Riassunto L\'organizzazione dei servizi sociali Balducci, Tre Re PDF

Title Riassunto L\'organizzazione dei servizi sociali Balducci, Tre Re
Course Strutture e processi dei servizi sociali
Institution Università degli Studi di Firenze
Pages 47
File Size 478.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 84
Total Views 154

Summary

RIASSUNTO DETTAGLIATO DELL'INTERO LIBRO....


Description

1.Il quadro normativo in evoluzione La prima regolamentazione generale delle prestazioni sociali in Italia viene realizzata con la L. 328/2000 → prevede un piano sociale nazionale che doveva essere articolato in piani sociali regionali, i quali a loro volta prevedono piani sociali di zona. Il finanziamento è generato dallo Stato, ma già nel 2001 la riforma del titolo V della Cost. ribalta il quadro : La competenza del sociale così come quella del sanitario rientra nelle competenze esclusive della Regione, laddove allo Stato resta solo il compito di definire i livelli minimi di assistenza. Il D. lgs. 56/2001 ( Decreto Visco) sostituisce il trasferimento di risorse finanziarie dallo Stato alle Regioni con il trasferimento di poteri impositivi. Il piano sociale nazionale e il piano Sanitario Nazionale scompaiano; il finanziamento è a carico degli enti regionali e locali e la maggior parte delle spese per il sociale sono effettuate a carico dei bilanci dei Comuni. A seguito della riforma Del Titolo V della Costituzione non avendo lo stato provveduto a meglio definire i livelli essenziali dei servizi sociali che devono essere prestata alla cittadinanza vari legislatori hanno quindi emanato le proprie leggi di riordino dei servizi sociali. 2.Le organizzazioni che erogano le prestazioni sociali Le prestazioni sociali vengono erogate da più organizzazioni : a. Nei comuni si erogano la maggior parte delle prestazioni sociali, vanno ricordati i centri affidi virgola gestioni associate tra più comuni relative alla gestione delle procedure di affido dei minori con situazioni familiari temporaneamente problematiche; b. le Asl erogano le prestazioni sociali legate al sanitario. Vanno rammentate le Asl che erogano prestazioni sociali loro delegate da alcuni comuni di solito di piccola dimensione, nelle Asl l'assistente sociale trova impiego particolarmente rilevante nei Sert , nella gestione delle dimissioni ospedaliere di persone non autosufficienti e nell'assistenza ai familiari che accompagnano degenti ospedalieri fuori sede; c. vanno poi rammentate le prestazioni sociali erogate dal Ministero della Giustizia soprattutto nell'area minori e nel settore carcerario; d. nelle prefetture esistono degli assistenti sociali che si occupano di tossicodipendenze; e. importante è il ruolo del terzo settore ne fanno parte le cooperative sociali le associazioni e le fondazioni gestisce servizi sociali in appalto per conto di enti pubblici talvolta il terzo settore eroga servizi di cui copre in tutto o in parte i costi; f. l'assistente sociale può anche operare come il libero professionista. 2.1I Comuni Sono articolati in una :  Struttura politica formata dal consiglio comunale ( il parlamentino dell'Ente Comune chiamato ad approvare i bilanci preventivi e consuntivi e tutti i regolamenti che impattano sulla cittadinanza, quindi anche il regolamento dei servizi sociali e di regolamento dei contributi ) dal sindaco ( e lei ha detto direttamente che ha tutto il potere esecutivo) dalla Giunta ( nominata dal sindaco è formata dagli assessori e coadiuva il sindaco nell'attività esecutiva e delega ai vari assessori le materie di loro competenza; l'importante è identificare l'assessore ai servizi sociali. la Giunta approva i regolamenti di organizzazione interna degli uffici comunali.  la tecnostruttura è formata dai funzionari del Comune. Al vertice si può essere un direttore generale ( nei Comuni con più di 100000 abitanti) o il segretario comunale. gli assistenti sociali fanno parte della tecnostruttura. I comuni sono normati dal decreto legislativo 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni. I comuni di maggiori dimensioni sono spesso articolati in quartieri e municipi. Le competenze del sociale vengono in questi casi di solito erogate dai quartieri e in alcuni casi di eccellenza si è fatto attenzione a far coincidere la sede del quartiere/municipio con la sede del distretto delle Asl. 2.1.1 La contabilità pubblica i bilanci comunali

