Riassunto Storia DELL\' India DI Wolpert PDF

Title Riassunto Storia DELL\' India DI Wolpert
Author Giulia Provasi
Course Indologia
Institution Università degli Studi di Milano
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RIASSUNTO...


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Stanley Wolpert

STORIA DELL’INDIA Dalle origini della cultura dell’Indo alla storia di oggi I

L’ECOSISTEMA

L’India prende il nome dal fiume Indo (Sindhu), sulle cui rive fertili fiorì più di quattromila anni fa una grande civiltà urbana  s sviluppò nell’Asia meridionale e si mantenne intatta lungo l’arco di quattro millenni: insieme con le civiltà dell’Occidente e della Cina rientra nel novero delle più brillanti culture mondiali. L’India accede l’immaginazione di popoli lontani, come gli invasori provenienti o dalla Macedonia o dall’Asia centrale. Più recentemente, altre invasioni, suscitate dal sacro zelo dell’Islam o del cristianesimo o mosse dalla prospettiva di crescita di potere commerciale o politico, hanno portato ondate sempre nuove di migrazione verso l’Asia meridionale. Ciascuna invasione ha innestato qualcosa di nuovo nella smisurata popolazione indiana arricchendo in complessità anche i suoi modelli culturali  molto di quello che faceva parte dell’antica civiltà indiana in senso stretto è sopravvissuto in una forma chiaramente riconoscibile. Le grandi tradizione della civiltà indiana si sono diffuse, attraverso le varie epoche, in quel subcontinente dove erano nate, traendo il sostentamento da innumerevoli tradizioni locali, sopravvivendo alle umiliazioni e restando immutate nella sostanza. Bisogna cominciare dove la civiltà indiana è nata, nell’ecosistema dell’Asia meridionale. Il subcontinente indiano si estende dal Hindu Kush a occidente fino ai monti della Birmania a oriente, e dall’Himalaya a settentrione verso sud fino all’Oceano Indiano, giungendo a coprire un’area di circa quattro milioni e mezzo di chilometri quadrati. Vi troviamo ogni genere di tipografia, clima e formazione geologica: dalle lande desertiche sotto il livello del mare alle montagne più alte del mondo, da territori perennemente aridi a zone tra le più piovose della terra. Punto di vista geografico: possiamo dividere il subcontinente in tre aree orizzontali: 1. 2. 3.

La fascia montuosa settentrionale; Le pianure indo-gangetiche: prodotti alluvionali della prima; Massiccio peninsulare a sud, che forse un tempo faceva parte dell’Africa.

A nord le montagne sono state scudo naturale contro gli invasori e proteggendo il subcontinente dal gelo. La punta più meridionale dell’India, grazie al riparo a settentrione, mantiene un clima subtropicale per tutto l’anno. Il calore è un dato predominante nell’ecosistema indiano: troviamo sole e fuoco divinizzati dall’induismo ancora ai nostri giorni. Non si può trascurare il fattore snervante del calore se si esamina la produttività dell’India. Forse a causa del calore, nella vita degli indiani l’acqua ha sempre giocato un ruolo sacrale. Le acque del bacino fluviale dell’Indo divennero la culla della cultura dell’india settentrionale, così pure le valli alluvionali del Panjab e del Sind, il cui fango è portato dai torrenti che sono dono perenne dei ghiacci e delle nevi dell’Himalaya. Le tracce più antiche di insediamenti umani nell’Asia meridionale sono schegge di pietra che si trovano sparse lungo la valle del fiume Soan. Attrezzi, o armi primitivi sono l’unica traccia dell’uomo paleolitico nell’India settentrionale. Stanno a indicare che in un certo momento durante il secondo periodo interglaciale (tra quattrocentomila e duecentomila anni fa) esseri umani passarono in Asia meridionale da nord-ovest attraverso il Hindu Kush, o forse valicarono direttamente gli alti passi dell’Himalaya dai loro originari insediamenti dell’Asia centrale o orientale, dove sono stati portati alla luce resti di scheletri umani del Paleolitico, come pure attrezzi di scheggia. Fiume Indo: alimentato dai ghiacciai del Tibet meridionale, l’Indo scorre per millecinquecento chilometri verso nord-est, attraverso il Kashmir prima di puntare bruscamente a sud, fino a ricevere le acque del fiume Kabul, provenienti dall’Afghanistan. Entrambi i fiumi si riuniscono nella regione del Gandhara. Yamuna-Ganga e Brahmaputra: altri due grandi sistemi fluviali dell’india settentrionale, traggono origine dagli stessi ghiacciai del Tibet, a poca distanza dall’Indo da far supporre che appartenessero un tempo al medesimo immenso bacino lacustre, la cui tranquillità e unità, risalente a tempo preistorici, venne squassata dalla forza dirompente e titanica che fece seguito alla nascita dell’Himalaya, cosicché le sue acque si dispersero in varie direzioni. Questo antico dislocamento delle acque, oggi si riflette, dal punto di vista politico, nella triplice suddivisione del subcontinente in Pakistan, India e Bangladesh. Le tre nazioni debbono la loro sussistenza rispettivamente all’Indo, alla Ganga-Yamuna e al Brahmaputra. Gli indiani onorano da sempre la madre Ganga come una dea e vi sono molte città sacre, come Allahabad e Benares che fiancheggiano il corso del fiume Ganga, che scorre verso oriente per quasi duemilacinquecento chilometri fino al Golfo del Bengala. Nel Bengala la Ganga forma il suo delta incontrando il “Figlio di Brahma” (Brahmaputra), il cui corso di oltre millecinquecento chilometri, iniziato nei monti Ladakh, termina dopo aver compiuto una virata brusca all’indietro ed essersi aperto la

