Le Sfide Di Babele - Riassunto PDF

Title Le Sfide Di Babele - Riassunto
Course Glottodidattica Classe 1
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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Summary

Riassunto del libro SFIDE DI di Paolo Balboni INSEGNARE LE LINGUE NELLE COMPLESSE Parte Prima IL QUADRO DI RIFERIMENTO Capitolo Primo Un secolo di insegnamento La didattica delle lingue attuale si fonda su quanto accaduto nel sul piano delle teorie e dei metodi e sul piano istituzionale, da quando, ...


Description

Riassunto del libro

“LE SFIDE DI BABELE” di Paolo Balboni INSEGNARE LE LINGUE NELLE SOCIETA' COMPLESSE Parte Prima – IL QUADRO DI RIFERIMENTO Capitolo Primo “ Un secolo di insegnamento linguistico” La didattica delle lingue attuale si fonda su quanto accaduto nel '900, sul piano delle teorie e dei metodi e sul piano istituzionale, da quando, nel 1967, il Consiglio d'Europa lanciò il Modern Language Project e, nel 1992, l'Unione Europea dichiarò il “diritto” dei cittadini di ricevere l'insegnamento dell'inglese e di un'altra lingua comunitaria. BOX 1 Uso del termine “glottodidattica” L'educazione linguistica è l'azione che mira a far emergere la facoltà di linguaggio (caratterizzante dell'homo loquens), cioè la capacità spontanea di acquisire lingue pienamente o parzialmente. La scienza che studia l'educazione linguistica, chiamata fino agli anni Settanta “pedagogia delle lingue” o “linguistica applicata”, ha in Italia varie denominazioni legate a universi epistemologici: “didattica delle lingue moderne”, “glottodidattica”, “linguistica educativa” o “didattologia delle lingue-culture”. Usiamo qui “glottodidattica” riferendoci però solo alle lingue straniere e non a tutte.

1.1Lo strumento concettuale di fondo “approccio”, “metodo”, “metodologia” La glottodidattica trae le sue conoscenze da varie aree scientifiche, organizzandole e gerarchizzandole. Schema basato su gerarchizzazione proposta da Anthony negli anni Sessanta: GRAFICO: a- la struttura: La glottodidattica è una scienza teoricopratica. Il grafico scinde: conoscenza teorica assunta dalle teorie di riferimento o elaborata in proprio / uso di tale conoscenza per operare nel mondo e nell'educazione linguistica (“metodo”). Frecce bidimensionali = scambio reciproco tra glottodidattica e mondi delle idee / dell'insegnamento. b- i termini: “Approccio”: filosofia di fondo, idea che si ha di lingua/ cultura/ comunicazione/ studente/ insegnate/ insegnamento (prima era definito tutto “metodo”). “Metodo”: approccio → procedure operative per organizzarlo e realizzarlo → metodo (non tecniche di classe ma strumenti di organizzazione dell'educazione linguistica). → spesso confuso con “metodologia”. c- il funzionamento del modello: data una dichiarazione teorica, dal mondo delle idee, ne conseguono due procedure specifiche della glottodidattica: approccio / metodo. → per trasformare il metodo in azione gli insegnanti selezionano tecniche didattiche adeguate al metodoe coerenti con l'approccio. BOX 2 Due nozioni dal cognitivismo: “dichiarazione” e “procedura” 1

Il cognitivismo indica due tipi base di conoscenza, dichiarativa e procedurale: - una dichiarazione è espressa da una frase semplice; - una procedura è una struttura basata su “dichiarazioni”, secondo lo schema “se”... “allora”. → catene complesse → meccanismo più semplice, base del pensiero greco: sillogismo (deve esserci soggetto e predicato).

1.2 Le variabili in gioco E' necessario dotarci di alcuni parametri per rendere comparabili i movimenti glottodidattici del XX e XXI secolo: a. teorie di riferimento: 4 ambiti: scienze del linguaggio e della comunicazione / della società e della cultura / della neuro-psicologia / dell'educazione; b. percoso: movimento deduttivo / induttivo; c. studente: tabula rasa da plasmare / protagonista del suo apprendimento; d. docente: ruolo totalitario / “regista”; e. lingua: insieme di regole / strumento di comunicazione (correttezza / efficacia / appropriatezza); f. cultura: letteraria, classica / quotidiana; g. strumenti operativi: curricolo basato su finalità / lista di contenuto; suddivisione della programmazione; h. tecniche didattiche: attività e esercizi; i. materiali: manuali tradizionali / materiale multimediale → non “autenticità” se usati a scopo didattico e non comunicativo; j. strumenti tecnologici: studente passivo / compartecipe.

