Schemi filosofia politica PDF

Title Schemi filosofia politica
Author noemi filoni
Course Filosofia Politica
Institution Università degli Studi di Pavia
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Summary

Schema degli autori trattati a lezione...


Description

UTILITARISMO.

L'azione politica moralmente giusta è quella che produce la maggior felicità per i membri della società (applicato alla struttura fondamentale della società, non alla condotta personale). Il bene è ciò che tutti perseguiamo nella vita e nella vita delle persone che amiamo: va perseguito in modo imparziale per tutti i membri della società. Questo esclude il dipendere dall'esistenza di Dio, dell'anima, di entità metafisiche. Consequenzialismo. Significa allora che per ogni politica bisogna calcolare le conseguenze possibili: cioè stabilire se l'azione politica in questione promette di produrre un bene identificabile e se una soluzione è moralmente giusta sulla base dei cambiamenti che porterebbe in termini di benessere umano.

Quattro definizioni di utilità.



L'utilità vista come sensazione del piacere, unico bene fine a sé stesso rispetto al quale tutti gli altri non sono che mezzi.



L'utilità vista come tutte le esperienze apprezzabili qualunque forma assumano, perché alla vita chiediamo qualcosa di più dell'acquisizione di un certo tipo di stato mentale.



È soddisfazione delle preferenze. Non sempre la soddisfazione delle preferenze contribuisce al benessere, e il nostro bene reale può essere diverso dalla soddisfazione delle preferenze attuali; quindi le preferenze non definiscono il nostro bene ma rispecchiano le nostre credenze del momento. L'utilità di una persona si aumenta soddisfacendo quelle preferenze che non si basano su credenze sbagliate.



È soddisfazione delle preferenze, basate su informazioni complete e giudizi corretti. Cioè conseguire le cose che la gente ha buone ragioni per preferire e che migliorano effettivamente la sua vita.

Massimizzazione dell'utilità. Non si possono soddisfare tutte le preferenze & le preferenze spesso confliggono → dobbiamo produrre conseguenze capaci di soddisfare il maggior numero possibile di preferenze dei membri della società •

Nessuno occupa posizione privilegiata. Quantità uguali di utilità contano indipendentemente dall'identità delle persone. • • •

Obblighi speciali: legami speciali tra due persone Preferenze esterne: non contano se antiegualitarie Preferenze egoistiche: identificata come tale solo prima dei calcoli di utilità

Di fronte alla potenziale conflittualità bisogna allora stabilire alcune regole fondamentali, 1. le persone contano ugualmente, 2. si deve dare ugual peso agli interessi di tutti, 3. gli atti moralmente corretti sono quelli che massimizzano l'utilità. ''Se vogliamo fare dell'utilitarismo una moralità politica plausibile, dobbiamo interpretarlo come una teoria dell'uguale considerazione degli esseri umani.'' (Bisogna rispettare le persone più che il bene: se le persone diventano un mezzo per la massimizzazione del bene, allora si esce dalla moralità e si va nell'estetica.)

RAWLS. Giustizia come equità. La giustizia è la prima virtù delle istituzioni sociali: leggi e istituzioni, anche se efficienti e ben congegnate, devono essere riformate o abolite se sono ingiuste. Ogni persona possiede una inviolabilità fondata sulla giustizia, su cui neppure il benessere della società nel suo complesso può prevalere: la perdita della libertà non può essere giustificata da maggiori benefici goduti da altri. (un'ingiustizia è tollerabile solo se necessaria per evitarne una maggiore) La tendenza naturale degli uomini verso il proprio benessere rende necessario: accettare che gli altri accettano i medesimi nostri principi di giustizia + vigilanza reciproca + una concezione condivisa di giustizia. Il desiderio generale di giustizia limita la ricerca di altri obiettivi. Bisogna trovare una concezione di giustizia che renda possibile la coesistenza dei loro diversi progetti di vita. Oggetto della giustizia: è la struttura di base della società, cioè il modo in cui le maggiori istituzioni sociali (costituzione & assetti economico-sociali) distribuiscono i diritti e i doveri fondamentali e determinano la suddivisione dei benefici. // Perché questo influenza le loro prospettive.

