lettere dalla russia PDF

Title lettere dalla russia
Author Grazia Gramegna
Course Letteratura Russa 2 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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lettere dalla russia...


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associazione culturale Larici – http://www.larici.it

Astolphe de Custine

La Russia nel 1839 Lettere XXXV e XXXVI La Russie en 1839

18431

1 Traduzione dal francese e note siglate ( N.d.T.): © associazione culturale Larici, 2013. Il testo di base è la prima edizione, ma si dà conto delle variazioni operate nella seconda edizione riveduta da Custine stesso, entrambe pubblicate a Parigi nel 1843. L’immagine mostra il percorso del viaggio. 1

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Lettera XXXV2 Mosca, 8 settembre 1839 […] Qui finisce la corrispondenza del viaggiatore, il racconto che si leggerà completa i suoi ricordi: fu scritto in vari luoghi, prima a Pietroburgo nel 1839, poi in Germania e più tardi a Parigi.

Racconto Berlino, primi giorni di ottobre 1839 […] La vicinanza del polo è contrario alle arti, tranne alla poesia, cui talvolta basta l’anima umana; allora è il vulcano sotto il ghiaccio. Ma per gli abitanti di quegli aspri climi, la musica, la pittura, la danza, tutti i piaceri delle sensazioni che, fino a un certo grado, sono indipendenti dal pensiero, perdono fascino perdendo il loro strumento. Che cosa farebbero la notte Rembrandt, e Correggio, e Michelangelo, e Raffaello in una camera senza luce? Il Nord ha senza dubbio delle bellezze, ma è una struttura che manca di giorno. L’amore più libero dai sensi nasce in noi meno dai desideri fisici che dai bisogni del cuore; ma, non trovandosi nel vano lusso del potere e dell’opulenza, tutto il seducente corteo della gioventù, coi suoi giochi, le sue grazie, le sue risate, le sue danze, si ferma nelle regioni benedette in cui i raggi del sole, non accontentandosi di scivolare a malapena sulla terra, la riscaldano e la fecondano illuminandola dall’altezza del cielo. In Russia ogni cosa risente di una doppia tristezza: la paura del potere, l’assenza del sole!!… Le danze nazionali assomigliano a volte a una ronda guidata da ombre, che sfila tristemente al chiarore di un crepuscolo che non finisce mai; a volte, quando sono vivaci, a un esercizio che incute paura di addormentarsi e di gelare dormendo. Mademoiselle Taglioni lei stessa… ahimè!… mademoiselle Taglioni non è diventata a San Pietroburgo una ballerina perfetta? Che crollo per la Silfide3!!!… è la storia di Ondina 2 La traduzione della Lettera XXXV è parziale in quanto nella prima parte Custine continua la cronaca del viaggio, da Nižnij Novgorod a Mosca. Al contrario, la traduzione della Lettera XXXVI è integrale. (N.d.T.) 3 La danzatrice Maria Taglioni (1804-1884) fu, tra il 1837 e il 1839 l’ étoile fissa del Teatro di 2

