Ultime lettere jacopo ortis riassunto PDF

Title Ultime lettere jacopo ortis riassunto
Author Erika Gariboldi
Course Letteratura italiana moderna
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Al lettore Lorenzo pubblica le lettere per consacrare alla memoria il suo amico e chiede al lettore di provare compassione per l’amico.Erigere un monumento Virtù sconosciuta Spargere sulla sepoltura esempio Colli euganei, 11 ottobre 1797Lettera di disperazione, il trattato di Campoformio sta per com...


Description

Al lettore

Lorenzo pubblica le lettere per consacrare alla memoria il suo amico e chiede al lettore di provare compassione per l’amico.

Colli euganei, 11 ottobre 1797

Lettera di disperazione, il trattato di Campoformio sta per compiersi. Jacopo è andato via da Venezia per sfuggire alle persecuzioni austriache e ora è di nuovo esule in patria. Ormai aspetta tranquillamente la prigione e la morte, le sue ossa riposeranno sulla terra dei suoi padri. Jacopo ha deciso di non allontanarsi dai colli euganei. L’Italia è da sempre una terra prostituita, premio della vittoria. Critica i francesi che si sono fatti accogliere come difensori della libertà e poi sono diventati loro stessi oppressori (= papi con le crociate). Nell’Adelchi di Manzoni c’è la stessa conclusione riguardo l’Italia. Primo accenno al suicidio (“mi caccerei un coltello nel cuore”). Accusa Napoleone di aver illuso gli italiani. Motivo filologico  Lauretta (verrà ripresa poi nella lettera del 29 aprile 1798). È traccia del primo progetto “Laura, lettere”. La ragazza amava Eugenio che è morto tra le sue braccia, il padre e il fratello sono esuli e Jacopo piange la condizione di tutta la famiglia. Motivo bibliografico-culturale  Plutarco (46-125 d.C.). Il servo Michele ha portato a Jacopo il libro di Plutarco che gli aveva spedito Lorenzo. Leggendo le “Vite parallele” Jacopo pensa di potersi consolare grazie agli uomini illustri del passato ma poi si rende conto che il fascino di questi uomini dipende dal prestigio indotto dall’antichità e che, spogliati di questa distorsione ottica, sarebbero uomini sanguinari. Jacopo vive da fuggiasco ma è ben voluto dagli “oscuri mortali” della zona. Si siede nei pressi della chiesa e legge loro le vite di Licurgo + Timoleone (protagonisti delle Vite di Plutarco). I contadini non capiscono queste storie ma lo ascoltano con piacere  per Jacopo è segno del fatto che in ogni uomo sia innato un desiderio di conoscere le storie del passato. Va a visitarlo il signor T. -> è lì per fuggire dai tumulti del popolo, è cortese, colto e onesto. Con lui c’è Odoardo -> la sua faccia non dice nulla. Jacopo prende il contadino che devastava il suo orto rubandone i frutti, lo fa per vendicarsi di un furto subito a sua volta. Jacopo vede in lui la società in miniatura.

13 ottobre

16 ottobre

18 ottobre

23 ottobre

24 ottobre

26 ottobre

28 ottobre

1 novembre

Divina fanciulla = Teresa. La vede seduta che guarda il proprio ritratto. Conosce anche Isabellina. Teresa lo invita a tornare a far loro visita qualche volta e lui si stupisce di come la sola vista della bellezza riesca ad assopire tutti i suoi dolori. Jacopo presente il suo destino: Teresa è l’àncora di salvezza ma è anche una terribile minaccia. Lui in ogni caso è predestinato al tumulto. Lettera politica -> due nazioni nemiche giurate rendono gli italiani schiavi. Lui, pur di non dare niente a questi usurpatori, farebbe come quei popoli che pur di non sottomettersi ai romani hanno dato fuoco a tutto, famiglia compresa. Ideale dell’indipendenza fino alla morte. Lettera domestica -> Jacopo passa le giornate in casa del signor T. e

Erigere un monumento Virtù sconosciuta Spargere sulla sepoltura esempio Sacrificio Piangere Infamia Patria (Magris -> matria) Libertà (“A Bonaparte liberatore”) Dolce lume (Dante, inf.)

Libertà Pianto di Jacopo

Jacopo non si può lodare di nessuno che faccia parte dell’umana razza.

