Le rivoluzioni inglesi - riassunto PDF

Title Le rivoluzioni inglesi - riassunto
Author Elle Bi
Course Storia moderna
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Riassunto del capitolo dedicato alle Rivoluzioni Inglesi...


Description

Le rivoluzioni inglesi Il lungo regno di Elisabetta I (1558-1603), seppure iniziato nel segno di una frammentazione religiosa, fu caratterizzato da un periodo di relativa pace e prosperità, soprattutto grazie alle sue riforme in ambito religioso, con le quali la sovrana impose il protestantesimo in Inghilterra ( Atto di Supremazia e Atto di Uniformità, nonché l’eliminazione fisica della cattolica e rivale al trono Maria Stuart nel 1568), alle sue capacità di promuovere l’economia ed aumentare i profitti della corona, alle sue vittorie militari (Invincibile Armada) e grazie ad una politica estera e commerciale piuttosto spregiudicata (facendo anche ricorso alla pirateria). Alla sua morte, nel 1603, la regina non aveva eredi diretti. Al trono salì dunque Giacomo Stuart (1603-1625), figlio di Maria Stuart e già re di Scozia, unificando così la corona scozzese e quella inglese sotto il nome di Giacomo I. Il re, uno straniero in terra inglese, si trovò ad affrontare il problema di entrare nelle grazie dei propri sudditi, soprattutto per quanto riguardava la nobiltà. La sua politica in questo ambito, al contrario di quella elisabettiana, fu quella di concedere innumerevoli titoli onorifici e benefici, togliendo valore in questo modo ai titoli esistenti (ed alienandosi quindi le simpatie della nobiltà di lignaggio). Inoltre, ben presto il re iniziò ad essere influenzato dal suo favorito, il Duca di Buckingham, causando risentimento e gelosia tra la nobiltà. La spesa pubblica, alimentata anche dal mantenimento di un esercito permanente nonostante il periodo di pace, e i generali sperperi del re, non aiutarono la sua causa. Inoltre, verso la fine del suo regno, il sovrano si trovò ad affrontare accuse di essere filocattolico, perché la sua posizione da protestante moderato, fautore di una struttura episcopale della Chiesa, simile a quella di Roma, lo vedeva in contrapposizione con il volere dei puritani e degli scozzesi. Nel 1625 salì al trono Carlo I (1625-1649), che oltre a simpatizzare per le correnti più moderate dell’anglicanesimo, sposò una principessa cattolica, Enrichetta Maria di Borbone, figlia del re francese Enrico IV, che aveva abiurato il calvinismo e si era convertito al cattolicesimo. In aggiunta, il favorito Duca di Buckingham aveva assunto una posizione favorevole all’arminianesimo, che sosteneva che l’uomo potesse partecipare attivamente alla propria redenzione (dottrina più vicina al cattolicesimo che al protestantesimo). I motivi di contrasto tra il re e il parlamento, però, non erano solo di tipo religioso: il re era solito finanziare le proprie spese ricorrendo a prestiti forzosi (soprattutto per finanziare le sue guerre contro Spagna e Francia per conquistare i territori che non facevano parte della dote della moglie) e, proprio in occasione di una di queste pratiche, la Camera dei Comuni si ribellò apertamente. La reazione del re fu di imprigionare i parlamentari che si opposero. Nel 1628 il parlamento gli presentò la Petizione del diritto (Petition of Rights), documento scritto dal giurista Edward Coke, nel quale veniva denunciato l’arresto illegale dei parlamentari e in generale la violazione della Costituzione in materia di prelievo fiscale. L’atto inoltre non permetteva al re di imporre tasse senza la previa autorizzazione del parlamento, gli impediva di arrestare persone senza l’approvazione di un magistrato e prevedeva l’abolizione dei tribunali speciali. Carlo I sottoscrisse la Petizione del Diritto perché voleva i fondi per una spedizione contro la Francia, ma in seguito decise di non convocare più il parlamento per ben 11 anni. L’assassinio del duca di Buckingham segnò un piccolo miglioramento della posizione del re nei confronti dei suoi più accaniti oppositori. Nonostante ciò, Carlo I continuò a circondarsi di filocattolici e arminiani, come il vescovo William Laud, da lui nominato Arcivescovo di Canterbury. I rituali della chiesa anglicana stavano diventando sempre più pericolosamente simili a quelli cattolici, causando anche discriminazioni nei confronti dei puritani. La posizione intransigente di Carlo I nei confronti del parlamento e il suo rifiuto di convocarlo per 11 anni comportarono un problema finanziario: si rese necessario trovare altri fonti di entrate, come ad esempio la vendita di monopoli e il ripristino di vecchie tasse desuete. Le proteste del parlamento e del popolo, seppure presenti, non furono in misura così estesa da giustificare una reazione del re, che per un periodo ritenne di poter continuare ad agire in

