Le lingue romanze in Africa PDF

Title Le lingue romanze in Africa
Author Aurora Rose
Course Filologia e linguistica romanza
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 3
File Size 93.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 112
Total Views 138

Summary

Riassunto Conferenza "Le lingue romanze in Africa" presso l'Università La Sapienza....


Description

Relazione del seminario

'Le lingue romanze in Africa' Aurora Bresciani (Matricola 1875139)

La storia dietro la lingua: i primi trent'anni del portoghese in Africa orientale (1497/1527) Francesco Genovese (Università Roma Tre) Dopo interventi dei professori Simone Celani, Chiara Celata Oreste Floquet e Adeline Darrigol e una breve pausa caffè, segue la relazione del 'lusofonista' Francesco Genovese. Genovese, che è stato, attraverso l'Università di Roma Tre presso cui è docente, in Mozambico per alcune ricerche sul sulle lingue parlate, esordisce affermando di non essere un linguista puro e che per questo motivo ha scelto di iniziare il proprio racconto attraverso alcune immagini di street art di un quartiere di Lisbona, rappresentanti uomini e donne africani. Quando si parla di Africa si dovrebbe parlare di Afriche. L'impero portoghese si sviluppava in numerosi territori, che oggi fanno parte di ben cinquantatre stati diversi. Rifiutandosi di concedere l'indipendenza alle proprie colonie, il paese diede il via ad un'aspra guerra di repressione, conosciuta come la guerra coloniale portoghese, al termine della quale venne riconosciuta l'indipendenza di gran parte dei possedimenti d'oltremare. In particolare, l'Africa orientale portoghese è stata una provincia d'oltremare del Portogallo lungo la costa sud-orientale del continente, oggi Repubblica del Mozambico. I portoghesi che per primi approdarono su queste terre rimanevano talmente affascinati dalla bellezza delle città da descriverle con grandissima enfasi (si dice a questo proposito che, alla sola vista della costa, essi desiderassero gettarsi dalla barca per quanto essa appariva bella). Gli insediamenti commerciali e le colonie portoghesi si sono formati, dal 1497, anzitutto lungo la costa (quando Vasco da Gama raggiunse per primo la costa del Mozambico) per poi proseguire verso l'interno del continente africano, grazie anche alla cultura swahili (o kiswahili), diffusa in gran parte dell'Africa orientale, centrale e meridionale. Fu, infatti, tramite essa che i portoghesi riuscirono a barattare merci proprie anche di poco valore (come il bakayawa, il baccalà) con l'oro; ed è per questo motivo che la contaminazione lessicale portoghese iniziò principalmente dai termini riferiti al commercio propri dello shona (tizora/tesoura: forbici, pendi/pente: pettine, fofo/fòsforo: fiammifero, pinyoro/penhor: pegno sono solo alcuni esempi). Anche il 30% delle parole in lingua swahili di argomento navale hanno derivazione portoghese, così come alcuni appellativi per i clown divenuti poi cognomi oggi ancora utilizzati in Zimbabwe. Una curiosità: il termine swahili gereza, dal portoghese "igreja" (="chiesa"), ha assunto in swahili il significato di "prigione" in quanto le chiese dei "conquistatori" venivano viste come luoghi di reclusione, piuttosto che come luoghi di culto e di preghiera. A questo punto, il professor Genovese ci presenta il testo di una canzone hip hop composta da Arnaldo, un ragazzo venticinquenne mozambicano il cui parlato intendeva registrare: Anifa CANDONGA do gueto è linda e toca o meu peito quando ela passa todos os niggers bocas abertas sem jeito miúda, teu corpo é sexy

pintura nas unhas e mehndis batom colorado gosto' lábio' olhos brilhantes e nice Ma' nigger não perco mais time , sim eu quero CANDONGA gostoso, assim MOCIRO na cara de CAPULANA esta miúda é linda mamana Per secoli la presenza portoghese in Africa restò piuttosto fine a sé stessa: i governatori cercavano profitti personali per tornare in Portogallo, e i coloni non erano più così attratti dalla lontananza delle colonie africane. In Portogallo, tuttavia, il Mozambico era considerato una parte vitale di un impero mondiale. Il riconoscimento periodico della relativa irrilevanza dei ricavi che poteva produrre era mitigato dal misticismo che si sviluppò riguardo alla missione dei portoghesi di portare la loro civiltà nel territorio africano: si credeva, infatti, che, attraverso l'attività missionaria (soprattutto gesuita) e altri contatti diretti tra africani ed europei, gli africani potessero apprezzare e partecipare maggiormente alla cultura portoghese. Per concludere: il portoghese ha senza dubbio influenzato varie lingue africane e tale primazia è riscontrabile ancora oggi in un lessico che ha subito influenze linguistiche molto forti soprattutto in Senegal, Benin ed Etiopia.

