LE Lingue NEL Mondo - Riassunto Linguistica generale PDF

Title LE Lingue NEL Mondo - Riassunto Linguistica generale
Author Mattia Marchi
Course Politica E Pianificazione Linguistica
Institution Università degli Studi della Tuscia
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solo da pag 11-38 e 401-416...


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PAG 11-38 LE LINGUE NEL MONDO Quante sono le lingue nel mondo? Ci sono molti repertori redatti da organizzazioni ufficiali come le Nazioni Unite, UNESCO, CIA, che danno informazioni sulle lingue parlate oggi nel mondo. Il più citato è ETHNOLOGUE. Secondo i suoi dati le lingue viventi nel 2008 erano 6909 anche se variano di volta in volta. Si avvicinano però alla cifra compresa tra 6000 e 7000 che è fornita anche da altri repertori. La distribuzione di queste lingue rispetto alle persone che le usano NON è omogenea. Si va dalle lingue usate da un miliardo di persone a lingue che vengono usate da una decina di persone. Sono solo 8 le lingue con più di 100 milioni di parlanti nativi. L’italiano è la 20esima lingua più parlata al mondo. La maggior parte delle lingue di grossa taglia oltre ai parlanti nativi annovera molti milioni di persone che le usa come seconde lingue. Queste lingue sono dette TRANSGLOTTICHE o SUPERLINGUE e sono inglese, arabo, spagnolo. Le lingue ufficiali comprese le superlingue sono 225 alla data del 2000. Il numero delle lingue è molto superiore a quello degli stati e il rapporto stato lingua è di 1:27 Riquadro 1. Le lingue riconosciute ufficialmente all’interno dei confini italiani sono una quindicina. Si va dal sardo con 1 milione e mezzo di parlanti al croato del Molise, al mocheno e al cimbrico con meno di 2500 parlanti. Molte di queste minoranze sono state riconosciute solo dopo la legge 482/1999. Fino a quella data infatti era tutelato solo il francese in Valle d’Aosta, il tedesco nella provincia di Bolzano e lo sloveno nella provincia di Trieste. Lingua a geografia La distribuzione delle lingue nel mondo NON è omogenea. I due terzi delle lingue si trovano in Asia e in Africa. L’Europa è in continente meno ricco di varietà linguistica con 239 lingue. Le aree che presentano maggiore diversità linguistica non si distribuiscono casualmente infatti si osserva con una certa regolarità che le zone più ricche di lingue sono quelle più vicine all’equatore. Esistono per cosi dire delle fasce geografiche che presentano una diversità linguistica molto alta. Secondo alcuni studiosi questo dipenderebbe da fattori economici e climatici in particolare dove il clima più stabile consente una produzione alimentare continua allora le popolazioni potrebbero frammentarsi in più lingue. Tutto ciò è però solo un ipotesi. Più saldo è il rapporto tra i fattori sociali, politici e economici con lo sviluppo in senso divergente o convergente delle lingue. L’italiano è arrivato ad essere la lingua nativa di decine di milioni di persone sono verso il 1950 e solo grazie a un processo iniziato dopo l’unificazione d’Italia del 1861 passato proprio per l’azione combinata di industrializzazione, urbanizzazione, migrazioni interne, servizio militare, istruzione obbligatoria elementare. Lingue e dialetti Fino agli anni 50 la maggior parte degli italiani aveva come lingua materna un dialetto e apprendeva l’italiano al lavoro o a scuola come seconda lingua. Si parla generalmente di dialetto per indicare una lingua, propria di un numero limitato di parlanti, che si trovi a convivere con un’altra lingua dagli usi più estesi. Sono ristretti geograficamente, non scritti o comunque privi di una letteratura rilevante e non sono usati in situazioni formali. L’imporsi di una lingua su altre all’interno di un territorio non dipende da fattori linguistici ma piuttosto da fattori economici e politici. Dal punto di vista strutturale non è possibile al linguista esaminare la grammatica. Lingue parlate, scritte, segnate Per migliaia di anni gli esseri umani hanno parlato senza scrivere. Lingua e scrittura non sono necessariamente collegate nell’evoluzione delle comunità linguistiche. Lingua orale e lingua scritta non si evolvono di pari passo. Tuttavia il legame tra lingua e scrittura è avvertito come particolarmente forte. Non

