Geografia economica del sistema mondo - Alberto Vanolo PDF

Title Geografia economica del sistema mondo - Alberto Vanolo
Author Giovanni Chirivì
Course Geografia delle interazioni locale-globale
Institution Università del Salento
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Summary

GEOGRAFIA ECONOMICA DEL SISTEMA MONDOCAPITOLO 1 – TRACCE DI STORIA1 GEOGRAFIA DEL SISTEMA-MONDO: DALLA FINE DELL’ALLA PRIMA GUERRA MONDIALEAll'inizio del ventesimo secolo il panorama economico mondiale era dominato da due centri economici: Europa nord occidentale e gli Stati Uniti Nord orientali.Gli...


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GEOGRAFIA ECONOMICA DEL SISTEMA MONDO CAPITOLO 1 – TRACCE DI STORIA 1.1 GEOGRAFIA DEL SISTEMA-MONDO: DALLA FINE DELL’800 ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE All'inizio del ventesimo secolo il panorama economico mondiale era dominato da due centri economici: Europa nord occidentale e gli Stati Uniti Nord orientali. Gli anni precedentementi al 1890 vi furono caratterizzati da una forte crescita economica in tutta l'Europa e gli stati uniti, imputabile principalmente alla diffusione di importanti innovazioni tecnologiche. Facciamo riferimento alla seconda rivoluzione industriale (1750) tra queste innovazioni troviamo: - Diffusione dell'energia elettrica e -Invenzione del motore a scoppio -Introduzione di nuovi mezzi di comunicazione come la ferrovia e il telegrafo. Ed altre innovazioni industriali legate all'introduzione di nuovi modi di organizzare il lavoro, paradigmatico è l’esempio rappresentato dall' impresa americana Ford, quando fu introdotta la prima catena di montaggio. La diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione e il conseguente abbattimento dei costi del trasporto, consentì una notevole espansione del Commercio che a sua volta permise la crescita di differenze economiche tra i paesi del nord e quelli del sud del mondo. La seconda rivoluzione industriale provocò infatti, una crescente domanda di materie prime da parte dei paesi del nord del mondo, ed è all’interno di tali flussi commerciali che iniziarono a prendere piede forme di dominazione economica su paesi maggiormente dotati di queste risorse: america Latina, estremo Oriente e continente Africano. Oltre la crescita del fenomeno commerciale (nord-sud) quel periodo fu anche caratterizzato dai primi movimenti internazionali di capitale tra i primi centri urbani industrializzati: Londra, New York, Parigi e Berlino. Questi si imposero come principali centri della finanza mondiale, ed è proprio in queste metropoli e in questi paesi

che si diffuse il fenomeno dell'investimento diretto all'estero. Per quanto riguarda gli effetti economici della prima guerra mondiale, questa avvantaggiò soprattutto l’America nord orientale e il Giappone. Gli Stati Uniti in pochi anni passarono da una posizione di indebitamento ad una posizione di credito nei confronti dei paesi europei, vendendo anche crescere il proprio controllo economico e la propria sfera di influenza sul Canada e sull'America Latina prima appartenenti alla sfera d’influenza Britannica. Il Giappone inoltre, incrementò le esportazioni sia di materie prime il cotone sia di prodotti dell'Industria pesante destinati ad Australia India Stati Uniti.

1.2 DALLA GRANDE DEPRESSIONE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE Gli anni 30 si aprirono con la grande depressione, il crollo della borsa di Wall Street che portò al crollo dei redditi, a un'elevata disoccupazione, al fallimento di numerosi istituti finanziari e alla riduzione degli investimenti americani. Le cause di tale crisi sono riscontrabili nel calo dei redditi degli agricoltori verso la fine degli anni 20 che portò ad Una contrazione della domanda di beni industriali, riducendo ulteriormente i redditi della popolazione. Negli anni 30 le economie mondiali erano già interconnesse, quindi la crisi si propagò agli altri paesi tramite la riduzione delle importazioni e delle esportazioni. (protezionismo diffuso) I governi reagirono adottando misure protezionistiche e di austerità che andavano ad ostacolare ancora di più il rilancio del commercio e la formazione di una nuova domanda. Il nord del mondo uscirà dal periodo di crisi grazie alla crescita dell'Industria elettrotecnica, meccanica ma soprattutto per i massicci programmi di riarmo, come nel caso della Germania. Gli USA invece migliorarono la propria situazione economica grazie all’applicazione delle teorie keynesiane incentrate sull’investimento

