riassunto \"Le lettere di Modigliani\" scritto da Elena Pontiggia PDF

Title riassunto \"Le lettere di Modigliani\" scritto da Elena Pontiggia
Course Storia dell'arte
Institution Accademia di Belle Arti di Brera
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Summary

riassunto per il corso della professoressa Giudici, per l'anno 2020/2021 del corso di storia di costume dell'Accademia di Brera. Riassunto lettere e il loro significato e commento della scrittrice e anche lei professoressa dell'Accademia, Elelna Pontiggia....


Description

“Le lettere” - Modigliani -A Oscar Ghiglia, Grande amico di Modigliani che conosce nel 1899 a Livorno nello studio dell'artista Micheli, insieme nel 1902 abitano a Firenze per poter lavorare nella libera scuola di nudo del maestro Fattori. o

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1. Scritta tra il marzo e aprile del 1901, Modigliani congratula l'amico per la sua missione alla Biennale di Venezia con “autoritratto”. i racconta del viaggio che sta compiendo con la madre il sud Italia, in questo momento è a Capri, qui si sente come un turista. Amedeo ha molte idee ma non potrà metterlo in pratica finché non si fermerà a Firenze dove spera in un confronto con Ghiglia. 2. Sempre a Capri, descrive la città con simbologie classiche prima di lasciarla e andare a Roma. Parla di quanti artisti come Micheli ci siano e quindi di quanto sia prevedibile la sua arte; alla fine della lettera saluta Ghiglia e i suoi altri amici come Vinzio, inoltre, si firma con il soprannome Dedo. 3. Una volta arrivato a Roma visita la città EI musei restando incantato, ha molte idee non vedo l'ora di metterla in pratica in quanto sarà solo così che potra ottenere gioia. 4. Tra 1904 al 1905 scrive questa lettera in cui dice di voler sapere di più di cosa sta accadendo all'amico. Per quanto riguarda le sue condizioni invece, Non ha molto di cui parlare siccome per quanto riguarda gli avvenimenti esterni non c'è niente di nuovo, piuttosto e dentro di sé che c'è movimento; eppure, si tratta di uno stato che sta vivendo in quel momento e quindi non essendo ancora completo non può ancora esprimerlo. Proprio come un’opera d'arte, nata dalla natura, è possibile conoscerla solo una volta completata; è dopo aver conosciuto il suo fine ultimo è possibile spiegare il procedimento che ha portato alla sua realizzazione. Quando scrive si trova a Misurina, qui c'è molta natura ma non è interessato alla sua contemplazione per questo vuole trasferirsi. 5. Sempre scritta in questi anni risale una lettera in cui Modigliani, dopo essere arrivato a Venezia, cerca di risollevare l'amico dei suoi dispiaceri: Ghiglia devi imparare apporre i suoi desideri sopra qualsiasi altra cosa in quanto il suo dovere è quello di salvare i suoi sogni e quindi la loro bellezza. Solo superando i ostacoli della vita sarà in grado di crescere, chi non è in grado di produrre e di seguire i propri desideri e quindi di superare il passato e solo un borghese (qualcuno che parla ma non fa. Alla fine, lo invita a Venezia a stare da lui Manu sa se ne vale la pena (in questa lettera troviamo spunti dai pensieri di Nietzsche e D'Annunzio).

-A Gino Romiti, caro amico di Modigliani anche lui conosciuto nello studio di Micheli a Livorno. o

1. Nel 1902 quando Amedeo si trova Pietrasanta scopre la sua passione per la scultura e quindi chiedo all'amico di inviargli del materiale.

-Al fratello Umberto Modigliani, più grande di lui. o

1. Nel 1908 Modigliani si trova già a Parigi e ringrazia il fratello per inaspettato aiuto economico, denaro dato in più rispetto alla somma che riceveva solitamente dal resto della famiglia. Nella lettera parla delle proprie aspirazioni dopo l'esposizione al Salon D’Automne del 1907 e della sua accettazione nella società degli artisti indipendenti. Lo saluta con affetto come anche il resto della famiglia tra cui la zia Laura Garsin a cui è molto legato, si firma con il soprannome “Dedo”.

