Riassunto del libro \"L\'opinione pubblica\" di Vincent Price PDF

Title Riassunto del libro \"L\'opinione pubblica\" di Vincent Price
Author Laura Cacciatori
Course Scienza Dell'Opinione Pubblica
Institution Università degli Studi di Siena
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VINCENT PUBBLICA CAPITOLO IL CONCETTO DI OPINIONE PUBBLICA tentativo di dare una definizione del concetto di opinione pubblica si dimostra inefficace. Secondo Davison infatti di non esiste alcuna definizione generalmente accettata per comprendere il concetto di opinione pubblica dobbiamo conoscere i...


Description

VINCENT PRICE- L’OPINIONE PUBBLICA CAPITOLO 1- IL CONCETTO DI OPINIONE PUBBLICA ->Ogni tentativo di dare una definizione del concetto di opinione pubblica si dimostra inefficace. Secondo Davison infatti di “opinione pubblica” non esiste alcuna definizione generalmente accettata perché per comprendere il concetto di opinione pubblica dobbiamo conoscere i diversi contesti a cui è applicata per comprenderne i diversi usi. ->Il concetto di “opinione” è fondamentalmente un concetto nato nell’illuminismo dove si attribuirono due significati distinti della parola OPINIONE che sono validi ancora oggi: 1) Epistemologico: deriva dall’uso di distinguere tra questioni di giudizio e questioni di fatto. Quando collegato alla società in generale, il termine può assumere un’accezione peggiorativa (es. opinione generale/opinione dozzinale) 2) più moderno, equipara il la parola “opinione” alla condotta, alla morale alla consuetudine. L’opinione viene equiparata alla reputazione, alla stima e vincola il comportamento umano. L’opinione è in generale soggetta al pregiudizio e non è razionale in quanto più affine al sentimento. -> Il termine “pubblico” deriva dal latino “publicus” che molto probabilmente deriva da “populus” cioè il popolo. In un primo significato di pubblico, esso si riferiva all’accesso comune (es. luogo pubblico). Secondo Habermas, RES PUBBLICA, era qualunque bene accessibile alla popolazione, e le piazze erano considerate facenti parte del pubblico. Il concetto fondamentale è quello di apertura e disponibilità. Il termine “pubblico” viene poi in seguito a riferirsi in generale allo stato che ha un’obbiettiva esistenza al di sopra e rispetto alla persona del governante. PLATONE: non ha fiducia nelle masse, solo la filosofia può essere la guida legittima nell’agire politico. La massa non è in grado di comprendere il proprio interesse, solo gli esperti (filosofi) possono comprendere il bene comune. ARISTOTELE: confida nelle masse e pensa che i sentimenti collettivi del popolo possano favorire una sorta di senso comune nelle questioni politiche. ->L’unione di “pubblico” e "opinione” si verifica in Europa dopo l’operare su larga scala di tendenza di carattere sociologico, economico e sociale. Tale processo viene fatto risalire nel 1400 con l’avvento della stampa a caratteri mobili. In Francia Noelle- Neumannn attribuisce a Rosseau l’uso di “opinione pubblica” per riferirsi alle consuetudini e alle condotte sociali. Ciò permise la diffusione della letteratura e l’espansione dell’alfabetizzazione che ebbe un forte impulso con la riforma protestante la quale stimolò il sorgere di un vasto pubblico di lettori. -> HABERMAS: sostiene che lo sviluppo della opinione pubblica è legata allo sviluppo del capitalismo e alla supremazia della borghesia europea, le quali sfociano in una sfera pubblica criticamente razionale. Con lo sviluppo di caffe e salotti, questi rappresentano i luoghi dove l’argomento superava l’autorità del titolo. L’opinione pubblica emerse come una nuova forma di autorità politica perché’ le discussioni scaturite da questi gruppi sociali sono pubbliche e aperte, nel senso che aspirano a determinare il bene comune o il bene pubblico. ->ROUSSEAU: il bene comune è percepibile solo attraverso la continua partecipazione dei liberi individui che discutono le scelte collettive, egli non sosteneva il conflitto tra gli interessi individuali. Al contrario credeva che i membri del pubblico, nel decidere insieme il meglio per la loro comunità, rinunciassero ai loro interessi individuali per il bene comune. Il pensiero di Rosseau è il primo pensatore liberale in quanto vide l’opinione pubblica come un modo di realizzare la volontà comune, individuata nel continuo coinvolgimento popolare sotto forma di discussione razionale ed egualitaria. (VISIONE ORGANICISTICA DELL’ O.P) ->NECKER: l’opinione pubblica si riferiva alla crescente dipendenza dello stato finanziario del governo all’opinione dei suoi creditori ->BENTHAM E MILL: sostenevano che il comportamento dei singoli obbedisce alla necessità di soddisfare i propri desideri ed evitare il dolore. La società è quindi formata da individui che cercano di massimizzare i propri interessi e il proprio utile, era perciò necessario un meccanismo che organizzasse questi interessi diversi sotto forma un governo di maggioranza. L’Opinione pubblica quindi era considerata come l’agglomerato di interessi della collettività e il governo rappresentava il ruolo di arbitro che garantiva la