Licurgo -> legislatore di Sparta Timoleone -> liberò Siracusa dalla tirannia di Dionigi)

Ritratto Spettacolo di bellezza (tema dello sguardo, vista) Unica sorgente di vita ma fatale

Adelchi -> due potenze straniere

Forma commendatizia

12 novembre

20 novembre

22 novembre

ne assorbe l’apparente felicità domestica. Tutto sarebbe perfetto se non ci fosse Odoardo, di cui il signor T. dice che è buono-esattopaziente. Ma Jacopo dice che egli ha il cuore morto, la faccia magistrale, voce cattedratica, freddo, calcolatore, orologio in mano. Nel frattempo Jacopo inizia a insegnare a Isabellina a leggere e a scrivere -> ha un rapporto privilegiato con i bambini (cfr. Werther). I due giocano e Jacopo è talmente preso dalla giocosità che si dimentica della situazione italiana e delle consolazioni letterarie di Plutarco. Immagine bucolica di Jacopo pastorello che canta la canzone della vendemmia. Tema del sepolcro -> il padre di Jacopo aveva cercato di rimboschire la collinetta della sua tenuta con pini e cipressi ma non avevano attecchito. Jacopo dice che il giorno prima, giorno di festa, avevano trapiantato questi pini sul monte di fronte alla chiesa e avevano fatto festa con i contadini. Nel frattempo lui pensa a quando sarà vecchio e saluterà i contadini che saranno invecchiati. Pensa a quando racconterà le storie ai nipoti suoi o di Terese. Pensa a quando morirà e le sue ossa potranno riposare sotto il boschetto che ormai sarà folto, sotto il quale andrà a riposarsi il mietitore e si ricorderà di Jacopo che ha piantato le piante. Ma è tutta un’illusione: lui non ha patria quindi non sa dove lascerà le sue ossa. Versi di Cacciaguida, prima ognuno era certo della sua sepoltura. Gita alla tomba di Petrarca. È avvenuta una settimana prima ma Jacopo ne parla solo ora. Sono andati ad Arquà, a 4 miglia dalla casa di Jacopo. Il paesaggio è armonico e il clima sereno, lui si commuove di riconoscenza davanti a quello spettacolo. Teresa sembra ancora più bella. A un tratto lei lascia il braccio di Odoardo e si appoggia a quello di Jacopo. Jacopo vorrebbe smettere di scrivere, c’è un congedo molto brusco, subito dopo però riprende la lettera. Tre dichiarazioni di Teresa: 1. Non sono felice 2. La madre vive a Padova da una sorella perché è contraria al matrimonio della figlia con Odoardo 3. Non ama e non amerà mai Odoardo Jacopo riflette sul signor T. che è causa dell’infelicità di Teresa ma al tempo stesso è un uomo buono. Torna sul tema della gita: Petrarca viene presentato tramite due versi di un sonetto di Alfieri. Quello che trova Jacopo è un mucchio di rovine. Questo stato di abbandono gli fa venire in mente Tasso che muore mendicando la sepoltura, e profeticamente dice che sarà lo stesso anche per lui. Nel frattempo Jacopo si ripete nella mente 3 canzoni di Petrarca. Odoardo deve andare a Roma per rivendicare la sua parte di eredità dopo la morte di un cugino. Una volta tornati, Jacopo nota che Odoardo chiede qualcosa a Teresa con insistenza e immagina che voglia sapere cosa si sono detti lui e Teresa durante la gita. Odoardo parte e il padre di Teresa chiede a Jacopo di tenere compagnia alle sue figlie. Lo vede come Socrate, saggio e alla pace

Aggettivi del mondo dell’accademia Isabellina transfert -> baci innocenti ma sensualmente verbalizzati, fughe come nella poesia cavalleresca (“Aminta”)

Villanelle Canuto sul bastoncello (Petrarca + Parini) 1802 “A Zacinto” Motivo politico dell’esule in patria, che non ha dove depositare le sue ossa. Dante, Cacciaguida, Par. 15 -> frugalità della Firenze antica.

Figura del Petrarca introdotta da Dante; Francia luogo citato da Dante, luogo in cui Petrarca. incontra per la prima volta Laura. Petrarca = cantore dell’amore a distanza + cantore dell’amore in morte. Ineffabilità -> Jacopo si sente come quei traduttori di Omero che rendono una brutta copia dell’opera originale. Potenza (di Teresa)

Decadimento fisico -> destino dell’Italia. Lettera come pegno e memento di attimi di felicità.