strada a sud passando tra il Bhutan e la Birmania verso la Terra del Bengala (Bangladesh). A sud delle alte e giovani catene settentrionali e delle pianure che ne costituiscono il prodotto alluvionale si estendono le terre desertiche (Rajasthan) e le brulle catene dei Vindhya e dei Satpura, che sono parte dell’antica struttura rocciosa dell’India centrale. Questa fascia di montagne al di sotto del Tropico del Cancro ha sempre costituito ima barriera naturale contro la facilità di

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comunicazione fra India settentrionale e meridionale e ha favorito, durante quasi tutta la storia indiana, lo sviluppo di culture virtualmente indipendenti. L’altopiano del Deccan si stende sotto la catena montuosa dei Satpura, e pende verso est, costringendo tutti i maggiori fiumi dell’India meridionali. L’altopiano del Deccan si stende sotto la catena montuosa dei Satpura, e pende verso est, costringendo tutti i maggiori fiumi dell’India meridionale a sfociare nel Golfo del Bengala. L’altopiano del Deccan è quindi per lo più costituito da una zona di terre erose aride e desertiche come la regione sud-occidentale degli Stati Uniti. Il basso litorale costiero dell’India occidentale è più simile a un’umida foresta tropicale. L’india settentrionale ha a disposizione i fiumi alimentati dalle nevi perenni, quella meridionale ha dovuto sempre dipendere, come risorsa idrica, dalle piogge. Ancora oggi i contadini dell’india meridionale accolgono con danze rituali e un’adorazione estatica l’arrivo del monsone. Gli stessi venti che ogni anno recano all’India meridionale il ristoro delle piogge portarono i primi uomini nella penisola indiana, via mare, dall’Africa orientale. Qui non abbiamo ancora reperti ossei, ma solo litici, a informarci della presenza dell’uomo nell’India meridionale in età paleolitica: si tratta di utensili costituiti da nuclei di pietra lavorata, piuttosto che da schegge. Asce primitive sono state trovate in tutto il Deccan occidentale, centrale e orientale, ma la maggior parte di questi primi ritrovamenti è stata fatta nella zona di Madras, sulla costa orientale della penisola. Le tecniche adottate e i prodotti finali di quest’ultima sono pressoché identici ai reperti del Sudafrica e dell’Europa meridionale. Nel primo e più lungo periodo della storia dell’India abbiamo almeno due lontane e distinte zone di insediamento umano e di sviluppo culturale dell’Asia meridionale. Sappiamo che il dravidico, famiglia linguistica che domina nell’India meridionale, è un linguaggio omogeneo, distinto dall’indoeuropeo e dall’indoario dell’India settentrionale. Vi sono anche altre famiglie linguistiche rappresentate nell’Asia meridionale, tra cui la sino-tibetana e la tibeto-birmana al nord, e una congerie di linguaggi primitivi parlati da isolate tribù montane, come la lingua munda. Dal punto di vista storico possiamo datare con una certa sicurezza solo l’arrivo degli indoeuropei, che è relativamente recente. Manca a tutt’oggi una grammatica proto-dravidica. Non abbiamo modo di fissare con precisione l’arrivo in terra indiana delle popolazioni parlanti le lingue dravidiche. La civiltà dravidica si colloca cronologicamente prima dell’avvento degli arii settentrionali, i quali solo in seguito conquistarono e imposero la loro più tarda civilizzazione sui popoli dell’India peninsulare. Una seconda grande ondata di migrazioni dall’Africa orientale o dall’Europa meridionale verso l’Asia meridionale sembra essersi verificata durante l’era mesolitica, a partire da circa trentamila anni avanti Cristo, dopo la definitiva recessione dei ghiacci che per tanto tempo avevano paralizzato il progresso dell’uomo. Sono stati trovati numerosi microliti sparsi sulla superficie del Deccan e, più a nord, nell’India centrale fino al Punjab. Queste minuscole armi di pietra, chiamate attrezzi pigmei, somigliano in modo inequivocabile a quelle ritrovate in Francia, Inghilterra e Africa orientale da far pensare che venissero portate nell’India meridionale da popolazioni dedite alla caccia e alla raccolta di cibo: popolazioni differenti dai pionieri del Paleolitico che provenivano dall’Asia meridionale. Recenti scoperte avvenute nella valle