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diventata una semplice donna4… Ma quando cammina per strada… perché cammina ora… è seguita dai lacchè in gran livrea con belle coccarde sui loro cappelli e galloni d’oro, e la si copre tutte le mattine sui giornali di articoli pieni delle lodi più ridicole che io abbia letto. Ecco che cosa i Russi, con tutto il loro spirito, sanno fare per le arti e per gli artisti. Ciò che occorre agli artisti, è un cielo che li faccia nascere, un pubblico che li comprenda, una società che li ispiri… Ecco il necessario: le ricompense sono un sovrappiù; le si dia loro in aggiunta, come dice il Vangelo5. Non è in un impero in cui il popolo è stato represso con la forza non lontano dalla terra dei Lapponi, ed educato con la forza da Pietro I, che bisogna andare a cercare queste cose. […] Quando il sole della divulgazione sorgerà sulla Russia, ciò che illuminerà le ingiustizie, non solo antiche ma di ogni giorno, farà fremere il resto del mondo. Non se ne rabbrividirà abbastanza, perché tale è la sorte della verità sulla terra: finché i popoli hanno il massimo interesse a conoscerla l’ignorano, e quando l’imparano non importa loro più molto. Gli abusi di un potere alla rovescia non eccitano che fredde esclamazioni; coloro che li riferiscono passano per degli accaniti che picchiano il nemico a terra, mentre da un altro lato gli eccessi di questo potere iniquo rimangono accuratamente nascosti finché è in piedi, perché innanzitutto esso adopera la propria forza per soffocare i lamenti delle sue vittime; stermina, annienta, si guarda dall’irritare, e poi applaude se stesso della sua mansuetudine perché non si permette che le crudeltà indispensabili. Tuttavia, si vanta a torto della propria dolcezza: quando la prigione è muta e chiusa come la tomba, si passa facilmente dal patibolo!!… L’idea che respiravo la stessa aria che tanti uomini ingiustamente oppressi, separati dal mondo, mi privava del riposo di giorno e di notte. Ero partito dalla Francia spaventato dagli abusi di una libertà bugiarda, torno nel mio paese persuaso che se il governo rappresentativo non è il più morale, logicamente parlando, è saggio e moderato nella pratica; quando si vede che esso preserva i popoli da un lato dalla licenza democratica e dall’altro dagli abusi più palesi del dispotismo, abusi orrendi tanto più che le società che li tollerano sono le più avanzate nella civiltà materiale, ci si domanda se non bisogna imporre il silenzio alle sue antipatie e subire senza lamentarsi una necessità politica che, dopo tutto, porta alle nazioni preparate più del bene che del male. In verità, finora questa nuova e saggia forma di governo non ha potuto consolidarsi che con l’usurpazione. Forse queste usurpazioni definitive erano state rese inevitabili per tutti gli errori precedenti; è una questione di San Pietroburgo e in seguito, fino al 1842, vi lavorò saltuariamente. Debuttò con La Silfide, capostipite del balletto romantico e suo cavallo di battaglia, ottenendo uno strepitoso successo, ma nel tempo il pubblico perse interesse al suo repertorio che alla fine fu eliminato dalla programmazione. (N.d.T.) 4 Protagonista di una storia germanica, Ondina era una ninfa acquatica e come tale immortale finché non si fosse sposata con un mortale e avesse partorito un figlio. Quando ciò successe, Ondina cominciò a perdere la propria bellezza e il marito la tradì. (N.d.T.) 5 Mt 6,1-6;16-18. (N.d.T.) 3

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politica religiosa che il tempo, il più saggio dei ministri di Dio sulla terra, risolverà per i nostri nipoti. Ciò mi ricorda un pensiero profondo espresso da una delle menti più illuminate e più colte della Germania, Varnhagen von Ense6: «Ho molto cercato – mi scriveva un giorno – per chi si fanno, in ultima analisi, le rivoluzioni e, dopo trent’anni di riflessioni, ho trovato ciò che avevo pensato fin dalla mia giovinezza: si fanno per coloro contro cui sono dirette». Mai dimenticherò ciò che ho sentito passando il Niemen per entrare a Tilsit7; è soprattutto in quel periodo che ho dato ragione all’albergatore di Lubecca8. Un uccello, fuggito dalla gabbia, o uscendo da sotto la campana di una macchina pneumatica sarebbe meno felice. Posso dire, posso scrivere quello che penso, sono libero!… esclamai. La prima lettera autentica indirizzata a Parigi è partita da questa frontiera: farà effetto nella piccola cerchia dei miei amici, che, finora senza dubbio, erano stati ingannati dalla mia corrispondenza ufficiale. Ecco la copia della lettera: Tilsit, giovedì 26 settembre 1839 «Questa data vi farà, spero, altrettanto piacere leggerla quanto me ne ha fatto scriverla; eccomi fuori dall’impero dell’uniformità, delle minuziosità e delle difficoltà. Si parla liberamente e lo si crede in un vortice di piacere e in un mondo trascinato dalle idee nuove verso una libertà disordinata. È tuttavia in Prussia che si è; ma uscire dalla Russia è ritrovare delle case il cui piano non è stato comandato a un schiavo da un padrone inflessibile, case povere ancora, ma liberamente costruite; è vedere una campagna allegra e liberamente coltivata (non dimenticate che è della Prussia che parlo), e questo cambiamento apre il cuore. In Russia l’assenza della libertà si risente nelle pietre tutte tagliate ad angolo retto, nelle travi tutte squadrate regolarmente, si risente anche negli uomini… «Finalmente respiro!… posso scrivervi senza le precauzioni oratorie imposte dalla polizia: precauzioni quasi sempre insufficienti, perché c’è tanta suscettibilità di amor proprio quanta prudenza politica nello spionaggio dei Russi. La Russia è il paese più triste della terra abitato dagli 6 Karl August Varnhagen von Ense (1785-1858), diplomatico prussiano e scrittore tedesco. (N.d.T.) 7 Niemen è il nome polacco del fiume Nemunas. Tilsit fu una città tedesca fino al 1945, poi è diventata russa col nome di Sovetsk. (N.d.T) 8 Nella Lettera IV (Travemünde, 4 luglio 1839), tomo I, un albergatore di Lubecca cerca di convincere Custine a non andare in Russia. Costui non vi è mai stato ma sostiene di conoscere le persone dal loro aspetto: «[i Russi] hanno due fisionomie; non parlo dei valletti che non ne hanno che una, parlo dei signori: quando questi sbarcano in Europa, hanno l’aria allegra, libera, contenta; sono dei cavalli scappati, degli uccelli ai quali si apre la gabbia; uomini, donne, giovani, vecchi, tutti sono felici come scolari in vacanza: le stesse persone al loro ritorno hanno figure lunghe, ombrose, tormentate; il loro linguaggio è breve, la loro parola irregolare; hanno la fronte preoccupata: ho concluso, da questa differenza, che un paese che si lascia con tanta gioia e dove si torna con tanto dispiacere è un cattivo paese». (N.d.T.) 4

