Riassunto Neoclassicismo di H. Honour - Storia dell\'arte  PDF

Title Riassunto Neoclassicismo di H. Honour - Storia dell\'arte 
Author Marilena Visintin
Course Storia dell'arte 
Institution Università degli Studi di Udine
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Riassunto del libro di Honour...


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NEOCLASSICISMO Neoclassicismo è il nome dato ad una tendenza culturale sviluppatasi in Europa tra XVIII e XIX secolo. Esso nacque come reazione al tardo Barocco e al Rococò; e si ispirò all'arte antica, in particolar modo verso quella greco-romana. Fondamentale fu il contributo dell'archeologo, storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann e del pittore e storico dell'arte Anton Raphael Mengs (grazie anche agli scavi di Ercolano, 1738, e gli scavi di Pompei, 1748, da Carlo di Borbone, re di Napoli).

Con il termine “Neoclassico”, ora utilizzato in senso positivo, si indica un qualsiasi ritorno alle forme classiche in epoca post rinascimentale. Novità rispetto all’idealismo, alla ricerca del valore intrinseco dei materiali e al rifiuto dell’ornamento: - Colore - Simbolismo - Stile Decorativo - Brillante e nostalgica evocazione del passato Il Neoclassicismo è lo stile sviluppatosi nel tardo Settecento (periodo illuminista) caratterizzato da un progresso scientifico e un ritorno catartico alla semplicità e alla purezza primitiva. Il termine “Neoclassicismo” è stato utilizzato per la prima volta a metà dell’Ottocento con un’accezione negativa per indicare uno stile freddo e impersonale in contrapposizione al romanticismo; i critici, i teorici e gli artisti del periodo coevo lo chiamavano “Vero Stile” e si parlava di un risorgimento/rinascimento delle arti. Prima epoca con i critici d’arte (opposti ai teorici dell’arte). Capitolo1. Un vento di trasformazione soffiava nei salons parigini, rinfrescando l’atmosfera chiusa e profumata, eliminando curve e codini Rococò, soffiando via gli ornamenti delicatamente fragili: era presente un disprezzo per tutto ciò che è mondano ed elegante, una sfiducia verso il virtuosismo (d’Alembert parlava di un mutamento dei “philosophes”, idee razionali racchiuso nella “Encyclopedie”, da lui diretta con Diderot). Rousseau affermava il diritto di libertà. Si puntava ad un mondo senza compromessi e doppi valori.

Una profonda diffidenza per tutti gli accorgimenti pittorici, illusionistici usati dagli artisti barocchi e rococò si univa a un disgusto per la mera bellezza della esecuzione e tutti gli altri squisiti effetti di superficie che sembravano caratterizzare un’arte al servizio del lusso privato e compiaciuto. Nuova considerazione dell’artista: Winckelmann esortava i pittori a intingere il loro pennello nell’intelletto; largo pubblico e commissione pubblica, nonché alla posteriorità. L’universalità (temporale, soprattutto) era ciò a cui l’artista neoclassico aspirava. Caratteristiche (diverse rispetto al Rococò): Pittura - Contorni fermi e inequivocabili - Superfici di colore piatte - Composizione frontale - Scatole prospettiche - Colori chiari e toni primari - Tecniche lineari elementari Architettura – Processo di purificazione e semplificazione - Simbolismo - Geometria pura - Solidità e stabilità - Solennità e rigidità - Quiete e silenzio per rievocare il mondo arcaico dal quale l’architetto neoclassico prende ispirazione L’architetto neoclassico non fonde pittura, scultura, architettura in un’unica opera. Winckelmann scriveva che l’unico modo per diventare grandi era “imitare l’antichità”. Chiaramente, quando Winckelmann diceva “imitare”, intendeva un processo di studio, estrazione e distillazione (Concetti ripresi anche da Diderot e Reynolds). Spesso, però, “l’ipse dixit” veniva abusato. Ecole Royale 1748 Lenormant de Tournehem ritenne di dover ristabilire la classica e accademica gerarchia, attribuendo nuova importanza al ritratto, al paesaggio, alle scene di genere, alla natura morta, nonché alla pittura di storia. Grazie a questa scuola, agli studenti d’arte veniva data una cultura generale, incentrata soprattutto sulla storia, cosicché essi assorbivano il culto morale degli antichi. In pochi anni, il “Gusto greco” andava per la maggiore: tutto a Parigi era “à la grecque”, al quale seguiva il pensiero che se l’abuso non poteva essere evitato, era meglio abusare di una cosa buona anziché di una cattiva.