questo modo, almeno fino a quando il sovrano non decise di estendere il prelievo fiscale per finanziare l’armamento dell’esercito navale (Ship Money). Il rifiuto di un proprietario terriero di pagare la somma dovuta fece da cassa di risonanza per una situazione di malcontento che già serpeggiava tra la popolazione. Il re tentò di giustificare la tassa facendo ricorso a precedenti storici, ma anche i suoi oppositori riuscirono a dimostrare l’esistenza di documenti altrettanto validi a sostegno delle loro ragioni. Sempre più persone si rifiutarono di pagare e la popolarità di Carlo I scese ai minimi storici. La vera spina nel fianco del re Stuart, però, era rappresentata dalla Scozia: gli scozzesi si sentivano esclusi e dimenticati da Carlo I, che era lontano, a Londra, e che non li considerava per cariche pubbliche, né permetteva loro di partecipare allo sviluppo economico che stava attraversando l’Inghilterra. La questione più delicata, però, rimaneva sempre la religione: il sovrano, fomentato da William Laud, avanzò la pretesa di convertire al presbiterianesimo la Scozia calvinista, imponendo un Prayer Book molto lontano dalla loro dottrina. Gli scozzesi rifiutarono e minacciarono la secessione, costringendo il monarca a reperire i fondi straordinari per armare un esercito, nel tentativo di soffocare la rivolta. Nell’aprile del 1640, dopo 11 anni di regno assolutista, Carlo I convocò quello che passò alla storia come “ Parlamento Corto”, durato tre settimane: non appena aperti i lavori, infatti, i parlamentari inoltrarono una serie di proteste ed accuse al re che, infastidito dal loro comportamento, sciolse la sessione. I rapporti con la Scozia, nel frattempo, erano notevolmente peggiorati. Inoltre, l’esercito scozzese segnò una vittoria contro quello inglese, superando i confini, e minacciando di invadere tutta l’Inghilterra: le loro richieste erano un risarcimento delle spese di guerra e l’autonomia religiosa. Nel novembre del 1640 Carlo I fu obbligato a convocare nuovamente il parlamento, che questa volta prese il nome di “Lungo Parlamento” perché rimase in sessione fino al 1660. Nel frattempo, il malcontento della popolazione, alimentato dalla crisi economica e dalle tensioni religiose, era salito alle stelle anche in Inghilterra, al punto da culminare in una manifestazione popolare a Londra. Il parlamento, appoggiato dal popolo, provò a intervenire su una serie di questioni: abolizione dello Ship Money e delle tasse arbitrarie imposte da Carlo I, richiesta di convocazione regolare delle Camere e divieto di scioglimento da parte del sovrano, chiusura dei tribunali regi, diritto di veto sulle nomine dei ministri regi e la condanna a morte del primo ministro del re, accusato di tradimento. Anche l’Irlanda contribuì all’aumentare della tensione, perché lo scoppio di una rivolta cattolica costrinse il re a cercare di nuovo di aumentare i fondi, scatenando i timori della popolazione che un complotto papista stesse per prendere il sopravvento sull’Inghilterra protestante. Tra novembre del 1641 e gennaio del 1642 il parlamento approvò la Grande Rimostranza, un documento in cui erano condannate le violazioni delle norme del regno compiute dal re (incolpando però i suoi consiglieri inaffidabili) ed un elenco delle misure indispensabili per ripristinare la legalità e i buoni rapporti tra monarchia e parlamento. Come se non bastasse, il popolo stava insorgendo di nuovo contro la possibilità di una cospirazione papista. Nel 1642 Carlo I reagì guidando una spedizione armata a Westminster, con lo scopo di arrestare i cinque parlamentari che si erano maggiormente opposti alla sua politica. Il tentativo fallì, perché i membri del parlamento erano già scappati, ma il popolo insorse in una rivolta che costrinse Carlo I a scappare da Londra.