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competizione attraverso la concorrenza economica e il libero scambio (VISIONE INDIVIDUALISTICA DELL’O.P) ->Verso la fine del 1800, l’opinione pubblica era diventata la nuova forza all’interno della società che guadagnava potere in quasi tutte le classi sociali grazie all’aumento di istruzione e mezzi di comunicazione. -> Ci sono 5 motivi base relativi all’opinione pubblica che assillano il pubblico contemporaneo: 1) MANCANZA DI COMPETENZA: le competenze circa la capacita del pubblico di guidare la vita risalgono a Platone, ma le principali accuse risalgono a LIPPMANN-> la dottrina democratica chiedeva troppo ai semplici cittadini cioè chiedeva loro di comportarsi da legislatori. Il problema era aggravato dalla complessità con cui si parlava di affari politici. Un altro problema era rappresentato dalla stampa che contribuiva ai mali dell’opinione popolare e la scarsa partecipazione pubblica in democrazia faceva si che l’accurata conoscenza degli affari politici era irraggiungibile per il cittadino comune. Vi era un ulteriore problema in quanto le persone sono dotate di filtri mentali e che quindi tutte le notizie vengono filtrate attraverso le emozioni e i pregiudizi provocando distorsioni. 2) MANCANZA DI RISORSE: Dewey sosteneva che il problema era la mancanza di modalità sufficienti per la comunicazione politica. Secondo Dewey, gli individui sono capaci di sopravvivere nel mondo moderno imparando ciò che hanno bisogno di comprendere e giudicare le informazioni fornite dagli esperti in modo esatto relativo ai propri interessi, tuttavia mancano risorse adeguate, la soluzione sta nell’offrire al pubblico risorse migliori. - SCHATTSSCHWEIDER: non c’è bisogno che i cittadini siano coinvolti in tutti gli aspetti quotidiani della politica, quando i loro interessi sono in gioco, essi vengono naturalmente coinvolti nel conflitto. Hanno bisogno di un sistema politico concorrenziale, aumento di leadership e dibattito con alternative più chiare. 3) TIRANNIA SENZA MAGGIORANZA: la preoccupazione dell’O.P è il pericolo che di fronte a maggioranze ampie, importanti punti di vista minoritari anche giusti non vengano ascoltati e che vengono soppressi dall’opinione maggioritaria. Per evitare ciò, si dovrebbero socializzare e formare democraticamente i cittadini per garantire cosi anche gli interessi della minoranza coltivando una forte individualità. 4) INFLUENZABILITA’ E PERSUASIONE: questa preoccupazione riguarda l’influenzabilità del pubblico, soprattutto rispetto ai richiami emozionali e non razionali da parte dei mass media. 5) DOMINIO DA PARTE DELL’ELITE: la crescente passività da parte del pubblico che porta il dominio della O.P in mano all’élite governative ed economiche. - GINSBERG: vi è un addomesticamento della convinzione delle masse. La società è stata trasformata dai mass media in un mercato che consuma piuttosto che in un pubblico che produce idee e opinioni. Vi è una forte relazione di dipendenza tra popolo e governanti. CAPITOLO 2- IL PUBBLICO L’idea di opinione pubblica comune oggi riguarda “una più o meno semplice aggregazione di opinioni individuali o ciò che si cerca di misurare con un sondaggio di opinione”