Petit Trianon, Gabriel 1761- 1768 Versailles, Francia Chiarezza volumetrica e insistenza sulla massa cubica (grazie alla quale l’edificio anticipa l’architettura neoclassica). Perfetto equilibrio e limpida uniformità senza perdere vivacità e particolari decorativi.

Luigi XV, Edmé Bouchardon 1762 – 1770 Ispirata al Marco Aurelio (Roma) e da Luigi XIV (Girardon) Differenze: Cavallo più naturalistico, ma meno animato di quello di Girardon; Cavaliere abbigliato interamente à “l’antique”. Diderot lo giudica in linea con lo spirito dell’antichità, cioè simbolo di forza, grazia e verità.

Parnaso, Mengs 1760 – 1761 Villa Albani, Roma In quest’opera si ritrovano le idee di tanti teorici e artisti del primo neoclassicismo. Figure portate in primo piano, senza accorgimenti illusionistici o profonde fughe in profondità. Quest’opera è vicino a due tondi dipinti con colori più caldi e una prospettiva trompe d ’oeil.

Roma diventò una sorta di porto franco per lo scambio di idee artistiche. Quasi tutti gli artisti di una certa importanza vi passarono qualche anno studiandone le antichità. Nella città eterna, Pompeo Batoni realizzava un ritratto ricordo per questi “turisti”. Il risorgimento delle arti (1783-1789) Alcune opere più rivoluzionari in senso artistico furono realizzate da e per reazionari in senso politico.

Il Giuramento degli Orazi, David 1785 Louvre, Parigi Sonante appello alla virtù civica e al sentimento patriottico. David, sceglie di non rappresentare un momento della battaglia, ma uno che non è ricordato da nessuno storico: il giuramento; ovvero il momento in cui le maggiori virtù romane cristallizzano. Nobiltà dello stoicismo romano: il coraggio e la risolutezza virili sono messi in contrasto con la tenerezza e la rassegnazione femminile. La disposizione rigidamente rettilinea richiama ai bassorilievi antichi.

Belisario riceve l’elemosina, David 1781 Palazzo delle Belle arti, Lilla, Francia Pittura eroica nel soggetto e grande nella maniera: soggetto storico rivisitato da David con una riflessione sulla caducità della gloria umana, sulla desolazione della vecchiaia e sull’eroismo morale. Gesti contenuti e colori bassi.

Teseo e il Minotauro morto, Canova 1781 – 1783 Victoria and Albert Museum Anche Canova decide di non rappresentare il momento della battaglia, ma il momento di calma dopo la vittoria. Campione dell’idealismo nel giovane eroe solidamente robusto e un poco assente.

Monumento a Clemente XIV, Canova 1783 – 1787 Basilica dei Santi Apostoli, Roma Canova rifiuta i panneggi tumultuosi e la ricca ornamentazione. Egli trasformò le personificazioni dell’Umiltà e della Temperanza in ploranti che compongono la morte del papa nel silenzio di un profondo dolore. Le tre statue sembrano scolpite nel migliore periodo dell’arte greca. L’umiltà assomiglia alla figura della donna nel “Giuramento degli Orazi” solo per puro caso.

Le opere di Canova e quelle di David sono simili in quanto in entrambe gli elementi sono deliberatamente separati l’uno dall’altro, in contrasto con la composizione tipica del Rinascimento di concatenazione delle figure.

Barriere de la Villette, Ledoux

1785 – 1789 Parigi Funzione pratica: assicurare un ambiente per la riscossione delle tasse e, come le altre 45 “barrieres”, a segnare il perimetro della città di Parigi. Croce greca sormontata da un cilindro, fatta da pieni e vuoti (archi a tutto sesto) e le colonne e i pilastri (dell’ordine più semplice, tuscanico, senza capitelli decorati) non hanno nessuna funzione pratica.

Opera simile al “Giuramento degli Orazi” e al “Monumento a Clemente XIV” per l’uso di forme geometriche pure.