del fiume Narmada, che scorre nell’India centrale attraverso le catene dei Vindhya e dei Satpura, sembrano indicare nello sviluppo delle popolazioni di questa regione una linea evolutiva che va dal Paleolitico al Neolitico. Le vicine popolazioni della Mesopotamia, dell’Egitto e della Persia, effettuarono fra il nono e il quinto, millennio a.C. il passaggio dalla primitiva caccia e raccolta di cibo alla coltivazione del suolo  si tratta del passaggio che segna l’inizio del Neolitico e l’avvento della civiltà. La rivoluzione neolitica nell’Asia meridionale sembra essere avvenuta solo dopo il 4000 a.C., che è poi la data approssimativa dei primi insediamenti neolitici rinvenuti presso le lontane colline del Belucistan, non molto distanti dalla frontiera nord-occidentale. Dal punto di vista ecologico, le zone dell’Asia meridionale poste sul confine indo-iranico possono essere considerate un’unica regione che si sostenta con grande fatica per mezzo di un’economia basata sullo sfruttamento del terreno semiarido e sulla pastorizia. Questa regione ha conosciuto da sempre un’agricoltura arida e la pratica della transumanza; la grande quantità di villaggi e colture rispecchia con ogni probabilità un numero piuttosto ristretto di occupanti seminomadi. Gli abitanti dei villaggi del Belucistan costruirono le loro case con mattoni di fango, usarono utensili di pietra e di osso, e pare abbiano addomesticato pecore, capre e buoi. Nelle località più antiche non sono stati scoperti né oggetti di metallo né vasellame; vasi fatti di argilla rosso-giallastra appartengono a tempi recenziori. Un certo numero di siti nella valle del fiume Zhob testimoniano la presenza di insediamenti antichissimi nelle zone di frontiera dell’Asia meridionale. Le statuette di dee madri venute alla luce durante gli scavi suggeriscono, per quanto non siano databili con precisione, che la forma di venerazione oggi più popolare dell’India sia anche la più antica dorma di culto. Nella valle dello Zhob sono state portate alla luce statuette di terracotta raffiguranti il toro indiano: il toro sarà più tardi, nell’induismo, intimamente connesso con il culto di Shiva e verrà divinizzato come Nandin, celeste cavalcatura del dio. Per di più, si sono trovati un po’ dappertutto in questa regione dei simboli fallici in pietra, che dovrebbero appartenere a un antico culto della fertilità simile a quello che, in tempi più recenti, verrà associato a Shiva, la cui immagine più rappresentativa è appunto il fallo di pietra. Nel Belucistan meridionale, sono stati rinvenuti altri siti di antichi villaggi, i cui resti vengono di solito attribuiti alla cultura di Kulli. I vasellame a fondo chiaro o camoscio, modellato a mano, che la contraddistingue, ricorda quello delle confinanti zone occidentali: la pratica funeraria preferita da questa cultura sembra essere stata la cremazione, che in seguito diverrà la forma più diffusa in India. In questi siti è stato portato alla luce un gran numero di statuette in argilla raffiguranti dee e piccoli tori. La piana della valle dell’Indo è, dal punto di vista ecologico, simile a quello del Nilo e del Tigri-Eufrate, che sono la culla della civiltà neolitica. Regione semiarida, non richiedeva utensili di ferro per approntare il terreno in vista di un insediamento; gli abbondanti apporti di fango alluvionale n e costituiscono il fertilizzante naturale. Le foreste a galleria sulle rive dell’Indo erano sufficienti a fornire legname per la cottura dei mattoni usati per la costruzione, e periodica ricostruzione, delle città della valle dell’Indo. La tigre e il rinoceronte, fauna naturale dei territori rivieraschi a erbe alte e a foresta, essendo animali assai grandi che destavano più problemi nella zona, vennero a poco a poco scacciati o sterminati dagli agricoltori e dai pastori. La grande civiltà urbana dell’Indo è stata probabilmente preceduta da un periodo di cultura di villaggio: il primo di questi villaggi a poco più di un chilometro dall’Indo nella pianura appena sopra il livello di piena. È impossibile stabilire quanto tempo abbiano impiegato gli abitanti del villaggio a sviluppare la possibilità di approvvigionamenti di grano e orzo, nonché le capacità necessarie e