statale nella spesa pubblica per rilanciare l’occupazione e la produzione di beni e servizi. (New Deal Roosvelt) Il protezionismo successivo alla crisi del 1929 venne meno alla fine della 2° guerra mondiale, nel 1948 nasce il GATT per favorire e disciplinare un commercio multilaterale. Di pari passo con il multilaterilismo commerciale si nacque la tendenza da parte di alcuni stati a sottoscrivere accordi commerciali di tipo regionale. Facciamo per esempio riferimento alla CECA (1951) successivamente al trattato di Roma 1957 che segnò la nascita della CEE vi fu una prima proliferazione di accordi commerciali soprattutto in America Latina e in Africa. 1.3 DALLA RICOSTRUZIONE POSTBELLICA AI NUOVI SISTEMI ECONOMICI Da un punto di vista economico, i vincitori della Seconda Guerra Mondiale furono gli Stati Uniti, questi al termine del conflitto si presentavano come il paese maggiormente dotato da un punto di vista industriale e da un punto di vista della Ricerca Scientifica. Europa occidentale e Giappone intrapresero tuttavia, al termine della guerra, una fase di ammodernamento degli impianti industriali distrutti durante il secondo conflitto mondiale, pertanto si assistette ad una crescita della domanda dei beni industriali anche grazie alle politiche di tipo keynesiano. Per quanto riguarda l'Europa centrale e orientale la situazione si presentava differente. La così come la Romania e l’ Ungheria escono dal conflitto economicamente distrutte e costrette al pagamento delle riparazioni in quanto alleati della Germania. La metà degli anni 40 si apre inoltre con la guerra fredda, con gli Stati Uniti volti ad attuare politiche economiche finalizzate all'isolamento in Unione Sovietica e al impedimento dell'espansione del Comunismo in Europa. I punti fondamentali di tale politiche furono: La nascita della NATO 1948-49 e il piano Marshall 1948. La risposta Sovietica a tali iniziative fu l'istituzione il 1949 del Comecon, tale organismo aveva come obiettivo principale la cooperazione economica dell'Unione Sovietica e l'Europa Orientale attraverso l'incremento della coesione interna nell’ambito commerciale. Il Patto di Varsavia inoltre rappresenterà per l’Unione Sovietica al pari degli USA la sua alleanza difensiva. È così che

l’Europa e poi il mondo si troveranno divisi in due blocchi. Accanto ai due blocchi, statunitense e sovietico, si andrà a delineare una terza tipologia geopolitica di paesi, il gruppo dei non allineati. La nascita formale di tale gruppo è fatto risalire la Conferenza di Bandung del 1955. Il movimento dei non allineati gioco un ruolo fondamentale Durante gli anni 70 sopratutto nella promozione degli interessi e delle rivendicazioni dei paesi più poveri nei confronti alle nazioni unite. Da un punto di vista economico tuttavia, fondamentale è la nascita del nuovo sistema monetario internazionale con gli accordi di Bretton Woods. (1944) Ciò che è fondamentale ricordare è la nascita del Fondo Monetario Internazionale della Banca Mondiale e dell’ organizzazione internazionale per il commercio (WTO) nel 1994 sostituitasi al GATT. Tali istituti furono costituiti principalmente agli Stati Uniti virgola che allo stesso tempo tornarono il processo di integrazione Europea: 1951 nacque la comunità del carbone e dell'acciaio che porta poi alla nascita nel 1957 del mercato comune europeo. Il dopoguerra, nel sud del mondo non ebbe gli stessi effetti. In tali territori mappe un forte sentimento di indipendenza economica e politica, soprattutto nei paesi colonizzati. Le rivendicazioni Ebbero inizio con la separazione dell'India il Regno Unito nel 1947. Tale evento alla metà degli anni 70 alla quasi totale Indipendenza di tutte le ex colonie. I nuovi paesi indipendenti, a causa della loro incapacità ad attuare riforme politiche ed economiche soddisfacenti rimasero relativamente poveri. L'assenza delle basi politiche ed economiche per la costruzione di una democrazia efficiente e stabile comportò l’ascesa di regimi politici totalitari, spesso influenzati dal Comunismo sovietico è cinese. In tale quadro negativo da un pinto di vista economico fecero eccezione l'India, la Cina e l'Egitto, caratterizzati da un primo sviluppo l'industriale.