La posizione originaria: Considerare una condizione puramente ipotetica in cui ha luogo l'accordo originario: • nessuno conosce il suo posto in società • nessuno conosce la sua posizione di classe • nessuno conosce il suo status sociale • nessuno sa il caso quali doti naturali gli ha assegnato → i principi di giustizia vengono scelti sotto un velo di ignoranza nessuno è in grado di proporre principi che favoriscano la sua situazione: i principi di giustizia saranno risultato di un accordo o contrattazione equa • • •

razionali disinteressati uguali persone come individui morali

Ogni qualvolta le istituzioni sociali soddisfano i principi qui scelti, coloro che vi si sono impegnati possono affermare: di star cooperando nella forma che avrebbero concordato se fossero tutti liberi e uguali. Solo così si lasciano da parte quegli aspetti del mondo sociale che sono moralmente arbitrari.

L'equilibrio riflessivo: stato di cose che si può ricercare passando continuamente dai giudizi presenti a una ipotetica situazione originaria, grazie al quale possiamo definire la situazione iniziale e quindi una serie di condizioni ragionevoli da cui generare i propri principi e giudizi ponderati. (così i nostri principi coincidono con i giudizi & conosciamo le premesse della loro derivazione)

Giustizia sostanziale: i principi che costituiscono la struttura di base sono e devono essere giusti. Giustizia formale: anche le autorità devono essere imparziali e non influenzate da considerazioni personali, economiche o di altro genere, perché una persona è ingiusta se il suo carattere la predispone a simili azioni. ''L'INGIUSTIZIA È MAGGIORE SE GLI SVANTAGGIATI VENGONO TRATTATI ARBITRARIAMENTE, ANCHE NEI CASI SPECIALI DOVE LE NORME AVREBBERO POTUTO PROTEGGERLI''

Principi. ▪ Ogni persona ha un eguale diritto al più esteso schema di eguali libertà fondamentali compatibilmente con uno schema di libertà per gli altri. ▪ Le ineguaglianze sociali devono essere combinate in modo da essere: (a) a vantaggio di ciascuno; (b) collegate a cariche e posizioni aperte a tutti. 1. LIBERTÀ. Le libertà fondamentali sono: politica, di parola e di riunione, di coscienza e di pensiero, della persona (quindi oppressione psicologica e aggressione fisica e integrità), proprietà personale. 2. NON DIFFERENZA. Si applica a: distribuzione di reddito e ricchezza, struttura delle organizzazioni. Significa che ogni persona deve trarre beneficio da eventuali ineguaglianze ammesse alla struttura di base (fraternità). Confluiscono nell'unico principio: tutti i valori sociali devono essere distribuiti in modo eguale, a meno che una distribuzione ineguale non vada a vantaggio di ciascuno. L'ingiustizia coincide con le ineguaglianze che non vanno a beneficio di tutti.

Una struttura di base è efficiente quando non c'è modo di cambiare la sua distribuzione e insieme migliorare le prospettive di alcuni senza così peggiorare quelle di altri. Ma ci sono molti assetti efficienti della struttura di base. Per capire quale scegliere tra loro, bisogna trovare una concezione di giustizia che sia compatibile con una di queste distribuzioni quindi non solo in quanto efficiente.

Interpretazione democratica: corregge l'ingiustizia di opportunità dettata dalle contingenze causali, che col tempo hanno fatto deviare l'eguaglianza iniziale rispetto alle possibilità di carriera; cioè mitiga gli effetti della lotteria naturale. Vuole che coloro che sono stati favoriti dalla natura traggano vantaggio dalla loro buona sorte, solo a patto che migliorino la situazione di coloro che ne sono rimasti esclusi. →→→ soluzione →→→ Giustizia procedurale pura: la distribuzione è basata sulla giustizia dello schema di cooperazione da cui ha origine e dalle risposte degli individui che ne fanno parte. Cioè: una distribuzione non può essere giudicata isolatamente dal sistema di cui è risultato, né da ciò che gli individui hanno fatto in buona fede alla luce delle aspettative consolidate. ''La distribuzione naturale non è giusta nè ingiusta. Ciò che è giusto o ingiusto è il modo in cui le istituzioni trattano questi fatti.''