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uomini più belli che abbia visto; un paese dove a malapena si vedono le donne non può essere allegro… Finalmente eccomi fuori, e senza il minimo incidente! Ho percorso duecentocinquanta leghe in quattro giorni, su strade spesso detestabili, spesso magnifiche, perché lo spirito russo, per quanto ami l’uniformità, non può raggiungere l’ordine vero; il carattere di questa amministrazione è la pignoleria, la negligenza e la corruzione. Ci si rivolta all’idea di abituarsi a tutto ciò, e tuttavia ci si abitua. Un uomo sincero in quel paese passerebbe per pazzo. «Ora mi riposerò viaggiando con piacere. Ho duecento leghe da fare da qui a Berlino; ma dei letti dove ci si può coricare, delle buone locande dappertutto e una grande strada liscia e regolare rendono questo viaggio una vera passeggiata.» La pulizia dei letti, delle camere, l’ordine delle case dirette dalle donne: tutto mi sembrava affascinante e nuovo… Ero colpito soprattutto del disegno variato delle case, dall’aria di libertà dei contadini e della gaiezza delle contadine: il loro buonumore mi causava quasi spavento: era un’indipendenza di cui temevo per essi le conseguenze; ne avevo perso il ricordo. Si vedono là delle città che sono nate spontaneamente e si riconosceva che erano costruite prima che qualche governo ne avesse tracciato il piano. Certamente, la Prussia ducale9 non passa per il paese della licenza, ebbene, attraversando le vie di Tilsit e più tardi quelle di Königsberg credevo di assistere al carnevale di Venezia. Mi sono ricordato allora che un tedesco di mia conoscenza, dopo aver passato, per i suoi affari, parecchi anni in Russia, alla fine riuscì a lasciare quel paese per sempre; egli era in compagnia di uno dei suoi amici; appena essi ebbero messo piede sulla nave inglese che stava sollevando l’ancora, li si vide cadere nelle braccia uno dell’altro dicendo: «Dio sia lodato, possiamo respirare liberamente e possiamo pensare ad alta voce!…» Molte persone, senza dubbio, hanno provato la stessa sensazione: perché nessun viaggiatore l’ha espresso? È qui che ammiro senza comprenderlo il prestigio che il governo russo esercita sugli spiriti. Ottiene il silenzio, non solamente dei suoi sudditi, questo è poco, ma si fa rispettare anche da lontano dagli stranieri sfuggiti alla sua disciplina di ferro. Lo si loda, o almeno lo si tace: ecco un mistero che non posso spiegarmi. Se un giorno la pubblicazione di questo viaggio mi aiuterà a comprenderlo, avrò un motivo di più per applaudirmi per la mia sincerità. Da Pietroburgo dovevo tornare in Germania attraverso Wilna10 e Varsavia. Ho cambiato programma. Delle disgrazie come quelle della Polonia non dovrebbero essere attribuite unicamente alla fatalità: nelle sventure prolungate, bisogna sempre valutare bene sia gli errori che le circostanze. Fino a un certo punto le nazioni, come 9 L’aggettivo «ducale» è stato tolto nella seconda edizione del libro curata da Custine stesso. La “Prussia ducale” fu annessa alla “Prussia reale” nel 1772, ma tali espressioni rimasero nel linguaggio parlato per distinguere, rispettivamente, la Prussia orientale da quella occidentale. (N.d.T.) 10 Wilna è il nome tedesco di Vilnius, ora capitale della Lituania. (N.d.T.) 5

