Quadro comune europeo di riferimento per le lingue RIASSUNTO PDF

Title Quadro comune europeo di riferimento per le lingue RIASSUNTO
Author Giulia Bruno
Course Didattica delle lingue moderne
Institution Sapienza - Università di Roma
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Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento insegnamento valutazione

1. Il quadro comune europeo di riferimento nel contesto politico e educativo 1.1. Che cos’è il quadro comune europeo di riferimento? Il Quadro comune europeo di riferimento fornisce una base comune in tutta l’Europa per l’elaborazione di programmi, linee guida curricolari, esami, libri di testo per le lingue moderne, etc. Descrive in modo esaustivo ciò che chi studia una lingua deve imparare per usarla per comunicare e indica quali conoscenze e abilità deve sviluppare per agire in modo efficace. La descrizione riguarda anche il contesto culturale nel quale la lingua si situa. Inoltre, definisce i livelli di competenza che permettono di misurare il progresso dell’apprendente ad ogni stadio del percorso, nella prospettiva dell’educazione permanente. Il Quadro aiuta le persone che operano professionalmente nel campo delle lingue moderne a superare le difficoltà di comunicazione che la diversità dei sistemi scolastici europei fa insorgere. Fornendo una base comune per la descrizione esplicita degli obiettivi, dei contenuti e dei metodi, il Quadro può assicurare la trasparenza di corsi, programmi e certificazioni e favorire in tal modo la cooperazione internazionale nel campo delle lingue moderne. L’esistenza di criteri oggettivi per descrivere la competenza linguistica faciliterà il riconoscimento reciproco di certificazioni ottenute in contesti di apprendimento diversi e agevolerà di conseguenza la mobilità in Europa. La struttura tassonomica del Quadro di riferimento comporta la necessità di affrontare l’enorme complessità del linguaggio umano. Le competenze distinte e classificate nelle pagine seguenti interagiscono in modo complesso nello sviluppo della personalità individuale. In quanto attore sociale, ogni individuo stabilisce delle relazioni con gruppi sociali man mano più ampi che in parte si sovrappongono e che, tutti insieme, contribuiscono a definire la sua identità. In un approccio interculturale, un obiettivo cruciale dell’educazione linguistica consiste nella promozione dello sviluppo completo e armonioso della personalità dell’apprendente e del riconoscimento della propria identità, arricchita dall’esperienza dell’alterità che si esprime attraverso la lingua e la cultura. Il Quadro comprende la descrizione di qualificazioni “parziali”, utili quando è richiesta solo una conoscenza limitata di una lingua (ad es. quando si tratta di comprendere più che di parlare), o quando si ha a disposizione poco tempo per l’apprendimento di una terza o di una quarta lingua e si possono raggiungere risultati migliori mirando magari ad abilità più di riconoscimento che si riutilizzo. Il riconoscimento formale di capacità di questo tipo contribuirà a diffondere il plurilinguismo attraverso l’apprendimento di una più grande varietà di lingue europee.

1.2. Finalità e obiettivi della politica linguistica del Consiglio d’Europa Il Quadro comune europeo di riferimento è correlato alla finalità generale del Consiglio d’Europa così com’è definita nelle Raccomandazione R (82) 18 e R (98) 6 del Comitato dei ministri: “pervenire a una maggiore unità tra i suoi membri” e raggiungere quest’obiettivo “con l’adozione di azioni comuni in campo culturale”. Per quel che riguarda le lingue moderne, il Consiglio per la Cooperazione Culturale del Consiglio d’Europa si è impegnato dalla sua fondazione in una serie di progetti, basando la propria coerenza e continuità sull’adesione a tre principi basilari: 

Il ricco patrimonio europeo rappresentato dalla diversità linguistica e culturale è una risorsa che va protetta e incrementata ed è necessaria una più decisa azione educativa perché questa diversità non costituisca più una barriera alla comunicazione, ma diventi fonte di comprensione e arricchimento reciproci;





