Riassunto filosofia politica PDF

Title Riassunto filosofia politica
Author Marina Roda
Course Filosofia politica
Institution Università degli Studi Guglielmo Marconi
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riassunto delle lezioni del docente....


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LA DEMOCRAZIA ATENIESE E LE SUE ISTITUZIONI Hegel nelle “Lezioni di storia della filosofia” afferma: “nel mondo greco antico ogni intellettuale si sente a casa propria”. Infatti tra il VII e il V sec. a.C in Grecia si sviluppano delle discipline che sono alla base della cultura moderna ed occidentale:

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la filosofia dai presocratici a Platone ed Aristotele; la storiografia con i padri della storia come Erodoto e Tucidide; l’arte medica con Ippocrate; la retorica con Gorgia da Leontini e i sofisti; la tragedia di Sofocle e Eschilo; la commedia con Aristofane e Meneandro.

La politica, viene inventata dai Greci. Il lemma politica corrisponde al plurale dell’aggettivo politikòs, ovvero le cose inerenti la vita della pòlis, la Città Stato. La più importante invenzione politica che la Grecia ha lasciato all'occidente é la democrazia ateniese, al cui proposito, Tucidide parla di una conquista dal valore eterno. Omero ed Esiodo riflettono sul potere politico e sulla giustizia: i poemi omerici, come evidenzia Jaeger, hanno formato il patrimonio educativo e culturale dell’uomo greco per secoli. Si parla di un’educazione/ paidéia basata sugli ideali aristocratici del coraggio, dell'onore e delle virtù eroiche. OMERO: descrive il mondo politico in maniera piramidale con a capo il re, che amministra la giustizia e mantiene l’ordine in un territorio (potere: arché). Questo punto si evince nel 2° libro dell’ Iliade, dove vi è il contrasto tra i greci davanti a Troia e le loro truppe che volevano ritornare a casa, e si parla solo del re al potere. Nel cuore dell' Iliade, vi è una crisi di autorità politica dove Agamennone a capo dell’esercito Greco non riesce a farsi ubbidire da Achille e dove Ulisse, per riconquistare il suo trono è costretto all'uso della forza. Omero fa anche riferimento ad una polis ideale: nei libri 7° e 8° dell’ Odissea si fa riferimento alla città dei feaci come una comunità ideale. Dalla parte opposta all’isola dei feaci c'é il mondo dei ciclopi caratterizzato da un governo tirannico senza leggi nè assemblee. L’opera ispira Hobbes e Locke quando citano lo stato di natura, lo stato che caratterizza l’uomo prima della nascita della società. ESIODO: nel suo scritto principale “Le opere e i giorni” elogia la vita contadina, il lavoro manuale e le attività produttive. Esalta l'ideale di giustizia che è garantita da Zeus, che cerca di farla sempre valere fra gli uomini, mentre sua figlia Dike gli svela i pensieri degli uomini ingiusti. Il poeta stesso invoca Zeus affinchè ripristini la giustizia fra gli uomini. ESCHILO: evidenzia come la vita delle città sia inseparabile da quella della giustizia. Il tema centrale della sua trilogia “Orestea” è proprio l'affermarsi della giustizia nella città. Nelle Euménidi, ultima tragedia della trilogia, parla dell'istituzione del tribunale di Atene, l’ Areòpago, da parte della dea Atena protettrice della città, che ripristina il governo della legge e quindi la giustizia in città. Con l'Orestea, Eschilo intende comunicare ai suoi spettatori che la legge è un'istituzione divina e che il diritto positivo stesso ha un fondamento teologico. Eschilo crede in una possibile riconciliazione tra giustizia e legge/dìke e nòmos avendo esse la stessa origine, in quanto la legge, come l'Areòpago di Atene, è una creazione divina. SOFOCLE: crede irraggiungibile questa conciliazione. Nel 442 a.C. mette al centro il conflitto tra diritto naturale e diritto positivo. Si fa riferimento all’”Antigone”, in cui vediamo la contrapposizione tra legge divina e legge umana, tra Antigone, che rivendica una legge di matrice divina valida in eterno, e Creonte, il tiranno arcaico che fonda il suo potere su un ordinamento politico nato da decisioni umane. Creonte rappresenta la legge della città, secondo cui Etéocle, caduto per difendere la patria, può essere seppellito con tutti gli onori, mentre il fratello Polinìce, morto come traditore della patria, dev’essere dato in pasto agli uccelli, per cui non merita la sepoltura: Antigone, sorella dei 2 fratelli morti, dà gli onori funebri al fratello defunto ed ottiene in cambio anche lei la morte. Antìgone accusa Creonte di non rispettare gli dei e di venir meno a quelle «leggi non scritte e incrollabili degli dèi che nessun mortale può trasgredire, che sempre vivono e nessuno sa quando apparvero».