NOZICK. Gli individui sono la sola entità significativa. Hanno prima di tutto dei diritti, che sono inviolabili e vanno intesi come limitazioni alle legittime sfere d'azione (libertà negativa): sono così forti che sollevano il problema di cosa lo Stato possa fare se può fare qualcosa. INFATTI ciascuno ha il diritto di perseguire liberamente i propri piani di vita attraverso il diritto alla proprietà, che se posseduto a giusto titolo non può subire limitazioni. Proprietà. Il possesso della proprietà è giusto se rispetta tre condizioni: (a) giustizia dell'acquisizione, cioè la valida acquisizione originaria da parte di qualcuno di cose non possedute da nessuno o tramite donazione; (b) giustizia nei trasferimenti, cioè il valido passaggio di proprietà da un individuo a un altro, fondato su scambio volontario; (c) così che la giustizia nel possesso della proprietà sia storica, in quanto dipende dalla correttezza dei vari trasferimenti che la proprietà ha subito a partire dalla validità dell'acquisizione originaria, in quanto dipende da ciò che è legittimamente avvenuto. Se la proprietà di ciascuno è giusta, allora l'insieme totale cioè la distribuzione è giusta. Stato minimo. Lo Stato deve: • •

non essere intrisuvo interferire al minimo nella vita individuale



''guardiano notturno'', garantire il rispetto della legge attraverso punizione: circoscritto a funzioni di protezione contro forza, furto, frode

• •

non usare il suo apparato coercitivo per far sì che alcuni aiutino altri non seguire politiche di riparazione, perché significa vedere le persone come mezzi in vista del bene della società cioè la maggior parte

• •

ogni persona è a sé e la sua vita è l'unica che possiede nessuno può imporre a una persona un sacrificio da cui non riceve bene

[La redistribuzione statale è sbagliata perché violerebbe il diritto di proprietà: non sono ingiuste le disparità di ricchezza, anche perché i meccanismi di un mercato davvero libero hanno alta probabilità di soddisfare i bisogni di ciascuno. Riequilibrare le condizioni sociali vuol dire intendere le persone non come fini ma come mezzi per il bene della società in generale]

'' Siamo tutti differenti, com'è possibile che esista un genere di vita unico che sia migliore per tutti? Bisogna abbandonare l'utopia di una società perfetta e prendere in considerazione l'utopia di un luogo dove la gente sia libera di attuare la propria individuale visione della vita senza imporla agli altri.''

1. Libertaria. La sua teoria della giustizia è storica, definisce una distribuzione come giusta guardando al modo in cui si è originata. Quindi non mira a giustificare una data distribuzione, ma i possessi o le proprietà di cui gli individui possono legittimamente disporre. 2. Monistica. Esiste un solo parametro rilevante, cioè la libertà negativa (valore intrinseco e non strumentale). 3. Deontologica. I criteri morali che giustificano le istituzioni escludono qualsiasi informazione riguardo a scopi o concezione del bene. 4. Anticonsequenzialista. Vengono valutate classi di azioni sulla base della loro coerenza con il principio di libertà negativa, indipendentemente dalle conseguenze. ''GIUSTIZIA E' NON VIOLAZIONE DEI DIRITTI MORALI NEGATIVI ALTRUI''

CRITICA RAWLS:



Cooperazione sociale. Il problema della cooperazione sociale è che crea il problema della giustizia distributiva: dare nuovi incentivi e gli extra vuol dire cercare di capire anche a chi darli. Non solo non si saprebbe dove questi vanno ma nemmeno se il prodotto aggiunto è maggiore della spesa, cioè non si può sapere se ha comportato perdite o guadagni.



Principio di differenza. Sulla base dello schema di cooperazione generale, quello che ne consegue è che anche i guadagni sia dei meglio dotati che dei peggio dotati non è neutrale. Va a finire che: gli avvantaggiati guadagnano ancor di più, gli svantaggiati ottengono più di quel che meritano.



Posizione originaria. Persone che s’incontrano dietro un velo d’ignoranza per decidere chi ottiene cosa, senza sapere nulla di titoli speciali che le persone possano avere, considereranno come manna dal cielo qualsiasi cosa ci sia da distribuire. Di conseguenza la persona autointeressata valuta ogni principio non a Stato finale secondo quanto le conviene.



Talenti. Se è vero che sono padrone di me, i miei talenti mi appartengono. Per cui tassare gli avvantaggiati dalla lotteria naturale vuol dire violare l'autoappartenenza. «Nessuno merita né le sue maggiori capacità naturali né una migliore posizione di partenza nella società: ma questa non è una ragione per ignorare e ancora meno per eliminare queste distinzioni. Invece, la struttura di base può essere modificata in modo che questi fatti contingenti operino per il bene dei meno fortunati»

