Riassunto \"Expo d\'America: dalla mostra di Barnum all\'evento globale\" - Sioli PDF

Title Riassunto \"Expo d\'America: dalla mostra di Barnum all\'evento globale\" - Sioli
Course Storia dell’America del nord
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Riassunto completo e dettagliato del libro "Expo d'America: dalla mostra di Barnum all'evento globale" di Marco Sioli.
Insegnamento: Storia dell'America del Nord (unimi)...


Description

“Expo d’America – Dalla mostra di Barnum all’evento globale” di Marco Sioli INTRODUZIONE Diamo particolare importanza alle esposizioni universali negli Stati Uniti proprio perché in questo paese è possibile notare le trasformazioni di una mostra internazionale che è poi diventata un evento globale, trovando la chiave del successo proprio nella creazione di una nazione coesa anche se composta da razze, etnie e lingue diverse. Gli Stati Uniti hanno visto nascere le prime esposizioni che hanno valorizzato l’aspetto della partecipazione popolare all’evento, con tutto quello che ne è derivato: l’esposizione come luogo di piacere e di svago; intrattenimenti musicali e spettacoli per un ampio pubblico; parete e feste; presentazione di nuove invenzioni. L’esposizione diventava così un momento di gioia collettiva, con decine di migliaia di persone che partecipavano, mettendosi a loro volta in mostra negli abiti migliori, colorati e sgargianti. Tutto nacque dal credo illuministico secondo il quale l’età della ragione rendeva possibile la conoscenza del mondo senza bisogno di viaggiare; tutto il mondo avrebbe potuto essere replicato e mostrato al pubblico in uno spazio urbano ben definito, ovvero lo spazio dell’expo. Riflessioni/Conseguenza a cui hanno portato le esposizioni universali nella società americana: - Medium pubblicitario  non solo era importante proporre un prodotto innovativo, ma era necessario comunicare la sua esistenza attraverso la stampa a diffonderlo tra la gente, in modo da gestirne l’impatto sulla società - Fratture tra capitale e lavoro  in un primo momento, i capitali arrivano sullo spazio urbano per permettere la costruzione delle strutture espositive; quando il lavoro scompare, si innesca una crisi economica, dettata dagli industriali che licenziano i lavoratori e abbassano gli stipendi. Di conseguenza i lavoratori hanno reagito con forme di resistenza e conflitto (scioperi, occupazioni delle fabbriche, scontro fisico con le autorità; caso della Pullman Company di Chicago nel 1894) oppure rivalendosi sugli afroamericani e sui nuovi immigrati. - Gestione degli spazi urbani  gli edifici, nati per vivere solo durante la stagione dell’expo, possono essere ripensati e ricollocati, con particolare riguardo al verde pubblico (creazione di parchi pubblici sempre più vasti e sempre più al centro della vita urbana).

Da New York a Philadelphia 1853, Exhibition of the Industry of All Nations di NEW YORK  prima esposizione internazionale negli Stati Uniti, seguendo il modello di Londra del 1851 (prima esposizione a livello mondiale). L’evento di New York era poco più che una mostra e rivelava la volontà degli Stati Uniti di ripensare il baricentro nel mondo, non più eurocentrico bensì con una nuova centralità: la costa americana dell’Atlantico. Grazie all’esposizione, New York si presentava al pubblico di visitatori locali, nazionali e internazionali. Nel caso di New York, la modernità era rappresentata dal Crystal Palace, un edificio di ghisa e vetro con una cupola alta 37 metri e a sua Latting Tower di 96 metri, costruita ancora in legno. Come quella di Londra, la mostra di New York celebrava il progresso, ritenuto fondamentale allo sviluppo della società occidentale. Tra le invenzioni in mostra: il fucile Remington, il nuovo modello della pistola Colt, il telegrafo Morse e la macchina mietitrice di McCormick. L’evento rappresentava un grande medium pubblicitario della cultura di masse americana, soprattutto quando la gestione della mostra fu affidata a Phineas T. Barnum, che dopo aver messo in scena fenomeni da baraccone nel suo American Museum, voleva avvicinarsi a un pubblico più ampio e ricollocarsi come impresario artistico. 1876, Centennial Exhibition di PHILADELPHIA  esposizione in occasione del centenario della Dichiarazione di Indipendenza, sottolineando ancora una volta la centralità di Philadelphia negli Stati Uniti. Questa volta l’esposizione non venne ospitata in una sola costruzione ma furono costruiti 5 grandi edifici in stile neoclassico e una serie di edifici minori a Fairmount Park, un grande parco pubblico nei pressi di un fiume, sottolineando così l’importanza dell’uso di spazi destinati al verde pubblico all’interno della città.