Capitolo2. Gli dei pagani erano stati condannati come demoni o convertiti in santi dai primi cristiani; con il passare dei secoli vengono rivalutati fino ad assumere ruoli importanti per le famiglie barocche (protettori). Gli dei, nell’arte del Settecento, sopravvissero come tipi di bellezza fisica. Secondo Rousseau, la mitologia classica si trovò esposta ad attacchi motivati da ragioni etiche, ovvero egli riteneva che i capolavori antichi (statue e dipinti che adornavano le gallerie) potessero servire come modelli di azioni viziose, cioè esempi di ogni perversione del cuore e dello spirito. La Font de Saint-Yenne, primo critico d’arte francese, invocava pittori di storia che potessero rappresentare le azioni virtuose e eroiche di grandi uomini, esempi solenni di umanità, generosità, grandezza, coraggio e disdegno del pericolo, in quanto via via fauni, dei e satiri arretravano, lasciando il loro posto agli uomini. Il mutamento stilistico che avvenne a metà del secolo è stato spesso attribuito alle scoperte fatte ad Ercolano (1738) e a Pompei (1748), in quanto i ritrovamenti hanno permesso, nel tempo, una riscoperta dell’antico. I ritrovamenti più importanti furono i dipinti murali di grandi dimensioni, ritenuti da alcuni poveri nel disegno, scorretti nell’anatomia e deboli nell’espressione. Secondo Winckelmann, queste opere risalivano all’impero di Nerone, quando, secondo Plinio, l’arte della pittura era venuta meno, perché opere del genere non si conciliavano con gli ideali della perfezione classica.

Proprio quando i teorici si lamentavano della moralità del Rococò, l’Accademia ercolanense pubblicò un volume dedicato a incisioni dalla forma di falli, rappresentazioni del Dio Priapo: evidentemente Roma era scesa a un livello di lussuriosa depravazione. I dipinti di figura vennero utilizzati come fonti per definire in forma corretta particolari degli abiti o degli ambienti. Infatti, quando Mengs dipinse il “Parnaso” riprese le figure degli antichi e le migliorò, rifacendosi a Raffaello.

Venditrice di amorini, Vien 1763 Fointaiblue Riempie il fondo vuoto con eleganti arredi in stile Luigi XVI. Figure con atteggiamenti graziosi in contrapposizione al cupido che fa un gesto osceno.

Vennero fatti pochi tentativi di imitazione del mobilio greco: una sedia, un piedistallo (James Wyatt che lo combina insieme ad un vaso) e vasi greci (Wedgwood). Per comprendere meglio il ruolo dell’antichità nello sviluppo del neoclassicismo bisogna guardare alle stampe di Piranesi e agli scritti di Winckelmann.

a favore della tesi che Roma era superiore filogreco Piranesi era un sostenitore della tesi che l’architettura greca derivasse da quella egizia e che furono i romani a portarla al vertice di perfezione; Winckelmann, invece, faceva parte di coloro i quali sostenevano che l’architettura romana derivasse da quella greca, esempio massimo di perfezione.

Piranesi, da Venezia, si stabilì a Roma nel 1744, in un’epoca che riteneva le rovine un motivo decorativo con inciso il ricordo del “sic transit gloria mundi”, ovvero solo il ricordo della fugacità della gloria. Ben presto, però, Piranesi si accorse che quelle rovine erano il ricordo, ancora vivo, della magnificenza dell’antica Roma. Tanto era forte la sua immaginazione, che convinse i suoi temporanei e i suoi posteri a guardare l’architettura romana con i suoi occhi (Fuseli, “L’artista commosso dalla grandiosità delle rovine antiche”); altri, invece, rimasero delusi nel trovare le rovine romane meno grandiose di quanto Piranesi avesse descritto. Quest’ultimo scrisse un libro polemico, “Della magnificenza ed architettura de’ Romani” nel quale sosteneva che gli etruschi avevano portato la pittura, la scultura, l’architettura, la matematica e le arti tecniche ad una perfezione poi mantenuta dai romani, loro eredi naturali, e poi degradata dai greci. Inoltre, egli riteneva che gli architetti dovessero liberarsi dei ceppi della teoria accademica per creare un nuovo stile ispirato all’architettura romana (egli realizzò un libro con invenzioni originali, come facciate cariche di rilievi massicci, angolosi e profondamente intagliati). In quest’ottica, realizzò, per la sua tomba, un candelabro composto di frammenti antichi di marmo.