Entrambe le parti, pur non smettendo di cercare di trovare un accordo, si prepararono alla guerra civile, armando un esercito. Nonostante in parlamento i sostenitori della guerra fossero una minoranza, riuscirono a raccogliere un numero elevato di consensi per combattere contro il re grazie anche all’alleanza con gli scozzesi. Nel 1645 l’esercito parlamentare, New Model Army, formato da soldati professionali e mossi da una forte ideologia protestante e completamente riformato da Oliver Cromwell (un membro della Camera dei Comuni che aveva già dimostrato grandi doti organizzative) segnò un successo fondamentale a Naseby e determinò la sconfitta del re, che fu costretto a consegnarsi agli scozzesi. Nonostante la vittoria del parlamento, tra le sue fila si creò una spaccatura: gli Indipendenti, una minoranza favorevole alla tolleranza religiosa, erano contrapposti alla maggioranza presbiteriana, fautrice di un’ortodossia decisamente più rigida. Un altro elemento di contrasto era la relazione con il sovrano: mentre gli Indipendenti volevano continuare i combattimenti fino a giungere ad una vittoria completa, i Presbiteriani erano favorevoli ad una negoziazione della pace. Le divisioni che spezzavano il parlamento erano presenti anche nel loro esercito: gli ufficiali con più anzianità appoggiavano i Presbiteriani e volevano trovare un accordo con il re, mentre quelli più giovani sostenevano i Livellatori, gruppi radicali costituiti da contadini, artigiani e membri del ceto medio-basso, presenti soprattutto a Londra e nel sud dell’Inghilterra. Costoro chiedevano tolleranza religiosa, una democratizzazione della società tramite il suffragio universale (maschile), la riduzione delle tasse e l’abolizione dei monopoli commerciali. Tutte le loro richieste erano contenute in un documento chiamato “An Agreement of the People” (Patto del Popolo), che alimentò un dibattito sulla natura del potere politico. In questo contesto si svilupparono le teorie liberali sulla divisione dei poteri di autori come James Harrington e Algernon Sydney. Il re tentò di raggiungere in segreto un accordo con gli scozzesi, ma fu sconfitto e imprigionato a Hampton Court Palace (dal quale riuscì a fuggire). La guerra civile raggiunse una seconda fase, in cui l’esercito invase la Camera dei Comuni ed arrestò quaranta parlamentari presbiteriani, riducendo la Camera a poco più di cinquanta membri (Rump Parliament, Parlamento Troncone), che si dichiarò “supremo potere della nazione”. Tra i primi provvedimenti del nuovo Parlamento, la creazione di un’Alta Corte di Giustizia con lo scopo di processare Carlo I, che fu trovato colpevole, condannato a morte e decapitato nel 1649 alla sua residenza di Whitehall (ora Banqueting House a Londra). In seguito alla morte di Carlo I, la Camera dei Lord venne sciolta e fu proclamata la prima ed unica fase repubblicana della storia inglese: il Commonwealth. L’Irlanda cattolica insorse contro il parlamento in seguito all’esecuzione del re, ma Cromwell e il suo esercito repressero duramente la rivolta, facendo uso della forza. Anche gli scozzesi non tardarono a ribellarsi, subendo la stessa sorte degli irlandesi per mano di Cromwell. Una volta ottenuta la “pace”, Cromwell fu in grado di concentrarsi sulla guerra contro l’Olanda (in seguito all’emanazione dell’Atto di Navigazione del 1651 che vietava agli stranieri di fare approdo nei porti commerciali inglesi, nel tentativo dell’Inghilterra di strappare il dominio del Baltico agli Olandesi). La vittoria dell’Inghilterra sull’Olanda fece da apripista per un sempre più marcato dominio marittimo della Gran Bretagna, che grazie ad accordi commerciali con Svezia, Danimarca e Portogallo e alla penetrazione nel Mediterraneo, entrò a pieno diritto tra le potenze marittime. La politica estera di Cromwell era espansionistica, soprattutto nei confronti delle promettenti terre del Nuovo Mondo: infatti, grazie anche ad un’alleanza con la Francia in funzione antispagnola, l’Inghilterra fu in grado di conquistare la Giamaica.