1.4 GLI ANNI DEL BOOM ECONOMICO E LA CRESCITA DEI DIVARI GEOGRAFICI Il periodo di crescita economica inizia nel dopoguerra continua per tutti gli anni 60 e l'inizio degli anni 70 anche se caratterizzato

squilibri tra livelli di ricchezza dei vari paesi molto accentuati. Lo sviluppo dell'economia occidentale e soprattutto degli Stati Uniti fu legato all'espansione della società dei consumi e soprattutto a dei cambiamenti strutturali nell'economia rappresentati dalla progressiva perdita del peso dell'Agricoltura a favore dell'Industria e dei servizi e da un miglioramento del tenore di vita anche grazie ai massicci investimenti statali nei rispettivi sistemi di Welfare State. Alti tassi di crescita vengono registrati anche nei paesi del blocco sovietico, anche se in tali paesi non si tiene conto delle differenze sul piano della qualità della vita rispetto all'occidente. Per quanto riguarda la Cina, il suo sviluppo economico fu estremamente altalenante è legato in modo preponderante agli aiuti economici e tecnici sovietici che permisero di realizzare una crescita economica soprattutto legata settore dell'Industria pesante. La politica economica promossa il presidente Mao zedong, come camminare su due gambe avrebbe dovuto portare al balzo economico, incentrata su un dualismo tra il settore moderno, costituito dalle grandi industrie ad alto contenuto di capitale e da un settore tradizionale ad elevata intensità lavorativa. Durante gli anni 60 l'agricoltura perse il proprio peso e non permise la crescita immediata le industrie cinesi. Altro aspetto che inibì la crescita economica fu la fallimentare rivoluzione culturale varata da Mao iniziata nel 1966 e conclusa nel 1969. Gli anni 70 sono invece caratterizzati dalla rottura con l'Unione Sovietica e dalla distensione con gli stati Uniti e i suoi alleati Europa occidentale Hong Kong e Giappone. Gli anni 60 vedono Inoltre la crescita economica delle cosiddette tigri asiatiche: Corea del sud, Hong kong, Taiwan, Singapore ma soprattutto del Giappone. La crescita economica di quest'ultimo fu soprattutto dovuta la limitazione delle tecnologie occidentali e al successivo sviluppo di prodotti giapponesi competitivi sui mercati internazionali. Per quanto riguarda le cosiddette tigri asiatiche: Hong Kong e Singapore si imposero Come porti commerciali e nello sviluppo del settore terziario ; taiwan e Corea del Sud svilupparono il loro

sistema agricolo e collegarono l'industria tagli paesi riuscirono ad attirare risorse dall'estero ridare quindi la loro economia. Per quanto riguarda l'occidente, i tentativi latinoamericani di formare un forte sistema economico regionale ebbero gli effetti desiderati. Nonostante la nascita di accordi commerciali tra i paesi dell'area i tentativi sostituire le importazioni, cioè di creare localmente prodotti che fino a quel momento erano importati dall'estero, fallirono a causa di mercati interni troppo limitati, dalla mancanza di Cooperazione fra i vari paesi e dall'assenza di capitale umano. Altri ostacoli molto importanti che ostacolarono tale processo furono: le instabilità politica, la presenza di regimi totalitari e la dipendenza politica ed economica dagli Stati Uniti.