-A Paul Alexandre, medico, primo mecenate di Amedeo e proprietario insieme al fratello Jean della casa in rue Delta 7 dove l'artista si trasferisce alla fine del 1907 dopo essere stato cacciato dallo studio di Clement. Questo edificio viene trasformato dai due fratelli in una sorta di colonia artistica idealmente vicina alla Rouche. o

1. Lettera del 1909 quando tra giugno e settembre Amedeo soggiorna a Livorno spinto dalla zia Laura. Qui vuole svolgere dei viaggi a Pisa EA Siena per poter prendere ispirazione dai suoi grandi maestri pisano e Camaino. Questo viaggio però noi permetterà di iscriversi in tempo per

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l'esposizione del Salon D’Automne. Alla fine, saluta con affetto Paul, Jean, i loro genitori i suoi artisti conviventi come lo scultore Brancusi e il cubista Fauconnier. 2. Nello stesso anno, dopo essere arrivato a Parigi, non vedo l'ora di vedere l'amico ma purtroppo non ci sono molte occasioni. 3-4-5. Scritte nel 1910, Amedeo chiede di passare alla clinica di Paul per potersi confrontare e vendere i suoi quadri, da queste lettere è possibile notare quanto sia stretto il loro rapporto di amicizia. 6. Una lettera in confidenza in cui parla con ironia come la cometa Halley di cui si parlava tanto porterà la fine del mondo, inoltre chiede come sta l'amico scultore Drouard. 7. Nel 1913 rientra in Italia in primavera, da Livorno chiede a Paul di trasferire una sua scultura di testa dallo studio di Bracusi alla clinica. Inoltre, sente che dopo anni di ricerche sta finalmente per raggiungere degli esiti definitivi. 8. Si trova Pietrasanta e inizi a lavorare molto come scultore, in questo modo ritrova la felicità realizzando teste primitive, si firma con “resuscitato” in quanto si sente rinato dopo aver ritrovato l'entusiasmo creativo. 9. Ora è a Lucca, Modigliani invia due sculture a Paul che però noi sappiamo non arriveranno mai a destinazione, non sai inoltre della morte di Jean.

-A Gustave Coquiot, critico d'arte e scrittore di saggi o

1.. Quando Modigliani è Parigi nel 1914, chiede di aiutare l'amico Soutine inviando una delle sue Nature morte al critico, si tratta di una lettera scritta in modo molto formale.

-Alla madre Eugenia Garsin, o

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1. Alla fine del 1915, sempre a Parigi, ora trasferito a Bateau Lavoir, racconta la madre della sua carriera di successo dopo aver abbandonato la scultura per motivi di salute e sollecitato dal gallerista Guillaume. Salute ringrazia anche la zia Laura ora ricoverato in una casa di cura, il padre nonostante non gli sia molto vicino in quanto sin da quando era piccolo non l'ha quasi mai incontrato siccome era fuori per lavoro (Flaminio Modigliani e un commerciante ebreo nato a Roma. 2. Nel 1916 non viene chiamato alle armi a causa dei suoi problemi di salute, nella lettera saluta la sua famiglia compresi i fratelli Umberto, Emanuele (socialista accettato dalla Camera dei deputati nel 1913) e Margherita. Si firma sempre con “Dedo”. 3. Alla fine dello stesso anno in questa lettera parla con affetto la madre e si scusa per non scriverle molte lettere. 4. Nel 1919 dopo essersi trasferito a Nizza insieme alla moglie e alla figlia inizia a scriverle più lettere. 5. Invia la madre la rivista in cui viene elogiato da Carco, le parla anche dell’esposizione a Londra alla “french art 1914-1919” a cui partecipa. 6. Dopo aver lasciato la figlia Jean a Nizza con la sua balia, ammette di voler tornare in Italia per incontrare la famiglia gli amici Sandro e Uberto, eppure non potrà farlo a causa della sua morte prematura nel 1920.

-A Lèopold Zborowski, Poeta e studioso di letteratura francese, arriva Parigi dalla Polonia nel 1914; lavora prima come mercante di libri ed arte e poi come gallerista per Kisling, Utrillo, Soutine, Valadon. Nel 1915 conosci Amedeo e l'anno dopo diventa suo mercante al posto di Guillame. o

1. la prima lettera risale nel 1918 quando Modigliani si trova Nizza, qui si trasferisce inizialmente convinto da Zborowski per motivi di salute, per qualche mese vivono insieme con anche Jeanne Hebuterne e sua madre Eudoxie, con cui però ha problemi di convivenza. Scrive dopo la nascita della figlia, poco dopo che Zborowski è tornato a Parigi. È Capodanno e sta festeggiando con il