E’ importante che l'assistente sociale sappia valutare se ci sono risorse finanziarie sufficienti. per descrivere la situazione attuale della contabilità degli enti locali dobbiamo tenere presenti due componenti :  la struttura di base della contabilità pubblica Così come viene applicata all'ente locale.  i tentativi di introdurre elementi di contabilità direzionale avvenuti a partire dal 1995. La contabilità privata di tipo civilistico è una contabilità storica che mi dice che cosa è accaduto nell'ultimo esercizio finanziario e mi dice se ho un guadagnato o perso e quanto ho guadagnato e quanto ho perso, quindi la contabilità privatistica di tipo direzionale non è uno strumento di gestione delle mie azioni per il futuro ma è oggetto dell'attenzione tradizionale del codice civile perché stabilisce i canoni con cui si individuano i risultati economici di un’azienda. L'ente pubblico ha il contrario nasce subito come uno strumento contabile di tipo preventivo appunto il bilancio di previsione. tra questo e il budget dell'azienda privata esiste una differenza concettuale : il budget serve a scopi di gestione laddove il bilancio preventivo serve a scopi di autorizzazione. le fasi della contabilità pubblica( preventivo autorizzativa) sono : 1. accertamento che significa previsione di entrata; 2. iscrizione al ruolo individuazione di chi deve pagare quanto in termini di imposte e tariffe); 3. stanziamento allocazione delle risorse di cui si prevede l'entrata ai vari capitoli di spesa; 4. impegno una parte delle risorse stanziate viene virtualmente bloccata perché è stata secondo procedure stabilite dalla norma impegnata per l'acquisto di beni o servizi precisi; 5. liquidazione una volta che il bene o il servizio è stato consegnato/ erogato ne viene autorizzato il pagamento al fornitore; 6. mandato al tesoriere ordine al tesoriere di pagare. Si notino due cose :  la contabilità e solo di competenza e non di cassa : la contabilità di competenza e di tipo giuridico si basa sui concetti di diritto di riscuotere e dovere di pagare non si preoccupa di verificare se la riscossione ho il pagamento si realizzino concretamente. la contabilità di cassa si basa sull’effettivo andamento delle entrate e delle uscite.  la contabilità è preventiva/ autorizzativa e al livello consuntivo esistono solo dei consuntivi riassuntivi non articolati. Con il decreto legislativo 77 del 95 e con il decreto legislativo 286 del 99 si vuole dare alla contabilità dell'ente locale una impronta di tipo gestionale :  Sì introduce il concetto di obiettivo;  con il decreto 286 si introduce anche quello di prodotto su cui va tarato l'obiettivo;  sì introduce il concetto di piano basato su obiettivi o se sia il piano esecutivo di gestione PEG adottato dalla Giunta laddove il bilancio è adottato dal Consiglio; la realizzazione del PEG è affidata ai dirigenti che possono decidere senza più dover passare per le delibere di giunta. L'articolo 7 del decreto legislativo 77 del 95 e sue successive modificazioni articola il piano dei conti a livello di spesa nel modo seguente : I. titoli. II. funzioni. III. servizi. IV. interventi. i titoli sono le spese correnti, in conto capitale, rimborso prestiti e spese per servizi in conto terzi; rappresentano una classificazione di natura finanziaria della spesa. Le funzioni vengono articolate così : 1. funzioni generali di amministrazione e controllo. 2. relative alla giustizia. 3. di pubblica istruzione. 4. di polizia locale. 5. relative alla cultura e ai beni culturali. 6. nel settore sportivo e ricreativo.

