Riassunto Perdere tempo su internet (Goldsmith) PDF

Title Riassunto Perdere tempo su internet (Goldsmith)
Author Lucia Monaco
Course Tecnologie didattiche
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

Perdere tempo su internetIntroduzioneL’uso quotidiano di internet e dei congegni tecnologici ha sollevato diverse questioni: Illusione di non scrivere e leggere come una volta. In realtà oggi scriviamo e leggiamo più di prima, sono i modi ad essere cambiati: non vengono riconosciuti come letterari....


Description

Perdere tempo su internet Introduzione L’uso quotidiano di internet e dei congegni tecnologici ha sollevato diverse questioni:   

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Illusione di non scrivere e leggere come una volta. In realtà oggi scriviamo e leggiamo più di prima, sono i modi ad essere cambiati: non vengono riconosciuti come letterari. Con i media abbiamo perso la capacità di concentrarci e siamo sempre più distratti. Internet ci ha reso asociali. È vero che i social viene usata di meno la comunicazione faccia a faccia, ma ciò non significa che le interazioni attraverso i media non sia un tipo di socializzazione. Le persone socializzano attraverso i media, che rendono possibile la comunicazione con persone e familiari lontani: i congegni amplificano la nostra socialità. Internet ci ha reso superficiali. Non è vero che non siamo più in grado di affrontare con profondità ciò che esploriamo su internet: i nuovi media richiedono nuovi modi di pensare. I bambini sono a rischio. Se da una parte è vero che lo schermo migliora l’equilibrio tra i bambini limitando le discussioni, è anche vero che questo dopo un po’ passa in secondo piano quando i bambini chiedono di svolgere attività che non prevedono l’uso della tecnologia (passeggiate, giochi all’aperto). Nel mondo degli adolescenti internet non è un’assuefazione, quanto piuttosto un elemento essenziale.

Oggi tendiamo a ipersemplificare quella che in realtà è un’esperienza complessa e ricca di contraddizioni. La teoria di McLuhan afferma che il contenuto di qualsiasi medium è sempre un altro medium, quindi si tende a prendere tutto ciò che si conosce di un media precedente e lo si proietta su quello nuovo. È per questo che nella sua intervista Trump si riferisce alla televisione usando i termini della radio. Per Trump il contenuto della televisione è la radio. Un esempio interessante sul rapporto tra tecnologia e vita quotidiana viene visto dall’autore in un articolo in cui una donna racconta della sua esperienza di disintossicazione dalla tecnologia. La sua esperienza su quest’isola in realtà mostra che vede la natura da un punto di vista tecnologico, descrivendola con termini propri del mondo digitale. Questo esempio mostra che la natura è legata alla tecnologia dal momento in cui l’uomo ha iniziato a descriverla e raffigurarla. L’articolo si chiude con l’intervento di un professore che afferma che gli Smartphone sono un mezzo di realizzazione per due fondamentali pulsioni umane: ricerca di distrazioni nuove e desiderio di sentirci come se avessimo svolto un compito. Oggi siamo produttivi e ci distraiamo in nuovi modi. Tutti i like che lasciamo nei post rappresentano quello che siamo in realtà e le nostre inclinazioni. Ciò che è presente nella cartella dei download è una sorta di cartella autobiografica. Il web viene definito da Sianne Ngai “stuplime”: è una combinazione tra stupido e sublime. Un contenuto stupido può essere veicolato in modo sublime e, viceversa, un post sublime può essere condiviso in modo stupido. Il web è perciò surrealista, un medium confuso e contraddittorio. La crescita di dati che produciamo, sta trasformando ognuno di noi in bibliotecari dilettanti. Il web ci offre più contenuti di quelli che siamo in grado di consumare. Nasce l’idea di “free culture” per la quale il web dovrebbe essere un luogo di libero scambio di contenuti, senza tenere conto delle norme sul copyright. Il web si fonda quindi sulla quantità. Il web viene descritto come “rizomatico”: il rizoma è una forma di radice che cresce imprevedibilmente in tutte le direzioni, offrendo molti percorsi possibili.