LE VIE DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE: SOLONE e CLISTENE Tra il VII ed il VI sec. a.C. si costituiscono e consolidano le istituzioni delle pòleis in Grecia, ossia le molte città-Stato, come Atene, Sparte e Tebe, che formano il vario mondo politico della Grecia. Ogni città-Stato stabilisce negli anni una sua propria politéia, una sua “costituzione”.

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LA CONNESSIONE GRECA DI POLITEIA E PAIDEIA: tradurre politéia con “costituzione” può essere riduttivo. La nozione greca di politéia (derivante da pólis) ha molti più significati di quanti ne intendiamo noi oggi col termine giuridico “costituzione”. Mario D’Addio ha messo in luce la complessità del concetto di politéia e la sua profonda connessione con quello di paidéia (cultura, educazione): la politica per la civiltà greca é la forma più alta di educazione dell’uomo, una vera e propria paidéia, una pedagogia, in quanto è la pólis che deve formare l’individuo, per renderlo capace di vivere la vita politica, di vivere nella pólis e per la pólis. Sullo stretto legame tra politéia e paidéia è un fondamentale punto di riferimento anche l’opera in 3 volumi di Werner Jaeger intitolata “Paideia. La formazione dell’uomo greco”. LE VIE DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE: SOLONE E CLISTENE La costituzione democratica ateniese, fra le diverse costituzioni delle città-stato (Aristotele ne ha esaminati 158 tipi), ha rappresentato 1 unicum nella storia antica e un costante punto di riferimento e confronto per le moderne democrazie. SOLONE: è considerato come il padre della democrazia ateniese, avendo introdotto nuove riforme per dare vita ad una forma di costituzione democratica. Le principali innovazioni portate da Solone sono 3:

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lo scuotimento dei pesi, ossia la cancellazione dei debiti proibendo che un cittadino diventi schiavo di un altro per estinguere i propri debiti; riordino della cittadinanza in base al censo dividendo i cittadini in 4 classi per eliminare i privilegi dalla nascita. Qualsiasi cittadino indipendentemente dalla ricchezza può partecipare alle sedute nell'Assemblea o nei tribunali;

Solone dona al popolo l’ Eliéa, un tribunale popolare in cui dei cittadini, sorteggiati tra tutti i cittadini, possono sedere come giudici, purchè siano di sesso maschile e 30enni. Solone si ispira al principio dell’ eunomìa, del “governo delle buone leggi”. Per Solone una legge umana è buona quando si fa espressione di una legge naturale e divina, rispettando un ordine trascendente e teologico, la legge è efficace quando ha forza e un politico é buono quando seda i contrasti col compromesso. Solone nelle sue elegie politiche si riferisce costantemente alla necessità del ricorso alla giusta misura, come equilibrio tra gli estremi, tema fondamentale per la filosofia e il pensiero politico dei Greci.