1.3Approcci e metodi della tradizione Mondo classico/ Medioevo / Rinascimento: insegnamento linguistico “comunicativo”, basato sull'uso prima che sulla forma, affidato all'interazione con un madrelingua, che aveva come modelli testi classici; • Secondo Rinascimento / Seicento: nascono centri che studiano la lingua come oggetto; primi dizionari e prime grammatiche; italiano e francese di affiancano al latino come strumenti di comunicazione internazionale; il latino rimane nel mondo ecclesiastico ed è fulcro dell'educazione linguistica delle scuole gestite da ecclesiastici, in cui l'insegnamento delle lingue moderne viene inserito con le modalità d'insegnamento del latino. → approccio formalistico: domina l'Italia dal Seicento agli anni Sessanta. •

1.3.1 La tradizione formalistica e il metodo grammatico-traduttivo L'approccio formalistico focalizza l'attenzione sulla grammatica, con la fonologia concepita come “regole di pronuncia” ed il lessico appreso con liste. Le tracce di questo approccio sono ancor oggi presenti. Nel Seicento le regole erano ancora cercate nel testo letterario, ma nel Settecento esistono manuali con schemi grammaticali pronti, basati su un'intuitiva frequenza d'uso. Le regole sono considerate stabili, immutabili ed è condannata ogni variante regionale; l'unico registro è quello formale; i testi sono modello. Lo studente è una tabula rasa; lo studio è un dovere e non si discute il contenuto, il metodo o lo scopo; il docente è incontestabile; genere comunicativo: “lectio” dei monasteri e messe. Strumentazione metodologica duplice: dimensione orale → lettura di testi, dettati / dimensione scritta → lettura e traduzione di classici stranieri e traduzione di frasette dalla lingua madre. → il lavoro sulla lingua dotata di significato è limitato ai testi del passato o è eluso → eccezione: testi con traduzione interlineare. Fino ai primi anni Ottanta la base dell'insegnamento linguistico è stata grammatico-traduttiva, l'idea di grammatica/correttezza era formalistica → molte attività moderne sono riproposizioni con “nuove” tecnologie di questo metodo.

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Metafora del pendolo: fino agli anni Settanta → tutto era grammatica → anni Ottanta-Novanta → per reazione, rifiuto grammatic, l'approccio comunicativo diventa comunicativismo spicciolo → delusione → ritorno di elementi grammaticalistici. BOX 3 Approccio formalistico, metodo grammatico-traduttivo Ha dominato le scuole italiane almeno fino agli anni Settanta-Ottanta, ancora domina molte università. Ha formato molti docenti attuali. TEORIE DI RIFERIMENTO: linguistica descrittiva tradizionale; educazione come rispetto delle regole; PERCORSO: deduttivo → si danno regole, si deducono comportamenti linguistici; STUDENTE: tabula rasa da “plasmare”; autoapprendimento affidato a libri con traduzione interlineare; DOCENTE: fonte d'informazione, modello, giudice insindacabile; LINGUA: insieme di regole e lessico per traduzione, anche senza significato rilevante; modello linguistico di riferimento: standard puristico che nega il valore della varietà; CULTURA: letteraria, classica, non atropologica; STRUMENTI OPERATIVI: curricolo: lista di regole di pronuncia e morfosintassi; insegnamento: lezioni centrate sulle varie regole; TECNICHE DIDATTICHE: traduzione, dettato, esercizi di manipolazione; MATERIALI: manuali a stampa; STRUMENTI TECNOLOGICI: nessuno.

