Riassunto, Gianfranco CONTINI : Dante come personaggio-poeta PDF

Title Riassunto, Gianfranco CONTINI : Dante come personaggio-poeta
Author Carmela Bizzoca
Course Lettere moderne
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Pages 2
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Summary

Riassunto del saggio di Gianfranco CONTINI, un interpretazione complessa riguardo al
Dante come personaggio-poeta nella Divina Commedia ...


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Riassunto del saggio di Gianfranco CONTINI: Dante come personaggio-poeta della Divina Commedia inizialmente il personaggio si presenta con ''io'' quindi ci è facile pensare si tratta dell'autore o dell'altro autore? ciò che si chiama TRASFIGURAZIONE FANTASTICA. E' proprio un simbolo che caratterizza la lettera accanto all'intrattenimento , il DOPPIO PIANO. riconosciamo la sutura dei due io . il personaggio che dice ''io'' si riconosce come poeta, e la curva della vicenda coinsiste nell'evolvere dell'osservazione in rappresentazione. la vita ha acquistato un senso pur restandone identico il contenuto. Un'italianista americano Charles Singleton, ha notato che l'io dantesco Rivela e Narra. detto ciò l'IO di Dante converge nell'uomo in generale soggetto del vivere ed agire e l'individuo storico che attua hic et nunc in un certo spazio e tempo. si fondono insieme l'IO TRASCENDENTALE, manifestato con la maiuscola e L'IO ESISTENZIALE, manifestato con la minuscola. Inoltre si tratta di un IO che si riferisce al Noi, quasi come inserito negli accenni biblici. Sacrale immagine teologica e dualistica, intellettuale. La distinzione tra simbolo e allegoria per SINGLETON sembra segnata più che una linea di diritto piuttosto che in linea di fatto. Un altro dantista citato è il Bezzola, il suo atteggiamento è in pectore cioè di salvare il salvabile, per recuperare la lettera che non è SOLO la lettera. La lettera della poesia allegorica per lui ha un valore di referto storico del quale non può essere deufradata. L’opposizione di simbolo e allegoria risponde a due dimensioni ben distinte del libro medievale, quantunque collegate dal principio d’imitazione. Ci si chiede come si può attenuare un’ermeneutica simbolica apprezzabilmente distinta dall’ermeneutica allegorica se non al massimo espressa ma solo in senso teorico e non esegetico. Quell’abito interpretativo caratterizzante dell’uomo del MEDIOEVO. La verità non ha una, ma due fonti: se una è la ragione, l’altra è la scrittura dov’essa è già registrata , non solo la sacra scrittura, ma YAUCTORITAS, talchè la parola acquista una stupefacente latitudine, elasticità, semantica. Se l’arte imita la natura e la natura imita dio , l’arte è secondaria. Allora: è superiore il naturale all’artificiale(qui il latino) , come ciò che vi è più vicino al creatore? È la tesi, in linguistica e in retorica, del De vulgari Eloquentia, come per altri effetti della Commedia. Stavamo ritrovando alcuni caratteri del personaggio medievale ‘’io’’ : un personaggio che cala in un quadro premeditato, eteronomo, le dimensioni non sono sue, vengono al di fuori. Presso il moderno solo il poeta può identificare in sé l’osservatore e il legistratore-rappresentatore. Ma sta di fatto che anche il protagonista di Dante è il personaggio-poeta. Non ha fonti di conoscenza fuori dell’intuizione intellettuale, ma si è mostrato come l’armatura prefabbricata della conoscenza medievale.

A scoprire gli echi professionali della commedia sono perlopiù i dantisti moderni. Un caso è quello dell’eminente francese Andrè Pèzard che nell’erudissimo volume Dante sous la pluie. Il merito di Pèzard nell’aver calcato la mano su un legamento teorico tanto importante quanto quello della questione linguistica col principio d’imitazione e la valutazione teologica della natura. Nella commedia c’era il problema della mutabilità linguistica. Nel convivio il volgare studia la sua conservazione. Il personaggio-poeta si basa su il campionario teologico su dati testuali. E il passo sulla lingua di Adamo può essere il primo. Non sono tutti incontri con professionisti della cultura o colleghi, per esempio Francesca è una lettrice. Obbedienza del discorso alle norme del vars dictandi: dove, appunto, è la retorica di Francesca che non sia la retorica di Dante? Insisterei semmai anch’io sulla triplice anafora. Attraverso la triplice anafora ‘’ AMOR CHE’’ si esprime un grido trino che non potrà spirare all’ascesa della trinità. In quest’episodio il libro diventa strumento di biografia sia pure , com’è stato precisato dall’erudizione, variante corsiva, non già testo fra i più arcaici ed eletti. Ma se si esaminano a distanza ravvicinata le terzine dell’anafora amorosa, a ogni effetto le centrali dell’episodio, si vede, con qualche meraviglia, che esse si aprono su una citazione o parafrasi ad hominem: ‘’amor ch’ai cor gentil ratto s’apprende’’. Essa può anche rimandare implicitamente diciamo in secondo grado, alla citazione della Vita nuova: ‘’amore e ‘l cor gentil sono una cosa, sì come il saggio in suo dittare pone. Francesca si rifugia dietro un’auctoritas familiare e grata a Dante e l’applica a ogni modo come nel sonetto di lui , almeno secondo la dichiarazione della Vita Nuova, prima dicendo di amore ‘’ in quanto è in potenzia’’, poi riducendolo all’atto , il subitaneo innamoramento atto di cui è capace la donna quanto l’uomo. Citato e ripreso in alcuni versi delle citazioni di Dante , il trattato di DE AMORE DI ANDREA CAPPELLANO. Seconda terzina ‘’amor ch’a nullo amato amar perdona’’. Reciprocità e irrecusabilità d’amore sono, sia pure in formulazioni, un poco marginali, anche principi di Andrea. Ma il più grave è che anche il linguaggio di Dante, nella domanda ch’egli rivolge, rientra nella casistica del gusto descrittivo. Vuol sapere come gli amanti ebbero la rivelazione del mutuo amore, e parla di ‘’dubbiosi disiri’’. Questa non è la una formula della convenzione curiale, ma è Cappellano puro. Dissezione culturale degli amanti di Rimini qui interviene ‘’io’’ viaggiatore, pietà, svenimento e tenerezza. Nell’episodio di mastro Adamo, dante si fa rompognare per aver prestato udienza al suo piacere, definiamolo del PETTEGOLEZZO. L’inferno di Dante è anche il luogo dei suoi peccati vinti, la sede delle sue tentazioni superate. Francesca è il PRIMO DANNATO che CONVERSA CON DANTE. La lussuria è il primo pezzo che dante stacca da sé , guarda e giudica. Che dante superi Paolo,e che Beatrice superi Francesca. (un superamento hegheliano). E allora è chiaro il canone personaggio-poeta: criterio esegetico e insieme scandaglio euristico....


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