Solo una migliore conoscenza delle lingue europee moderne riuscirà a facilitare la comunicazione e l’interazione tra cittadini che parlano madrelingue diverse e ad agevolare la mobilità, la comprensione reciproca e la cooperazione in Europa, superando pregiudizi e discriminazioni; Gli stati membri, che adottano e sviluppano politiche nazionali nel campo dell’apprendimento e dell’insegnamento delle lingue moderne, possono pervenire a una maggior convergenza a livello europeo se mettono in atto disposizioni finalizzate alla cooperazione e al coordinamento continuo delle politiche educative.

Al fine di mettere in pratica questi principi, il Comitato dei ministri ha invitato i governi degli stati membri a: 



Promuovere, su scala nazionale e internazionale, la cooperazione tra le istituzioni governative e non governative impegnate nell’elaborazione di metodi di insegnamento e di valutazione per le lingue moderne; Fare i passi necessari per portare a compimento un sistema europeo che realizzi un efficace scambio di informazioni su tutti gli aspetti dell’apprendimento e dell’insegnamento delle lingue moderne e della relativa ricerca.

L’impegno è rivolto a sostenere le azioni che le istituzioni intraprendono per realizzare le misure di carattere generale: 1. Fare il possibile perché tutti i settori della popolazione abbiano accesso a mezzi efficaci che consentano loro di acquisire la conoscenza delle lingue di altri stati membri e la capacità di usare quelle lingue che specificamente soddisfano i loro bisogni comunicativi; 2. Favorire, incoraggiare e sostenere gli sforzi compiuti da insegnanti e apprendenti a tutti i livelli per applicare, nel loro contesto, i principi che stanno alla base della costruzione di un sistema di apprendimento delle lingue; 3. Promuovere programmi di ricerca e sviluppo finalizzati a introdurre a scuola, a tutti i livelli, metodi e materiali che meglio permettano a studenti di tipo diverso di acquisire una competenza comunicativa adeguata ai loro specifici bisogni. Alla luce di questi obiettivi, il Comitato dei ministri ha messo l’accento sull’”importanza politica, per oggi e per il futuro, dello sviluppo di determinati campi d’azione, quali ad esempio le strategie di diversificazione e intensificazione dell’apprendimento linguistico per promuovere il plurilinguismo in contesto paneuropeo”.

1.3. Che cosa s’intende con “plurilinguismo”? Negli ultimi anni nell’approccio del Consiglio d’Europa all’apprendimento linguistico ha assunto importanza sempre maggiore il concetto di plurilinguismo. Il plurilinguismo non coincide con il multilinguismo, che consiste nella conoscenza di un certo numero di lingue o nella coesistenza di diverse lingue in una determinata società. Si può realizzare il multilinguismo semplicemente diversificando l’offerta linguistica in una scuola o in un sistema scolastico, o incoraggiando gli allievi a studiare più di una lingua straniera, oppure riducendo la posizione dominante dell’inglese nella comunicazione internazionale. Oltre a ciò, l’approccio plurilingue mette l’accento sull’integrazione: conoscenze ed esperienze linguistiche contribuiscono a formare la competenza comunicativa, in cui le lingue stabiliscono rapporti reciproci e interagiscono. Gli interlocutori possono passare da una lingua o da una varietà linguistica ad un’altra, sfruttando così la capacità di ognuno di loro di esprimersi in una lingua e di comprendere l’altra. Un individuo può ricorrere alla propria conoscenza di più lingue per attribuire significato a un testo, scritto o anche parlato, in una lingua a priori “sconosciuta”, riconoscendo, in una nuova forma, parole che appartengono a un “deposito” lessicale comune tra più lingue.