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gli individui, diventano complici della sorte che li persegue; essi paiono complici dei rovesci che li raggiungono colpo su colpo, perché a occhi attenti i destini non sono che lo sviluppo dei caratteri. Vedendo il risultato degli errori di un popolo punito con tanta severità, non potrei astenermi da alcune riflessioni di cui mi pentirei; dire i loro fatti agli oppressori è un incarico che si impone con una sorta di gioia, sostenuto dalla comparsa in apparenza di un coraggio e una generosità che si attribuiscono al compimento di un dovere pericoloso, o perlomeno penoso; ma contrastare la vittima, opprimere l’oppresso, anche a colpi di verità, è un’esecuzione alla quale non si abbasserà mai lo scrittore che non vuole disprezzare la propria penna. Ecco perché ho rinunciato a vedere la Polonia.

Lettera XXXVI Dalle acque di Ems11, 22 ottobre 1839. Ho preso l’abitudine di non lasciare passare mai molto tempo senza obbligarvi a ricordarvi di me; un uomo come voi diventa necessario a coloro che l’hanno potuto apprezzare una volta e che sanno approfittare dei suoi lumi senza temerli. C’è ancora più paura che invidia nell’odio che ispira il talento ai piccoli spiriti: che cosa ne farebbero se l’avessero? Ma essi sono sempre pronti a temere la sua influenza e la sua penetrazione. Non vedono che la superiorità dell’intelligenza che serve a conoscere l’essenza delle cose e a riconoscere la loro necessità, promette l’indulgenza: l’indulgenza illuminata, è adorabile come la Provvidenza; ma i piccoli spiriti non adorano. Partito da Ems per la Russia, cinque mesi fa, torno in questo elegante villaggio, dopo un giro di mille leghe. Il soggiorno termale mi era spiacevole in primavera, a causa della folla inevitabile di bagnanti e bevitori; lo trovo delizioso ora che sono letteralmente solo, impegnato a gioire dell’avanzare di un bell’autunno in montagna, in mezzo a montagne di cui ammiro la tristezza, mentre raccolgo i miei ricordi e cerco il riposo di cui ho bisogno dopo il rapido viaggio che ho appena fatto. Che contrasto! in Russia, ero privato dello spettacolo della natura: là non c’è natura, perché non voglio dare questo nome a delle solitudini senza irregolarità pittoresche, a dei mari dalle rive piatte, a dei laghi, a dei fiumi la cui acqua si ferma quasi al livello della terra, a delle paludi senza limiti, a delle steppe senza vegetazione sotto un cielo senza luce. Queste vedute di pianure, denudate di paesaggi pittoreschi, hanno anche il loro genere di bellezza: ma una grandezza senza fascino stanca rapidamente: che piacere c’è a viaggiare attraverso immensi spazi nudi, a perdita d’occhio, dove non si scopre che una vasta superficie tutta vuota? questa monotonia aggrava la fatica dello spostamento, perché la rende infruttuosa. La sorpresa entra per 11 Oggi Bad Ems, in Germania, nota stazione termale. (N.d.T.) 6