I paesi partecipanti da 16 di NY passarono a 32; tra le innovazioni ricordiamo: procedimento per la produzione dell’acciaio di Bessmer, la lampada incandescente di Farmer, la macchina da scrivere di Remington, il telefono di Bell e il ketchup di Heinz. Durante questo evento, venne dedicato un interno edificio alle donne, il Women’s Centennial Executive Committee, contribuendo a segnare il nuovo ruolo delle donne nel contesto americano alla ricerca di uno spazio al di fuori dell’universo familiare e domestico. In questo padiglione non solo vennero presentati degli oggetti fabbricati dalle donne, ma anche innovazioni pensate e costruite da loro per alleggerire il lavoro domestico: lavatrice, ferro da stiro, macchina per lavare i piatti. Gli afroamericani, invece, rimasero degli spettatori passivi, ridicolizzati nelle caricature della stampa.

Da Chicago a St. Louis Nella seconda metà dell’800 gli Stati Uniti subirono una rapida crescita urbana e già alla fine degli anni 50 erano diventati la seconda potenza industriale del mondo dopo la Gran Bretagna. Nell’ambito di questo successo imprenditoriale, Chicago divenne la porta dell’espansone e sbocco naturale di un ampio mercato, soprattutto grazie all’ampliamento delle ferrovie. 1893, World’s Columbian Exposition di CHICAGO  in questa occasione si andò oltre l’aggettivo internazionale e si ambiva a qualcosa di universale per rappresentare il mondo interno; difatti ospitò ben 46 paesi e 41 stati dell’Unione. L’esposizione accolse 27 milioni di visitatori, permettendo a Chicago di mettersi in luce a livello internazionale, soprattutto per la sua architettura, grazie ai suoi grattacieli che superavano anche i 15 piani. La città fu soprannominata White City, a causa dello stile neoclassico dello spazio espositivo; qui i palazzi furono fatti interamente di gesso bianco, e non di marmo, in quanto progettati per durare solo il tempo dell’esposizione. Tra le innovazioni in mostra quell’anno, ricordiamo la macchina fotografica portatile Kodak. In questo contesto le donne avevano ancora più spazio; non solo avevano un padiglione a loro dedicato come a Philadelphia, ma la sua progettazione era avvenuta a cura di una donna. Ancora una volta, lo spazio dedicato agli afroamericani era praticamente assente. All’esterno dello spazio espositivo, vi era una strada lunga più di un miglio, dove era collocato un parco di divertimenti in cui erano rappresentanti paesaggi del mondo interno. Tra le attrazioni si trovava la prima ruota panoramica e il Wild West Show di Buffalo Bill. Grazie al fiume Mississippi, St. Louis divenne un importante centro, ma dopo la Guerra Civile la città si delineò come punto di attraversamento ferroviario del Mississippi grazie al grande ponte del 1874. Dopo quella di Chicago, gli Stati Uniti assistettero a un vero e proprio movimento culturale interessato a riprodurre il successo delle esposizioni universali. Difatti dopo il 1893, si tennero numerose esposizioni ma quella di St. Louis fu l’evento più ricco e grandioso. 1904, Louisiana Purchase Exposition di ST. LOUIS  l’esposizione si tenne all’interno di Forest Park, inaugurato nel 1876, dove vi erano più di 1500 edifici distribuiti a ventaglio attorno al lago centrale e collegati tra loro da strade e passeggiate da percorrere a piedi, con calessi e in automobile. Gli edifici ospitavano 40 paese e furono presentati tutti i 45 stati che all’epoca componevano gli Stati Uniti. Venne presentata la prima fabbrica di popcorn e un ristorante fast food nel padiglione di NY. Anche in questa occasione l’area divertimenti ebbe grande importanza: nota come Pike, l’area era parte integrante all’interno di Forest Park, e tutte le attrazioni si ispiravano a diverse parti del mondo; vi era anche una vecchia Disneyland e uno spazio dedicato al cinematografo. Sempre nel 1904 e a St. Louis si tennero le prime Olimpiadi in America. All’inizio del 900 le prime quattro città degli Stati Uniti erano New York, Chicago, Philadelphia e St. Louis, non a caso le città che ospitarono le quattro esposizioni universali su cui intendiamo soffermarci. Esse faranno da traino per lo sviluppo urbano e industriale, favorendo la circolazione delle informazioni relative alle invenzioni, facilitando il processo di unità nazionale e creando le basi per il trionfo dell’economia americana e per la nascita di una società di massa.

