bene se non conosce la ragione di certi modi. Ma la storia della scuola dovrebbe esser ben conosciuta anche da ogni cittadino, che è chiamato a decidere direttamente o attraverso i suoi rappresentanti, le sorti della scuola in un mondo in continua trasformazione. Introduzione alla prima edizione Vi è uno stretto rapporto fra la storia generale della società italiana e la storia particolare della sua scuola. Quando si scrive la storia del paese, si dovrebbe scrivere anche la storia della sua scuola. E’ fondamentale porre l’attenzione su aspetti specifici, come la gestione statale della pubblica istruzione, l’analfabetismo e l’obbligo scolastico, il rapporto tra Stato e Chiesa sul terreno educativo, la formazione e la condizione degli insegnanti che hanno svolto un ruolo di particolare rilievo nella storia della scuola e della società italiana. Alcuni problemi, sono ancora

oggi all’attenzione del mondo scolastico. Il regno si trovò ad affrontare alcune grandi questioni:  La questione sociale: connessa alla diffusione dei processi di industrializzazione e alla nascita di un vasto proletariato urbano;  La questione meridionale: ciò il divario economico, sociale e culturale tra Nord e Sud;  La questione romana: tratta il problema del rapporto tra Stato e Chiesa;  La questione scolastica: tratta l’analfabetismo, molto diffuso nel Regno d’Italia. Questa invalidità civile impedirà all’analfabeta di esercitare il diritto di voto, lo condannerà ai lavori più umili e lo collocherà ai margini della società. Si pensava che bastasse una limitata quantità di istruzione elementare per alleviare le tremende condizioni di vita di settori larghissimi della società italiana. La secolarizzazione difficile è stato un processo faticoso, una conquista a lungo contrastata. Alla scuola e all’istruzione le classi dirigenti affidarono il compito di unificare il comune sentire degli italiani, di creare quella coscienza nazionale che nelle sue punte più avanzate aveva sospinto il processo di unificazione, ma che era poco diffusa negli strati più profondi della società. Vi è una sproporzione tra i fini e i mezzi, in quanto la scuola si caratterizza per lo scostamento permanente fra la vastità dei fini che a parole le vengono indicati e l’assoluta insufficienza dei mezzi che di fatto le vengono assicurati. Resta il dato costante di un impegno di risorse inadeguato a così alte finalità. Capitolo 1 Alle origini della scuola italiana (1815-1859) Per quanto riguarda l’istruzione negli stati italiani preunitari, vi era diversità tra uno Stato e l’altro e le politiche scolastiche conoscevano tentativi di innovazione e arretramenti. La situazione più avanzata è quella del Lombardo-Veneto, dove i provvedimenti assunti del 1786 da Maria Teresa d’Austria e da Giuseppe II avevano dato vita a una rete di scuole elementari, professionali e normali, per la formazione degli insegnanti. Anche il Granducato di Toscana si caratterizzava per una diffusa attenzione nei confronti dell’istruzione, sia elementare che professionale. La scuola fu lasciata languire nello Stato pontificio e nel regno borbonico con tentativi di contrastare una secolare arretratezza culturale. L’elemento più dinamico è

rappresentato dalla nascente Borghesia italiana, a prevalente orientamento liberale e moderato, che aveva avviato processi di modernizzazione nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio, dell’industria e della finanzia. Dove questi fenomeni erano stati più intensi, come in Piemonte, in Lombardia e in Toscana, più vigile era l’attenzione nei confronti dell’istruzione e della Chiesa. L’affermazione della borghesia era più lenta e faticosa e il ristagno dell’attività economica comportava anche più gravi ritardi nello sviluppo dell’istruzione. Dalla piccola nobiltà, provengono figure come Aporti, Lambruschini, Ridolfi e Capponi che hanno contribuito alla diffusione dell’istruzione nell’Ottocento preunitario. In tante località dell’Italia centrosettentrionale numerose famiglie benestanti erano solite fondare, asili d’infanzia, scuole per giovinette di formazione professionale. 1.1 Scuola e società nel Regno di Sardegna Il Regno di Sardegna presentava nel ‘800, una situazione economica e sociale più avanzata rispetto ad altri stati preunitari. L’agricoltura si muoveva verso un’organizzazione più razionale e moderna, che ebbe come protagonisti il conte Cavour. Quest’ultimo, avviò un programma di modernizzazione dell’agricoltura, che comprendeva anche la fondazione della Società Agraria. L’istruzione classica, considerata la vera scuola di formazione delle classi dirigenti, si verificava un allargamento della base sociale: gli studenti non provenivano più solo dall’aristocrazia e dalla piccola nobiltà, ma anche da quella borghesia benestante e liberale che ebbe un ruolo così importante nell’unificazione del paese. Il modello scolastico sabaudo richiamava per qualche aspetto quello dei collegi militari. Il regno sabaudo assunse quel ruolo di classe dirigente. Si trattò di un processo che non trascurò la realtà scolastica. E’ l’impegno della Corona e dei governi per una scuola a direzione statale o pubblica, con il ridimensionamento del ruolo della Chiesa in campo educativo. Dopo la Restaurazione (1815) vanno ricordati i seguenti provvedimenti:  La Regia Lettera del 30 novembre 1847 con la quale Carlo Alberto istituiva il Ministero della pubblica istruzione. Il regno intendeva ricondurre l’istruzione alla responsabilità dello Stato, ciò determinava conflitti con la Chiesa, le cui prerogative venivano ridotte;