27 novembre

3 dicembre

Padova, 7 dicembre

Padova, 11 dicembre

Ore 2

Padova –.

dei sensi, ma Jacopo è passionale, eccessivo, il suo cuore non ha mai un attimo di pace e si scaglia contro chi giudica negativamente i passionali. C’è poi una perorazione molto retorica nei confronti di un TU di comodo, contro i saggi e pacati filosofi. Dice che anche Dio non sta sempre tranquillo ma si unisce ai venti e alle tempeste. Odoardo è partito e Jacopo se ne andrà quando tornerà il signor T. (che ha accompagnato Odoardo ai confini, cioè al Po). Ricorso alla letteratura e alla poesia in modo istintivo e naturale da parte di Jacopo. Qui cita Saffo. Jacopo sente il suono dell’arpa di Teresa e si ricorda di quando hanno letto insieme le poesie di Saffo che lui ha tradotto. Jacopo guarda Teresa e vede un’immagine apollinea e perfetta, ma quando Teresa si accorge di essere guardata l’immagine si corrompe per il solo sguardo di Jacopo che le dà sensualità. Jacopo stesso si sente in colpa per il suo sguardo e si rimprovera di villania. A Jacopo arriva l’avviso della madre che è pronto il suo alloggio a Padova. Jacopo aveva scritto di volerci tornare con la riapertura dell’università ma sa che ci starà poco perché non riesce a dedicarsi agli studi rinunciando al suo libero genio. È probabile che Lorenzo si sia adoperato per facilitare la partenza dell’amico, in modo da allontanarlo da Teresa e da farlo rinsavire Patrizio M. = Carlo Antonio Marin Moglie = Isabella Teotochi Albrizzi. Jacopo conosce questa donna che ha già perso la bellezza pura e ingenua che invece ha Teresa. Jacopo va a casa della donna che gli aveva chiesto di portarle un libro. Arriva discinta, appena sveglia. C’è una scena di seduzione ma lui pensa e immagina Teresa. Gli viene in mente la canzone di Saffo della lettera del 3 dicembre, dice che la canta continuamente pensando a Teresa. Nel frattempo Jacopo riceve le lettere di Lorenzo e si stizzisce che l’amico continua a trattarlo da innamorato ma lui non si pente né si duole del suo amore per Teresa. La lettera è mutila ma il curatore pubblica quello che rimane, che è comunque sufficiente anche a comprendere la parte mancante. Si parla di un duello che sarebbe dovuto avvenire tra Jacopo e un suo nemico ma che poi non è avvenuto (per mancanza di coraggio dell’altro). Emerge lo sdegno di Jacopo di tipo titanico, è disgustato dalla mediocrità del comportamento altrui. Jacopo prova uno sdegno orgoglioso e la disperazione di trovare la gloria anche per i tempi servili in cui vive. Lui ha cercato il bel mondo ma ha trovato solo volgarità, bassezza e non si vuole piegare a ciò -> ritratto del letterato puro e integerrimo (Alfieri, Parini “La caduta”). Quando era più giovane era attratto dal bel mondo e fa un’ammissione di colpa. Dice che correva di qua e di là come le anime degli ignavi nell’inferno dantesco per farsi accettare, ma non ha raccolto altro che chiacchiere e noia.

n.d.a. passo della Bibbia che Lorenzo non ha individuato.

Foscolo aveva tradotto frammenti di Saffo nel 1794. Neglettamente vestita = sprezzatura, idea neoclassica. 3 Grazie di Foscolo: sono nude e la loro nudità porta il bene, ma poi Minerva le fa coprire perché potrebbero corrompersi per lo sguardo libidinoso degli uomini.

Albano -> pittore Francesco Albani, noto per i suoi quadri mitologici. Lo bello stile = dantismo

Sepolture! (metafora evangelica dei sepolcri imbiancati, se li apri però escono i vermi).