7. nel campo turistico. 8. nel campo della viabilità e dei trasporti. 9. riguardanti la gestione del territorio e dell'ambiente. 10. nel settore sociale. 11. nel campo dello sviluppo economico. 12. relative ai servizi produttivi. confuso e lo status della categoria dei servizi. mentre gli interventi sono definiti dal decreto del Presidente della Repubblica 194 del 96 corrispondono alle spese articolate per natura. gli interventi formano le risorse attribuite ai centri di costo, quindi si tratta di risorse articolate per natura e caratterizzate dal fatto che il responsabile del centro di costo non le può spostare da un intervento ad un altro senza passare dall'autorizzazione della Giunta che deve modificare il PEG. Con il decreto legislativo 118 del 2011 questi problemi dovrebbero essere superati, porterà dei cambiamenti le funzioni saranno denominate missioni e saranno 15 anziché 12 è la missione relativa al sociale sarà la numero 12. la nuova contabilità ha una struttura orientata alla destinazione della spesa. la struttura del piano dei conti sul versante della spesa è la seguente :  Missioni ( funzioni principali e obiettivi strategici perseguiti dalle amministrazioni) che si articolano in:  programmi ( aggregati omogenei delle attività per perseguire i fini delle missioni) che si articolano in:  titoli( la natura finanziaria della spesa corrente, in conto capitale) che si articolano in:  macroaggregati( secondo la natura economica della spesa, quindi secondo la tipologia dei beni/servizi che si acquistano) che si articolano in:  capitoli ( unità elementari a fini gestionali; cifre e messe a disposizione dei dirigenti tramite il piano esecutivo di gestione) che si articolano in:  articoli che sono una suddivisione dei capitoli. la confusione tra destinazione e natura della spesa già emersa nel decreto legislativo 77 del 95 si ripete. la possibilità di spostare risorse da un programma all'altro, o da un macroaggregato all'altro Spetta solo al Consiglio ( il Parlamento delle collettività locali) e al Parlamento al livello nazionale. lo spostamento di risorse tra i vari capitoli avviene solo con decisione formale dell'esecutivo, e quindi la possibilità di manovra del dirigente resta sempre limitata. la cascata degli strumenti della contabilità direzionale risulta come segue:  Documento Unico di programmazione, che deve essere approvato dal Consiglio entro il 31 agosto dell'anno x-1.  budget triennale e sua articolazione annuale, che deve essere approvato dal Consiglio entro il 30 ottobre dell'anno x-1.  piano esecutivo di gestione, che viene approvato dall'esecutivo senza che sia prevista una scadenza temporale.  piano degli obiettivi. tale struttura è la stessa per tutte le amministrazioni pubbliche italiane così come disposto dal decreto del Presidente della Repubblica 132 del 2013 : regolamento concernente le modalità di adozione del piano dei conti integrato delle amministrazioni pubbliche. 2.1.2 I centri affidi comunali In Italia l’affidamento è disciplinato dalla L. 184 4/5/1983, modificata dalla L. 149 28/03/2001. L’affido familiare è un’istituzione dell’ordinamento civile italiano che si basa su un provvedimento temporaneo che si rivolge a bambini e ragazzi fino a 18anni di nazionalità italiana o straniera, che si trovano in situazioni di instabilità familiare. Viene realizzato con un provvedimento del giudice ma le strutture che lo curano sono comunali. 2.2 Le Asl Asl sono aziende sanitarie regionali. S

