L1-Storia linguistica dal latino alle lingue romanze PDF

Title L1-Storia linguistica dal latino alle lingue romanze
Course Linguistica generale
Institution Università degli Studi di Trento
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Appunti dettagliati ed esempi linguistica generale evoluzione lingue romanze...


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FILOLOGIA ROMANZA: disciplina che si occupa di spiegare i nomi, il significato dei nomi, il rapporto tra i nomi e le cose in rapporto al tempo. Permette di capire che le parole possono avere uno o più significati anche in base al contesto a cui si riferiscono e che, questi significati, possono variare nel tempo. Interesse euristico nel valore culturale dell’errore  le lingue romanze non sarebbero nate se fossero stati commessi errori nell’uso latino classico.

La lingua è un fatto eminentemente sociale, non si può astrarre la lingua e la letteratura dalla società a cui è legata. La Filologia Romanza studia, quindi, il rapporto tra lingua e letteratura approfondendo i significati delle parole in riferimento al tempo e al contesto di riferimento. È la disciplina che studia le lingue neolatine e i testi scritti in tali lingue. La prospettiva di questa disciplina è triplice: 1. esamina lo sviluppo di queste lingue (detto aspetto diacronico), ossia la loro evoluzione storica e comparata 2. si occupa di cogliere la morfologia di una data lingua come sistema in sé (detto aspetto sincronico) 3. fornisce il fondamento scientifico per la realizzazione di edizioni critiche dei testi scritti in lingue romanze; a tal fine ha sviluppato uno studio approfondito delle letterature del Medioevo romanzo.  MEDIOEVO: momento fondativo in cui nascono le lingue e letterature romanze. Epoca fondativa in cui

nonostante la grande differenziazione linguistica riscontriamo una forte uniformità.

LINGUE ROMANZE IN EUROPA OGGI Le lingue romanze sono tutte quelle lingue derivate dal latino (lingua di Roma antica). Si fa riferimento al LATINO VOLGARE (latino del volgo), non al latino classico/augusteo/tardo. Il sintagma “latino volgare”, in realtà, è un termine approssimativo, poiché copre un vasto periodo temporale. Una prima suddivisione macroterritoriale:  



ROMÀNIA: insieme dei territori in cui si parlano le lingue romanze ROMÀNIA CONTINUA: insieme coeso dei territori in cui si parlano le lingue romanze che si succedono fra loro in una continuità geografica ROMÀNIA ISOLATA: i territori in cui si parlano lingue romanze attorno ai quali si parlano solo lingue non romanze

ESTENSIONE AREA LATINOFONA nell’IMPERO ROMANO del III sec d.C (fase di massima espansione territoriale)  è il punto precedente a quello di partenza della storia che trattiamo (Medioevo) e va ricordato e tenuto presente da questo punto di vista, come antefatto, in chiave contrastiva, come una sorta di sfondo retrospettivo. -Area grecofona -Area parzialmente latinizzata (Britannia) - AREA LATINOFONA (terre dell’Impero Romano in cui si parlava il latino) non corrisponde perfettamente alla Romània. Abbiamo una prima sostanziale discrasia tra l’oggi e lo ieri in riferimento all’area latinofona.

ESPANSIONE DEL LATINO l periodo di espansione di Roma copre un arco di quasi 4 secoli. Cominciò con la sottomissione dell'Italia centromeridionale verso il 272 a.C., per finire con la conquista della Dacia (l'attuale Romania) nel 107 d.C. La data accettata per la caduta definitiva dell'Impero romano d'Occidente è il 476, quando Romolo Augusto fu deposto da Odoacre, re degli Eruli. Grazie all'espansione del dominio di Roma, avvenne LATINIZZAZIONE dei territori annessi. Originariamente, il latino era parlato solamente a Roma e nei dintorni della città; nel resto della penisola, erano usate altre lingue, le LINGUE ITALICHE (UMBRO, OSCO, SICULO e VENETICO) ma vi era anche una forte presenza di altre varietà indoeuropee come il CELTICO, il GRECO, il MESSAPICO, ma anche lingue non indoeuropee: LIGURE, RETICO,