->LE BON: LA PSICOLOGIA DELLE MASSE= distingue 3 concetti fondamentali: folla, pubblico e massa. FOLLA: nell’approccio allo studio scientifico delle folle, Le Bon notava che il sorgere delle classi popolari nella vita politica era l’evoluzione della società moderna. La folla era il principale meccanismo attraverso il quale queste classi imponevano le loro rivendicazioni politiche. La folla porta l’individuo a non avere coscienza. Ciò’ che tiene insieme la folla è l’emozione condivisa. Le Bon individua tre cause del comportamento delle folle: - L’anonimato garantito dalla folla allentava i vincoli gravanti sugli istinti degli individui - L’emozioni e le azioni si diffondevano attraverso il contagio e l’imitazione - La personalità cosciente svanisce con la folla, viene ipnotizzato dal volere collettivo della folla. PUBBLICO: per Park folla e pubblico erano molto simili per un aspetto: entrambi rappresentavano meccanismi per l’adattamento e il cambiamento sociale. Folla e pubblico rappresentavano stadi empirici preliminari nel processo della formazione del gruppo. Sono forme transitorie assunte dai gruppi sociali per trasformarsi in nuove organizzazioni formalmente organizzate Per Blumer il termine “pubblico” è utilizzato per riferirsi ad un gruppo di persone che si confrontano su un problema e hanno concezioni diverse, e si impegno a discutere del problema per giungere ad una soluzione. Essi agiscono collettivamente, ma mancano di norme e tradizioni che dettano il tipo di azione da

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intraprendere. Il pubblico è una specie di gruppo amorfo in cui dimensioni e appartenenza variano a seconda del problema. Per Lippmann il pubblico è costituito da gruppi di interesse che partecipano attivamente per perseguire il loro obbiettivo ed un corpo più distaccato e meno interessato. L’allineamento finale dei membri meno interessati determina quale punto di vista sarà prevalente. MASSA: è comporta da individui anonimi ed è caratterizzata da una scarsa interazione tra i suoi membri. Ciò che tiene insieme la massa è un centro comune di interesse che porta chi ne fa parte oltre i limiti della sua esperienza. È organizzata ancora più debolmente della folla e i suoi membri sono incapaci di agire insieme e quindi agiscono separatamente. Per Mills le condizioni moderne apparivano più favorevoli alla massa che all’opinione pubblica per 4 ragioni: 1) In una massa coloro che esprimono opinioni sono meno numerosi di quanti ne ricevano 2) In una massa l’individuo non riesce a controbattere efficacemente alle comunicazioni che prevalgono 3) L’inveramento dell’opinione pubblica in azione è controllato da autorità che organizzano e coordinano i canali di tale azione. 4) La massa non ha alcuna autorità rispetto alle istituzioni, quindi per Mills la vera discussione pubblica nella moderna vita politica è minima perché’ è stata ampliamente limitata dai media ->La concezione sociologica considera il pubblico come una collettività debolmente organizzata che nasce nel corso di una discussione relativa ad un problema. Il pubblico è caratterizzato dalla risoluzione collettiva di un problema tramite argomentazione e contro-argomentazione. Per Blumer e Mills i pubblici discorsivi rappresentano solo una piccola parte degli elettori e il pubblico non ha dimensioni fisse, ma cambia in relazione alla dimensione del problema, dalla sua evoluzione alla sua risoluzione. Secondo il modello discorsivo sono state individuate 5 fasi per la formazione dell’opinione pubblica (Foote & Hart): 1- FASE DEL PROBLEMA: in questa fase una qualche situazione viene determinata come problematica da una particolare persona o gruppo. Pubblico e problema emergono insieme nel corso dell’interazione. Il problema manca di una definizione e l’interazione del pubblico è rudimentale e provvisoria. Alla fine di questa fase, il problema viene identificato è il pubblico ha un’idea di quello che potrebbe volere come obbiettivo. 2- FASE PROPOSITIVA: in questa fase sono formulate una o più linee potenziali d’azione per rispondere al problema. Molte idee vengono considerate o scartate, in questo momento i membri del gruppo sono in grado di produrre più modi per la risoluzione del problema. 3- FASE POLITICA: i membri più attivi del pubblico cercano il sostegno da parte di quelli che sono meno coinvolti. Meriti e debolezze delle proposte vengono discusse ed è qui che si ha il vero discorso pubblico. Alla fine viene deciso il particolare piano d’azione 4- FASE DEL PROGRAMMA: momento in cui viene messo in azione il programma scelto. Gli elementi più attivi e organizzati continuano ad agire per lungo tempo diventando anche di stato para istituzionale. (associazioni ecc.) 5- FASE DELLA VALUTAZIONE: periodiche considerazioni relative all’efficacia della politica intrapresa svolta soprattutto dalle minoranze scettiche. Anche se la politica incontra un generale successo, può darsi che da li vengano dati origine nuovi problemi imprevisti. ->Per tutte queste fasi di sviluppo, il pubblico cambia di dimensione e anche di composizione. In questo caso Lippmann parla di attori e spettatori: ATTORI: sono coloro che tentano di influenzare direttamente il corso delle vicende politiche. Essi identificano i problemi e propongono soluzioni tentando di conquistare gli altri del loro punto di vista. SPETTATORI: seguono le azioni degli attori con diverso interesse e atteggiamento, costituendo audience per quest’ultimi. L’appartenenza allo stadio attore/spettatore cambia in base al problema di riferimento e quindi la distinzione di queste due figure non è rigida. ->Il successo nel conquistare un’audience più ampia è dovuto principalmente dagli sforzi degli attori nel rendere pubblici i loro contrasti e disaccordi. Molti conflitti non si trasformano in problemi perché socclassati da altri antagonisti più forti oppure perché le caratteristiche di una questione (es. significato sociale, conseguenze a lungo termine) possono incidere sulle persone potenzialmente interessate.