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Cap 1 – Il social Network Goldsmith ha diffuso in rete la notizia del suo nuovo seminario “Perdere tempo su internet” e in poco tempo il suo post è diventato virale al punto da creare una lista d’attesa in quanto i posti disponibili erano solo 15. Le prime lezioni risultarono poco stimolanti, di fatti gli studenti non riuscivano a comprendere il focus degli incontri. Durante una pausa però le cose cambiarono quando una studentessa propose di mettere una canzone dai computer degli studenti e lei avrebbe dovuto riconoscerle. L’attività si rivelò più complessa del previsto e la classe avviò una discussione su come migliorare il progetto.

1° ATTIVITA’

2° ATTIVITA’ 3° ATTIVITA’

Passare il proprio computer alla persona successiva e che aveva libero accesso alle cartelle per un minuto. Inizialmente gli studenti si sentirono vulnerabili, finché non compresero che tutti si trovavano in quella situazione e che in un lasso di tempo così breve era difficile scoprire qualcosa, almeno che non si cercasse qualcosa di specifico. Duello di dati durante il quale uno studente cancellava un file dal computer dell’altro. Molti di loro non riuscirono a capire quale fosse il file mancante: questo dimostrò che molti dei dati presenti sui nostri pc non sono poi così importanti. Riempire il più possibile il carrello di Amazon del compagno.

Al termine di ciascuna attività i computer venivano riavviati. Tramite queste esperienze la classe arrivò al risultato che di solito perdiamo tempo su internet da soli o come attività di gruppo e questo spiegava il fallimento delle prime lezioni. Le attività del corso possono essere paragonate al gioco del Twister, dove i giocatori devono fare quanto indicato dalla macchina. Venne fuori il concetto di affezione, un insieme di sfumature e stati d’animo. L’affezione è contagiosa e le nostre vite online sono pene di affezione: le nostre emozioni sono amplificate e proiettate dal network. I network dell’affezione sono invisibili ma onnipresenti, frequentare i social network è un’esperienza emozionale sebbene avvenga in una piattaforma fredda.

Simile fu l’esperienza dell’autore in un’aula di Berlino, dove i partecipanti erano cento.

1° ATTIVITA’

2° ATTIVITA’

3° ATTIVITA’

4° ATTIVITA’

Condividere il proprio metodo di creazione delle password. Iniziò Goldsmith, seguito poi da altri studenti. Venne fuori che le password sono più di una semplice combinazione di lettere e segni. Le password sono piccoli autoritratti costruiti con frammenti autobiografici. Scegliere una canzone da riprodurre con il pc motivando la scelta. Fu scelta poi una canzone che tutti conoscevano (Shake it of) e il professore chiese a tutti di riprodurla nello stesso momento. Venne fuori che ogni pc riproduce la canzone con una velocità diversa, data dal pc stesso e dalla connessione. Lasciare la pagina di Facebook aperta dando la possibilità a tutti di pubblicare qualcosa sulla bacheca degli altri, per 15 minuti. Dopo un primo momento di imbarazzo, gli studenti hanno iniziato a scrivere, suscitando reazioni anche dalle persone esterne. Dimostrare agli altri il proprio modo di perdere tempo su internet. Dopo qualche tentativo ritenuto troppo forzato, una ragazza è riuscita a trovare il ritmo della sua navigazione, cogliendo l’attenzione di tutta la classe.