1.3.2 Gli approcci “naturali” L'approccio formalistico viene messo in discussione nell'Ottocento negli Stati Uniti, dove la conoscenza linguistica deve rispondere ad una società multiculturale in rapida crescita: nei primi trent'anni del secolo Lorenzo Da Ponte tiene la cattedra di italiano alla Columbia University, insegnando a comprendere e parlare, allo stesso modo insegna il francese Henry W. Longfellow al Bowdoin College. Sulla base di queste ed altre esperienze George Ticknor, insegnate di Harvard, afferma che le lingue sono “vive e parlate” e il loro insegnamento deve considerare età, caratteristiche degli studenti e che il percorso deve essere induttivo. Nel 1872, il tedesco Maximillian Berlitz giunge a Rhode Island e fonda la prima scula di tedesco di quella che diventerà una catena mondiale basata sulla realizzazione dell'approccio naturale detto “metodo diretto”, caratterizzato dalla presenza di un docente madrelingua, sull'accentuazione delle abilità orali e di lettura e comprensione di testi (non parola per parola). Il mondo tedesco ha necessità linguistiche simili a quelle americane a causa dle commercio. Il grande interprete dell'approccio “naturale” è Wilhelm Vietor, che, nel 1894, fonda la prima rivista di glottodidattica (Die neuren Sprachen). L'istanza di un insegnamento “vivo”, “naturale” delle lingue vienge anche dagli studi scientifici sulla lingua, soprattutto fonologici che riportano alla lingua parlata: negli stessi anni in cui Berlitz fonda la sua sede di Ginevra, base della branca europea della catena, nella stessa città Saussurediscute la dicotomia parole (lingua in atto) / langue (sistema astratto). A cavallo tra XIX e XX secolo i linguisti Henry Sweet, Otto Jespersen e Harold Palmer concordano sulla primarietà dell'oralità rispetto alla scrittura, sulla logica induttiva, sull'esclusione della traduzione come tecnica didattica e sull'uso di attività di riflessione linguistica. Queste teorie rimangono confinate in scuole d'èlite e a docenti impegnati nella riflessione sulla glottodidattica → non incidono sulla scuola. In Italia l'innovazione è portata dalle Belitz Schools, che sono però chiuse dal fascismo. Dopo il ventennio degli isolazionismi e totalitarismi, da queste riflessioni nascono l'ASTP dell'esercito americano (base rivoluzionaria negli anni Settanta) e alcuni aspetti dei metodi situazionali e dell'approccio “naturale” di Krashen. BOX 4 L'approccio naturale, il metodo Berlitz e altre sperimentazioni d'èlite Lingua: non più ornamento culturale ma strumento di comunicazione; attenzione sulla dimensione orale; approccio su situazioni d'èlite (non scuole), ma strumenti per evoluzione nel secondo Novecento. TEORIE DI RIFERIMENTO: fonetica, fonologia e nuova linguistica; dimensione psicologina nella glottodidattica; PERCORSO: prevalentemente induttivo, la grammatica và “scoperta”; studente molto autonomo e responsabile del suo apprendimento; STUDENTE: deve essere motivato; considerate età e caratteristiche personali; DOCENTE: madrelingua, usa poco la lingua degli studenti; “regista”, facilitatore; molto costoso, impatto limitato; LINGUA: viva, parlata, finalizzata a comunicare significati;

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CULTURA: “raccontata” dal docente o dalle letture ma non oggetto di didattica specifica pianificata; STRUMENTI OPERATIVI: sillabo → flessibile, riferimento, non guida; TECNICHE DIDATTICHE: conversazioni, lezioni tematiche, esercizio grammaticale secondario; MATERIALI: compendi grammaticali, eserciziari, conversazione con insegnante e materiali “autentici”; STRUMENTI TECNOLOGICI: nessuno.

1.3.3 Il “Reading Method” Dal 1914, per più di un trentennio, il mondo, integrato nell'Ottocento, si frammenta, grazie a isolazionismo, dittature e crisi economica (in Italia alla fine del Ventennio è perfino proibito l'insegnamento di lingue straniere). La lingua smette di essere viva, orale, comunicativa e diviene uno strumento per leggere opere straniere. Il “Reading Method” è un approccio perchè ha una filosofia precisa che lo rende unico nella glottodidattica. Esso, escludendo lo sviluppo di competenze orali, è il primo esempio di “reduced competence course”. La figura del docente è trasformata in una guida per la lettura di testi stranieri, che dà qualche schema grammaticale inteso come riferimento; è un facilitatore che ha scarso ruolo formativo, che segue il percorso del manuale di letture, graduate per difficoltà, e funge a lezione da dizionario e repertorio grammaticale per studenti autonomi e responsabili del loro apprendimento. BOX 5 Approccio della sola lettura o “Reading Method” Fiorito negli anni del Novecento di guerre, dittature e isolazionismo → poco uso orale → solo lettura di testi stranieri. TEORIE DI RIFERIMENTO: nessuna in particolare, solo filosofia della lettura; PERCORSO: strettamente induttivo; STUDENTE: molto autonomo; DOCENTE: mero facilitatore, dizionario e grammatica vivente; può cogliere spunti culturali dal testo; LINGUA: limitata alla dimensione scritta della lettura; CULTURA: “impigliata” nei testi, emerge solo per eventuali digressioni del docente; STRUMENTI, TECNICHE, MATERIALI E TECNOLOGIE: semplici materiali intuitivamente graduati, poi letture da materiali autentici.