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->Gli analisti del pubblico possono identificarlo attraverso diverse situazioni di ricerca, con collettività molto diverse: PUBBLICO GENERALE: corrisponde ad una data popolazione nella sua interezza. Allport concepiva il pubblico generale come una popolazione definita dalla geografia, dalla comunità, dalla politica o da altri criteri. Le opinioni sono per lui reazioni degli individui, non possono essere al pubblico senza risultare ambigue. Secondo altri studiosi, il pubblico generale non corrisponde all’intera popolazione perché gran parte di essa rimaneva disinformata su tante questioni pubbliche e che quindi spesso dava risposte disorganizzate e senza senso (opinioni di massa) PUBBLICO VOTANTE: sarebbe l’elettorato cioè una delle più comuni definizioni operative del pubblico. I risultati sono l’espressione più visibile dell’opinione pubblica. Nella miglior ipotesi rappresenta circa il 70% della popolazione. Di solito il voto viene considerato come una forma di partecipazione al dibattito pubblico, una ricerca però indica che molte persone tra quelle dei votanti molto spesso vanno alle urne senza particolare informazione che li guidi nella scelta. PUBBLICO ATTENTO: rappresenta una percentuale minore del pubblico votante e rappresenta quella parte di pubblico importante per il sistema politico in quanto è quello che ha una continua attenzione per la vita politica, un impegno profondo per i temi di interesse pubblico e quindi un maggior interesse durante le campagne elettorali ma che mantengono anche dopo la loro fine. Il pubblico attento varia di dimensione in relazione al tipo di resoconto e ha queste caratteristiche fondamentali: 1) Interesse per la politica in generale 2) Interesse per le campagne politiche nazionali 3) Membri della discussione politica 4) Esposizione alle notizie politiche tramite giornali e riviste. PUBBLICO ATTIVO: sono gli attori considerati da Lippmann. Essi rappresentano circa il 15% del pubblico attento. L’impegno di questo gruppo comprende sia mezzi formali di partecipazione politica (contributi monetari, presenza alle manifestazioni) che una partecipazione informale attiva (discussione pubblica, dibattiti con gli altri). Almond per riferirsi al pubblico attivo utilizza il termine “élite” e ne individua diversi tipi: 1) Politica: leadership ufficiale 2) Burocratiche: membri che hanno particolari perché hanno familiarità col governo 3) Interesse: gruppi privati particolarmente orientati 4) Comunicazione: mass media e opinion leader ->Almond e Key identificano l’opinione dell’élite come opinione reale in quanto avendo un forte potere, hanno molta influenza nelle decisioni politiche e quindi sono essenziali per il funzionamento del governo democratico. ->L’interesse e le attività del pubblico variano a seconda di specifici problemi o settori della politica, quindi ciascun tipo di questo pubblico contribuisce alla formazione dell’opinione pubblica. 3 CAPITOLO- L’OPINIONE Negli anni ’30 l’opinione pubblica non veniva più vista come un fenomeno super individuale, ma come un agglomerato di opinioni all’interno di una popolazione particolare questo grazie ai miglioramenti e l’elaborazione di tecniche quantitative per la misurazione degli atteggiamenti e l’applicazione della tecnica del campionamento alla ricerca sociale. ->DOBB: l’opinione si riferisce agli atteggiamenti degli individui riguardo ad un problema quando fanno parte dello stesso gruppo sociale. In letteratura opinioni e atteggiamenti vengono messi a paragone, ma questi differiscono i almeno 3 cose: - Le opinioni sono osservabili, risposte verbali ad un problema o una domanda, mentre l’atteggiamento è un’inclinazione psicologica coperta o una tendenza - Anche se sia l’opinione che l’atteggiamento implicano entrambi approvazione o disapprovazione, l’atteggiamento è orientato più verso l’affetto (simpatia o antipatia) mentre l’opinione più verso l conoscenza (es. decisione cosciente di opporsi ad un gruppo politico) - L’atteggiamento è un orientamento complessivo e permanente verso una classe sociale di stimoli, mentre l’opinione riguarda un problema specifico in una particolare situazione comportamentale.