Le lingue europee nello spazio linguistico africano Barbara Turchetta (Università IUL Firenze) Segue all'intervento di Giovanni Agresti su 'La francophonie au Ghana' quello di Barbara Turchetta (docente presso l'Università Telematica degli Studi), ultimo della giornata. Quando si trasporta una lingua in altre parti del mondo, essa può essere considerata o come elemento identitario o come strumento di comunicazione. A questo proposito, ancora oggi troviamo difficoltà nel tracciare un quadro comprensibile delle complessità delle relazioni genetiche, delle affinità strutturali e delle differenze esistenti tra le oltre duemila lingue parlate nel continente africano, dove, dunque, sembra impossibile non riscontrare sovrapposizioni di lingue, le quali si fondono in un modo tale che non è più possibile scinderle. Ecco perché risulta necessario definire il carattere sociolinguistico degli Stati africani per poter comprendere appieno la natura dei problemi scientifici relativi alla descrizione e alla classificazione delle lingue africane, così come, anche, i problemi sociali legati alle difficoltà dello sviluppo di molti paesi del continente. In effetti, nessuno Stato dell’Africa nera è caratterizzato dalla presenza di comunità linguistiche monolingui e le lingue europee di retaggio coloniale come l'inglese, il francese, lo spagnolo e il portoghese sono generalmente riconosciute come lingue ufficiali e diffuse come lingue seconde fra la popolazione con alto grado di scolarizzazione e residente soprattutto in contesti urbani. Oltretutto, è da sottolineare come spesso i confini politici fra gli Stati non ricalchino quelli etnici e linguistici di gruppi di popolazioni che si trovano politicamente separati fra due o più Stati. Con la Conferenza di Berlino del 1884, infatti, le lingue europee penetrarono ufficialmente nel continente africano e la spartizione in Africa divenne anche una spartizione linguistica (la spartizione coloniale europea del continente africano riflette ancora quella che oggi è la separazione nella distribuzione d'uso delle lingue di origine europea). Alcune lingue, dunque, sono ampiamente diffuse su vasti territori

geografici, talvolta superando quelli politici fra paesi e, per tale motivo, è possibile che una lingua materna venga parlata in Stati diversi e da un numero variabile di persone (in Camerun, ad esempio, esistono province anglofone e francofone). Questo carattere multilinguistico dell’Africa è riscontrabile sia a livello di singolo parlante che di comunità. È frequente, infatti, incontrare individui africani in grado di dominare quattro o cinque lingue differenti delle quali disporre nell’interazione quotidiana, oltre alla propria (ciò è dovuto anche e soprattutto dai flussi migratori che spingono le popolazioni a spostarsi internamente nel continente, da un territorio all'altro).

Le problematiche dell'analfabetismo Fra le conseguenze politiche e sociali del multilinguismo diffuso è sicuramente importante trattare delle difficoltà nella diffusione dell’alfabetizzazione in una lingua europea ufficiale, le quali portano come conseguenza principale tassi di alfabetismo davvero molto bassi in età scolare e adulta. Queste alte percentuali di analfabetismo segnalano anche un livello di esposizione delle popolazioni alle lingue europee non codificate: di fatto, il linguaggio di quegli individui che vanno a scuola e che vengono, dunque, esposti verso modello codificato di lingua, non subisce la stessa travolgente variabilità e innovazione cui sono sottoposti, invece, coloro che hanno un approccio a lingue europee non codificato (le donne, in primo luogo, tendono ad assumere ruoli sociali che non prevedono esposizione ad alfabetizzazione e alle lingue ufficiali come quelli maschili). Molti paesi africani hanno risposto alle indicazioni dell'UNESCO di fornire un curriculum nella scuola primaria che potesse includere in sé anche l'insegnamento nelle lingue materne; tuttavia l'operazione, enorme in termini economici, sembra essere destinata al collasso: in Sud Africa, ad esempio, dove dal 1994 è in via di sperimentazione un regime a undici lingue ufficiali diverse (e dove l'inglese e il francese sono solo due fra queste), gli immensi i costi di gestione del progetto stanno portando al suo medesimo crollo. Al contrario, dove si è conservata solo la lingua europea si riscontra una percentuale di successo più alta, quasi come se nello spazio linguistico africano le lingue europee continuino ad avere un ruolo centrale per il loro modello di fare scuola. Questo ci insegna che lo spazio linguistico delle lingue europee è senza dubbio importante e che, forse, non bisogna più considerarle come lingue europee, ma come lingue africane a tutti gli effetti....


Similar Free PDFs