CLISTENE con le sue riforme contribuisce a stabilire una vera e propria costituzione democratica ad Atene. Divide il territorio dell'Attica in démoi, cui si appartiene solo per ragioni territoriali e non per privilegi di classe. Il cittadino ateniese viene registrato alla nascita in un démos a cui fa riferimento per tutte le successive attività pubbliche. Da questa appartenenza dipende la partecipazione al boulé, Consiglio dei 500: esso presenta l’ordine del giorno, tema di discussione dell'ekklesìa, l'assemblea di soli uomini 30enni, da cui sono esclusi schiavi e metéci (stranieri). Clistene introduce l'ostracismo, importante strumento democratico che consiste nel mandare in esilio per 10 anni coloro che sono reputati pericolosi per la democrazia, scrivendo i loro nomi su dei pezzetti di coccio. DEMOCRAZIA DIRETTA: la democrazia ateniese si può definire piuttosto diretta, in quanto tutti i cittadini partecipano direttamente alla vita politica e per questo vengono retribuiti. Essere cittadini è un mestiere vero e proprio, e la democrazia è caratterizzata da una rotazione continua delle cariche, aventi una durata prestabilita e breve. PERICLE: rafforza il lavoro e l’analisi di Clistene, trasferendo tutti i poteri all'ekklesìa, al tribunale popolare con indennizzi economici più consistenti anche per le classi meno abbienti. DEMOCRAZIA E NASCITA DELLA SOFISTICA: nel V sec. a.C. si assiste al trionfo della democrazia ateniese. Prende vita un nuovo modo di partecipare alla vita politica, l'oratoria, l'arte di persuadere il pubblico delle assemblee parlando. Per questo motivo i sofisti, maestri della retorica, sono un tipico prodotto della polis democratica.

DEMOCRAZIA COME ISONOMìA E ISEGORìA I cardini del sistema democratico sono 2 :

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isonomìa: indica l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge; isegorìa: indica la libertà di parola e voto (in seguito viene detta anche parresìa).

I FILOSOFI GRECI E LA DEMOCRAZIA: è da notare come la filosofia, discorso razionale che prende le distanze dal mito, nasca nell'Atene del V sec. a.C. I filosofi, come Platone, non amano la democrazia e ne evidenziano sovente i lati negativi, fra cui il suo potersi trasformare in olocrazìa, ossia in un governo delle masse incolte (sconsiderato ed emotivo).

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ESCHILO E LA LIBERTA' DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE: sono i tragici (Eschilo, Sofocle, ed Euripide) e gli storici ( Erotodo e Tucidide) a esplorare la più profonda essenza della democrazia. Per ESCHILO la democrazia, come forma di libertà, ha garantito la vittoria della Grecia sull’impero Persiano ( “i Greci di nessuno si dichiarano schiavi e di nessun uomo sudditi”). EURIPIDE alla domanda “chi è il sovrano di questo paese?’’ fa rispondere ‘’questo popolo non è governato da un uomo solo ma è una città libera con il popolo sovrano”. ERODOTO: definito padre della storia da Cicerone, può anche essere considerato il “padre della politica” per la sua presentazione e comparazione della classica tripartizione delle forme di governo in: monarchia, aristocrazia e democrazia. ERODOTO ED IL DIBATTITO SULLE TRE POSSIBILI FORME DI GOVERNO: l'approfondimento di questo tema si sviluppa intorno al 3° libro delle Storie dove Erodoto racconta una discussione che si svolge in Persia in merito a quale forma di governo dare al regno, dopo la morte del re che aveva usurpato il trono. Si fa riferimento alla tripartizione classica dove:

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Otane è favorevole alla democrazia, ossia al governo di tutti; Megabizio al governo dei pochi colti e capaci (aristocrazia o oligarchia);

Dario al governo di uno solo che sia il migliore, monarchia, ed alla fine prevale. Le argomentazioni dei 3 costituiscono le fondamenta delle dottrine politiche. Ad Erodoto va riconosciuto il merito di aver usato per primo il termine demokratía. Galli osserva che queste argomentazioni di Erodoto gettano le fondamenta del rapporto tra repubblica e principato nel pensiero di Machiavelli, della teoria delle élites e del rapporto tra democrazia rappresentativa e sistemi autoritari nel XX sec.: le democrazie entrano in crisi quando la concorrenza sfocia nella corruzione e nella guerra civile; da qui la necessità di un ordine monarchico. Il fatto che il lógos tripolitikós di Erodoto resti un'impostazione di base sino ai nostri giorni denota la grande continuità nella storia delle dottrine politiche. TUCIDIDE: L'ELOGIO DELLA DEMOCRAZIA NELL'EPITAFIO DI PERICLE Tucidide elimina dalla storiografia tutta la mitologia e si concentra sulla storia politica che per lui è totalmente razionalizzabile. Per una comprensione razionale del fare politico è necessario essere consapevoli del fatto che all'origine degli avvenimenti c'è l'utile, ossia la conquista di potere e ricchezza. TUCIDIDE E L'ILLUMINISMO GRECO: la storiografia di Tucidide è realista, lucida e scientifica, addirittura “illuminista”. Descrive Atene come modello di educazione per la Grecia, capace di dare la possibilità ad ogni uomo di divenire facilmente autosufficiente in ogni campo, come dimostra la potenza stessa della città che è stata conquistata proprio con questi metodi di vita.

