Riassunto Geografia Politica Urbana - Rossi, Vanolo PDF

Title Riassunto Geografia Politica Urbana - Rossi, Vanolo
Author Alessandro Leone
Course Sociologia dei processi culturali e comunicativi
Institution Università degli Studi di Genova
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GEOGRAFIA POLITICA URBANA – ROSSI/VANOLO Introduzione Esperienza urbana ha subito forti trasformazioni, evidenti. Sono l'esito di forze economiche, sociali e culturali, comunemente identificate come globalizzazione, post-fordismo, neoliberalismo, post-modernità. Es. di Pechino: partito centrale riconosce alla fine degli anni '70 centralità della città nello sviluppo industriale socialista; livello di responsabilità diventa più locale che nazionale. Sviluppo urbano diventa prerogativa di elite locali e regionali. L'evento delle olimpiadi usato come cassa di risonanza per le grandi modernizzazioni, sia da parte del popolo con rivolte sia da parte dello stato. Popolo scende in piazza per libertà religiosa, di espressione, questioni sociali, di lavoro. Globalizzazione quindi non accresce solo sviluppo ma anche persone che si mettono in gioco per rivendicare diritti politici, sociali e civili. Es. di Bilbao: Dal 1997 diventa sede del nuovo museo Guggenheum e di numerosi grattacieli. Questo fa parte di una strategia di riposizionamento da parte del governo locale. Vollero trasformare Bilbao da città industriale a città di cultura e servizi. Questo per rilanciare immagine e quindi anche economia. Ci furono numerose proteste da parte di chi non voleva e non si rispecchiava nell'omologazione e in questo cambio di immagine. La globalizzazione si esprime sotto diverse forme nel pianeta. L'essenza della globalizzazione impone cambiamenti nel modo di intendere la città. Le città sono reti di nodi. La globalizzazione porta gli attori ad avere coscienza di trovarsi in una vita comune pur operando a distanza. Nonostante sia connotato spesso come disuguaglianza, la globalizzazione può anche assumere caratteri di egualità. Questo dipende da fenomeni di politica e di società delle città. La politica come rappresentazione Produzione di immagini sintetiche del fenomeno urbano e loro collegamento con politiche di riposizionamento. Si parla di marketing territoriale. Si sente esigenza di generare e promuovere immagine accattivante della città, ormai esse sono in un'arena globale e sono costrette a “combattere”. La produzione di queste immagini rappresenta territorio di verifica cruciale per le strategie di sviluppo urbano e delle relazioni di potere nelle città. Una modalità caratteristica di produzione dell'immagine urbana si realizza con rappresentazioni ottimistiche, per far passare in secondo piano le debolezze ed esaltare i successi. Vengono rappresentate le città come entità unitarie e coese. Le rappresentazioni delle città possono dare origine a immagini stereotipate e queste politiche sono un terreno molto conflittuale tra gli attori urbani. I soggetti più deboli vengono allontanati ed esclusi in modo da poter dare solo l'immagine buona della città, viene escluso tutto quello che romperebbe l'ordine. Si parla di branding urbano, ossia la strategia di costruzione di immagini seducenti allo scopo di catturare i flussi globali di visitatori e fruitori temporanei delle città. Vi è un processo altamente selettivo di immagini e qualità di luoghi da valorizzare o nascondere. Si chiama politica del dimenticare, allontanare presenze imbarazzanti dall'immaginario e dal territorio fisico della città, ghettizzando e creando slum. Crisi Fordista ebbe grande impatto sull'immaginario economico urbano. Simboli e luoghi dell'industrializzazione diventano negativi. La città industriale ha reputazione di degrado ed è economicamente poco competitiva. Le città devono produrre altre rappresentazioni (es. logo città di Syracuse fino al 1986 e logo di oggi) Sulla scia della Silicon Valley, oggi le città hanno adottato immagini che mostrino progresso nelle ICT (Osaka, Barcellona, Manchester, Amsterdam). Il modello di città dell'informazione diventa una moda, si parla di processo di siliconization. Le trasformazioni economiche degli anni '70 hanno inoltre avuto un effetto sulla nostra esperienza del tempo e dello spazio, con una compressione spaziotemporale delle relazioni sociali. I mutamenti economici e culturali sono l'esito di precise traiettorie di valorizzazione urbana e progetti di accumulazione capitalistica. L'elemento di consumo diventa un fattore costitutivo dell'economia di una città. Baltimora passa da essere