1.5 GLI ANNI SETTANTA E LE RISORSE STRATEGICHE Nel 1960 ai maggiori paesi esportatori di petrolio ( Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Venezuela) Si riunirono in un unico organismo: OPEC. Obiettivo principale di tale unione era il tentativo di mantenere alti i prezzi del petrolio greggio ed evitare che tale prezzo venisse fatto dalle compagnie petrolifere, le così dette sette sorelle. Negli anni 70 il Nord del mondo era dipendente dal petrolio mediorientale, i paesi dell'Opec disponevano di adeguate tecnologie per la raffinazione. Nel 73 il prezzo del petrolio crebbe a dismisura, causando gravi problemi economici a tutti i paesi dipendenti dal petrolio. Tale crisi fu lentamente riassorbita: l'aumento del prezzo del petrolio porto l'occidente all'utilizzo di impianti industriali efficienti e a ricercare fonti energetiche alternative, soprattutto carbone e nucleare. Nonostante la fine della crisi i paesi membri dell'Opec fallirono nel tentativo di creare un tessuto industriale locale e di scrollarti di dosso l'esportazione del petrolio, ampliando la propria economia. In teoria, la crisi avrebbe dovuto avvantaggiare l’Unione Sovietica, grande esportatrice di petrolio, Ma i Pessimi rapporti con l'Occidente non permisero ai sovietici di approfittare di tale azione. Nel corso del decennio (70’ 80’) l'economia pianificata russa inizio a vacillare. Causa di tale debolezza un’ eccessiva spesa militare che

ebbe ricadute sull'industria civile alquanto scarse, a differenza di ciò che avvenne negli Stati Uniti. Tale fallimento portò per forza di cose l’economia Sovietica ad aprirsi al resto del mondo, e alla globalizzazione economica, che a partire dal 1980 iniziava ad integrare le economie di tutto il mondo. Condottiero della transizione Russa verso un’economia di mercato fu Gorbaciov (1987) L'apertura al commercio, la crisi economica e l'insoddisfazione della popolazione furono le basi per il collasso dell'unione sovietica: il comecon Si sciolse nel 1991. Tuttavia già partire dal 1989 svariati eventi, come la caduta del muro di Berlino, determinarono la fine dei regimi comunisti, paese dopo paese. Polonia e Ungheria furono le prime a rivoltarsi al regime sovietico, seguirono Cecoslovacchia, Germania dell'est, Bulgaria e Romania. Alla fine degli anni 80 la situazione del sud del mondo era cambiata rispetto al dopoguerra: l'Australia assomigliava sempre di più ad un paese del Nord, mentre il divario fra America Latina e Africa era sempre più forte. Nel caso dell'America Latina, nonostante il fallimento di svariati tentativi di sviluppo economico diffuso nella regione, alcune aree come quella Argentina, Brasialiana e Messicana realizzarono un timido sviluppo economico per via di una prima Urbanizzazione. In Africa invece, la drammatica totale mancanza di un mercato interno unita ad un clima di instabilità politica, portò ad uno scenario economico fortemente squilibrato, riflettendo la geografia del potere economico.

1.6 LA FINE DEL SECOLO E L’ALBA DEL NUOVO MILLENNIO: L’IMMAGINARIO DELLA GLOBALIZZAZIONE La storia economica dell'ultimo secolo è rappresentata da crescenti interazioni fra differenti sistemi economici nazionali. La nascita di un nuovo modello economico globale seguito della nascita delle due organizzazioni Mondiali di Brett town Boots , la diffusione dell'imprese multinazionali e la crescente mobilità del capitale finanziario nonché la distruzione o meglio la caduta del

sistema sovietico e la diffusione del modello capitalistico concorrenziale in tutto il mondo, costituisce il fenomeno della globalizzazione economica. Nonostante Mec Luhan parli della globalizzazione come quel fenomeno trainato dalle innovazioni tecnologiche nel campo delle comunicazioni in grado di permettere la nascita di un villaggio globale, il mondo è ben distante dall'omogeneità del sincronismo così come testimoniato dalle enormi differenze economiche, sociali e politiche e culturali. È più opportuno quindi considerare la globalizzazione come l'intensificazione l'accelerazione delle relazioni tra soggetti localizzati in differenti aree del mondo. Da un punto di vista economico e politico questa interconnessione Non pare rappresentare assolutamente una novità. Per tale motivo vari autori in relazione a determinati periodi storici ipotizzano l'operare di svariate globalizzazioni. Un'alternativa all'ipotesi dell'operare di svariate globalizzazione è dato dall'introduzione di una distinzione concettuale tra aspetti quantitativi e qualitativi dell'integrazione Mondiale: gli aspetti quantitativi, si rifanno alla progressiva estensione geografica e all'intensificazione dei flussi economici. Da un punto di vista qualitativo invece, si fa riferimento all'integrazione funzionale di attività economiche a livello internazionale all'emergere di nuovi Attori politici e di regolamenti internazionali globali come per esempio la nascita dell'organizzazione mondiale del commercio. La riorganizzazione e trasformazione qualitativa dell'economia mondiale può essere rappresentata da cinque aspetti: 1. 2. 3. 4.