Da questo punto di vista la finalità dell’educazione linguistica si è profondamente modificata. Non si tratta più semplicemente di acquisire la “padronanza” di una, due o anche tre lingue, ciascuna presa isolatamente, avendo come modello finale il “parlante nativo ideale”. La finalità consiste invece nello sviluppare un repertorio linguistico in cui tutte le capacità linguistica trovino posto. Ciò implica, ovviamente, che l’offerta linguistica delle istituzioni scolastiche sia diversificata e dia agli studenti l’opportunità di sviluppare una competenza plurilingue. Inoltre, una volta presa coscienza che l’apprendimento linguistico si sviluppa in tutto l’arco della vita, diventa di fondamentale importanza che i giovani acquisiscano motivazione, capacità e sicurezza per affrontare nuove esperienze linguistiche fuori della scuola. Negli sviluppi più recenti del programma linguistico del Consiglio d’Europa si è decisa la realizzazione di strumenti, utili a tutti coloro che si occupano di insegnamento delle lingue, per la promozione del plurilinguismo. In particolare, il Portfolio Europeo delle Lingue permette di registrare le più svariate esperienze interculturali e di apprendimento linguistico e di riconoscerle formalmente.

1.4. Perché è necessario il Quadro di riferimento? Nei documenti del simposio intergovernativo che si è tenuto su iniziativa del governo federale elvetico a Ruschlikon, in Svizzera, nel novembre del 1991 su “Trasparenza e coerenza nell’apprendimento delle lingue in Europa: obiettivi, valutazione, certificazione” si legge: 1. È necessario potenziare l’apprendimento e l’insegnamento linguistico negli stati membri in modo da favorire una maggiore mobilità, una più efficace comunicazione internazionale insieme al rispetto per l’identità e per la diversità delle culture; 2. Per raggiunger questi fini l’apprendimento delle lingue deve realizzarsi nell’arco di tutta la vita e va promosso e facilitato in tutto il percorso educativo; 3. È auspicabile che si elabori un quadro comune europeo di riferimento per l’apprendimento delle lingue a tutti i livelli. Il plurilinguismo deve essere considerato nel contesto del pluriculturalismo. La lingua non è solamente un aspetto essenziale della cultura, è anche uno strumento che permette di accedere alle espressioni della cultura. Molte delle cose dette si applicano anche in termini più generali: nella competenza culturale di un individuo, le svariate culture (nazionale, regionale, sociale) alle quali ha avuto accesso non coesistono semplicemente l’una a fianco dell’altra. Si confrontano, si mettono a paragone e interagiscono attivamente per produrre una competenza pluriculturale arricchita e integrata, di cui la competenza plurilingue non è che una componente, che interagisce a sua volte con le altre.

1.5. Che uso fare del Quadro di riferimento? Può essere utilizzato per i seguenti scopi:   



Elaborare programmi di apprendimento linguistico specificando obiettivi e contenuti; Progettare la certificazione linguistica specificando i contenuti del programma d’esame e i criteri di valutazione; Progettare l’apprendimento autonomo che consiste nello sviluppare la consapevolezza delle conoscenze di cui l’apprendente dispone all’inizio, nell’abituarlo a darsi degli obiettivi validi e raggiungibili, nell’insegnargli a scegliere il materiale e nell’insegnargli ad autovalutarsi; I programmi di apprendimento e le certificazioni possono essere:

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Globali, quando fanno progredire all’apprendente in tutte le dimensioni della padronanza linguistica e della competenza comunicativa; Modulari, quando sviluppano le competenze dell’apprendente in un settore limitato per uno scopo determinato; A peso differenziato, quando enfatizzano l’apprendimento in determinate direzioni e portano a un “profilo” che prevede il raggiungimento di un livello più elevato in certe conoscenze e in certe abilità che in altre; Parziali, quando si concentrano esclusivamente su attività e abilità specifiche.