sufficienti a compiere quel salto prodigiosa dalla cultura di villaggio alla civiltà urbana. A partire dalle primitive fosse, dove vi sono stati rinvenuti sepolti vasellame modellato a mano e anfore da immagazzinamento, la località ha restituito alcune ceramiche a fondo chiaro più tarde, ornate di complicati disegni geometrici e costruite al tornio, nonché frammenti di rame e bronzo. Le costruzioni di mattoni di fango, appartenenti alle ultime fasi di questa cultura di villaggio, vengono

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associate a vasellame e finemente dipinto con raffigurazioni del toro indiano e di altri animali domestici. Molti altri insediamenti di questo tipo sono stati trovati a uguale distanza dal fiume. Il Rajasthan, regione deserti a oriente della valle dell’Indo, può avere goduto, fra i quattro e cinquemila anni fa, delle stesse condizioni ambientali del Sind, quando il corso del fiume Sarasvati, oggi asciutto, scorreva verso il Mare Arabico attraverso i suoi lunghi e aridi banchi di sabbia. Nemché non si conoscano con sicurezza le cause che hanno determinato il cambiamento di corso e il disseccamento della Sarasvati, gli indizi di un’arcaica vita comunitaria dimostrano che il Rajasthan faceva parte, insieme col Gujarat, di un sistema ecologico omogeneo: il suo cuore era costituito dal Sind e dal Pangab, una regione particolarmente felice per lo sviluppo e la rapida crescita del neolitico, nonché facilmente conquistabile dagli utensili e dalle armi di rame, bronzo e pietra, appartenenti alla più antica civiltà indiana. A oriente del deserto del Rajasthan faceva parte, insieme col Gujarat, di un sistema ecologico omogeneo: il suo cuore era costituito dal Sind e dal Panjab, una regione particolarmente felice per lo sviluppo e la rapida crescita del neolitico, nonché facilmente conquistabile dagli utensili e dalle armi di rame, bronzo e pietra, appartenenti alla più antica civiltà indiana. A oriente del deserto del Rajasthan le impenetrabili foreste di alberi sal della piana della Yamuna-Ganga, alimentate dai monsoni costituiscono una barriera contro l’insediamento dell’uomo. Gli aratri di ferro trainati da buoi riusciranno ad averne ragione solo molto più tardi, dopo il 1000 a.C. la regione del Doab, situata tra la Yamuna e la Ganga, non ha conservato traccia di insediamenti umani anteriori al periodo ario  le sue giunge erano così fitte e paurose da non permettere una penetrazione regolare dell’umo in epoca neolitica. Il ritrovamento, nel sottosuolo, di vasellame rosso e ocra testimonia l’esistenza di migrazioni delle antiche popolazioni tribali che vivevano in quella regione, mal e notevoli quantità di manufatti di ceramica grigia dipinta, che furono dissotterrate a Hastinapura ( potrebbe essere stata la prima grande città dell’occupazione aria in India), presso Delhi, non possono essere datate prima del 1000 a.C. Nel Bengala e nell’Assam è possibile coltivare il riso ottenendo addirittura due o tre raccolti annui. Grano, orzo, miglio costituiscono il grosso dei raccolti nella piana gangetica occidentale e, a nord, nel Panjab. La canna da zucchero cresce in entrambe le zone e costituisce la coltivazione più diffusa e più importante dell’India. La regione, che storicamente ha subito un relativo isolamento, il Bengala o Bangladesh, è costituita dall’aggregato più ampio del mondo di terre percorse dalle ramificazioni di un delta, e doveva essere ancora ricoperta da foreste di alberi sal al tempo in cui fiorì la grande civiltà urbana dell’Indo, più di quattromila anni or sono.