1.4La rivoluzione copernicana degli anni Sessanta Nel mondo dopo la Seconda Guerra Mondiale si creano tre grandi blocchi: “ovest”, “est” e “non allineati”. Nel primo l'inglese sostituisce il francese e, grazie alla potenza economica, militare e mediatica degli Stati Uniti, diviene lingua della globalizzazione dopo il crollo dell'“est” nel 1989: si creano due ambiti di insegnamento di lingue straniere, quello dell'inglese (“anglais d'hadicapés”) e quello delle lingue “altre”. 1.4.1 I prodromi: l'ASTP, la glottodidattica “scientifica” di Robert Lado, la diffusione dei dischi e del registratore audio La rivoluzione è preparata da eventi e riflessioni che avvengono durante la Guerra e nel primo dopoguerra: nel 1941, quando gli U.S.A. entrano in guerra, capiscono che l'isolazionismo e il Reading Method hanno privato l'America della padronanza “strategica” delle lingue vive. Gli U.S.A. Hanno quattro risorse disponibili per recuperare e le mettono in atto immediatamente: A- Il (neo)behaviorismo (o neocomportamentismo), psicologia dell'apprendimento degli anni Trenta secondo cui l'apprendimento è il risultato di una serie intensiva e ripetitiva di stimoli e risposte, seguite da conferma o correzione; il maggiore psicologo del tempo, Skinner, offre uno strumento psicodidattico all'ASTP (Army Specialized Training Program) che si avvierà nel 1943 (dopo un'anno nella Army's Civil Affairs Training School); B- La teoria linguistica “tassonomica” → tende all'analisi delle componenti minime della linua, quindi adatta ad essere inserita in macrostrutture nella sequenza stimolo/risposta. Massimi esponenti: Whitney e Bloomfield (1942, “Outline Guide for the Practical Study of Foreign Languages” → “practical”: legame con approccio naturale; C- Una notevole quantità di immigrati, che fornissero campioni di lingua autentica per i “pattern drill” (esercizi strutturali di Skinner) e lezioni del terzo di programma, detto “area studies”, dedicato 4