1.6. A quali criteri si deve attenere il Quadro di riferimento? Per adempiere alle sue funzioni, il Quadro deve essere esaustivo, trasparente e coerente. Con “esaustivo” si intende che dovrebbe cercare di specificare nel modo più completo possibile la gamma di conoscenze, capacità e usi linguistici; tutti gli utenti dovrebbero essere in grado di descrivere i propri obiettivi con riferimento al Quadro. Con “trasparente” si intende che l’informazione deve essere formulata in modo chiaro ed esplicito, in modo da essere accessibile e facilmente comprensibile alle persone interessate. Con “coerente” si intende che la descrizione deve essere scevra da contraddizioni interne. Con riferimento ai sistemi scolastici ciò comporta che vi sia una relazione tra i seguenti elementi: -

l’identificazione dei bisogni, la determinazione degli obiettivi, la definizione del contenuto, la selezione e la creazione del materiale, la definizione dei programmi di insegnamento/apprendimento, i metodi di insegnamento e apprendimento utilizzati, il controllo, la misurazione e la valutazione.

La costruzione di un quadro esaustivo, trasparente e coerente per l’apprendimento e l’insegnamento delle lingue non implica l’adozione di un sistema unico e uniforme. Al contrario, il quadro dovrebbe essere aperto e flessibile, in modo da poter essere applicato, con gli opportuni adattamenti, alle singole situazioni. Inoltre, il Quadro, dovrebbe essere:      

multifunzionale, utilizzabile quindi per tutti gli scopi possibili nella programmazione e nell’organizzazione dell’apprendimento linguistico; flessibile, adattabile alle diverse condizioni in cui viene usato; aperto, così da poter essere ampliato o ulteriormente precisato; dinamico, in costante evoluzione, in accordo con ciò che risulta dal suo utilizzo; amichevole, presentato in modo da facilitarne la comprensione e l’uso da parte delle persone cui è destinato; non dogmatico, non correlato in maniera esclusiva a nessuna delle numerose teorie e pratiche linguistiche ed educative.

2. Qual è l’approccio adottato? 2.1. Un approccio orientato all’azione Un quadro di riferimento per l’apprendimento, l’insegnamento delle lingue moderne e la relativa valutazione che sia il più esaustivo, trasparente e coerente possibile deve riferirsi a una concezione molto generale dell’uso, dell’apprendimento e dell’insegnamento delle lingue. L’approccio adottato qui è orientato all’azione, nel senso che considera le persone che usano e apprendono una lingua innanzitutto come “attori sociali”, vale a dire come membri di una società che ha dei compiti (di tipo non solo linguistico) da portare a termine in circostante date, in un ambiente specifico e all’interno di un determinato campo di azione. Si parla di “compiti” in quanto le azioni sono compiute da uno o più individui che usano strategicamente le proprie competenze per raggiungere un determinato risultato. L’approccio orientato all’azione prende dunque in considerazione anche le risorse cognitive e affettive, la volontà e tutta la gamma delle capacità possedute e utilizzate da un individuo in quanto attore sociale. A partire da queste considerazioni, ogni forma di uso e di apprendimento linguistico può essere descritta nel modo seguente. L’uso della lingua, incluso il suo apprendimento, comprende le azioni compiute da persone che, in quanto individui e attori sociali, sviluppano una gamma di competenze sia generali sia, nello specifico, linguistico-comunicative. Gli individui utilizzano le proprie competenze in contesti e condizioni differenti e con vincoli diversi per realizzare delle attività linguistiche. Queste implicano i processi linguistici di produrre e/o ricevere testi su determinati temi in domini specifici, con l’attivazione delle strategie che sembrano essere più adatte a portare a buon fine i compiti previsti. Il controllo che gli interlocutori esercitano su queste azioni li porta a rafforzare e a modificare le proprie competenze.     