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->THURSTONE: l’atteggiamento è la volontà latente di rispondere ad una situazione in un determinato modo, mentre l’opinione è l’indicatore manifesto dell’atteggiamento. Alcuni analisti sostengono che solo le opinioni espresse hanno forza politica, ma spesso i governi danno molto peso all’opinione latente preventivando il tipo di opinione che potrebbe scaturire per un eventuale dato corso di azione. Spesso opinioni e atteggiamenti possono divergere quando un problema comporta atteggiamenti diversi in contrasto tra di loro, quindi l’opinione sarà una scelta tra le alternative in una particolare situazione sociale. ->Le opinioni si possono distinguere in: OPINIONI MANIFESTE: giudizi espressi su particolari azioni di interesse collettivo fatte in specifici scenari comportamentali. Posso manifestarsi tramite discussioni informali, manifestazioni, voto, scioperi ecc.…. OPINIONI NON MANIFESTE: giudizi inespressi su particolari azioni di interesse collettivo e vengono dedotti dalle risposte delle indagini demoscopiche. ->quali fattori possono influenzare l’opinione pubblica? 1- Atteggiament: predisposizioni permanenti a rispondere positivamente o negativamente a determinati stimoli. Opinioni manifeste, non manifeste e atteggiamenti sono distinti perché le persone possono esprimere opinioni diverse da punti di vista che esprimono privatamente (es. le persone esprimono opinioni diverse da quelle reali per non incorrere in critiche). Inoltre una persona per esprimere un’opinione può anche non necessariamente avere formulato un giudizio interno e quindi non implicare un atteggiamento interno -> pseudo-opinioni. 2- Schemi: strutture cognitive di informazioni che formano la base per inferenze relative ad eventi e persone, influendo sulla formazione di opinioni in diversi modi: - Filtri percettivi attraverso la quale passano l’informazione del problema di carattere pubblico. - Possono formulare le base per inferenze fatte in risposta a informazioni riguardo la vita pubblica 3- Valori: convinzioni relative a ciò che è desiderabile, sia come risultato finale, sia come mezzi per un fine. Essi servono per valutare un comportamento sociale e personale e per guidare l’azione individuale. I valori inoltre servono come standard espliciti per giudicare stati e condotte. Feldman notò che il sostegno per alcuni valori politici di base poteva spiegare una variazione nelle opinioni su specifiche politiche pubbliche. 4- Identficazioni di gruppo: il concetto del se e l’attaccamento al gruppo può influenzare il pensiero e il comportam...


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