alla dimensione culturale nell'insegnamento linguistico → viene introdotta la dimensione video (film girati nei paesi di cui si studia lingua e cultura); D- Uso del giradischi, e successivamente del registratore (→ nastro magnetico), per esercitarsi e confrontarsi con spezzoni di lingua di madrelingua con intonazione e pronuncia corretti registrati. Nascono i primi laboratori linguistici con nastri magnetici a due piste. La tecnologia entra così nella glottodidattica, diventandone poi “catalizzatore” (Giovanni Freddi: “uno strumento senza il quale non è possibile realizzare la “reazione chimica” tra una mente ed una lingua.”). Negli anni Cinquanta tutte le conoscenze ed esperienze derivate dall'ASTP, dall'insegnamento delle lingue orientali durante la guerra in Corea e dai corsi d'inglese L2 per gli immigrati postbellici confluirono nell'opera di Robert Lado, che fondò a Geoorgetown una Faculty of languages and linguistics, che per decenni organizzò il più grande evento di glottodidattica mondiale, la Annual Round Table. Il libro di Lado, “Language Teaching, a Scientific Approach”, è focalizzato sull'aggettivo “scientific”. Lado è anche uno dei maggiori esponenti della nuova branca della linguistica, quella “contrastiva” → sulla base di simmetrie e dissimmetrie tra lingua madre e lingua studiata cerca di predire zone di difficoltà per lo studente e trovare strategie e tecniche adeguate; anche gli “area studies” della ASTP vengono ripsresi da Lado nel libro “Linguistics across Cultures”; Lado è inoltre il fondatore della TESOL (Teaching English to Speakers of Other Languages), che raccoglie studiosi e insegnanti di tutto il mondo. Con queste basi gli approcci formalistici, diretti, di sola lettura e i metodi di ridotto impatto (“Basic English”, “Sent-Sit”) sono soppiantati per ragioni scientifiche ed economiche. 1.4.2 L'approccio strutturalistico Prende il suo nome dalle macrostrutture linguistiche bloomfieldiane, scelte anche considerando l'analisi contrastiva di Lato e altri studiosi (calate nei “pattern drill”). Il suo successo tramonta con gli anni Cinquanta a causa dell'attacco di Chomsky al modello skinneriano, (1957) che distrugge l'idea di apprendimento comportamentista, e dell'evoluzione del pensiero di Lato, anche ad opera della nascente sociolinguistica → le microstrutture hanno significato solo in una situazione sociale (contesto minimo della comunicazione). Esercizi strutturali (“pattern drill”) → serie di sequenze stimolo-risposta-conferma, con ritmo incalzante, per impedire la riflessione consapevole eprivilegiare la memorizzazione spontanea. Tipi: - sintagmatici: modificano la struttura del sintagma (“io mangio” → “io ho mangiato”); - paradigmatici: legano nella memoria, ad esempio, verbo + oggetto (“io mangio, mela” → “mangio la mela”); - combinati: presentano sequenze sempre più complesse (“io, mangio, pera, ieri” → “ieri ho mangiato una pera”). Sono esercizi che originariamente sono usati nel laboratorio linguistico; vengono utilizzati fino a tutti gli anni Settanta in ogni tipo di metodo basato sull'approccio strutturalistico, come l'”audiolingual” e “audiovisual approach”, americani, privilegiano abilità orali, o la “méthodologie structuro-globale audiovisuelle”, del croato Guberina, diffuso soprattutto nel mondo francofono, basato sull'uso intensivo di “diapofilm” (nuova tecnologia, diapositive unite in un'unica pellicola, semplice ed economico). Negli anni Settanta i “pattern drill” sono apparentemente accantonati (sono “vecchi”), ma in realtà rimangono mimetizzati, secondo modalità meno meccaniche, a causa dell'esperienza di docenti e autori di materiali didattici → non si impara una lingua se non si automatizzano alcuni processi, e l'automatizzazione richiede la ripetizione. Con i “pattern drill” erano state avviate ricerche sulla memoria, partendo da basi diverse da quelle di Skinner, che riprendono l'idea che la ripetizione (“rehearsal”) sia fondamentale per la memorizzazione, come confermano negli anni sessanta il “modello modale” (Atkinson e Scriffin) ed il “modello della profondità di codifica” (Craik e Lockart) che riduce la ripetizione a favore dell'elaborazione; le ricerche più recenti sui neuroni specchio rivalutano il ruolo della ripetizione di “rispecchiare” eventi avvenuti per predisporsi ad agire in eventi simili. L'idea di lingua sminuzzata e decontestualizzata e di studente “tabula rasa” tramonta del tutto. BOX 6 Approccio strutturalistico Nasce dall'interazione di linguistica tassonomica, psicodidattica comportamentistica e nuove teconologie di

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registrazione degli anni Cinquanta-Sessanta. TEORIE DI RIFERIMENTO: psicologia skinneriana, inguistica bloomfieldiana, analisi contrastiva di Lado; PERCORSO: memorizzanione “forzata” di strutture e lessico che dovrebbero poi generare lingua spontaneamente; STUDENTE: tabula rasa, apprende per automatizzazione; DOCENTE: gestore di esercizi strutturali che seguono brevi introduzioni grammaticali; deve saper usare le tecnologie; LINGUA: serie di microstrutture; CULTURA: non rilevante; STRUMENTI OPERATIVI: programmazione progressiva (da strutture semplici a difficili, da frequenti a rare); TECNICHE DIDATTICHE: esercizi strutturali; MATERIALI: volumi con brevi spiegazioni grammaticali e molti esercizi strutturali; STRUMENTI TECNOLOGICI: dischi, registratore audio, laboratorio linguistico, diapositive su pellicola.

1.4.3 L'approccio comunicativo e la nozione di competenza comunicativa 1962:“How to Do Things with Words” di Austin ribadisce la necessità pragmatica della lingua. 1967: “Modern Language Project” del Consiglio d'Europa, coordinato dall'austiniano Trim; 1969: “Speech Acts” di Searle; 1972: Hymes propone la nozione di competenza comunicativa. → cambia l'idea di lingua/sapere una lingua. La natura pragmatica della lingua. Natura formale della lingua: complesso di elementi lessicali e rego...


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