Storia dell estetica PDF

Title Storia dell estetica
Author Lara Trifoni
Course Storia dell’estetica
Institution Università degli Studi Guglielmo Marconi
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Storia dell’estetica Mod. 1: Genesi ed evoluzione dell’estetica. Il termine deriva dalla parola greca aesthesis intesa come “sensazione” e si riferisce in particolare alla dimensione tattile, cinestetica e termica. Il primo ad usare tale termine fu Baumgarten che lo utilizzò in riferimento ad un nuovo campo di indagine in un suo trattato del 1750, Aesthetica. Nonostante gli oggetti di indagine dell’estetica siano presenti nella riflessione filosofica fin dal pensiero greco, essa è una disciplina relativamente moderna e quindi è possibile affermare che la disciplina ha poco più di 2 secoli e mezzo, ma allo stesso tempo che ha almeno 2500 anni. Da sottolineare come ancora oggi l’estetica sia una disciplina filosofica non troppo conosciuta, infatti oggi al termine si associa comunemente il concetto di trattamento estetico o al limite il bello delle opere d’arte. La nascita dell’estetica moderna costituirà una rottura con il tipo di riflessione sul “bello” di impianto metafisico, in quanto in prima istanza s i occuperà della modalità conoscitiva del bello, con caratteristiche proprie e non tanto cosa sia bello o meno; in tal senso l’estetica non è dunque (almeno nel XVIII secolo) una filosofia dell’arte. La trattazione sulla disciplina verrà trattata secondo una divisione in periodi temporali che corrispondono a differenti concezioni dell’estetica e sono: -‘700: con Baumgarten, Vico, Burke, Batteaux e gli enciclopedisti francesi. Si punterà ad una connessione tra produzione teorica e movimento culturale illuminista, proponendo una distinzione tra arti intese come prodotto di un’attività tecnico-pratica e arti belle, classificando e nominando una serie di pratiche artigianali fino ad ora tramandate tramite l’apprendimento in bottega. Inoltre verrà presa in considerazione la Fisiognomica di Lavater che permetterà di svincolarsi dalla concezione teologicametafisica e prende il motivo classico della filosofia tedesca (kaloskagatos= bello e buono, ossia la connessione tra l’aspetto estetico ed il carattere: es. chi è bello è anche buono). Verranno approfondite le concezioni kantiane dell’esperienza estetica; -‘800: con Jacobi, Novalis, i fratelli Schlegel e Schelling quali principali esponenti della Romantik tedesca la quale teorizzerà una forma di estetizzazione dell’esperienza in cui l’arte assume un ruolo di primo piano. In filosofia l’idealismo concepisce invece l’arte come una fase determinata del cammino dello Spirito che poi dovrà essere superata. Verrà approfondito il capolavoro filosofico di Hegel dedicato all’estetica avviando la riflessione estetica verso una filosofia dell’arte. -‘900: con Freud, Nietzsche, Wittgenstein, Croce e Heidegger, forte sarà l’influenza della seconda guerra mondiale e delle sue atrocità e si tratterà poi la concezione di estetica in campo contemporaneo passando dalla fenomenologia all’ermeneutica, dall’esistenzialismo alle scienza estetica. L’approfondimento è rivolto all’analisi estetica di Wittgenstein e la svolta linguistica in cui acquisirà importanza anche la tecnica e di come questa incida sull’arte e le neuroscienze. Un corso di filosofia non costituisce una semplice osservazione neutra, ma dà un’interpretazione preliminare che ne determina il percorso. Questa è una ricerca condotta dalla docente Importante contributo viene dato da Garroni (1924-2005), docente dell’università della Sapienza, per il quale l’estetica non è una disciplina speciale con un proprio oggetto determinato, ma piuttosto essa si occupa di una modalità di fare esperienza dell’opera d’arte attraverso un profondo lavoro di ricerca ed impone un pensiero critico . Il filosofo è quindi immerso nell’esperienza e prova a trovare delle dimensioni di senso. É necessario, nel fare ricerca, esplicitare la prospettiva ermeneutica adottata -la capacità di ricostruire le interpretazioni da cui dipende la ricostruzione di un pensiero

-il rapporto diretto con i testi ossia la bibliografia primaria di cui è necessario avere anche una conoscenza di prima mano, non solo mediata dai saggi critici o ancor peggio da sintesi manualistiche.