Sono dirette da un direttore generale che è nominato dalla Regione. Nelle Asl esiste una articolazione tra la sanità territoriale ( che si articola in distretti e zone) e quella ospedaliera. Gli ospedali non sono persone giuridiche. Accanto alle altre esistono poi le aziende ospedaliere universitarie ( in Toscana : Careggi, Meyer, Santa Chiara e le Scotte). 2.3 L’assistente sociale e il sistema penitenziario All'interno del sistema penitenziario, l'assistente sociale opera sia nelle sue articolazioni territoriali ed organizzative del Ministero della Giustizia che in quelle delle aziende sanitarie. In entrambi i casi, il mandato istituzionale ha come obiettivo finale la rieducazione e il reinserimento sociale dell'autore di reato, previsti dall'articolo 27 della Costituzione. 2.3.1 Il Ministero della Giustizia e la UEPE : il servizio sociale nell’esecuzione penale adulti ( di Gloria Pieroni ) Il servizio sociale professionale fece la sua prima apparizione nel sistema della giustizia italiana nel 1949, allorché un gruppo di assistenti sociali venne chiamato a collaborare con il Tribunale per i Minorenni di Roma per il trattamento dei minori sottoposti a misure penali. Nell'ambito dell'esecuzione penale adulti, la situazione iniziò a cambiare con esperienze e proposte significative che negli anni 50’- 60’ vennero avviate sulla scia delle linee di politica sociale perseguite dal servizio sociale per i minorenni. ciò va inquadrato anche in una nuova visione della pena e della persona detenuta, che si collocò in una concezione Della società e dei rapporti sociali Tra i cittadini, e fra questi e lo Stato, che si vende affermando soprattutto a partire dal processo di trasformazione culturale degli anni 60- 70 del secolo scorso. Livello mondiale la questione penitenziaria si pose connessa ai diritti dell'uomo con la Dichiarazione Universale del 1948, adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre. negli stessi anni in Italia si arriverà allo stesso riconoscimento che si tradurrà nella formulazione dell'articolo 27 della Costituzione, che al comma 3 stabilisce : “ le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.” Su tale articolo il sistema penitenziario italiano ha trovato il proprio fondamento è il primo riferimento normativo. Nel corso degli anni 50 e 60 si svilupparono diversi costrutti teorici sulle cause e sui fattori del disadattamento; Questo approccio tentava di spiegare la scelta deviante come conseguenza dell’azione di più fattori, interni ed esterni, all’individuo. Quindi, ciò che risultò cambiata con la riforma fu proprio la filosofia dell’uomo, con il passaggio da una concezione dell’individuo come unico e artefice e responsabile del proprio agire, all’idea che il comportamento umano è in gran parte influenzato dagli eventi che caratterizzano la vita e dalle relazioni che gli altri stabiliscono con lui, e che anche la società ha una parte di responsabilità nelle scelte individuali. Tale cambiamento inquadrava Una diversa concezione dello Stato, garante e promotore del benessere dei cittadini, per cui non è tanto, o non solo, al singolo individuo che deve essere fatto carico delle proprie condizioni di miseria, emarginazione e devianza, ma alla società che ha una parte di responsabilità in tali situazioni e alle quali deve porre rimedio. Tale visione rese più ampio anche il discorso sul modo di trattare il fenomeno della devianza con rilevanza penale, si afferma l'esigenza di attuare un esecuzione penale che sappia guardare all'uomo e alla sua vicenda esistenziale in tutta la sua complessità e sappia dunque distinguere il momento del giudizio (Statico, focalizzato sul fatto commesso e sulle circostanze immanenti che vi hanno dato luogo), Dal momento dell'esecuzione della condanna( dinamico, focalizzato sulla persona del reo è caratterizzato da una continua successione di esperienze che spesso cambiano anche profondamente la sua vita). a livello politico e di opinione pubblica il clima di rinnovamento sociale e culturale produsse una nuova consapevolezza circa il problema delle scelte in materia politica criminale che si era pressoché identificata con la politica penale. sì andavano, infatti, facendo strada non solo la concezione del valore di prevenzione di una politica criminale come momento di una più vasta