Secolo guasto Piccolo briccone

Padova, 23 dicembre

Colli euganei, 3 gennaio 1798

10 gennaio

19 gennaio

22 gennaio

17 marzo

Lorenzo in passato l’ha accusato di misantropia, ma Jacopo dice che se lo fosse non sarebbe così preoccupato dei vizi degli uomini. Lorenzo vuole che l’amico si distragga, ma questo significherebbe mischiarsi agli uomini mediocri, incanaglire, e allora è meglio soffrire per amore. Stoccata all’università (di Padova e in generale). Padova addormenta l’anima di Jacopo. I professori sono orgogliosi, gli studenti dissipatissimi, l’ambiente è quindi sfavorevole allo sviluppo del genio che ha bisogno di solitudine e indipendenza. In società tutti vogliono parlare e soprattutto in francese, segnale di cosmpolitismo. Arriva a chiedere a Lorenzo di vendere tutti i suoi libri e di tenere solo quei pochi che vedrà postillati di sua mano, il ricavato chiede di consegnarlo a sua madre che si è fatta carico di molte spese di Jacopo. Genere umano = branco di ciechi (condanna + compianto). Lorenzo ha detto ancora a Jacopo di allontanarsi da Teresa, ma è solo lei a rendergli cara la vita. Celebra la visione dei colli con due versi petrarcheschi. Odoardo prevede di tornare in primavera, allora Jacopo in aprile partirà davvero da lì. La vita umana è un ingannevole sogno, i beni mondani sono chimere illusorie -> Foscolo arriverà a parlare di Teresa come di una sua costruzione mentale, anticipando l’”Aspasia” di Leopardi. La natura ride degli uomini e fa credere loro che l’universo sia stato creato apposta per loro. Jacopo si aggira per la campagna avvolto nel mantello perché fa freddo, il paesaggio e il clima sono invernali -> anche nel senso sentimentale del termine, il paesaggio è quello di ghiaccio e neve della poesia di Ossian. Jacopo nelle campagne innevate trova un corrispettivo al proprio gelo esistenziale. Le nubi sono nere, il cielo è freddo e nebbioso. Si rivolge al sole dicendo che un giorno non ci sarà più e di godere della sua vita finché ce l’ha, nonostante sia faticosa come quella degli uomini. Nel castaldo di Jacopo entra una ragazza, la villanella, infreddolita a chiedere l’elemosina per una donna anziana. Jacopo la segue fuori e si offre di aiutarla a portare i pezzi di legno che le hanno donato per accendere il fuoco. Arrivano a una capanna dove una vecchierella si sta scaldando. Sulla strada del ritorno la ragazza racconta a Jacopo di quella donna di 80 anni che, sebbene la vita difficile e di stenti, ha sempre chiesto a Dio di tenerla in vita -> Jacopo desume che a mantenerci aggrappati alla vita è un cieco istinto. Lorenzo ha paura che Jacopo, preso dall’amore, dimentichi patria e amici -> in realtà l’amore non spegne le altre passioni ma anzi le rinfocola, fa provare tutto più intensamente (quindi anche la passione politica). Lui piange segretamente per la patria, e dice che se scrivesse quello che sente sarebbe peggio perché contagerebbe con il suo furore anche le altre persone. Critica i patrioti che pensano che la libertà non si debba conquistare ma comprare con il denaro. Si scaglia contro chi pensa che la libertà possa venire da una nazione straniera (francesi in

Timandro ed Eleandro

Leopardi -> la frequentazione sociale produce un chiacchiericcio di fondo che impedisce l’elaborazione del pensiero.

Tono shakespeariano

Leopardi, storia del genere umano Leopardi, “Aspasia” Leopardi, operette morali Inferrajuolato

Dipinti di Friedrich (il viandante su un mare di nebbia). Parafrasi degli sciolti giovanili “Al sole” Villanella (Leopardi, Pascoli) Vecchierella (Leopardi, Petrarca) Prete/pretino = caldano

Leopardi, operette morali La lettera appare solo nella zurighese del 1816, venne scritta tra il 15-16