ETRUSCO, ELIMO. Il processo di latinizzazione fu secolare e consistette, da una parte, nell'emigrazione in tutto l'Impero di parlanti nativi latini e dall'altra, nell'apprendimento delle altre popolazioni della lingua latina. In realtà, le popolazioni conquistate, non vennero indotte dai Romani a imparare la loro lingua, non vi fu una cosciente politica linguistica; i Romani, infatti, consideravano la conoscenza del latino un privilegio, come la cittadinanza romana. Di eguale importanza, fu l'immissione dei mercati romani nei territori conquistati o da conquistare che contribuì a diffondere la lingua. Il prestigio del latino era indiscusso e, per le popolazioni conquistate, era un valore da non sottovalutare poiché era un parametro che permetteva l'integrazione con il popolo romano.

2° DEFINIZIONE (3 sec d.C.) in una prospettiva storica retrospettiva   

ROMÀNIA: l’insieme dei territori dell’Impero romano in cui dal latino parlato si sono formate le lingue romanze ROMÀNIA PERDUTA: l’insieme dei territori dell’Impero romano in cui il latino parlato è stato soppiantato da altre lingue. ES: Africa mediterranea (costa settentrionale), gran parte della Germania ROMÀNIA NUOVA: l’insieme dei territori extraeuropei in cui in età moderna sono state importate le lingue romanze. Es: America, territori colonizzati

Perché non è sufficiente dire che le lingue romanze si sono formate dal latino? Le lingue romanze sono le lingue derivate dal latino. Esse sono l'evoluzione diretta non già del latino classico, bensì di quello volgare (dal latino vulgus 'popolo'), costituito dalle varietà linguistiche sviluppatesi a seguito dell'espansione dell'Impero romano. Si fa riferimento quindi al latino parlato, soprattutto dal popolo, in un’epoca successiva alla caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C. – V sec d.C.), data in cui si produce una cesura storico-culturale. Invero, viene meno una certa espansione territoriale e quella continuità politica che per secoli aveva garantito il dominio dell’Impero romano sulla gran parte del continente Europeo e non solo. L’Impero romano, come organismo statale e amministrativo, favoriva la comunicazione e l’unificazione linguistica tra tutte le aree comprese nel suo dominio. Come conseguenza della caduta dell’Impero, si ridussero progressivamente gli scambi comunicativi all’interno del territorio e l’istruzione scolastica passò in secondo piano. La caduta dell’Impero fu l’inevitabile epilogo di una crisi interna a cui, successivamente, si aggiunsero fattori esterni. Gli afflussi di popolazioni barbariche spinsero la popolazione latina ad abbandonare le città, oggetto di continui saccheggi e invasioni, e a spostarsi nei villaggi. Questo fenomeno comporta il venire meno della comunicazione tra il centro dell’impero e le province , viene meno l’uniformità della lingua che fino ad allora era garantita dalle istituzioni scolastiche.  Quando le condizioni di vita sono progressivamente cambiate all’interno dell’impero, è venuta meno quell’uniformità linguistica che garantiva scambi comunicativi efficaci e una coesione socio-culturale/amministrativa all’interno di quel vastissimo territorio. Quando l’impero cessa di essere una realtà amministrativa, viene meno la necessità di uno scambio continuo tra il cuore dell’Impero e le province.

REGNI ROMANO-BARBARICI (da fine 5° secolo d.C. in poi) DIFFERENZIAZIONE rispetto all’assetto linguistico del III sec. d.C. Prima c’era un centro che doveva comunicare con tutti in modo uniforme. Quando cambia l’assetto politicoamministrativo, si restringe il perimetro della comunicazione. Oltre ad essere un territorio più circoscritto, si aggiunge un fattore esterno, ossia le popolazioni provenienti dall’Est che invadono il territorio (Franchi - Francia del Nord, Visigoti- Penisola Iberica, Longobardi-Italia Settentrionale).

I principali Regni romano-germanici formatisi in Europa fra il V e il VI secolo furono: Penisola Iberica: il Regno dei Visigoti e Vandali (nel Sud); Penisola Italica, il Regno degli Ostrogoti e Longobardi; Africa settentrionale, il Regno dei Vandali; Gallia: il Regno dei Burgundi e il Regno dei Franchi; *Franchi: popolazione germanica che ha invaso e si è stanziata nell’attuale Francia del Nord.