La nascita dell’estetica Estetica razionale di Baumgarten B. è un esponente del razionalismo tedesco (corrente filosofica basata sull’assunto che la Ragione umana può in principio essere la fonte di ogni conoscenza) e propose una serie di definizioni di ciò che è per lui l’Estetica, come punto di partenza per l’indagine e sono: -theoria liberalium artium= teoria delle arti liberali -gnoseologia inferior= gnoseologia inferiore (=disciplina che si occupa della conoscenza) riferendosi ad un’arte dell’analogo della ragione -ars pulchre cogitandi: arte del bel pensare -ars analogi rationis= arte dell’analogo della ragione Il filosofo Maurizio Ferraris nel 1997 pubblica un saggio Estetica Rationale proponendo un’interpretazione del pensiero di B. definendo la sua estetica come razionale in quanto si occupa di una facoltà conoscitiva specifica legata alla sensibilità. La vocazione gnoseologica dell’estetica di B. la avvicina alla logica sebbene abbia una certa autonomia e mira ad una perfezione della conoscenza sensibile. Ferraris sottolinea inoltre come l’impostazione di B. derivi direttamente dalla classificazione delle modalità conoscitive di Leibniz che distingue: - conoscenza oscura; - conoscenza chiara (evidente) che può essere o meno distinta. B ricorda come nel chiaro non distinto possiamo individuare l’operato degli artisti che, pur sapendo riconoscere il bello, non sanno su quali basi. Secondo Ferraris B. si ispira anche alla filosofia aristotelica coniugando la trattazione gnoseologica del De Anima con quelle di Retorica e Poetica.

Estetica e logica poetica in Vico Secondo Croce anche Vico può essere considerato uno degli iniziatori dell’estetica. Vico si concentrerà innanzitutto sull’impianto genetico volto all’individuazione dell’origine dei fenomeni nella convinzione che essa si identifichi con la loro natura. Un altro elemento importante è la centralità della questione delle facoltà umane e del loro funzionamento, quindi cosa rende possibile produrre un’opera d’arte. La riflessione estetica di V. (1668-1744) viene elaborata nella sua opera Principi di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni dove egli evidenzia come gli esseri umani delle origini siano POETI, ma non per ispirazione, bensì a causa dell’insufficiente sviluppo delle loro facoltà razionali: homo non intelligendo fit omnia ossia l’uomo non potendo comprendere, crea ogni cosa. Nella sua opera abbiamo una sezione all’interno della “Sapienza poetica” che si intitola “Logica poetica” [si tratta in un certo senso di un ossimoro (=accostamento di due parole con senso contrario), in quanto la logica è per sua natura opposta alla poesia]. Qui V. si interroga su come gli esseri umani delle origini diano significato, senso e nomi a tutto ciò che li circonda e quindi come essi si creino delle strutture simboliche su cui poi si poggeranno le strutture sociali, politiche ecc., perciò l’espressione “logica poetica” viene utilizzata per fare riferimento ad una specifica

modalità di organizzazione e concettualizzazione dell’esperienza umana che è appunto poetica, connessa al sentimento, all’immaginazione e all’utilizzo necessario di figure retoriche quali: - la metafora sostituzione di un termine proprio con uno figurato; -la metonimia usare un termine in un significato diverso da quello usuale “bere un bicchiere”; - la sineddoche: sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una qualche relazione, es. si nomina il tutto per la parte, il singolare per il plurale ecc. V. usa tali figure per fare una prima categorizzazione dell’esperienza, tuttavia tali figure non vengono usate con un preciso intento retorico, ma vengono utilizzate in modo spontaneo in quanto gli esseri umani delle origini non erano ancora in grado di effettuare procedimenti razionali. Ne risulta che per V. i tropi (=trasposizioni di significato) sono i dispositivi simbolici all’origine delle prima lingue umane. Ancora nella Scienza Nuova V. propone una parte dedicata alla “discoverta del vero Omero” dove afferma che Omero appunto, non è una figura storica realmente esistita, ma un universale fantastico dei poeti greci delle origini, risulta quindi essere quella produzione che nella fase in cui l’essere umano non è ancora in grado di produrre degli universali astratti frutto della ragione, usa delle figure dell’immaginazione con caratteristiche universali: Omero è quindi un modello esemplare di quell’espressione poetica necessaria, tipica della prima epoca dell’umanità.