1853-54. NEW YORK e la EXHIBITION OF THE INDUSTRY OF ALL NATION 1. Tra Londra e New York 1840, gli imprenditori di Londra e NY sentono la necessità di organizzare una mostra internazionale che permettesse la diffusione delle innovazioni industriali e delle produzioni delle rispettive nazioni. 1851, a LONDRA si tiene la Great Exhibition of the Words of Industry of All Nations, ospitata nel Crystal Palace, all’interno di Hyde Park. Subito dopo l’esposizione, un gruppo di facoltosi newyorkesi aveva ipotizzato la stessa iniziativa per New York, all’interno di un edificio espositivo ispirato all’originale londinese ma ancora più alto. Il successo della mostra di Londra del 1851 fu grandioso (27 paesi presenti), soprattutto per i produttori americani presenti (su 14mila rappresentanti, 566 venivano dagli USA). Questo evento rappresentò un’occasione unica per la trasmissione e la diffusione di merci e tecnologie, nonché un luogo in grado di unire politica ed economica, scienza e tecnologia, istruzione e arte, innovazione e divertimento. In questa occasione venne testata una competizione pacifica tra le due nazioni che percepivano la forza dei valori comuni della comunità angloamericana: Special Relationship  processo di convergenza socio-economica, socioculturale e socio-politica tra Stati Uniti e Gran Bretagna, per la promozione del progresso civilizzatore per il bene di tutta l’umanità (for the good of mankind). Oltre alla lingua e al comune sentire del mondo atlantico angloamericano, questo scambio di beni e idee era favorito da una politica doganale liberista: il libero scambio affermatosi in Gran Bretagna negli anni 40 si affermò presto anche nelle altre aree geografiche, e in particolare negli Stati Uniti. Nonostante le posizioni contrarie, il libero scambio fu fortemente voluto negli USA per favorire il riavvicinamento con la Gran Bretagna e quindi i preparativi per l’esposizione di Londra, nell’ottica generale non solo di intensificare lo scambio commerciale internazionale, ma anche per favorire l’apprendimento reciproco: era importante che le nazioni partecipanti apprendessero l’una dall’altra. Proprio su questo punto, Gran Bretagna e USA si incontravano nella decisione che l’esposizione degli oggetti della produzione industriale potesse essere utile non solo per lo sviluppo dell’economia mondiale ma anche come strumento di miglioramento scientifico e di apprendimento di nuove tecniche di fabbricazione. L’esposizione di Londra altro non fu che un grande trampolino di lancio per gli Stati Uniti: in Europa, gli USA erano considerati un paese giovane e poco sviluppato sia sul piano industriale sia su quello commerciale. L’evento di Londra rappresentò la prima occasione di esporre al mondo le produzioni industriali, dimostrando come gli Stati Uniti non fossero solo ricchi di materie prime (cotone, tabacco, oro ecc.) ma anche abili nella creazione di prodotti, talvolta superiori a quelli delle nazioni europee. Le opere da inviare a Londra furono scelte con grande competenza e pubblicate in un elenco nel 1850; si trattò principalmente di oggetti di uso comune e macchinari in grado di dimostrare lo sviluppo tecnologico statunitense. In seguito due cittadini americani vennero nominati rappresentati ufficiali e incaricati di provvedere al trasporto degli oggetti da NY a Londra. Sebben molti espositori americani temessero l’atteggiamento di superiorità culturale degli europei, le cose lentamente migliorano nel corso dell’esposizione. Durante le prime tre settimane la visita alla Great Exhibition era riservata solamente all’aristocrazia, che più risentiva degli stereotipi esistenti sugli americani e che criticò la loro ossessione per la funzionalità degli oggetti contrapposta all’eleganza europea. Le cose cambiarono quando l’esposizione fu aperta ai shilling visitors (“visitatori da scellino”) e i finalmente le invenzioni e i prodotti americani riscossero un successo particolare. I macchinari non venivano solo esposti ma anche testati in competizioni pubbliche alle quali assisteva un folto pubblico. In particolare ricordiamo la mietitrice McCormick che fu premiata come nuova invenzione che avrebbe rivoluzionato l’agricoltura, come altre numerose invenzioni che ricevettero premi e medaglie. Il successo delle invenzioni americane era da ricercare nel carattere pragmatico e utilitaristico dei macchinari, costruiti e sviluppati come dispositivi di risparmio della mano d’opera e che potevano essere riparati velocemente anche da un dilettante, ma anche nel modello politico americano che aveva garantito ai ceti subalterni un accesso al successo economico. Tutto faceva affidamento sull’abilità dei singoli e sulle libere istituzioni che avevano garantito il pieno sviluppo delle capacità delle persone. Le idee dominanti furono tre: liberalismo, utilitarismo e repubblicanesimo.