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476 d.C.) e la conseguente frammentazione della sua unità politico-amministrativa, in alcune delle sue aree si formarono alcuni regni, detti romano-barbarici o latinogermanici, alcuni di più lunga durata, altri di esistenza più breve e soppiantati dall’invasione e dalla conquista di nuovi regni (il periodo storico si distende nel complesso tra i decenni finali del V e dell’VIII secolo d.C.). L'espressione fa riferimento alla componente mista di popolazione latina (sconfitta dal punto di vista politico-militare, ma superiore culturalmente) e germanica (vincitrice da un lato, ma inferiore dall’altro) che ha ripercussioni anche sul diverso modo di scrivere e soprattutto di parlare il latino nelle diverse aree : latino visigotico (nella Penisola iberica), latino merovingico (i Merovingi sono la prima dinastia dei Franchi), ecc. N.B: Il latino continua ad essere studiato, ma le scuole diminuiscono di numero ed il livello d’istruzione si abbassa progressivamente. Il contesto di guerre e carestie ha fatto sì che l’esigenza l’apprendimento del latino classico in modo adeguato passasse in secondo piano. N.B: Il latino parlato esisteva anche in epoca imperiale. Un esempio ci perviene da Cicerone, autore massimo letteratura latina, nelle lettere cosiddette “Familiares” (1 sec a.C.): lo stile e la lingua presenta delle eccezioni ed irregolarità  testimonianza dell’esistenza del latino volgare, “parlato”, anche in epoca classica. Era tutto così uniforme nel 3 sec d.C. dal pdv linguistico? Prima di arrivare alla situazione linguistica in cui si trova l’Impero nel III sec d.C., bisogna considerare che la lingua latina si è progressivamente espansa nella Penisola italica partendo dai i territori circostanti Roma (753 a.C.), seguendo l’espansione politica-amministrativa dei Romani  Roma si espande come territorio politico-amministrativo, si espande di conseguenza anche la lingua. Anche nel III sec. d.C., il livello di latinizzazione non era uguale in tutto il territorio. Inoltre, bisogna considerare le specificità territoriali, ossia gli elementi linguistici propri delle lingue delle popolazioni che abitavano i territori prima della latinizzazione, i quali vanno a caratterizzare il latino di quel determinato territorio (varianti provinciali/regionali)  NOZIONE DI SOSTRATO, per capire che il latino non fosse totalmente omogeneo nemmeno nel suo momento di massima espansione ed unità.  

SOSTRATO: influsso della lingua di un popolo sottomesso sulla lingua del popolo vincitore (per es. sostrato iberico, gallico, italico nel latino) SUPERSTRATO: influsso della lingua del popolo vincitore sulla lingua del popolo sconfitto (es: superstrato visigotico, franco, longobardo nel latino volgare  REGNI ROMANO-BARBARICI o LATINO-GERMANICI: nelle terre dell’Impero arrivano popoli germanici che assoggettano militarmente la popolazione latinofona, ma vengono a loro volta conquistati culturalmente dalla cultura latina . Si crea un melting pot etnico e linguistico differente in ogni territorio. Il fortissimo elemento di SUPESTRATO è stato importantissimo per il latino: elementi esterni innovativi che agiscono sul latino parlato, il quale già da solo si era diversificato autonomamente. Il latino parlato, già diversificato dagli elementi di sostrato e dall’isolamento comunicativo che segue la caduta dell’Impero (476 d.C.) subisce in più un elemento di azione esterna, ossia il SUPERSTRATO.



ADSTRATO: influsso della lingua di un popolo confinante sulla lingua del vicino (es: ADSTRATO arabo nel latino volgare iberico)

 2 PUNTI VISTA NELLO STUDIO DELLE LINGUE: DIACRONIA-SINCRONIA Troviamo 2 pdv che si possono applicare nello studio delle lingue e, nel nostro caso, nello studio delle lingue nel loro passaggio dal latino alle lingue romanze. SINCRONIA: “nello stesso tempo”; studio di una lingua e dei suoi elementi costitutivi (fonetica, morfologia, sintassi, lessico) in un determinato momento storico come sistema a sé, a prescindere dalla loro variazione nel corso del tempo. Considerare la lingua e i suoi elementi interni astraendo dalla sua evoluzione storica. DIACRONIA: “attraverso il tempo”; studio di una lingua e dei suoi elementi costitutivi secondo la loro variazione nel corso del tempo.