è facile individuare neanche quante siano le lingue dotate di un sistema di scrittura. Un indizio può venire dalle traduzioni dei testi sacri delle maggiori religioni mondiali. La bibbia è stata tradotta in 2000 lingue. Le lingue prive di scrittura restano comunque la maggioranza tra le lingue viventi. La lingua dei segni è usata dalla comunità di sordi di tutto il mondo. Le lingue dei segni sono delle vere e proprie lingue, con un lessico ricco e potenzialmente infinito, dotato di regole per costruire frasi. Secondo Ethnologue esistono 114 lingue dei segni. Lingue vive e lingue morte. È difficile avere dei dati statistici sulle lingue cosiddette morte. La linguistica scientifica è nata proprio dallo studio delle lingue morte e si è rivolta allo studio di quelle viventi solo più tardi. Le lingue morte costituiscono una piccola sezione del patrimonio linguistico dell’umanità che noi possiamo conoscere solo in piccola parte. Va anche detto che alcune lingue che solo 10 o 20 anni fa erano censite come viventi, sono oggi del tutto estinte e in questa situazione ce ne sono diverse centinaia. La classificazione delle lingue Dante Alighieri, nel suo De Vulgari Eloquentia, offre la prima classificazione dialettale dell’Italia e lo fa su base Etnica e geografica cioè sulla base di criteri esterni alla lingua. Si distinguono due modi di classificare la lingua: classificazione genealogica e tipologica. A questi 2 modi si può affiancare la classificazione areale. La classificazione genealogica distingue le lingue in base al loro grado di parentela e le ripartisce secondo modelli che risalgono all’albero genealogico applicato alle lingue. In questo tipo di classificazione le lingue vengono confrontate per individuarne i tratti comuni e quindi vengono raggruppate in famiglie, gruppi e sottogruppi. L’italiano appartiene al gruppo neolatino della famiglia indoeuropea ed è imparentato con francese, spagnolo, portoghese e rumeno. La classificazione tipologica invece distingue le lingue in base alle loro caratteristiche interne raggruppandole in tipi. I tipi possono essere di varia natura a seconda del livello di descrizione della lingua. Se consideriamo ad esempio la tipologia sintattica classificheremo l’ordine degli elementi che ne costituiscono la frase e quindi distingueremo lingue SVO, SOV, VSO. Parliamo invece di linguistica areale per indicare lo studio delle caratteristiche comuni che le lingue non imparentate ma coesistenti nello stesso spazio geografico hanno sviluppato nei secoli. Lingua una definizione provvisoria Definiamo lingua ciascuno dei sistemi simbolici, propri della specie umana ma diversi da comunità a comunità e spesso da individuo a individuo, trasmessi per via culturale e non ereditati biologicamente, basati su simboli vocali o gestuali, attraverso i quali gli appartenenti alle società conoscono la realtà, comunicano i propri pensieri e le proprie conoscenze. La facoltà di linguaggio è trasmessa per via ereditaria invece la lingua per via culturale. Gli esseri umani non sono gli unici esseri viventi a comunicare infatti anche le specie animali possiedono capacità comunicativa. Le lingue sono diverse da individuo a individuo. Quando un bambino acquisisce una lingua, la sua facoltà di linguaggio viene esposta in realtà agli stimoli di varie lingue individuali, non a quello sovraindividuale di una lingua comunitaria. Che cosa studia la linguistica? Non c’è dubbio che la linguistica studia le lingue ma esse possono essere studiate in molti modi e per molti fini. Il linguista studia le lingue in se per se e le lingue sono l’oggetto della linguistica, il suo fine, nel senso che la linguistica studia il funzionamento dei sistemi linguistici come fine e non come mezzo per fare altro. Non esiste ad oggi una teoria linguistica unificata in grado di dar conto del comportamento di tutti i componenti di una lingua, dai suoni alla forma delle parole.

PAG 401-416 LINGUA E SOCIETA’