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Cap 2 – I morti che camminano Mentre l’autore passeggiava per Park Avenue ha avuto modo di osservare le persone che camminano distratte coi i loro dispositivi, come se stessero dormendo, facendo sembrare la scena surrealista. Mentre noi consideriamo il sonno come un rimedio necessario, i surrealisti concepivano la vita da sveli come un’interruzione del sonno. Il loro più grande desiderio era quello di vivere in uno stato che unisse quello onirico e lo stato di veglia. La visione surrealista di una cultura onirica sembra essersi realizzata con le tecnologie digitali: oggi siamo metà svegli e metà addormentati. L’autore, per dimostrarlo, riporta l’episodio in cui mentre correva ha avuto delle idee per il suo libro per cui ha iniziato a registrarle sul telefono. In questo modo si trovò in uno stato di semi-incoscienza, dove le interazioni con la tecnologia davano il ritmo della corsa. Sempre durante la corsa, il telefono registra una grande quantità di dati (battito, percorso, velocità, numero di passi), per cui non stiamo solo correndo, ma anche spargendo dei dati. Michel de Certeau affermava a questo proposito che camminare è l’atto di leggere la città con i nostri piedi. La città però è illeggibile per tre motivi: 1. Visione confusa per il movimento; 2. Velocità con la quale procede la storia; 3. Immensità del testo. Nel XXI secolo, la storia acquista una quarta dimensione: i dati. Ispirati da surrealisti, i situazionisti misero a punto la tecnica di sonnambulismo urbano detta dérive (deriva): il dériviste doveva abbandonarsi completamente ai vuoti delle strade urbane, lasciando che le folle lo trasportassero dove volevano, rivelando zone della città in non sarebbe mai andato né da sveglio né da dormiente. Andando alla deriva per le strade senza scopo, ci scopriamo a leggere la città. Girando per Madison Avenue l’autore ha notato come le persone, nel camminare con lo sguardo incollato al proprio dispositivo, hanno sviluppato una notevole visione periferica che gli permette di evitare gli ostacoli. Tutti sono immersi nel loro mondo, ma sarebbe sbagliato dire che sono antisociali in quanto le loro interazioni sono geograficamente disperse. Oggi le persone affette da sonnambulismo digitale sono definite zombi: persone consumate dall’atto di consumare. Gli zombi si moltiplicano per contagio virale e la loro forza sta nel numero, proprio come una persona è più potente se ha più follower. Opposto agli zombi, abbiamo il flaneur: un soggetto che si tiene alla larga dal consumo sentendo che comprare qualcosa sia un atto di eccessivo coinvolgimento. Egli è caratterizzato quindi dalla neutralità. Il flaneur digitale frequenta ossessivamente i flussi di commenti, senza però prendervene parte. Egli è inoltre l’incarnazione del concetto di infrasottile di Duchamp. L’infrasottile non può essere definito, ma solo descritto (calore che rimane sulla sedia). L’infrasottile venne anche usato da Bian Eno per ideare il suono di avvio di Windows 95. Egli creò un nuovo genere, la musica d’ambiente. L’infrasottile permea le nostre vite online. C’è stato un tempo in cui la linea di separazione tra essere connessi e non esserlo era molto netta. Oggi questa separazione non è più marcata, al punto da essere labile il rapporto tra pubblico e privato.

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Cap 3 – La cronologia dei nostri browser è il nuovo memoriale Per produrre letteratura i surrealisti si avvalevano della scrittura automatica. Possiamo pensare alle nostre navigazioni nel web come forma di scrittura automatica? Le nostre azioni nel web restano scritte nella cronologia del nostro browser. Tale cronologia può essere usata per ricreare tutte le azioni che abbiamo svolto tornando indietro di molti giorni. Possiamo quindi considerare tale cronologia una nuova forma di memoriale. La cronologia può essere considerata anche come un diario di viaggio testuale e visivo. Questa concezione si può ritrovare in due famosi libri scritti tra il XVII e il XVIII secolo che assomigliano molto ai post eccessivi di chi è molto attivo sui social:  

Il diario di Samuel Pepys (1660-69): l’autore annotò nel diario ogni dettaglio della sua vita e dei suoi tempi. La vita di Samuel Johnson (1763): è una biografia degli ultimi anni dell’autore in cui accumula materiali quotidiani apparentemente privi di senso come frammenti di lettere, osservazioni ecc.