PLATONE L’UTOPIA POLITICA E LE SUE POSSIBILI INTERPRETAZIONI LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE E IL PROCESSO A SOCRATE:. la stretta connessione, per cui le vicissitudini storiche costituiscono le fondamenta per la nascita e lo sviluppo di determinate dottrine politiche, si osserva in particolare in Platone e nella sua proposta di uno Stato ideale. Il pensiero di Platone, come osserva Mollendorf, si sviluppa come risposta alla crisi della democrazia ateniese in seguito alla sconfitta della guerra del Peloponneso. Platone propone una riforma totale della pòlis basata su principi guida quali il bene in sé, la giustizia assoluta ed il lògos filosofico. Quando Atene perde la “guerra del Peloponneso”, le istituzioni democratiche vengono sostituite da un governo di 30 Tiranni fedeli a Sparta, così crudeli ed ingiusti da essere cacciati dopo 1 anno. Ad Atene si instaura nuovamente la democrazia, solo che si genera un clima di sospetti e di paura in merito a un rovesciamento del regime: la responsabilità di questo difficile clima politico viene data a Socrate, che viene processato e, con l’accusa di empietà nei confronti degli dèi, condannato a bere la cicuta. Platone nell’Apologia di Socrate descrive le fasi dell’ingiusto processo al suo maestro e nel Fedone descrive provato le ultime ore di vita di Socrate e la sua morte. La vita filosofica di Platone è stata segnata dalla condanna a morte di Socrate, l'amico degli dèi, il migliore degli uomini, il più sapiente, colui che aveva fatto sì che si accendesse in lui il fuoco della filosofia.

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Con la condanna a morte di Socrate, Platone si distacca dalla politica attiva senza mai perdere di vista la situazione politica di Atene. LA CONTROVERSIA CON I SOFISTI E LA FONDAZIONE DI UNA “POLITICA COME SCIENZA” IL PROCESSO A SOCRATE E IL PROBLEMA DELLA GIUSTIZIA: la condanna a morte di Socrate porta Platone a pensare ad uno Stato fondato sulla giustizia. La democrazia ateniese, che vede il prevalere dei sofisti, i maestri della retorica che cercano solo l'utile politico e non la verità, si basa sull'ingiustizia. Nel dialogo Gorgia, Platone contrappone la sua dialettica all’arte ingannevole dei sofisti. Per Platone la dialettica è lo strumento intellettuale che porta l’uomo alla conoscenza della verità, ossia del giusto in sé e del bene in sé. DOTTRINA DELLE IDEE ED AGIRE POLITICO: la celebre “dottrina platonica delle idee” è di matrice totalmente politica. Il filosofo giunge all'intellezione di verità eterne (idee) grazie al dialogo ed alla confutazione delle opinioni errate. E' a questi modelli di verità, bene e giustizia che deve tendere tutto l'agire politico. Platone con la dottrina delle idee vuole fondare una politica come scienza che si distacchi dalla retorica e dai sofisti, cercando le sue radici nella verità. La filosofia antecede la politica, è dialettica e conoscenza della verità, per cui è l'unica capace di indicare la strada per risollevare la città. Platone stesso tenta di realizzare l’ideale di una città giusta governata da re-filosofi: si reca 3 volte a Siracusa sperando che i suoi re si fossero “convertiti” alla filosofia, all’amore del vero e del bene comune, ed insieme a Dione, parente dei 2 re, tenta di ottenere una riforma dello Stato. Anche l’Accademia, la scuola filosofica fondata da Platone, ha un fine eminentemente politico: preparare i giovani al governo stesso della città. Nella Repubblica Platone descrive il suo ideale di città governata dai filosofi che, grazie alla dialettica, conoscono il bene assoluto e la giustizia vera. Per Platone il mondo materiale e sensibile è la copia di un mondo di idee eterne. Essendo apparenza, il mondo materiale va trasceso tramite la dialettica: la dialettica permette al filosofo di arrivare a contemplare la verità, il mondo delle idee. Le idee si trovano nell'Iperuranio (oltre il cielo): esse costituiscono il mondo reale e materiale e al contempo lo trascendono. Possono essere interpretate come i pensieri con cui il Divino ha creato il mondo. IL MITO DELLA CAVERNA COME MITO FONDATIVO DELLA FILOSOFIA POLITICA OCCIDENTALE: Platone col celebre mito della caverna spiega come i filosofi conoscano le idee del vero e del bene e come da questa conoscenza derivi il loro diritto-dovere di comandare la città. Per Carlo Galli esso è “il mito fondativo della filosofia politica occidentale” perché distingue apparenza ed essenza e da alla filosofia il compito, il diritto ed il dovere di far uscire l’umanità dall’ignoranza. I filosofi riescono a liberarsi dalle catene che tengono gli uomini prigionieri in una caverna, dove vedono ombre che scambiano per realtà; i filosofi, usciti all’esterno e scoperte le idee e la luce del sole (bene) che li illumina, tornano nella caverna per insegnare la verità a tutti gli altri liberandoli dall'ignoranza che li porta all'errore. Nel mito della caverna viene descritta la difficoltà dell’uomo ad elevarsi dal mondo sensibile a quello intelligibile, dal mondo delle mutevoli opinioni a quello delle idee vere. .Dal racconto della caverna emerge che la conoscenza si suddivide in 4 gradi: visione delle immagini, fede ingenua nella loro realtà, pensiero razionale e intuizione dell’idea del Bene in sé. Solo l’uomo che riesce a uscire dalla caverna, alla luce del sole, entra nel mondo della scienza ( epistéme) e conosce il mondo vero: prima tramite la diànoia (semplice razionalità analitica) poi tramite la nóesis, l’atto intellettivo, l’intuizione del mondo delle idee e del loro fondamento nell’idea del bene. Per Platone il bene è l’idea suprema che tutte le fonda e paragona l’idea del Bene al sole: essa è la luce che illumina il filosofo nelle sue scelte di governo. LA “REPUBBLICA” PLATONICA: UNA CITTA' IDEALE GOVERNATA DALLA GIUSTIZIA E DAL BENE I testi fondamentali del pensiero platonico politico sono 3:



nella Repubblica Platone descrive una città ideale governata dai filosofi, che conoscono l’idea del Bene e che promulgano leggi secondo giustizia. Questo dialogo inaugura la nascita della trattatistica politica di carattere utopico in Occidente;



nel Politico il politico viene paragonato al tessitore, in quanto intreccia trama e ordito, e deve essere capace di prendere decisioni senza vincoli da parte delle leggi. Solo che in questa realtà le leggi sono fondamentali perchè danno delle regole cui attenersi, seguendo le quali si otterrà un risultato non perfetto e comunque buono. Poi Platone crea una nuova gerarchia dei governi, il suo stato ideale in cima, poi i governanti e infine i governi senza leggi;



nelle Leggi, ultima e più lunga opera di Platone, il filosofo riconosce alle leggi il tentativo di attuare un modello politico più in armonia con la realtà. Parla delle funzioni delle leggi, della loro importanza nella fondazione di una nuova città, ecc.

REPUBBLICA: Platone descrive una città ideale governata dai filosofi che conoscono l’idea del Bene e che promulgano leggi secondo giustizia. Questo dialogo inaugura la nascita della trattatistica politica di carattere utopico in Occidente. Si introduce il termine utopia che indica un “luogo che non c'è” e che viene coniato da Thomas More nella sua opera Utopia del

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1516. Nella Repubblica viene fuori un progetto non attuabile nella realtà. Nel Politico e nelle Leggi si delinea un’immagine decisamente più realistica. Platone é consapevole del fatto che il modello di Stato da lui descritto esiste solo nei Cieli e che é importante che alcuni uomini vi accedano per costruire la propria personalità. DIBATTITO SULLA GIUSTIZIA TRA SOCRATE E TRASIMACO: nella Repubblica viene descritta una costituzione perfetta fondata sulla giustizia e Platone da una definizione di giustizia usando la voce di Socrate per confutare la tesi sofista di Trasimaco secondo cui la giustizia è l’utile del piu forte, di coloro che governano, serve solo...


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