COHEN. I talentuosi non richiederebbero incentivi se fossero veramente fedeli al principio di differenza: cioè, se non avessero gli incentivi non si impegnerebbero (a nome degli svantaggiati). C'è bisogno di un ethos egualitario: il loro atteggiamento deve essere contrario allo spirito del principio stesso. Perché il principio di differenza, se è necessario, significa comunque che esiste una diseguaglianza di fondo e quindi un atteggiamento inegualitario più profondo. →→→ 1.) Premessa maggiore normativa 2.) Premessa minore fattuale 3.) Conclusione, min e magg →→→ Se in base a chi espone, l'argomento non può essere impiegato come giustificazione della politica: allora esso fallisce nel produrre una giustificazione comprensiva della politica. (Giustificazione comprensiva: che vale per tutte le parti coinvolte) (Comunità giustificativa: vige una norma di giustificazione comprensiva) [cioè un argomento deve superare il test impersonale, giustificare il comportamento loro ascritto dall'argomento] E l'argomento degli incentivi non lo supera, perché la premessa minore non si sa se è vera. ''Quando l’aliquota massima è al 40 per cento: a. gli individui dotati di talento sono più produttivi rispetto a quanto siano con un aliquota al 60% b. i più svantaggiati, come risultato, stanno meglio dal punto di vista materiale.'' La giustificano con: •

Necessità economica, perché r&t hanno bisogno di più denaro per riposarsi: ma in realtà guadagnano di più e hanno già trattamenti di lusso superiore.



Sostenibilità psicologica, perché r&t sono motivati dalla prospettiva di grande guadagno: ma non basta a spiegare l'incapacità di lavorare con un aliquota al 60%.



Abitudine sociale, perché r&t sono abituati a guadagnare più degli altri: ma le abitudini possono cambiare.



L'argomento di PARETO: bisogna distinguere tra diseguaglianze indispensabili e diseguaglianze dovute alle scelte specifiche di alcuni. ''Rawls muove da una distribuzione eguale ad una ineguale basata sul principio di differenza.'' Il miglioramento paretiano non è più al servizio della giustizia. Il principio di differenza non può essere fondamento della giustizia, perché vuole solo che i talentuosi realizzino la loro natura morale. Invece la vera eguaglianza delle opportunità viene raggiunta solo quando sono eliminati tutti i fattori di diseguaglianza moralmente arbitrari. Tra lotteria naturale, sociale, sorte: bisogna eliminare la lotteria naturale e la lotteria sociale (rafforzarle rafforza le diseguaglianze). «Tuttavia, la completa eguaglianza delle opportunità è giusta solo prima facie dal momento che, nonostante nessuna causa di diseguaglianza possa essere giusta, potrebbe comunque essere vero che un’ineguaglianza sia giusta in ragione delle sue conseguenze» Vanno bene diseguaglianze se a vantaggio di ciascuno. Ma se uno crede che l'eguaglianza iniziale sia giusta prima facie, non può credere che il miglioramento paretiano sia al servizio della giustizia.

◦ Se l'eguaglianza di partenza non è iniqua, non è iniqua nemmeno l'eguaglianza finale. ◦ Se di base si è d'accordo con l'eguaglianza, non vale dire che non va bene dopo. ''RAWLS ABBANDONA LA GIUSTIZIA''

• •

Perché non ci impegnamo per gli svantaggiati se senza incentivi Perché prevale l'arbitrarietà morale che è l'ingiustizia ''L'impossibilità della giustizia non basta a rendere giusto ciò che è possibile.''

Rawls, egualitarismo represso: le eguaglianze sono altrettanto ingiuste, se non migliorano gli svantaggiati. Rawls, posizione originaria: artificio per la scelta dei principi, stronca equità interpresionale. Nagel, scopo: sanare le distanze date dalle dotazioni naturali. Cohen, scopo: diseguaglianze solo per necessità organizzative. Cohen, scopo: differenze di reddito solo in base all'onere lavorativo.

Il TRILEMMA: eguaglianza VS pareto VS libertà

l'eguaglianza sacrifica o il benessere o la libertà ↓ non posso sacrificare tutto per l'eguaglianza ↓ SOLUZIONE ETICA Il trilemma si dissolve nel sentimento di solidarietà (Tittmus) Ma la morale rende le persone non libere?



Se uno si auto-vincola è solo colpa sua, perché la giustizia non pretende e non pone un'obbligazione legale • Sono solo legittime istanze morali • Le persone sono indotte ma non in modo coercitivo • Se l'ethos pesa è perché è lui che motiva, non la legislazione

La EGUAGLIANZA è assicurata da un impegno morale L'efficienza PARETIANA è garantita finché le persone danno priorità al convincimento morale Il valore della LIBERTA' risiede nell’assenza della coercizione, non nella mancanza di legittime istanze morale che, essendo legittime, non possono essere assenti...


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