centro industriale a icona del divertimento. Dubai diventa il prototipo dell'urbanistica post-moderna periferica. Non mancano però le contraddizioni: a Baltimora ci sono grandi fenomeni di esclusione e il progresso economico dovuto alla trasformazione della città ha avuto vantaggi solo per ristrette cerchie. Si sono venute a creare le città globali, in grado di assumere la guida nelle relazioni economiche di portata planetaria grazie alle interconnessioni mondiali. Le città diventano specchio della globalizzazione quanto più riproducono al loro interno le contraddizioni e le disuguaglianze del mondo globale: divario tra ricchi e poveri, primato del tempo sullo spazio, marginalità. Le politiche di rappresentazione tendono ad occultare il lato problematico della globalizzazione. Le città globali vengono spasmodicamente cercate di essere emulate da molte città, che danno un immagine di sé uguale a tutte le altre. Si parla di narrazione selettiva nel caso per esempio della caduta del muro e di Potsdamer Platz. I discorsi e le rappresentazioni cercano di allontanare le tragedie che si sono consumate in quei luoghi come espropriazione di case degli ebrei e vicinanza di strutture di reclusione URSS. La modalità dominante di rappresentazione si basa sul presupposto che l'economia costituisca la principale forza all'origine delle trasformazioni urbane. La cultura assume un ruolo fondamentale inedito nelle traiettorie di sviluppo economico e territoriale, si assiste ad una svolta culturale soprattutto nei paesi di lingua inglese. Se il '900 era stato l'epoca del trionfo della società come base fondamentale dell'organizzazione della vita collettiva, oggi il primato viene acquisito dalla cultura, inteso come motore economico per le comunità locali, nazionali ed internazionali ma anche come senso di appartenenza e costruzione di un'identità collettiva. Cultura si collega quindi con le dinamiche di sviluppo capitalistico. Relazione diretta tra sviluppo urbano e ascesa della classe creativa. L'ascesa di questo ceto di creativi contribuisce in maniera centrale nello sviluppo e innovazione del capitalismo postmoderno. Di questo ceto fanno parte scienziati, ingegneri, poeti, scrittori, artisti, designer, architetti, operatori dell'industria informatica. Vi è una tendenza generale alla culturizzazione nei processi di sviluppo urbano: lo sviluppo a partire dagli anni '70, coincidente con la crisi dell'industria fordista, di attività culturali e industrie creative rappresenta uno stimolo al risveglio economico e sociale per città in crisi. Ricetta perfetta per coniugare sviluppo economico e rigenerazione urbana. Questi due aspetti vanno di pari passo: la rigenerazione urbana è spesso subordinata e condizionata a imperativi di crescita economica. Una delle condizioni fondamentali per lo sviluppo culturale è una mentalità aperta, assenza di barriere di ingresso sociale e tolleranza. Le città creative post-moderne da un lato sono duttili e variabili, mentre da un altro sono selettive e prescrittive sugli individui incaricati di questa rigenerazione. Legame rigenerazione urbana e gentrification: la cultura diventa industria, diventa guadagno, accelerazione di accumulazione di capitale. Città culturali sono molto vivibili, questo però le fa diventare care e porta ad un'accentuazione delle disparità di reddito e benessere sociale tra coloro che lavorano nell'alta tecnologia e chi ne rimane escluso. L'Asia diventa punto centrale di osservazione di queste dinamiche di binomio cultura-crescita economica. Questo per dare un taglio più cosmopolita alle città che permettesse loro di rivaleggiare con città globali occidentali. In Europa questi processi sono stati favoriti dall'Europa più che dai singoli stati come in USA