Quello che fece Piranesi per l’architettura romani, venne fatto per l’arte greca da Winckelmann. egli scrisse dal punto di vista di un esteta Insistette soprattutto nell’affermare che le statue antiche non sono semplicemente reliquie di una civiltà scomparsa, ma opere d’arte vive che posso avere interesse e valore, in quanto incarnano l’essenza dello spirito greco. Egli ha insegnato alla sua epoca a guardare con occhi nuovi non solo le statue e i vasi antichi, ma tutta quanta la civiltà greca. Winckelmann fu il primo ad applicare un metodo storico allo studio di queste opere; egli divide la storia dell’arte antica in quattro periodi, riconducibili, poi alla

storia dell’arte rinascimentale: 1. Lo stile primitivo o arcaico, avanti Fidia (pre Raffaello); 2. Quello sublime o grandioso, età di Fidia (Raffaello e Michelangelo); 3. Quello bello, da Prassitele a Lisippo (Correggio) e 4. Lo stile d’imitazione, fino al 476 (maestri successivi). La bellezza ideale si esprime, per Winckelmann, secondo il celebre principio di “nobile semplicità e quieta grandezza”, la ricetta della perfezione dell'arte classica.

Apollo del Belvedere, Leocare 350 a.C. ca Musei Vaticani “La sua altezza è superiore a quella dell’uomo e il suo atteggiamento rivela la sua divina grandezza. (…) in esso non c’è nulla di mortale, nulla che sia soggetto ai bisogni umani. Questo corpo, non segnato da alcuna vena, non mosso da alcun nervo, è animato da uno spirito celeste che fluisce come un dolce vapore in ogni sua parte. (…) Il suo sguardo altero, pieno della consapevolezza della sua forza, sembra sollevarsi al di sopra della sua vittoria e fissarsi nell’eternità. Lo sdegno sta sul suo sopracciglio e il suo occhio è pieno di gentilezza come quando le muse lo accarezzano. (…) i capelli accarezzati dal soffio dello Zefiro. (…) Di fronte a questo miracolo d’arte io dimentico l’intero universo. (…) Dall’ammirazione passo all’estasi, sento il mio petto dilatarsi e sollevarsi come se fossi colmo dello spirito profetico. Mai un’opera d’arte è stata descritta in termini come questi.

Laocoonte, Agesandro, Atanodoro e Polidoro

I secolo d.C. Musei vaticani Momento dell’azione e drammaticità

Omero viene rivalutato nel Settecento, simbolo di un mutamente profondo dell’atteggiamento nei confronti dell’antichità. illustrazioni: Arazzo di Gobelins (piume e svolazzi) Flaxman (stile arcaico, puro contorno) testo: Pope (amplia gli epiteti)

vs illustrazione dell’Iliade di

vs Cowper (ne accentua l’antichità)

Vennero poste sotto una nuova luce anche le tragedie di Eschilo. Inoltre, questo atteggiamento, portò alla più straordinaria contraffazione del secolo: “I Canti di Ossian”. L'opera di Macpherson fu pubblicata per la prima volta in modo anonimo nel 1760; in questo primo volume erano stati raccolti antichi canti gaelici da lui tradotti, attribuendoli ad un leggendario cantore bardo chiamato Ossian, subito ridefinito "l'Omero del Nord", cupo e tenebroso. Si tratta perciò di un abile falso letterario che rielabora antichi canti popolari, inserendoli in una struttura inedita ed inusuale. David: “Omero? Ossian? – Il sole? La luna?” Gli eroi di Omero sono spesso bugiardi o infantilmente petulanti, mentre quelli di Ossian si comportano con una composta nobiltà d’animo. I poemi di Ossian ci mostrano la poesia primitiva: semplice, rude, morale, razionale e non priva di sentimento. Questo atteggiamento viene ripreso nelle rappresentazioni neoclassiche dei temi omerici; i soggetti licenziosi vengono abbandonati.