L’indagine genetica dell’estetica di Burke B. (1729-1797) è un filosofo inglese autore della Ricerca filosofica sull’origine delle nostre idee di sublime e di bello. Il suo pensiero è associato a 2 stereotipi storiografici: -il carattere pre-romantico di alcune sue affermazioni di poetica ad esempio la predilezione per la poesia di Milton dal carattere sentimentale; -l’adesione ad una gnoseologia di tipo empirista che ne fa un allievo di Locke da cui trae alcuni elementi della classificazione delle idee; La sua opera adotta un’impostazione genetica tipica del pensiero settecentesco volta ad evidenziare cosa c’è all’origine di ogni esperienza estetica basandosi sugli elementi comuni. La stessa idea di origine usata da B. può essere connessa al concetto di natura in quanto secondo lui spiegare la genesi dei concetti di bello e sublime significa indagare le caratteristiche costitutive della natura umana. In tal senso non si tratta di individuare le regole che determinano l’operare artistico (operazione che B. considera impossibile) ma di far emergere le condizioni generali alla base del gusto; la natura umana viene quindi pensata a partire dall’esperienza e da ciò che la determina, dove l’indeterminatezza e la dimensione sentimentale assumono un ruolo fondamentale che B. connette all’uso poetico del linguaggio. In tal senso B. critica Locke che classifica le idee in: -semplici, -di sostanza; - composte, costituite queste ultime dall’associazione di più idee che implicando un passaggio in cui ogni idea doveva essere scomposta e poi ricomposta per essere poi usata. Secondo B. tale procedimento non era necessario in quanto l’associazione di idee dipende dal sentimento suscitato da un tipo di rappresentazione che non si serve di immagini e che per tale ragione era particolarmente efficace sul piano delle passioni e della compassione. In definitiva non era necessario il

procedimento di scomposizione e ricomposizione per poter usare un termine, poiché il linguaggio evoca sentimenti in maniera destinata a rimanere oscura, almeno in parte, proprio per indicare il carattere non completamente padroneggiabile della natura umana.

Classificazione delle arti e concetto di natura in Batteaux Anche lui è associato a 2 stereotipi storiografici dove il primo lo vede come un classicista, mentre il secondo considera un suo merito la classificazione che egli propone delle varie arti secondo un principio unificante, ossia quello dell’imitazione della natura. Batteaux (1713-1780) è un filosofo francese autore del saggio Le belle arti ricondotte a un unico principio dove egli introduce appunto una classificazione basata sui diversi tipi di arte a partire da un principio unificatore ovvero quello dell’imitazione ponendo le basi per ciò che si svilupperà in filosofia dell’arte che egli distingue in: - arti meccaniche, legate ai bisogni; - arti belle legate invece al piacere; - arti intermedie che fanno riferimento a tutte e due quelle citate. Perciò le arti sono connesse alla natura in quanto questa contiene piaceri e bisogni concepiti come originariamente uniti e compresenti nel gusto . Tuttavia la natura non è intesa come un’entità metafisica astratta, ma piuttosto come qualcosa che l’esperienza estetica avrà il compito di esprimere; in tal senso nella classificazione originaria fornita da B. l’imitazione era apparsa come principio unificatore che viene riformulato e non si tratta più di imitare la natura, bensì di esprimerla portando alla luce i molteplici aspetti al principio celati. La classificazione viene connessa alla distinzione tra: - parola - tono delle voce; - gesto gli ultimi due sono considerati più vicini alla natura, dunque le arti ad essi connessi come la musica, la danza e la pittura hanno il privilegio di rappresentare una specie di dizionario della natura. La poesia invece, che si serve appunto del linguaggio e dunque di un sistema di segni convenzionali, si radica nell’uso ordinario della lingua e mantiene essa stessa una connessione stretta con la natura intesa come esperienza in genere. Secondo questa concezione le arti sono dunque momenti particolarmente rilevanti in cui è possibile far emergere una condizione di sensatezza dove l’essere umano sperimenta il proprio essere immerso nell’esperienza.