politica sociale e programmata, in un'ottica che tendeva considerare come complementari e interdipendenti i problemi sociali e quelli inerenti alla criminalità , ma anche la consapevolezza che la politica sociale è la migliore politica criminale e il diritto penale costituisce la extrema ratio della politica sociale. Il sistema dell'esecuzione della pena venne dalla riforma rinnovato su aspetti sostanziali dei quali non potendo farne illustrazione citiamo la centralità assunta dalla ricerca del colloquio con la comunità esterna e la partecipazione della stessa al reinserimento sociale dei condannati e degli internati, aprendo una doppia via di comunicazione:  favorendo presenze esterne all'interno del mondo penitenziario;  consentendo l'uscita e contatti esterni del detenuto. Accanto a tale trasformazione il rinnovato ordinamento penitenziario identificò per la prima volta i detenuti come titolari di diritti; dal regolamento del 1931, in cui il detenuto era soltanto oggetto della disciplina e destinatario di operazioni amministrative, all'ordinamento del 1975 in cui esso per la prima volta acquista una propria soggettività che è così sostanziale come formale. è sostanziale, in quanto egli viene identificato e definito titolare di diritti e di aspettative; è formale, in quanto egli viene legittimato all’agire giuridico almeno in relazione a determinate posizioni, proprio nella qualità di detenuto ( anzi egli esercita personalmente i diritti derivanti dalla legge penitenziaria anche se si trova in stato di interdizione legale). Il nucleo concettuale è rappresentato dalla individualizzazione della pena che ha come obiettivo la risocializzazione dell'individuo condannato e che si pone come strettamente correlata alla possibilità di definire per ciascun detenuto un programma di intervento a misura delle sue capacità di impegno e di recupero sociale. La legge 354 del 1975 formalizzo e legittimo finalmente l'introduzione, nel contesto penitenziario, di operatori sociali : assistenti sociali, educatori e psicologi → che venivano individuati come gli esperti che dovevano costituire le equipes per l'osservazione e il trattamento dei detenuti con l'elaborazione di progetti individualizzati. Per quanto riguarda gli assistenti sociali, ne venne formalizzata la collocazione nell'esecuzione penale adulti attraverso l'istituzione dei centri di servizio sociale per adulti ( CSSA) presso le sedi degli uffici di sorveglianza capoluogo di corte d'appello e la creazione del ruolo degli assistenti sociali per adulti. L'importanza dell'azione di questi primi operatori sociali è stata notevole, tanto che si è sottolineato che per la prima volta era entrato in carcere personale che non concludeva il suo lavoro all'interno dell'istituto ma che continuava la sua attività anche all'esterno, nell'ambiente di vita del detenuto per il mantenimento dei rapporti familiari e per tessere una rete di collegamenti con gli enti presenti sul territorio al fine di giungere a coordinare gli interventi di aiuto. molte furono le resistenze e le difficoltà che i primi assistenti sociali si trovarono ad affrontare nell’ inserirsi in una struttura chiusa ed emarginata dalla società libera, in un periodo storico in cui il carcere aveva ancora soltanto un carattere afflittivo. l'assistente sociale venne visto come l'operatore che poteva garantire l’attuazione dei principi ispiratori della legge in quanto venne chiamato ad occuparsi della dimensione sociale dei problemi del detenuto, dei suoi bisogni e dei Suoi diritti; è proprio questo mandato che impone di allargare l'azione diretta a quelle realtà economiche, culturali e relazionali dell'ambiente di provenienza o dell'ambiente in cui andrà quel soggetto o quella fascia di popolazione più esposta al rischio. La comprensione del mandato istituzionale attribuito agli assistenti sociali è importante in quanto l'organizzazione nel cui ambito si è sviluppato, dal 1975 in poi, il mandato di sali operatori è un ministero, una delle organizzazioni che più hanno rappresentato il paradigma della centralizzazione, delle logiche burocratiche e dell'immutabilità. il principale compito di sale organizzazione e garantire la legalità e l'ordine pubblico anche mediante l'esecuzione della pena che doveva servire esclusivamente ( almeno fino alla riforma) isolare dalla società le persone pericolose con un obiettivo che era cognitivo e di salvaguardia. tuttavia tutte le organizzazioni si trasformano e anche tutte le amministrazioni pubbliche italiane sono state e sono tuttora sottoposte a frequenti processi formativi. Da tali processi non è stato immune nemmeno il Ministero della Giustizia, il cui cambiamento sostanziale è avvenuto con la riforma del 1975 con la quale si affermò un modello riabilitativo che cambiava l'idea della funzione della pena; l'adozione

che se si che accanto agli obiettivi punitivi e securitari si collocasse l'obiettivo di favorire il reinserimento sociale del condanna...


Similar Free PDFs