II

LA CULTURA DELL’INDO (2500-1600 a.C. circa)

I lavori di scavo avviati nel 1921 ad Harappa e a Mohenjo-daro (1922) hanno permesso di anticipare le radici della civiltà urbana in India almeno mille anni prima dell’invasione degli arii. I dasa, schiavi, dalla pelle scura rispetto a quella degli invasori si sono rivelati ben più progrediti di quanto si pensasse, tanto più che gli arii li superavano solo per un migliore equipaggiamento militare e per l’utilizzo di cavalli imbrigliati. Già Cunnigham negli anni 50 dell’800 visitò il sito a più riprese rinvenendo dei sigilli e altri stran oggetti. La datazione al carbonio ha stabilito che tra il 2300 e il 1750 a.C. questa grande città si sviluppò sopra massicci bastioni di mattoni spessi alla base dodici metri. Le grandi mura di Harappa protessero al città. La cittadella era simile per orientamento e dimensioni a quella di Mohenjo-daro. A nord della città di Harappa, lungo il fiume, sono stati identificati parecchi granai  erano costruiti su due file e dotati di condotti di ventilazione e forse sono stati costruiti per conservare provviste di grano e orzo a disposizione degli abitanti oppure per immagazzinare derrate da spedire per via fluviale o prodotti giunti da Mohenjo-daro o dalla lontana Sumer. Forse la città era governata da un re-sacerdote venerato come incarnazione di un dio, come forse ci indica una statuetta rinvenuta a Mohenjo-daro con occhi allungati, labbra carnose e volto impassibile ornato di barba che riflettono imperturbabilità e potere quasi soprannaturali. Testa e braccia sono ornate di gioielli e la tunica è ornata con un trifoglio. Tra i granai e la cittadella di Harappa vi sono quartieri operai con baracche dotate di fognatura. Non sono stati trovati documenti che nominino re-sacerdoti o alcuni burocrati suoi assistenti: possiamo solo presumere che essi abbiano posseduto l’abilità necessaria a proteggere i loro sudditi dalle piene dei fiumi e dalle belve. Grazie ai sigilli sappiamo che la popolazione della civiltà dell’Indo possedeva una scrittura. Mohenjo-daro: c’erano almeno dieci città costruite con conservatorismo una sopra all’latra durante un periodo di parecchi secoli. Sappiamo che la cittadella fortificata conteneva molti imponenti edifici. Non si è ancora trovato un tempio o un centro adibito al culto, ma forse perché non si è ancora scavato nel luogo giusto poiché vi sorge uno stupa buddhista. A ovest del bagno si è ritrovato un granaio e forse quello che potrebbe essere stato un palazzo reale. Sotto le mura della cittadella si estendeva la città più modesta, destinata alla popolazione. La città era divisa in isolati più grandi, che tenevano forse separati uno dall’latro i vari raggruppamenti di popolazione a seconda del lavoro esercitato o dell’affinità familiare, proprio come nelle successive città indiane le diverse caste dovevano risiedere ciascuna nel proprio quartiere. Alcuni isolati contenevano abitazioni spaziose, le cui solide fondamenta di mattoni stanno a indicare strutture a più piani. La vita familiare si svolgeva in cortili interni che garantivano l’intimità. I canali di scolo coperti da mattoni, sia dentro le singole case sia per le strade, si ...


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