Le relazioni tra Gran Bretagna e Stati Uniti non potevano che giovarsi di questo successo che rendeva inevitabile l’aumento del commercio tra le due nazioni. Dato l’enorme successo di Londra, non rimaneva che riproporre una nuova esposizione a New York, in un Crystal Palace ancora più grande e magnifico di quello di Londra, che si stava nel frattempo costruendo sull’isola di Manhattan. La Manhattan degli anni 50 era una realtà complessa, con un settore bancario in piena espansione che presto avrebbe superato Boston nella competizione finanziaria. Circondata dai fiumi che portavano velocemente nell’oceano Atlantico, la città dipendeva sostanzialmente dai trasporti marittimi che resero ogni tipo di commercio facile e a buon mercato, aumentando notevolmente il numero delle imprese commerciali presenti in città. I motivi di questa improvvisa espansione erano diversi: facile accesso al credito, inserimento in un vasto mercato interno e internazionale, presenza di manifatture sinergicamente interrelate l’una all’altra, presenza di una manodopera robusta e a basso prezzo che sopperiva alla carenza di macchine a vapore. Più di due terzi della manodopera era occupata nelle fabbriche, le quali producevano i beni più disparati. La più caratteristica delle manifatture di Manhattan era quella tessile, un settore letteralmente esploso a cavallo del secolo. Tutto questo peggiorò dopo che Isaac Singer arrivò a NY da Boston con la macchina da cucire, aggiungendo al brevetto del 1846 un pedale che azionava il movimento della macchina, facilitando e accelerando il lavoro degli addetti. Singer costruì un nuovo brevetto nel 1851, iniziando così la produzione delle sue macchina da cucire. Di fronte all’incremento della produzione, i commercianti locali iniziarono ad adottare nuove tecniche di marketing per aumentare le vendite. La pubblicità delle varie iniziative era chiaramente favorita dalla diffusione dei giornali e la facilità con cui le notizie circolavano grazie al telegrafo di Samuel Morse. Questa tecnologia fu sfruttata al massimo nel giornalismo: i 6 giornali più importanti di NY misero in piedi una società per ricevere notizie politiche da Washington tramite il telegrafo. New York era diventato il centro dell’informazione, dei commerci, delle banche e dell’industria dell’intera nazione. Questa era la città che era ormai entrata in competizione con Londra e si preparava a ospitare la prima esposizione internazionale americana.