Timoleone = liberatore Giovine eroe = Napoleone

3 aprile

6 aprile

11 aprile

17 aprile

questo caso). Definisce Napoleone uomo di animo basso e crudele. Fa l’esempio di due tiranni (africano e indiano) che sono stati molto crudeli ma meno spregevoli perché almeno non hanno illuso il popolo (quando Napoleone firma la costituzione democratica aveva già firmato il trattato di Campoformio). “piango la mia patria che mi fu tolta, e il modo ancor m’offende”. C’è poi una rassegna sulla società in Italia: - preti e frati ma non sacerdoti - titolati ma non patrizi - plebe ma non cittadini Una terra senza abitanti può esserci, ma un popolo senza terra no. Jacopo spera in una rivoluzione nella società senza spargimento di sangue e senza l’aiuto degli stranieri. Dice che il signor T. ha tanti libri di filosofia e politica, e lui ne ha letti alcuni. Poi si consola pensando a Teresa e al fatto che se avessero figli, essi sarebbero condannati a non avere patria. E quando parla di politica con T. vede che Teresa non dice mai niente ma sente che è d’accordo con lui. Ricordarsi di Teresa lo aiuta a sopravvivere pur nella disperazione per la delusione politica. Lui vive solo per lei, e quando anche questa speranza sarà svanita lui calerà volentieri il sipario. Quando si prova un attimo di felicità, si teme che essa possa svanire. È aprile, la natura è tornata bella -> mito di Aurora che sparge i suoi capelli biondi a oriente e sveglia i venticelli per annunciare a ogni elemento della natura il ritorno del sole, che è immagine di Dio. La sua immaginazione (fantasia) gli dipinge davanti agli occhi la felicità che lui desidera, ma subito torna alla realtà. Teresa sta osservando il cielo azzurro ma d’un tratto si avvicina la tempesta e lei è dispiaciuta per gli alberi. Lei ha in mano un libro che Jacopo le prende -> è una trascrizione di un paragrafo del “Socrate delirante” di Weiland. Olivo P. (= Tommaso Olivi da Chioggia letterato / Giuseppe Olivi abate naturalista) Quattro anni prima una ragazza era innamorata di Olivo. Jacopo la rivede sposata a un titolato parente della famiglia di Teresa. Appena la vede Jacopo le corre incontro per abbracciarla, ma lei è piena di contegno e affettata a differenza di come la ricordava. Conversa di gioielli e altre frivolezze, e Jacopo interviene parlando dei giorni in campagna trascorsi insieme, ma lei interrompe subito quella conversazione. Jacopo chiede notizie di Olivo, e lei gli risponde che è morto. Jacopo descrive a Teresa l’indole dell’amico scomparso, ma il marito della dama subentra a smorzare l’elogio al giovane, ricordando pettegolezzi su litigi familiari. Olivo in particolare aveva rifiutato l’aiuto del fratello, ma Jacopo lo difende e si scaglia contro i vili e contro chi accetta l’amicizia dei ricchi -> come sa di sale il pane altrui. Olivo si offre di pagare i debiti del padre -> il marito della dama non ne capisce il motivo. Jacopo dice che Olivo non avrebbe

5, 500, 1 solo = direttorio, assemblea dei cinquecento, console

Gloria, sapere, gioventù, patria = sono tutti fantasmi (Leopardi, storia del genere umano)

Dante, Par, 17 Riflessione sulla natura che non può essere benefica se ha fatto

29 aprile

FRAMMENTO DELLA STORIA DI LAURETTA

4 maggio

8 maggio

11 maggio

12 maggio

13 maggio

sopportato che i beni di suo padre fossero maledetti. La sposa dice che chi ha bisogno di pane non deve sottilizzare troppo con l’orgoglio e Jacopo si infuria. Jacopo aveva deciso di studiare botanica, ma è scostante e dimentica il suo libro di von Linné e il servo glielo riporta mangiucchiato dal cane del vicino. Si dedica scrittura per compiacere Teresa, ma è scostante anche in questo. Quando legge i suoi scritti a Teresa balbetta per l’ansia da prestazione e alla fine ci rinuncia. Dice che in un libretto in inglese ha trovato il racconto di Lauretta e lui decide di tradurre questo brano ma non vuole farlo leggere a Teresa perché le farebbe più male che bene. Si pone contro gli stoici che predicano la non compassione. Jacopo ha avuto compassione di Lauretta, ha pianto con lei e questo l’ha consolata. Jacopo seguiva Lauretta da lontano che vagava a causa della disperazione, nel tentativo di salvarla. Lauretta è stata abbandonata da tutti a causa di morti precoci (nella lettera del 16 ottobre 1797 diceva che padre e fratelli erano esuli altrove, può essere una svista di Foscolo). Jacopo racconta com’era Lauretta l’ultima sera che l’ha vista -> vestita di bianco, con le chiome bionde raccolte e un mazzolino di mammole accanto al seno. Jacopo pensava quasi di poterla sposare ma improvvisamente venne proscritto e fu costretto a scappare senza nemmeno dirle addio. Jacopo combatte con la sua passione, vorrebbe smettere di amare Teresa ma appena la vede dimentica tutti i suoi propositi e torna a contemplare la sua bellezza. Dalla frase in corsivo iniziale capiamo che Lorenzo continua a dissuadere l’amico dal suo amore impossibile, gli scrive in lettere precedenti che lei non lo ama o che se anche volesse non potrebbe. Jacopo risponde che se l’inganno nuoce, il disinganno ...


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