e Asia, con la formazione della Capitale Europea della Cultura. Spesso viene assegnata a città che non hanno grande patrimonio culturale ma che hanno capacità di iniziativa per trarre vantaggio in termini di economia (Glasgow, progetti di propaganda urbana strumentalizzazioni alle strategie di crescita). Cultura diventa catalizzatrice di investimenti finanziari capaci di dare impulso alle trasformazioni urbane ed economiche. Cultural instrumenalism: rafforzamento dell'attività urbana e dell'economia spesso con scarsi risultati a lungo termine a discapito di progetti di coesione sociale e uguaglianza. Cultura come si vedrà è anche collegato intimamente con politica di contestazione e destabilizzazione dell'ordine delle città. La politica come governo Il neoliberalismo è la forma dominante di governo sociale nel mondo a partire dagli anni '80. Ha tre divers accezioni:

1. Piano ideologico, relazioni si organizzano meglio se gli attori sono svincolati da imposizione esterne 2. Piano economico, l'espansione del mercato avviene mediante circolazione di merci regolata da fattori di produzione e relazioni sociali 3. Piano politico, razionalità collettiva e attori responsabilizzati a perseguire un bene comune ma senza vincoli è preferibile a razionalità centralizzata. Attori possono perseguire i loro fini. I sostenitori del liberalismo puro sostengono che lo stato non debba entrare nelle questioni economiche, quindi ampio spazio all'iniziativa dei singoli. La Thatcher si ispira a ciò, liberalizzando i servizi e dando appoggio a imprenditori. Reagan ridusse pressione fiscale e l'impegno statale nell'economia. Il neoliberalismo coincide l'età di espansione post bellica. Negli anni '70 ci furono forti tensioni sociali dovute anche alla difficoltà economica e questo fa nascere una nuova sociologia urbana. Nella città capitalistica il sistema economico è organizzato intorno a relazioni tra lavoro, mezzi di produzione e riproduzione sociale. Queste relazioni si reggono su produzione, consumo e scambio. Lo stato svolge un ruolo cruciale in tutto ciò, regolamentando direttamente il processo capitalistico, di cui ne è garante. La crisi fiscale degli anni '70 fu interpretata come fallimento dello stato: questa crisi fu dovuta alla forti pressioni e rivendicazioni nei confronti dello stato da parte degli strati bassi e alti della popolazione. L'esito di ciò fu la nascita della questione urbana. Le classi dominanti usano il settore immobiliare per regolare il processo capitalistico. Per sopravvivere ed espandersi, città devono ampliarsi attirando residenti: questo avviene favorendo crescita urbana a discapito della ridistribuzione delle risorse. Sviluppo urbano quindi subordinato a economia. La crescita è motore non solo di sviluppo territoriale ma di interessi, rivendicazioni e iniziative di pianificazione. Attorno all'imperativo della crescita vanno a raccogliersi le strategie di affermazione economica delle elite. Si formano anche coalizioni anti-crescita, interessate più all'aumento della qualità della vita. La crescita economica è il motore della politica urbana. La rivoluzione neoliberale dell'era Reagan-Thatcher ebbe forti ripercussioni sulla scala urbana, originando deregolamentazione del mercato immobiliare. Distinzione tra Government e Governance secondo Harvey: 1. Government: modalità di governo della città gerarchica fondate sul primato del settore pubblicostatale e su politica ridistributiva a livello locale. 2. Governance: modalità decentrate di governo, con l'acquisizione del primato da parte di coalizioni private per la realizzazione di opere di rinnovamento urbano Si passa da Government a Governance : la crisi di Baltimora è esemplificativa di ciò, ma queste dinamiche di rigenerazione urbana possono essere osservate in molte città occidentali. Ci sono comunque varie forme di liberalismo. Per esempio, liberalismo Cinese che combina stato autoritario con assenza di regole di mercato. Furono create inoltre delle ricette universali per il neoliberalismo urbano nelle città del Sud del mondo, dei programmi: • Riduzione ruolo stato • Snellimento PA • Svalutazione moneta locale • Liberalizzazione