 La Legge Boncompagni del 4 ottobre 1848, emanata dal Carlo Alberto in forza dei poteri straordinari conferiti al re nell’imminenza della I° guerra d’indipendenza, senza un dibattito parlamentare. I suoi contenuti: a) Poneva sotto il controllo dello Stato l’istruzione pubblica e privata, articolata in 3 livelli: elementare (distinto in biennio inferiore e superiore) la cui istruzione era obbligatoria per i comuni; secondario (separando gli studi classici da quelli tecnici, privi di sbocchi universitari e destinati a chi voleva lavorare); universitario (veniva riconosciuta una tenue autonomia); b) Limitava le prerogative dell’istruzione religiosa (congregazioni e istituzioni ecclesiastiche dovevano dotarsi di un’abilitazione statale all’insegnamento); c) Amministrazione scolastica a forma piramidale: al vertice il ministro, affiancato dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, alla base ispettori, consigli e provveditori; d) Massima attenzione all’università e all’istruzione classica, per la formazione della future classi dirigenti e meno rilevante le scuole tecniche ed elementare.  La legge Lanza del 22 giugno 1857 accrebbe l’accentramento dell’amministrazione scolastica e segnò un appesantimento burocratico. 1.2 La legge Casati Regio Decreto n.3725 del 13 novembre 1859. Stabilisce l’organizzazione amministrativa della scuola\stato. Ha carattere statalista e accentratore. Dà importanza alla formazione della classe dirigente. Alcuni punti di rilievo storico:  Fu emanata da Vittorio Emanuele II in virtù dei pieni poteri che il Parlamento gli aveva conferito nell’imminenza della seconda guerra d’indipendenza;  Provvedimento finalizzato a consolidare le istituzioni scolastiche sabaude e della Lombardia;  Rappresenta la Magna Charta della scuola italiana e i suoi effetti durarono fino al 1923, quando la riforma Gentile ridisegnerà la struttura della scuola italiana. 1.3 La scuola della legge Casati L’articolo 3 della legge Casati affidava al ministro la direzione dell’istruzione pubblica. La struttura del sistema scolastico è enunciato dall’articolo 1. La pubblica istruzione si divide in 3 rami:  Istruzione superiore, cioè quella universitaria, alla quale sono riservati 141\380 articoli;

 Istruzione secondaria classica, alla quale sono dedicati 84 articoli. Si rivolge a uno strato sociale che non era più esclusivamente aristocratico e altoborghese ma guardava alla classe media;  Tecnica, alla quale sono dedicati 43 articoli;  Primaria, alla quale sono dedicati 66 articoli (uguale a quella normale destinata alla formazione dei maestri). I primi 46 articoli dettano le norme relative all’amministrazione della pubblica istruzione a livello centrale e locale. Secondo Cattaneo, il provvedimento mortificava le energie popolari che avrebbe dovuto suscitare. La legge si muove su un terreno delicato, che riguarda il rapporto tra istruzione pubblica e scuola privata, cioè il rapporto con la Chiesa. 1.4 L’università Il cuore della legge è rappresentato dall’istruzione superiore, alla quale veniva assegnato il fine di indirizzare la gioventù, cioè la preparazione di accurati studi speciali e il mantenere ed accrescere la cultura scientifica e letteraria. Erano previste cinque facoltà (teologia, giurisprudenza, medicina, scienze fisiche matematiche e naturali, lettere e filosofia) in sei università (Torino, Pavia, Genova, Cagliari, l’Accademia scientifico-letteraria di Milano e l’Istituto universitario di Ciamberì di Savoia). Ai professori universitari era dedicata particolare attenzione. La legge concedeva loro alcune guarentigie, quali la nomina a vita e l’inamovibilità, cioè la possibilità di non essere né sospesi, né rimossi, né privati di vantaggi e onori (art.105). Vi era la libertà d’insegnamento ma libertà vigilata e anche violata. Dopo l’Unità, la situazione universitaria del regno era caratterizzata dalla presenza di un gran numero di atenei, molto diversi fra l’altro per grandezza e per prestigio. Studiosi e politici erano divisi tra coloro che volevano mantenere in vita le università esistenti e quanti sostenevano l’esistenza di un numero elevato di università. Inoltre temevano che tanti atenei producessero un numero infinito di laureati, che non corrispondeva al bisogno reale. Tra ciò vi erano anche gli sposati, coloro che mediante la laurea e la conseguente collocazione professionale, aspira a spostarsi, a salire dal gruppo sociale di provenienza verso strati superiori.

1.5 L’istruzione secondaria classica

Si tratta di un canale formativo privilegiato, destinato ad assicurare la riproduzione delle classi dirigenti. E’ articolata in due gradi, per una durata complessiva di otto anni:  Il ginnasio di cinque anni, non era obbligatorio e immetteva solo alla frequenza del liceo. Potevano essere istituiti nei capoluoghi di provincia o di circondario e venivano distinti in tre categorie, a seconda del numero di abitanti. Le spese erano a carico dei comuni;  Il liceo di tre anni, ce n’era uno per ciascuna provincia. La sua istituzione era subordinata all’attivazione delle scuole tecniche (art.241) Per accedere a ciascuno dei due gradi, bisognava sostenere l’esame di ammissione (art.219), mentre l’esame di licenza (analogo al nostro esame di maturità)...


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