In modo analogo potremmo considerare Facebook un grande esperimento di autobiografia culturale collettiva che fornisce un dettagliato ritratto di un’intera civiltà in un momento storico. Goldsmith racconta di una sera in cui si trovava con degli amici, quando a un certo punto si accorsero di quanto fosse bella la Luna quella sera. Tutti la guardavano tranne uno che rimase incollato allo schermo per parlare con la fidanzata. Quando gli fecero notare cosa si stesse perdendo egli rispose che la Luna è sempre lì, mentre quella conversazione poteva essere fatta solo in quel momento. Questa risposta fece notare a Goldsmith come uno scambio di messaggi specifici si verifica una volta sola a differenza di fenomeni atmosferici che capitano con più frequenza. Essere totalmente presenti è quello che succede quando si scarica una pagina dal web: essa non esiste di per sé, ma viene assemblata quando aperta per poi sparire quando viene chiusa. Interessante è il concetto di “costellazione dialettica” di Walter Benjamin: se intendiamo studiare la storia dobbiamo fissare in un momento immobile un flusso complesso e dinamico di sistemi; quando quel momento si verifica viene definito “costellazione”. Egli ha affermato che la memoria non è uno strumento per l’esplorazione del passato, ma il suo scenario, che nel XXI secolo è il web. Oggi molti si soffermano sulla perdita del senso del tempo reale, come l’eccessivo uso della GoPro durante le vacanze. Tuttavia, per una generazione cresciuta con i reality show, poter riprodurre all’infinito dei momenti significa rivivere un eterno presente. In questo modo però archiviamo e dimentichiamo allo stesso tempo. Platone temeva infatti che chi scegliesse di scrivere smetteva di usare la memoria affidando tutto a una riproduzione grafica. Nel web sono in vigore due sistemi apparentemente contraddittori di misura del tempo: tempo dell’archivio e tempo dell’iperpresente. Freud teorizzo la memoria riscrivibile nel 1925 usando un giocattolo per bambini formato da un foglio di plastica, sotto un foglio di carta e infine uno strato di cera: scrivendo sul foglio di plastica con uno stilo, il segno veniva impresso sullo strato di carta e poi sulla cera. Lo stilo sono gli stimoli del mondo esterno, gli strati di plastica e carta sono gli strati della coscienza, mentre lo strato di cera rappresenta l’inconscio dove le impressioni vengono immagazzinate.