del commercio • Soppressione sussidi locali • Aumento dell'esportazione Questi programmi hanno accentuato i divari sociali. La deregolamentazione e l'apertura dei mercati nei paesi del Sud hanno avvantaggiato i capitalisti transnazionali dei paesi del nord investitori. Le cose sono cambiate negli ultimi anni, ma il fatto di favorire crescita economica di pochi con deregolamentazione a discapito di molti rimarrà sempre. Viene introdotta anche la terza via da Giddens e Blais, che da inizio ad una nuova fase neoliberale negli anni '90. L'espansione su scala globale del liberalismo favorisce la nascita della nuova politca urbana, che altro non è che neoliberalismo su scala urbana. La relazione controversa tra stato, mercato e politica urbana si trova chiara nei paesi che raggiungono

tardivamente il neoliberalismo: introiettano insegnamenti USA e li combinano con forme originali di organizzazione politica, dove la crescita urbana e industriale ha il primato sul resto. È l'esempio della Corea del Sud e della Cina. L'urbanizzazione dello sviluppo economico in entrambi i paesi ha trovato nello stato un attore fondamentale. In Corea, però a differenza della Cina, i centri urbani oggi sono sotto l'influenza dell'amministrazione locale e non più di quella statale. Questo ci dimostra come il neoliberalismo non sia solo una forma politica calata dall'alto ma che dipenda anche da fattori sociali e culturali e dall'esito di continue negoziazioni. Nonostante le contraddizioni, il neoliberalismo è accattivante perchè riconduce qualsiasi problema della città nell'ambito dinamico della competitività della crescita, con politiche che si adattano ai vari contesti. Questo porta le città per esempio ad aspirare allo status di città globali o creative. Il pericolo però dell'espansione mondiale del neoliberalismo si ha con la crisi del 2008: il ruolo giocato dal credito immobiliare nell'avvio della recessione degli USA che poi si è esteso su scala mondiale è noto e le città sono degli osservatori viventi di ciò. Questa crisi ha mostrato il legame strettissimo che c'è tra capitalismo, settore immobiliare e sviluppo urbano. La finanziarizzazione dell'economia, coincisa con la globalizzazione neoliberale e il ripudio dell'approccio Keynesiano al governo delle economie nazionali sono elementi alla base della crisi del 2008. Svolta neoliberalismo da nuovo approccio nel modo di agire delle città nell'arena globale, che competono e collaborano tra loro. Crescita è istanza fondamentale del governo locale. Questi ultimi hanno inoltre un'altra prerogativa, ossia quella di enfatizzare l'obiettivo della partecipazione civica promuovendo idea del cittadino attivo, applicando strategie per orientare condotta morale dei cittadini. Lo stato non ha più posizione esclusiva nella gestione e prevenzione della violenza. Governi locali gestiscono conflitti non convenzionali, asimmetrici, a bassa intensità, guerre civili. Nasce un'ossessione sul problema della sicurezza individuale e collettiva: basti pensare al G8 di Genova e l'attacco alle torri gemelle. Dispositivi di sorveglianza che inizialmente erano l'eccezione, diventano la regola. Vengono limitate la libertà di espressione di oppositori e gruppi di dissidenti. Vengono adottate leggi speciali per esempio contro il terrorismo (manifestazione negata a NY, viene a mancare diritto alla città). Libertà personali vengono limitate a favore della sicurezza. Vengono promesse migliori condizioni di vita ma nella pratica questo non accade (meno libertà, orari di lavoro massacranti, più disparità, meno servizi). Per far fronte a ciò, i governi devono concentrarsi sul tema della sicurezza per dimostrare che effettivamente le città siano più vivibili in quanto più “sicure”. Vengono quindi adottate forme di tolleranza zero. In quanto non possono garantire futuro ai cittadini, governi eliminano fattori di disordine. Il crimine non è più violazione di una norma, ma minaccia della sicurezza personale. Si tratta di una vera e propria politica della paura. Non sono fenomeni nuovi, c'erano già stati durante la guerra fredda. La povertà viene criminalizzata, gli spazi urbani vengono