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pittore russo Survage: con ironia Modigliani dice di aver venduto tutti i suoi quadri e di star brindando con champagne, in realtà non ha venduto nulla e sta bevendo del semplice vino (fa anche una citazione della “Vita nova” di Dante). 2. Nel gennaio del 1919 quando ancora si trova Nizza scherza con l'amico siccome non ho capito l'ironia della lettera precedente. A causa di un furto ora si trova senza portafoglio, quindi senza né soldi né documenti, per questo gli chiede di inviargli 500 franche che restituirà certamente nel tempo. 3. Citando l’”Amleto” afferma ancora una volta di avere problemi economici; inoltre, deve anche rifare i propri documenti per poter tornare a Parigi, per fortuna per quanto riguarda questo disguido lo aiuta molto Guillaume con cui ha ancora contatti. Dice di parlare anche con la moglie di Zborowski, quindi saluta e spero di rivederli presto a Nizza. 4. Dopo aver ricevuto i soldi dall' amico che ora soprannomina Zbo, può riprendere a lavorare, il suo intento è quello di ripagarlo per l'aiuto economico e di aggiungere anche un credito. 5. Ringrazio ancora una volta per i soldi che gli invia Zbo, inoltre realizza e spedisce i primi paesaggi dopo quelli giovanili e spera di poter riavere presto i suoi documenti. 6. Nel febbraio del 1919 continua a ricevere del denaro e a lavorare (in particolare realizza il ritratto della moglie Jeanne), anche.se non può produrre molti dipinti a causa del freddo e dell'umidità che rallentano l'asciugatura del colore. Chiede a Zborowski di recuperare i quadri lasciati nel suo vecchio studio a Ravignan. 7. Dopo un articolo che viene fatto su Modigliani, l'artista mette che non gli interessa farsi pubblicità male e comunque felice in quanto con questa è in grado di guadagnare di più. Da le informazioni a Zborowski per poter ritirare la sua nuova carta d'identità, inoltre ammette che non vede l'ora che il suo amico ritorni a Nizza per aprile a visitarlo. Termina lettera dicendo che la figlia cresce bene e salutandolo con affetto, dandosi manforte a vicenda. 8. Dopo averlo ringraziato ancora una volta per i soldi ricevuti, Modigliani dice di aver spedito quattro quadri. A causa del cambio di stagione non è riuscito a lavorare molto ma adesso hai deciso di darsi da fare, inoltre deve ripagare Survage per l'aiuto che gli ha dato dopo il furto. Grazie l'aiuto del fratello ha ricevuto tutti i documenti però pensa di stare ancora a Nizza fino a luglio. 9. Sempre nel corso del 1919, in questa lettera ammette di avere ancora problemi economici per questo motivo chiede a Zoborowski di non prendergli il prezzo del debito per quel mese. Lo informa di aver spedito due quadri e di averne quasi finiti altri quattro; gli chiedo inoltre di spedirgli l'articolo scritto dall'inglese Roger Fry che lo loda per il senso di movimento e di vita e dell'essenzialità delle sue opere. 10. In un ultimo scritto ringrazia l'amico, che ora soprannomina “signor Z”, per le lettere ricevute; afferma inoltre di avergli spedito 5 quadri (lettera molto informale).

Modigliani una visione dell'uomo la ricerca espressiva di Modigliani si svolge in un arco di tempo di circa 14 anni cioè, senza considerare le prime opere realizzato in Italia, dal 1906 quando giunge a Parigi sino al suo ultimo Autoritratto del 1919. I suoi scritti si limitano solo a delle lettere, tre poesie, brevi pensieri e tre articoli pubblicati sul suo lavoro (Nel 1919 scrissero di lui i critici Carco, Roger Fry e Clive Bell, legati al circolo di Bloomsbury, protagonista del ritorno all'ordine in Inghilterra); D'altra parte, abbondano invece testimonianze non sempre attendibili. Su di lui importanti artisti come il pittore classico per eccellenza Giorgio de Chirico ci lasciano dei giudizi: secondo il pittore metafisico In Italia non esisteva una pittura italiana moderna se non la sua e quella di Modigliani che però sono quasi francesi (articolo del 1927). Questa affermazione deriva dalla sua visione di modernità cioè ciò che inventa il presente il futuro dialogando con l'antico, una modernità che abita ovunque a Parigi. De Chirico in tutto il panorama dell’arte italiana oltre a Modigliani salva solo il gruppo originario del “‘900 italiano” che, come nel 1915 preannunciano l'artista livornese, Picasso e Derain, si