Altri modi, paralleli e complementari a «diacronia», nello studio della variazione linguistica in rapporto ai diversi punti di vista considerati.    

DIATOPIA: “attraverso lo spazio”; studio di una lingua e dei suoi elementi costitutivi secondo la loro variazione su base geografica. DIASTRATIA : studio di una lingua secondo la sua variazione sulla base dell’ estrazione e alla condizione sociale dei parlanti DIAFASIA: studio di una lingua secondo la sua variazione sulla base del contesto comunicativo. DIAMESIA: studio di una lingua secondo la sua variazione sulla base del canale di trasmissione comunicativo.

 APPENDIX PROBI - Probo, grammatico latino, autore di un importante manuale scolastico/grammatica latina. L'Appendix Probi è un elenco di 227 parole che si trova alla fine di un manoscritto che contiene la grammatica latina di Valerio Probo: oggi è conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, con la segnatura ms. Lat. 1, ma è stato copiato nell’Abbazia di Bobbio (in provincia di Piacenza) in un’epoca non determinabile con certezza: al riguardo le datazioni proposte dagli studiosi oscillano anzi di molto, almeno tra V e VIII sec. d.C., se non ancora prima o dopo, e del resto probabilmente l’elenco è stato ricopiato da un codice preesistente assieme al testo grammaticale di cui costituisce l’appendice. L’unico dato certo che si può ricavare, sulla base del contenuto, è la sua origine e funzione scolastica: un maestro o uno studente sulla base dell’indicazione del maestro contrappone le forme corrette della norma latina scolastica tradizionale, tramandata nel corso dei secoli attraverso la scrittura, a quelle errate, che evidentemente tendevano ad essere usate nella realtà viva dell'esperienza linguistica dei parlanti e degli scriventi: forme errate in rapporto alla norma latina, ma viceversa interessanti per noi, poiché rappresentano importanti affioramenti scritti di una realtà per tanti aspetti inevitabilmente poco nota. Nella lista sono indicate delle forme grafiche non corrispondenti alla buona norma del latino classico: le grafie riflettevano piuttosto il modo in cui le parole erano pronunciate e testimoniano la forza di queste "deviazioni" all'epoca in cui il grammatico sentiva l'esigenza di combatterle. In questi errori commessi dagli studenti è possibile intravedere gli sviluppi fonetici che portarono dal latino alle attuali lingue neolatine. Es: “masculus non masclus”, “oculus non oclus”, “speculum non speclum”, “calida non calda”, “auctor non autor” IMPORTANTE: testimonianze che ci fanno capire come stessero iniziando ad affermarsi delle alterazioni nel latino parlato rispetto al modello di scrittura della tradizione scolastica. Questa appendice ci lascia traccia di un fenomeno che era vivo nella realtà del parlato, ma di cui fino ad allora non si aveva costanza in forma scritta (erano considerati errori rispetto alla norma). N.B: la polarità (forma corretta-scorretta) verte sull’aspetto fono-morfologico del latino classico e un latino volgare che iniziava a prender piede che si rispecchiava negli errori comuni degli studenti. ESEMPI: -

masculus  masclus > cade la “u” (vocale atona) e si mantiene la vocale tonica “ā” = SINCOPE VOCALICA

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barbarus  barbar > cade il morfema portatore del caso grammaticale (-s finale del caso accusativo)