2. L’inaugurazione del Crystal Palace 1853, a NEW YORK si tenne l’Exhibition of the Industry of All Nations all’interno del Crystal Palace, una struttura di ghisa e vetro, sull’esempio di quella di Londra, ma con l’aggiunta di una cupola centrale di 37 metri. Era la prima volta che gli americani sperimentavano una costruzione così vasta e con questi materiali. Il palazzo dell’esposizione era affiancato da una torre di legno alta 96 metri, la Latting Tower; la seconda piattaforma della torre ospitava un osservatorio astronomico da cui si poteva vedere l’intera estensione di Manhattan. L’innovazione di riferimento in questo caso era l’ascensore di Elisha Otis. L’esposizione, inaugurata il 14 luglio 1853 con una parata, ospitò 14 paesi partecipanti. Tra le opere in mostra vi erano numerose sculture e quadri, dettate dal tema della religione, provenienti dalla scultura accademica italiana e da pittori inglesi, fiamminghi e francesi. Ricordiamo una colossale statua equestre di George Washington dell’italiano Carlo Marocchetti, posta al centro dell’edificio, che fu molto apprezzata in Europa ma che suscitò scandalo negli Stati Uniti per la parziale nudità del presidente. Inoltre, vi era un importante servizio da tè di Tiffany and Co. Oltre alle opere d’arte, erano esposte una moltitudine di ogget e macchine; tra queste ancora la mietitrice McCormick, la macchina da cucire di Singer, il telegrafo di Morse, il fucile Remington, la pistola Colt; poi carrozze e carri per pompieri e ogni tipo di macchina, per stampare, raffinare lo zucchero, fare il gelato o i biscotti, per lavare e asciugare. Per quanto riguarda il cibo, dal Missouri era stati portati dei popcorn e da New York del tè in bustina. In campo alimentare l’Italia era in primo piano con i vini piemontesi, il Vermout di Giuseppe Carpano da Torino, e numerosi tipi di pasta diversi. Manhattan si mostrava al mondo con un Crystal Palace cosmopolita, con i cibi e gli oggetti più disparati provenienti dai diversi paesi e con nuovi spazi dedicati al piace, in particolare la passeggiata lunga la Battery che soprattutto d’estate si riempiva di cittadini che non si potevano permettere di lasciare la città. La mancanza di un polmone verde che ingentilisse Manhattan e permettesse ai cittadini più facoltosi di passeggiare tranquillamente nel verde si era fatta sentire proprio all’inizio degli anni 50.

Uno dei promotori dell’esposizione aveva fatto notare l’ assenza di uno spazio pubblico all’altezza di una metropoli come NY. Un parco poteva promuovere una buona mortale e un buon ordine. Questi temi divennero popolari proprio nel 1853, in coincidenza con l’esposizione, che portò alla città nuove idee e nuove esigenze per non sfigurare così nel confronto con le altre metropoli europee come Londra e Parigi.

3. La mostra di Phineas T. Barnum Visto il declino del numero di spettatori nei mesi invernali, il primo presidente della Crystal Palace Association, Theodor Sedgwick, rassegnò le dimissioni lasciando il posto all’intrattenitore P.T. Barnum. Barnum nacque nel 1810 nel Connecticut, dove gestiva una lotteria statale e dove aveva fondato il settimanale The Herald of Freedom. Nel 1834 si trasferì a New York, perché il Connecticut dichiarò illegali le lotterie statali. A New York egli guidava una troupe itinerante chiamata “Barnum’s Grand Scientific and Musical Theatre”, dove si esibiva una donna afroamericana cieca e semiparalizzata. Nel 1841 rilevò l’American Museum di John Scudder, che ormai stava andando in rovina. Il museo esponeva oggetti e animali imbalsamati di scarso o dubbio valore storico. Barnum lo trasformò in un luogo in cui poter inscenare spettacoli i cui protagonisti erano giocolieri, statue viventi e persone con deformità o stranezze fisiche  RISULTATO: sviluppo di una società di massa animata da pregiudizi (il loro essere “fuori dal normale” li etichettava come fenomeni da baraccone). A fine anni ’40 bandì le prostitute e l’alcol, limitò gli schiamazzi e introdusse opere teatrali per mantenere un certo decoro. Nel 1850 organizzò uno spettacolo dell’attrice svedese Jenny Lind, trasformandola da cantante conosciuta solo in Europa a una vera celebrità. Il pubblico rimase colpito dall’eccezionale organizzazione di Barnum. Lo spettacolo cominciò ad essere esportato in tutti gli USA, finanziato dalla stampa e dagli hotel  ben presto nacque una “Lindomania”. Gli spettatori erano persone che si facevano ingannare facilmente e c...


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