Primo aspetto, la crescente centralità delle reti finanziarie secondo aspetto, affermarsi della economia della conoscenza terzo aspetto, l'internazionalizzazione della tecnologia quarto aspetto la diffusione di oligopoli trans nazionali ovvero la dominazione dello scenario produttivo Da un numero ristretto di grandi imprese multinazionali 5. quinto aspetto, la nascita di un'Elite capitalista transnazionale volta l'orientamento globale delle strategie economiche e politiche.

Guardando la globalizzazione sotto una prospettiva strettamente geografica, Il fenomeno va inteso nei termini di un aumento

dell'entità interdipendenze territoriali. L'economia mondiale si organizza come l'economia ad Arci Pelago, Ovvero, costituita da connessioni orizzontali tra la dialettica spaziale locale e globale dove imprese attori economici e sistemi locali si trovano inseriti nello stesso tempo in relazioni locali di prossimità e relazioni sopra locali E quindi internazionali. È fondamentale sottolineare che, le relazioni a livello internazionale non hanno nel tempo annullato l'importanza di quelle locali, e più in particolare il radicamento territoriale degli attori che operano nell’ambiente locale. Il territorio come attore socioeconomico rappresenta la base dell'operare di imprese e attori economici e nei fattori di localizzazione che il territorio continua ad avere un aspetto preponderante dovuto alle proprie specificità quali: le conoscenze, le competenze umane la capacità organizzativa, l'imprenditorialità e i caratteri socio culturali in generale. Obiettivo Fondamentale della riflessione sulla globalizzazione è quello di considerare quest'ultima non come un fenomeno di fatto e statico, bensì come un processo costantemente in evoluzione, ovvero un processo che porta al globalizzarsi. Tale approccio ci permette di adottare diverse riflessioni. La prima riflessione ci porta ad affermare che le dinamiche evolutive della globalizzazione si sviluppano secondo una modalità Geograficamente e socialmente squilibrate, l'integrazione economica quindi procede a velocità diverse in luoghi differenti. Da questo punto di vista quindi, la globalizzazione non rappresenta una forza verso l'annullamento dello spazio inteso come l'articolazione di differenze e distanze e di condizioni materiali di vita nelle diverse aree geografiche. La seconda riflessione riguarda la considerazione della globalizzazione come un'esperienza sociale: di ciò parla David Our Beit l’autore a tal proposito parla di compressione spazio-temporale facendo riferimento all'accelerazione dei flussi economici, Finanziari e commerciali e all'incremento della produzione in grado di implicare Un conseguente aumento della velocità del consumo e dello scambio. Considerando inoltre la globalizzazione come esperienza sociale, possiamo considerare la nascita di un immaginario globale diverso in relazione alle diverse aree geografiche ed analizzarlo.

L’Immaginario globale quindi, passa attraverso la nostra esperienza e la nostra percezione socialmente differenziata Degli effetti della globalizzazione. Problemi come la crisi culturale connessa all'omogenizzazione del mercato e dei consumi per esempio, costituiscono preoccupazioni prettamente occidentali, mentre in altre parti del mondo il fenomeno non è neppure considerato un problema, Da questo punto di vista quindi la globalizzazione non è un fenomeno così globale. La terza riflessione ci permette di considerare la globalizzazione come un processo in costruzione, considerando quest'ultima come un processo in costruzione verrà meno La sua considerazione come un fenomeno naturale o inevitabile e verrà sottolineata invece l'importanza nel determinare i processi globalizzatori delle scelte umane. È la retorica politica dominante a presentare la globalizzazione come una forza esogena esterna alla società rispetto alla quale non ci si può che adeguare. Questa interpretazione data dagli attori politici è un palese esempio di un'argomentazione tesa giustificare una mo...


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