David: Paride e Elena

Andromaca che piange Ettore morto

Achille alla pira di Patroclo, Fuseli Tutti gli elementi tipici del costume dell’epoca sono stati banditi dal disegno

Capitolo3. Winckelmann riteneva che solo la libertà avesse elevato l’arte alla sua perfezione. Però, quando guardiamo da vicino le opere d’arte e gli artisti, ci riesce difficile associare la rivoluzione artistica, con quella politica. È certo che alcuni degli artisti più progressisti furono politicamente indifferenti o reazionari. Ledoux, il quale aveva costruito gli edifici adibiti alla tassazione, fu messo in prigione durante la rivoluzione. Flaxman, che sembrava aver mostrato scarso interesse per la politica anche negli anni novanta, più tardi si pronunciò contro la rivoluzione e si rifiutò di incontrare David, perché le sue mani erano “macchiate al di là di ogni possibilità di purificazione”. David è stato definito “il perfetto artista politico”, ma, in realtà, i legami tra la sua arte e la politica sono molto meno immediati di quanto si pensi. Il Belisario è stato interpretato come una denuncia dei re in generale e di Luigi XVI in particolare. Il quadro attorno al quale è nata la maggior polemica è Il giuramento degli Orazi, il quale viene considerato il manifesto della rivoluzione. Tuttavia l’opera non rappresenta una scena della Roma repubblicana, anche perché non esistevano repubblicani in quegli anni. Gli Orazi giurano con fermezza assoluta di versare il loro sangue fino all’ultima goccia per la loro Patria (il che significava lealtà verso il re di Francia). Con questo dipinto, David espresse lo stato d’animo degli intellettuali francesi che come lui avrebbero finito per essere trascinati dall’onda della rivoluzione: patriottismo, fede nella ragione e nei diritti dell’uomo.

I littori portano a Bruto le salme dei figli, David che egli aveva condannato a morte 1788 Louvre Espulsione del tiranno, tema della Roma repubblicana; è una celebrazione del patriottismo stoico e del senso del dovere pubblico nella sua forma più austera. Solo emozioni, nessun riferimento politico, anche se veniva adorato dai giovani menscevichi alla viglia della rivoluzione russa.

Il giuramento della Pallacorda, David

incaricato dal club giacobino (Per la convocazione degli Stati generali) 1790 È questo il primo esempio documentato di opera politica Con il giuramento giurarono di non dividersi finché la Francia non avesse avuto una costituzione. Essi non intendevano compiere un gesto rivoluzionario, non volevano abbattere la monarchia, ma solo reclamare i loro diritti.

L’intervento delle Sabine, David

1799 Quest’opera sembra sia stata pensata come una perorazione per la pace e la riconciliazione. => Rifiuto del Terrore e dello spargimento di sangue

Il ritorno di Marco Sesto, Guérin 1799 Storia di un romano esiliato che torna in patria per ritrovare la sua famiglia e invece vi trova la moglie morta e la figlia devastata dal dolore. Allegoria della condizione degli émigres francesi

Ercole e Lica, Canova 1795-1802 Secondo i francesi, questo gruppo colossale rappresentava Ercole che buttava all’aria la monarchia. Canova nega questa interpretazione: egli voleva realizzare un monumento all’esercito austriaco, ma non venne esposto per la sua ambiguità (cosa inaccettabile per un’opera politica)

David seppe mantenere gli eroi della rivoluzione fuori dalle circostanze dell’epoca: dipingendo La morte di Marat e Bara morente, egli esalta coloro che muoiono per le proprie convinzioni, non i martiri della rivoluzione. Allo stesso modo, le incisioni e i quadri di Goya sopravvivono in quanto riesce a non incentrarli nella condizione spagnola, ma ne fa una questione “internazionale”. Nell’enciclopedia “Intéressant” afferma che un’opera d’arte deve il suo interesse al suo contenuto morale e sociale; nel caso di un’impurità nello stile, le arti possono anche corrompere. La Société populaire definì quadri controrivoluzionari non solo quelli di soggetto anti civico e immorale, ma anche quelli frivoli e insignificanti di ogni genere perché “possono alleviare la noia dei nostri lussuriosi sibariti”. Questa società convocò, nel 1793, Léopold Boilly e lo accusò di dipingere quadri di oscenità rivoltante per la morale repubblicana. Gli effetti di queste nozioni si vedono nel programma ufficiale del mecenatismo: si dava grande importanza alla formazione intellettuale degli artisti e la realizzazione di quadri di storia animati da un serio intento morale. Gli artisti, fino a metà del ‘700, dovevano celebrare con le loro opere le virtù connesse con la monarchia:...


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