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Le competenze sono costituite dall’insieme di conoscenze, abilità e caratteristiche che permettono a una persona di compiere delle azioni. Le competenze generali sono quelle che non si riferiscono specificamente al linguaggio, ma delle quali ci si avvale per azioni di tutti i tipi, comprese le attività linguistiche. Le competenze linguistico-comunicative sono quelle che permettono a una persona di agire usando specificamente strumenti linguistici. Il contesto corrisponde a quell’insieme di eventi e fattori situazionali, sia interni sia esterni alla persona, in cui si inscrivono gli atti comunicativi. Le attività linguistiche implicano che un individuo metta in atto la propria competenza linguistico-comunicativa nel trattamento (ricettivo e/o produttivo), in un dominio specifico, di uno o più testi allo scopo di portare a termine un compito. I processi linguistici si riferiscono alla catena di eventi, neurologici e fisiologici, implicati nella produzione e nella ricezione orale e scritta. Si definisce testo una sequenza di discorso (orale e/o scritta) che si riferisce a un dominio specifico e che, nell’esecuzione di un compito, diventa occasione di attività linguistica, sia come strumento sia come obiettivo, sia come prodotto sia come processo. Con dominio si designano gli ampi settori della vita sociale in cui operano gli attori sociali. Si è adottata qui una classificazione molto generale, che si limita alle principali categorie rilevanti per l’apprendimento, l’insegnamento e l’uso della lingua: dominio educativo, professionale, pubblico e personale. Per strategia si intende una linea di azione organizzata, finalizzata e controllata da un individuo scegliere per portare a termine un compito autonomamente assunto o posto da altri.



Il compito è definito come azione finalizzata che l’individuo considera necessaria per raggiungere un determinato risultato nell’ambito di un problema da risolvere, un impegno da adempiere e un obiettivo da raggiungere.

Ciascuna delle categorie principali indicate sopra può essere suddivisa in sottocategorie. Se si ammette che tutte queste dimensioni si intrecciano in tutti gli usi e gli apprendimenti linguistici, ne deriva che ogni atto di apprendimento e insegnamento della lingua ha in qualche modo a che fare con ciascuna di esse. D’altro canto, è anche possibile, nell’apprendimento o nell’insegnamento, che l’obiettivo, e quindi la valutazione, sia focalizzato su una componente o una sottocomponente particolare. Apprendenti, insegnanti, autori di libri di testo, coloro che progettano i corsi e gli esami sono inevitabilmente coinvolti in questo procedimento che impone loro di mettere a fuoco una determinata dimensione e di decidere fino a che punto e in che modo si debba tenere conto delle altre dimensioni. L’asserzione che “ogni cosa si intreccia con le altre” non impedisce di differenziare gli obiettivi.

2.1.1. Le competenze generali di un individuo Le competenze generali di chi apprende e usa una lingua consistono nel sapere, saper fare e saper essere e anche nella capacità di apprendere. La conoscenza, cioè la conoscenza dichiarativa, va intesa come conoscenza ricavata dall’esperienza (sapere empirico) o da un apprendimento formale (sapere accademico). È evidente che le conoscenze accademiche in un settore educativo, scientifico e tecnico e le conoscenze accademiche e empiriche in un settore professionale giocano un ruolo importante nella ricezione e nella comprensione di testi in lingua straniera riconducibili a quei settori. D’altra parte, per realizzare con successo attività linguistiche in lingua straniera, le conoscenze empiriche che si riferiscono alla vita di tutti i giorni (organizzazione della giornata, orari dei pasti, mezzi di trasporto, comunicazione e informazione), in ambito pubblico o privato, sono altrettanto importanti. La conoscenza dei valori e delle credenze condivise da gruppi sociali in altri paesi e in altre regioni, quali il credo religioso, i tabù, la storia comune ecc. sono essenziali per la comunicazione interculturale. Queste aree del sapere variano da persona a persona e possono appartenere a una cultura specifica, ma rimandano pur sempre a parametri più generali. Le abilità e il saper fare, che si tratti di guidare un’auto, suonare il violino o presiedere una riunione, dipendono più da capacità procedurali che da conoscenze dichiarative; ma queste abilità possono essere acquisite più facilmente se si intrecciano all’acquisizione di “conoscenze che possono essere dimenticat...


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