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qualche cosa in tutti i piaceri del viaggio e nello zelo del viaggiatore12. È con piacere che mi ritrovo, alla fine della stagione, in un paese vario e le cui bellezze colpiscono subito gli sguardi. Non saprei dirvi quale fascino provavo, non c’era che un istante per perdersi nei grandi boschi la cui neve di foglie morte aveva cosparso il terreno e coperto i sentieri smorti. Riandavo alle descrizioni di René13; il cuore mi batteva come aveva battuto una volta leggendo quel doloroso e sublime colloquio di un’anima con la natura. Quella prosa religiosa e lirica non aveva perduto nulla del suo potere su di me e io ero sorpreso dalla mia intenerimento: la gioventù non finisce dunque mai! Vedevo talvolta, attraverso il fogliame schiarito dalle prime bianche gelate bianche, le lontananze vaporose del vallone del Lahn, vicino del più bel fiume dell’Europa14, e ammiravo la calma e la grazia del paesaggio. I punti di vista formati dalle gole che servono di smaltimento agli affluenti del Reno, sono variati; quelli dei dintorni del Volga si somigliano tutti: ma l’aspetto degli altipiani, che lì si chiamano montagne, perché fanno dei pianori separati da profonde valli, è generalmente freddo e monotono. Tuttavia, questo freddo e questa monotonia sono del fuoco, della vita, del movimento in confronto alle paludi della Moscovia15; stamattina, la luce scintillante del sole degli ultimi bei giorni si spargeva su tutta la natura e dava uno splendore meridionale a questi paesaggi del Nord che, grazie ai vapori dell’autunno, avevano perso la loro secchezza di contorni e la rigidezza delle loro linee spezzate. Il riposo dei boschi in questa stagione è sorprendente; contrasta con l’attività dei campi dove l’uomo, avvertito dalla calma precorritrice dell’inverno, accelera la fine dei lavori. Tale spettacolo istruttivo e solenne, perché deve durare tanto quanto il mondo, mi interessa come se fossi appena nato nascere, o come se stessi per morire; è che la vita intellettuale non è che una successione di scoperte. L’anima, quando non ha dissipato del tutto le sue forze nelle affettazioni, troppo abituali alle persone del mondo, conserva un’inesauribile facoltà di sorpresa e di curiosità; delle forze sempre nuove l’eccitano a nuovi sforzi; questo universo non gli basta più: essa chiama, comprende l’infinito; il suo pensiero matura, non invecchia, ed ecco ciò che ci promette qualcosa al di là di ciò che vediamo. 12 Nella seconda edizione la frase è accorciata: «Che contrasto! in Russia, ero privato dello spettacolo della natura: là non c’è natura; sebbene anche quelle vedute di pianure, prive di paesaggi pittoreschi, abbiano il loro genere di bellezza: ma una grandezza senza fascino stanca presto: che piacere c’è a viaggiare attraverso immensi spazi nudi, a perdita d’occhio, dove non si scopre che una vasta superficie tutta vuota? questa monotonia aggrava il fatica dello spostamento, perché la rende infruttuosa. La sorpresa entra per qualche cosa in tutti i piaceri del viaggio e nello zelo del viaggiatore.» (N.d.T.) 13 René Descartes o, in italiano, Cartesio (1596-1650). (N.d.T.) 14 Il Reno, di cui il Lahn è un affluente. (N.d.T.) 15 Nella secondo edizione è: «…del movimento in confronto alle paludi senza limiti e alle steppe senza vegetazione della Moscovia». (N.d.T.) 7

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È l’intensità della nostra vita che fa la varietà; ciò che si sente profondamente sembra sempre nuovo, il linguaggio risente di questa eterna freschezza di impressioni; ogni affetto nuovo presta la sua armonia particolare alle parole destinate a esprimerlo: ecco perché la tinta dello stile è la misura più certa della novità, voglio dire della sincerità dei sentimenti. Le idee si chiedono in prestito, si nasconde la loro fonte, lo spirito mente allo spirito, ma l’armonia del discorso non inganna mai; prova sicura della sensibilità dell’anima è una rivelazione involontaria; esce immediatamente dal cuore e va diritto al cuore, l’arte la sostituisce solo imperfettamente, nasce dall’emozione; infine questa musica della parola porta più lontano dell’idea; è ciò che c’è di più involontario, di più vero, di più fecondo nell’espressione del pensiero: ecco perché Madame Sand16 ha ottenuto così rapidamente da noi la reputazione che merita. Santo amore della solitudine, non sei che un vivo bisogno di realtà!… il mondo è così bugiardo che un carattere appassionato per il vero deve essere disposto a fuggire le società. La misantropia è un sentimento calunniato: è l’odio della menzogna. Cioè, non ci sono misantropi, ci sono delle anime che amano fuggire piuttosto di fin...


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