Nel 1653 Oliver Cromwell, ora insignito del titolo di Lord Protettore della Repubblica, si trasferì nella ex residenza di Carlo I (Whitehall) e impose la dittatura militare. Nel 1657, quando gli fu offerta la corona, l’esercito lo obbligò a rifiutarla. Dopo la sua morte nel 1658, il figlio Richard gli succedette alla guida del paese, ma il suo dominio durò poco: lo scoppio di violenti disordini lo costrinse a dimettersi e nel 1660 il parlamento approvò la restaurazione della monarchia Stuart da parte del generale Monk, riconsegnando la corona a Carlo II, il figlio di Carlo I che aveva trovato rifugio presso la corte francese di Luigi XIV e che aspirava a diventare un monarca assoluto come il suo modello. Carlo II si espresse fortemente in favore di un’amnistia generale per i fautori della rivoluzione e professava libertà di religione ( Dichiarazione di Breda), ma il parlamento che fu eletto nel 1660 era decisamente meno aperto in materia religiosa e approvò l’Atto di Uniformità nel 1662, che contestualmente alla restaurazione della Chiesa Anglicana prevedeva che i ministri che rifiutassero di giurare fedeltà fossero messi al bando. Carlo II, dal canto suo, continuò a dimostrarsi tollerante nei confronti dei nonconformisti, probabilmente anche a causa del suo matrimonio con la principessa cattolica Caterina di Braganza del Portogallo. Nel 1672 l’Inghilterra affiancò Luigi XIV nella guerra contro le Province Unite. Il parlamento, spaventato dallo spettro della trasformazione di Carlo II in un monarca assolutista come Luigi XIV, nello stesso anno emanò il Test Act, che escludeva i cattolici da ogni carica civile e militare e prevedeva il diritto di chiunque fosse arrestato di poter avere un’udienza con un giudice in breve tempo (Habeas Corpus). Carlo II e Caterina di Braganza non ebbero figli: alla morte del re il legittimo erede sarebbe dunque stato il fratello Giacomo II, dichiaratamente cattolico. La questione spezzò il parlamento in due fazioni: i whigs (nome derivante etimologicamente dai ladri di cavalli scozzesi), che si opponevano alla successione di Giacomo II e i tories (nome che derivava dai banditi cattolici irlandesi), che al contrario lo sostenevano. Siamo di fronte alla nascita di due partiti che avrebbero governato in alternanza sulla Gran Bretagna per tutto il secolo successivo. Nel 1685, non senza sospetti di manipolazioni delle votazioni, Giacomo II salì al trono con il consenso della maggioranza parlamentare. La sua politica era autocratica e filocattolica: il sovrano abolì il Test Act ed emanò in suo luogo la Dichiarazione di Indulgenza, che prevedeva la libertà di culto per tutti i cittadini, anche per i cattolici, causando dissensi tra i tories, che davanti alla nascita di un erede maschio e allo spettro di un ritorno al cattolicesimo, decisero di chiedere aiuto in difesa dell’Inghilterra protestante a Guglielmo d’Orange, governatore dell’Olanda e marito di Maria, figlia di Giacomo. Al suo sbarco in Inghilterra, Giacomo II fuggì da Londra, consentendo al parlamento di deporlo senza spargimenti di sangue (Glorious Revolution) e di offrire la corona a Guglielmo e Maria, che salirono al trono dopo essere stati forzati ad accettare il Bill of Rights, un documento che sanciva la libertà di parola e di discussione e stampa in parlamento e che limitava i poteri del re, che non sarebbe più stato in grado di abolire leggi, imporre tributi e mantenere un esercito senza il consenso del parlamento. Gli anni di tumulto che attraversò l’Inghilterra diedero origine a una densa attività intellettuale che toccò anche la sfera politica: infatti le teorie sull’assolutismo di Hobbes e quelle sul liberalismo di Locke furono una base importante per la costruzione del pensiero politico futuro, sia in ambito europeo che oltreoceano....


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