LA SOCIOLINGUISTICA: DEFINIZIONE E STORIA La sociolinguistica è il settore della linguistica che studia le relazioni tra la lingua e la società. Spieghiamo ora bene questa definizione. La parola sociolinguistica potrebbe far pensare a un sapere compiutamente interdisciplinare e per molto tempo si è chiesto quale sia l’oggetto di studio della sociolinguistica. Lingua o società? L’evoluzione della sociolinguistica l’ha ricondotta nell’ambito delle scienze del linguaggio sia dal punto di vista scientifico che accademico. Oggi la sociolinguistica è una parte della linguistica che collega la descrizione e l’analisi delle lingue con lo studio dell’articolazione interna delle relative società. Quindi il confisso SOCIO nella parola indica società e non sociologia. CONCETTI FONDAMENTALI Un primo concetto importante è quello della variabile sociolinguistica definito come l’insieme dei modi coi quali i parlanti possono realizzare una data unità di un sistema linguistico in funzione di una data variazione di tipo sociale. Ciascuno di questi modi è detto variante. A seconda dei principali fattori con cui correlano e che ne costituiscono le dimensioni di variazione, si riconoscono tre tipi fondamentali di varietà di lingua. Le varietà diatopiche o geografiche il cui riconoscimento è la distribuzione territoriale, geopolitica dei parlanti. Le varietà diastratiche o sociali in cui il criterio di riconoscimento è la posizione sociale, lo strato e il gruppo sociale di appartenenza dei parlanti. Le varietà diafasiche o situazionali in cui il criterio di riconoscimento è la diversità delle situazioni comunicative. COMUNITA’ E REPERTORI LINGUISTICI L’insieme delle varietà che possono trovarsi in compresenza all’interno di una comunità linguistica forma il repertorio a disposizione dei parlanti in quella comunità. A sua volta una comunità linguistica è costituita da quelle persone che condividano almeno una varietà di lingua. La sociolinguistica ha elaborato una batteria di concetti al fine di classificare le situazioni di contatto e coesistenza all’interno dei repertori. Si definisce DIGLOSSIA la compresenza in un repertorio di almeno 2 varietà, delle quali una si è specializzata ed è usata solo per le funzioni comunicative alte, formali, ufficiali. L’altra è usata solo per le funzioni comunicative basse. Esempi sono la Grecia moderna, la svizzera tedesca. Si definisce BILINGUISMO la coesistenza di almeno 2 varietà, nessuna delle quali si è specializzata per usi specifici e che quindi possono essere usate entrambe in tutte le situazioni comunicative. Il bilinguismo si può suddividere in monocomunitario dove tutti i parlanti di una comunità sono bilingue e bicomunitario quando la comunità è divisa in 2 parti abbastanza separate tra loro. LINGUE IN CONTATTO Il contatto tra varietà linguistiche diverse ha conseguenze sia sul piano dei testi che vengono prodotti in situazioni bilingue o diglottiche, sia sul piano delle varietà stesse che possono mutare in seguito all’uso in condizioni di contatto, sia sul piano della formazione di varietà linguistiche nuove, nate dalle situazioni di contatto. Il code switching o commutazione di codice è il passaggio da una varietà linguistica ad un'altra nel corso della stessa conversazione. Un altro processo si chiama invece code mixing o commistione di codice. Nel code mixing i passaggi da una varietà all’altra occorrono in qualsiasi posizione dell’enunciazione. La convivenza in situazioni di bilinguismo porta inevitabilmente ciascuna delle varietà a fornire e ad assorbire elementi da quella con cui si trova in contatto. Questo scambio non avviene quasi mai in situazioni di paritecità e quindi non è mai reciproco. Inoltre non interessa tutti i livelli della lingua. I processi che permettono questo rinnovamento sono: -

Prestito: si ha quando un lessema viene adottato come neologismo dalla lingua replica mantenendo una sostanziale continuità nella forma del significante; Calco: si ha quando un neologismo viene foggiato con materiale della lingua replica sul modello di un lessema già esistente nella lingua modello.

i due tipi principali di varietà di contatto sono le lingue PIDGIN e CREOLE. -

PIDGIN: lingua di contatto nata e sviluppata in ambiti coloniali per scopi comunicativi ristretti come scambio commerciale o militare e che non ha mai ricevuto lo status di lingua materna. Quando un pigdin si consolida nel tempo e nella comunità parlante può essere trasmesso come lingua materna. Queste lingue vengono dette CREOLE.

STRUMENTI DI ANALISI Le regole variabili sono un’estensione in ambito sociolinguistico delle regole di riscrittura della grammatica generativa e più in particolare della fonologia generativa. Lo scopo delle regole variabili è introdurre in una normale regola di riscrittura, accanto alle indicazioni di tipo strutturale, anche indicazioni di tipo sociologico, che descrivano il contesto nel quale l’apparire di ciascuna variante risulti più provabile. Uno sviluppo delle regole variabili è costituito dalle grammatiche di varietà nelle quali si registra, per ogni possibilità alternativa di espressione di una struttura linguistica, la percentuale di effettive realizzazioni da parte di un campione significativo di parlanti. Un altro metodo usato è quello della scala d’implicazione che è un’espediente grafico che permette di rappresentare e formalizzare i rapporti che intercorrono tra le diverse variabili di un repertorio, verificando le eventuali solidarietà tra le varianti e identificando in questo modo i confini tra le varietà di repertorio....


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