militarizzati e i poveri o minoranze vengono ghettizzate. Criminalizzazione dei fenomeni di devianza ha imposto un cambiamento di condotta delle forze di polizia che devono reprimere il crimine urbano. La polizia, ormai realtà esterna, deve contrastare la diffusione della cultura dell'illegalità, applicando operazioni di vendetta e repressioni con condotte intransigenti. Questo è di gran lunga più facile che affrontare le cause sociali della devianza adottando misure di prevenzione sociale. Anche le aree marginalizzate però tendono a militarizzarsi, aumentando le tensioni. Tra i prodotti del neoliberalismo c'è la responsabilizzazione dell'indigenza: è compito di ciascun cittadino risparmiare, aggiornarsi culturalmente. Tendenza diffusa alla segregazione. Prima forma è quella delle gated communities: forniscono servizi e provvedono alla propria sussistenza da sole, questi servizi sono riservati per i residenti della comunità; punti di accesso sorvegliati. Queste comunità nascono dalla domanda di sicurezza e dal desiderio di rimuovere fisicamente il diverso dal proprio vicinato. La progettazione urbana diventa un prodotto di mercato vendibile, cessa di esistere la democrazia urbana che era basata sulla convivenza tra diversi. Il confine tra le misure di sicurezza legittime e quelle illegittime è labile: queste misure di sicurezza (militarizzazione, segregazione) sono spesso richieste dagli stessi cittadini, a causa della psicosi collettiva sul tema della sicurezza. Lo spazio pubblico viene annichilito dalla legge: coloro che danneggiano l'immagine di decoro della città vengono rimossi o subiscono violenze. L'annichilimento dello spazio pubblico avviene anche tramite strumenti come design e progettazione urbana.

Questo fenomeno è una caratteristica della città neoliberale: spazio pubblico sempre meno pubblico, conviviale e democratico, poco fruibile e dove non vengono più svolte attività ricreative e collettive. Ci si affida a spazi privati (Starbucks). Politica della paura usata anche per delegittimare movimenti di protesta. La politica come contestazione Giustizia sociale è tema caldo degli ultimi anni. Dibattito pubblico non più basato su dicotomia destra/sinistra ma tra giusto/sbagliato. La giustizia sociale è un potente discorso di mobilitazione politica. Viene creata la teoria della giustizia: riconosce preminenza libertà fondamentali su disuguaglianze e ricchezza materiale. Una politica di giustizia sociale deve essere volta a coniugare libertà individuali con ricerca di eguaglianza, tramite corretta distribuzione dei beni materiali e immateriali. Secondo alcuni, situazioni di ingiustizia nascono non da disparità ma da assetti di dominazione che ostacolano partecipazione. Per questo viene elaborata politica della differenza: scompaginare identità precostituite in nome del dialogo e dell'interazione tra diversi. Harvey ricollega tema della giustizia sociale a contraddizioni del processo di accumulazione capitale e generazione del profitto. Harvey è interessato a riaffermare il primato dell'appartenenza di classe su quella di genere ed etnia. Cerca di aggiornare teorie di Marx. Prime riflessioni spaziali sulla giustizia erano incentrati sul verificare coerenza distribuzione locale dei servizi pubblici. Lefebvre in seguiti propone il diritto alla città, la possibilità di appropriarsi dello spazio urbano e delle sue risorse, partecipare alla sua produzione, mettendo in discussione le modalità capitalistiche di produzione. Questo si collega con il diritto di appropriazione, ossia la riaffermazione del primato del valore d'uso su quello di scambio nel conseguimento di una società giusta ed egualitaria. Diritto alla città, estendibile a un generale diritto all'abitare, ossia attribuire ai cittadini potere decisionale e controllo. Gentrification: allontanamento di persone da quartieri storici o popolari in seguito all'abbattimento di edifici imposto dal mercato immobiliare, sostituendo i precedenti proprietari con ceti abbienti. Il diritto alla città è quindi la base per una giustizia sociale che rivendica l'attribuzione ag...


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