Evoluzione storica dell’arte Il concetto di technè e l’arte classica greca. Originariamente la parola estetica con era connessa a quella di arte, infatti i greci antichi non avevano un termine specifico per riferirsi alle pratiche artistiche. Il termine techne, che veniva utilizzato in riferimento a pratiche analoghe all’arte, aveva in realtà un significato più generale, ossia quello di mestiere o di attività tecnica specializzata; in tal senso rientrava sotto tale termine sia l’attività del falegname che quella del chirurgo. Ancora in modo più generale la parola techne indica la modalità del fare e se prendiamo in considerazione Platone e Aristotele vediamo inoltre emergere una tensione tra la dimensione puramente pratica (=empiria) e quella scientifica (=episteme).

Tuttavia per cogliere meglio la connessione tra techne e estetica in senso artistico nella filosofia greca, dobbiamo confrontarsi con i termini “imitazione” (=mimesis) e “natura” (=fiusis); arte e natura sono infatti legate da un rapporto di imitazione poiché l’arte nasce come imitazione della natura, tenendo in considerazione che pittura e disegno venivano considerate arti inferiori rispetto per es. alla falegnameria in quanto quest’ultima offriva un modello tridimensionale della natura e quindi più vicino all’originale della natura. Importante evidenziare come in Aristotele la natura abbia un primato ontologico (ontologia= parte della filosofia che studia l’Essere in generale o meglio lo studio dell’essere in quanto tale) rispetto all’arte che invece la imita; Aristotele propone nella “Fisica” la teoria delle quattro cause: materia, forma, causa efficiente e fine; attraverso questa teoria A. riconosce che l’arte con le sue rappresentazioni ci aiuta a pensare la natura ed imitando il proprio modello naturale l’arte può anche divenire capace di perfezionarla.

L’ars latina E’ interessante prima di tutto notare come il termine latino ARS si accompagni sempre ad una specificazione attraverso aggettivi che spesso vengono anche posti in opposizione. Con Cicerone si parla di: -arti liberali (o anche arti nobili): hanno un obiettivo esclusivamente intellettuale e quindi si rifanno alla dimensione del sapere; solo l’uomo libero e con un preciso status sociale ha accesso a queste arti. Nell’età latina fanno parte di queste arti: la grammatica, la retorica, la matematica e la musica ma quest’ultima solo perché ritenuta dipendente dalla matematica; tali discipline costituiranno poi la base dell’educazione cristiana. Nell’età medievale le arti liberali verranno suddivise in arti del TRIVIO ( geometria, musica ed astronomia) e arti del QUADRIVIO (retorica, grammatica, dialettica ed aritmetica). -arti meccaniche (o anche arti servili): si riferiscono alla dimensione del fare, quindi quelle puramente manuali; tali arti erano riservate agli schiavi o venivano retribuite attraverso un salario. Di queste arti fanno parte anche la pittura e la scultura.