occupa di un Ritorno all’ordine. Picasso, per esempio, nel 1923 afferma che non c'è passato né futuro in arte, deve esserci un colloquio continuo tra antichità e modernità; consapevolezza a cui Modigliani giunge per primo. Egli Dopo aver superato tra il 1911 e il 1913 una prima stagione primitivista, nel 1915 si ispira contemporaneamente a Giovanni pisano, Tino di Camaino e Cèzanne; nel 1916 e 17 riprende il tema del nudo delle veneri veneziane e tra il 1917 e 19 a costa le forme plastiche a cadenze ondulate del manierismo, riflettendo anche sull'arte gotica e sulla tensione longitudinale che trasforma il volto in un’icona innalzandolo sull'alto collo. Questi Colli lunghi non sono stati inventati da Modigliani ma nascono sia dalla meditazione sulle maschere africane sia dalle pensose Madonne senesi, andando successivamente ad esasperare con l'intuizione. Ricordiamo Che per lui rimane molto importante il confronto con l'arte egizia: dal 1910 al 1911 visita la sezione egizia Louvre con Anna Achmatova e ne discute spesso anche nel 1919 con Donato Frisia. D’altra parte, però Modigliani rifiuta completamente limitazione come veniva fatta dal neoclassicismo, ciò che bisogna fare e creare la modernità riprendendo sia ai valori di armonia tipici dell’arte classica ma senza copiare. Lo stesso artista nonostante reputi inutile l'esistenza di un secondo Raffaello in epoca contemporanea, ama tantissimo le opere di questo pittore, egli sarà infatti emblema del ritorno all'ordine; inoltre, in opere come “giovane rossa con camicia” evidente la ripresa dell’inclinazione del volto dalla “Venere” di Botticelli e della posa delle braccia dalla “Fornarina” di Raffaello. A costatare il suo amore per il passato è anche il suo rifiuto nel 1910 di firmare il “manifesto del futurismo” siccome non condivideva l'idea marinettiana di distruggere i musei per creare il nuovo. Modigliani è stato uno degli interpreti più acuti del primitivismo delle avanguardie: come altri artisti, i canoni accademici portavano insoddisfazione per questo si trovava ispirazione invece da maestri di epoche lontane, in Africa, Egitto e in Oriente. Tuttavia, anche queste culture sono insufficienti per questo c'è bisogno di portare avanti un colloquio continuo con la tradizione occidentale dal gotico al manierismo. Arrivati a questa conclusione Amedeo, in particolare, anticipa il ritorno all'ordine nella formazione delle seguenti caratteristiche: l'esigenza della sintesi che è costante in tutto il suo lavoro, l'interesse per il disegno per cui la linea non deve mai essere subordinata al colore (come tutta la scuola Toscana per lui la pittura è un’arte del disegno), la rappresentazione dell'uomo. Quest'ultimo valore determina un Modigliani umanista; secondo Paul Alexandre egli dipingeva sempre con l'obiettivo di “dire qualcosa”: è possibile capire a cosa si riferisce proprio leggendo le lettere più tarde dell’artista, in genere sottovalutate dalla critica perché considerate delle sole comunicazioni pratiche, qui infatti viene affermato da Modigliani stesso che “l'uomo è un mondo, che a volte vale i mondi interi”. Ciò significa che l'arte di Modigliani è una riflessione sull'uomo, non importa ciò che circonda la figura, essa rappresentata sola, gli interessa soltanto il singolo individuo. Tutta la sua opera è il tentativo di considerare l'uomo come un universo che forse non sarà il migliore dei mondi possibili, ma a volte vale più del mondo intero. Se in quell’epoca l'uomo viene trasformato in una maschera, caricatura, manichino o va sparire completamente, Modigliani si concentra proprio su quell’unico tema del volto e del corpo dell'uomo; o meglio, della donna che, come nell'ebraismo a cui apparteneva, è la più bella di tutte le creature. Il fatto che Modigliani voglia ispirarsi alle maschere e all'arte primitiva è soltanto una scelta tesa a infondere nella figura la massima bellezza espressiva, trasmettendo una misteriosa ieraticità che non è mai caricaturale, ma al contrario accresce l'eleganza e la spiritualità dell'immagine. Quella che vediamo è un’umanità fragile e malinconica, una creatura indifesa, esposta ai voleri del destino (per questo motivo Modigliani dipinge spesso i bambini siccome perfetta immagine dell'uomo). Eppure, questa fragilità non dipende dalla condizione economica della persona ma dalla sua condizione esistenziale ed è quest'ultima che l'artista vuole esprimere. A formare questa sua visione sono diverse componenti filosofiche: la suggestione panteista di Spinoza, per cui esiste l'idea di una dimensione divina del reale e insieme una morale antiascetica, per cui la sapienza è una meditazione della vita e non della morte. Influssi che si mescolano all'umanesimo vitalistico di Nietzsche e D'Annunzio. Col tempo però il superomismo nietzscheniano viene presto sostituito con una concezione più pessimistica, proveniente forse dalla voce dello spirito ebraico o dalla faticosa esperienza di vita dell’artista, a cui si aggiunge il trauma della guerra mondiale (che a proposito non compare mai nella sua pittura). In generale il sentimento che più sta a cuore Modigliani e che quindi vuole trasmettere attraverso la sua arte è il sentimento enigmatico dell'esistenza,

egli non fa che interrogare l'uomo e interrogarsi sull’uomo. Per questo nel 1909 scrisse: “non cerco il reale, né l'irreale, ma l'inconscio, il mistero dell’istintività della razza umana” (stesso mistero che cercava anche la metafisica di de Chirico)....


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