Nelle lingue romanze il sistema dei casi verrà meno, per individuare la funzione sintattica si può analizzare l’ordine degli elementi sintattici. Tuttavia, per quanto riguarda il dominio gallo-romanzo il sistema dei casi nella morfologia non verrà a cadere del tutto, bensì rimarrà in parte vivo durante i primi secoli della storia letteraria: i 6 casi si riducono a 2  SISTEMA BICASUALE. In latino ci sono 5 declinazioni, al plurale e al singolare, mentre nella maggior parte delle lingue romanze non si trovano declinazioni, ma si ha una forma per il plurale e il singolare derivata frequentemente dall'accusativo latino. Una DECLINAZIONE BICASUALE, la si trova, invece, in epoca medievale, nel gallo-romanzo francese e nell'occitano con la distinzione fra caso retto, con funzione di soggetto e vocativo, e caso obliquo, comprendente tutte le altre funzioni. Nella seconda parte del medioevo, anche il galloromanzo francese e l'occitano hanno eliminato la declinazione per usare, in gran parte, il caso obliquo. -

calida  calda

- frigida  fricda > occlusiva velare sorda

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pauper mulier  paupera mulier > Regolarizzazione ed enfasi delle forme di genere

In latino classico il sistema aggettivale aveva 2 classi, di cui solo la 1^ classe contemplava una forte distinzione tra maschile e femminile. L’aggettivo “pauper” fa parte della 2^ classe, la versione volgare “paupera” si giustifica per analogia alla declinazione della 1^ classe. -

plebes non plevis  FENOMENO dei DOPPIETTI ETIMOLOGICI

CULTISMO (plebes  plebe): parola la cui morfologia segue molto strettamente la sua origine etimologica greca o latina, senza obbedire ai mutamenti dovuti all'evoluzione della lingua che, per quanto concerne le lingue romanze, ha la sua origine nel latino volgare. Si tratta di termini introdotti successivamente in ambiti specifici del sapere scientifico-letterario o che si sono trasmessi attraverso la grafia permanendo quasi identici alla forma originaria, talvolta adattandosi alla morfologia della lingua derivata. ALLOTROPI: termine che indica due o più parole che, pur essendo diverse sul piano formale e semantico, hanno il medesimo etimo. Solitamente da una base etimologica comune, una parola entra per via CULTA, mentre l’altra si evolve per via popolare, seguendo la normale evoluzione fonetica della lingua parlata ( TRASMISSIONE POPOLARE) = plevis  pieve “piccola chiesa”. In questo caso si per analogia di tipo semantico, il termine che designa una piccola chiesa viene denominato come il pubblico, ossia il popolo minuto, che la frequentava. È da questi errori, variazioni della norma, nascono progressivamente le lingue romanze. Il concetto di errore è un concetto che esiste in rapporto a una norma, ma se la norma inizia a vacillare si da luogo a una fase di transizione in cui si producono 2 diversi livelli di lingua, uno POPOLARE e uno DOTTO (DIGLOSSIA), 2 sistemi alternativi che per una lunga fase coesistono fino al punto che arrivano ad essere talmente diversi tra loro dal pdv morfologico che lessicale che si arrivano a creare 2 lingue differenti.

 GLOSSE DI REICHENAU (datazione incerta) GLOSSE: note a margine attraverso le quali si chiariscono espressioni latine non conosciute attraverso parole latine di uso più comune/familiare. Tentativo di adeguare la glossa con la corrispondenza morfologica del termine più colto. Il “Glossario di Reichenau” è uno dei più antichi documenti che testimoniano il passaggio dal latino alle lingue romanze. Si tratta di una vasta raccolta di glosse, cioè note esplicative lessicali, di parole latine di difficile comprensione, per ognuna delle quali viene riportato a fianco un termine corrispondente, cioè un sinonimo, di più facile ed immediata comprensione, perché ormai di più largo e corrente uso nell'epoca in questione, anche in questo caso incerta (la datazione oscilla tra VIII e X secolo), ma comunque lontana rispetto al latino classico dei testi che continuavano a venire letti, trascritti, copiati, studiati e che richiedevano pertanto un'opera di mediazione. Anche questa testimonianza è tratta da un manoscritto copiato in ambiente ecclesiastico, in particolare nell’abbazia di Reichenau, località nei pressi del Lago di Costanza. Analogamente, il campione qui riportato è parziale e vale come esempio più in generale dell’intera tipologia delle glosse, molto frequenti nel Medioevo.

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ager  campus > “ager” sopravvive in italiano in toponimi come “agropontino” o parole come “agricolo, agricoltura”

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caseum  formaticum > latino medievale ca...


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