Dalle arti alle “belle arti” Nel Rinascimento assisteremo ad una sorta di riscatto da parte degli artigiani riguardo appunto il loro lavoro. Essi rifiuteranno infatti il loro status di artigiani inteso come artefici che si servono soltanto delle mani e non dell’intelletto rivendicando quindi per le loro pratiche un valore conoscitivo e creativo. Grazie a tale rivendicazione l’artista verrà integrato nella cultura umanistica che riconosce nell’operato dell’artigiano una dimensione teorica che si fonda su regole scientifiche. Tuttavia l’emanciparsi dal ruolo inferiore di artigiano ha però come prezzo quello di porlo al servizio dei potentati dell’epoca che verso di esso hanno la funzione di mecenati. La legittimazione della pittura e delle arti manuali dipenderà anche dal passaggio da un modello induttivo ad uno deduttivo dove appunto l’opera d’arte parte dalla creazione di un’immagine interna all’artista, un’idea personale che verrà poi riprodotta materialmente. Anche in Germania con il termine KUNST (=arte) si farà riferimento ad un nuovo statuto dell’artista; Durer (pittore, matematico e incisore) userà il termine Kunst sia per indicare l’attività intellettuale che per un’attività che integra la sfera teorica con quella pratica. La filosofia contribuirà alla legittimazione dell’artista attraverso una riconcettualizzazione della nozione di arti che nel XVII secolo passerà all’espressione di “belle arti” intese queste come pratiche a cui si riconosce un valore estetico la cui specificità è appunto la bellezza. Con l’istituzionalizzazione di tali arti si ha anche la nascita di nuovi organi formativi come appunto le Accademie delle belle arti. Un ruolo importante per la riabilitazione delle arti meccaniche sarà giocato dall’Illuminismo e grazie soprattutto agli enciclopedisti francesi fra cui Diderot e Dalambert che si cimenteranno nella monumentale creazione dell’Enciclopedia o dizionario ragionato delle scienze, dei mestieri e delle arti . Diderot contesta

la contraddizione che vi è nella stessa definizione di arte liberale considerata come puramente spirituale senza considerare il significato di arte che innanzitutto rimanda ad un “fare”. Per Diderot l’arte non è cieca imitazione, ma vi è in essa anche una profonda componente intellettuale. Nell’enciclopedia verranno quindi codificate e sistematizzate le innumerevoli pratiche e regole che fino a quel momento erano state trasmesse oralmente o attraverso l’esempio pratico, dal maestro all’apprendista nella bottega artigiana. In tal senso gli enciclopedisti tramanderanno un patrimonio intellettuale che potrà quindi essere valutato, insegnato e affinato attraverso specifici manuali e scuole.

La fisiognomica di Lavater L. è un pastore svizzero che nel 1775-1778 scrisse Frammenti di fisiognomica (=dottrina scientifica secondo cui sarebbe possibile dedurre le caratteristiche psichiche di un individuo dai tratti del volto e dalla forma del cranio); nel volume sono presenti delle silhouette ossia dei profili monocromatici in cui sono in evidenza i tratti ossei del volto umano, a partire dalle quali L. ritiene di poter fornire responsi fisiognomici sul carattere e sulle qualità morali e intellettuali. L’obiettivo della fisiognomica lavateriana è quindi quello di portare alla luce un alfabeto fisiognomico che sia in grado di individuare, sulla base di regole certe e immutabili, il nesso tra interno ed esterno. E’ da considerare che L. essendo un pastore la sua teoria ha basi religiose dove Dio si esprime creando i volti in relazione ai caratteri morali e intellettuali , è Dio che connette l’interno con l’esterno. Questa teoria lavateriana incontrerà forti critiche, soprattutto da parte degli Illuministi, che gli contestano appunto l’assurdità di cogliere il valore intellettuale di una persona in base alla sua fisionomia. La critica di Lichtenberg Uno dei più vivaci critici della teoria di L. fu il filosofo e fisico Lichtenberg che scrive una serie di pamphlets con cui denuncia tra l’altro il razzismo implicito nelle posizioni di Lavater. Tuttavia Lichtenberg riconosce l’importanza teorica di una fisiognomica empirica che non deve mirare a riconoscere le leggi della connessione tra interno ed esterno, ma si occupi piuttosto dell’osservazione dell’espressione corporea e del significato ad essa connesso. Per tale tipo di indagine osservativa, Lichtenberg propone il termine PATOGNOMICA (=studia l’espressività degli individui anche a livello linguistico, ossia come...


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