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Cap 4 – L’archiviazione è la nuova arte popolare Partendo dall’ossessione di Warhol per l’archiviazione e la catalogazione, si sottolinea come anche nell’era digitale sia molto presente questa pratica. Oggi la quantità sovrasta la qualità: il grande flusso di informazioni e la libera circolazione dei contenuti ha trasformato molti di noi in curatori e archivisti dilettanti. Assistiamo così al riemergere delle vecchie arti della compilazione. Duchamp ha annullato la distinzione tra l’artista e l’acquirente affermando che è l’oggetto a scegliere lui e non il contrario. Allo stesso modo quando cerco un’immagine su Google inserisco le parole chiave e poi lascio che siano i siti a scegliere me. L’interazione tra conscio e inconscio si estende alla struttura del web: le macchine che fanno funzionare il web (server) rappresentano il subconscio, il software rappresenta la parte conscia e infine l’inconscio è posto su una griglia a iniziare dal codice binario passando per i Pixel e infine per l’interfaccia grafica utente (GUI). Tutte le interfacce che archiviano immagini, come Pinterest, hanno difatti una grafica a griglia. Pinterest agisce come un servizio d’archiviazione di immagini e offre allo stesso tempo la possibilità di formare una propria collezione. Ogni utente lavora per Pinterest: con ogni Pin il database di immagini della società cresce. Pinterest ha un aspetto duchampiano: gli utenti non generano contenuto originale, ogni immagine è un ready-made. Per raggiungere tale risultato l’App usa un algoritmo di compressione dati detto “deduplicazione”, per ridurre le dimensioni dell’immagine. Il concetto base di Pinterest ci riporta quindi alla collezione e agli album dell’epoca predigitale. L’apparato di Pinterest converte la confusione di una libreria di immagini in un catalogo. La metafora più appropriata è la bacheca in sughero in cui si appuntavano frammenti di vita quotidiana. Rick Prelinger ha definito l’archiviazione come la nuova arte popolare, che potrebbe trasformare una necessità in arte. Nell’era digitale, come avviene per le trapunte di Gee’s Bende, diversi piccoli frammenti vengono “cuciti” insieme per dare corpo a una visione più ampia nel tentativo di mettere ordine a un mondo caotico. Stewart Brand ha affermato che stiamo diventando tutti editor e curatori e le due dimensioni si fondono online. Anche aggiungendo un sito ai segnalibri, stiamo praticando l’archiviazione. È tuttavia necessario crearsi un solido archivio digitale per proteggersi dall’instabilità dei servizi, causata da limiti geografici (in Cina non funziona Google) o da limiti di connessione. L’impulso di archiviare nasce in noi per esorcizzare il caos della sovrabbondanza. Tale abbondanza esisteva già prima del XIX secolo. Ne sono un esempio Kant e Wordsworth i quali furono i primi a descrivere l’esperienza di blocco mentale dovuto alla sovrabbondanza di contenuti che provoca un esaurimento cognitivo. La classificazione e l’archiviazione sono sistemi nati con l’attività industriale che danno l’illusione del controllo. Prima dell’epoca digitale, un esempio perfetto di archiviazione era La biblioteca di Babele (1941) di Borges. L’opera tratta di una biblioteca immensa nella quale sono riposti tutti i libri su qualsiasi argomento. I bibliotecari dedicano tutta la loro vita nel tentativo di trovare un sistema di archiviazione. Nella biblioteca era inoltre presenta il Libro dei libri: un unico libro in cui era contenuto tutto il sapere. Questo libro si è poi rivelato essere Internet. L’opera di Borges evidenzia la difficoltà di sistemare la grande quantità di informazioni disponibili. Borges dimostra come il contenuto non sia più importante: ora conta il contesto e la ricezione. L’autore da più importanza alla quantità che alla qualità, come avviene anche oggi. 5

Oggi dobbiamo confrontarci con l’astrazione dei big data e si dà per scontato che siamo in grado di comprenderli. Ogni giorno quando trasciniamo i nostri file da una cartella all’altra abbiamo l’illusione di possederli, in realtà sono loro a possedere noi. Nel 2013 fu offerta a Goldsmith la possibilità di curare una mostra dedicata alla memoria di Aaron Swartz1. Per rendergli omaggio, pensò di stampare tutta internet e si fece aiutare da tutti pubblicando un post in cui si invitano le persone a mandare quanti più contenuti possibili. L’iniziativa fu aspramente criticata, ma era ovvio che si trattasse di un’impresa impossibile. Tuttavia, riuscirono a raccogliere circa 10 tonnellate di documenti di qualsiasi genere. Ciò che scatenò tale critica fu probabilmente la paura della sovrabbondanza: la paura era generata dall’incapacità del nostro cervello di misurarsi con tale ampiezza. Cap 5 – Macchine dei sogni e etenedì Sia i libri che gli smartphone sono in grado di trasportarci altrove senza spostarci fisicamente. In Joseph Cornell ritroviamo molte anticipazioni dell’era digitale. In primo luogo, era un collezionista, tanto che dopo la sua morte la sua casa divenne un vero e proprio museo. Molto interessanti erano le sue scatole, dalle caratteristiche molto moderne. Ogni scatola ha un’interfaccia, il suo sistema operativo e di navigazione attraverso il quale facciamo esperienza. Il desktop dei nostri computer è molto simile alle sue scatole: il sistema operativo unifica il tutto e ogni finestra ha un suo compito. Posso aprire più finestre alla volta e ognuna di esse rappresenta un mondo a sé. Inoltre, la quantità di cartelle aperte non pregiudica l’ordine. Come aveva predetto Cornell, oggi box e schermi sono ovunque. La distrazione che ne deriva continente, come afferma Wood, anche elementi di concentrazione, ma non in numero sufficiente. Vedere noi stessi riflessi nelle nostre interfacce è un aspetto fondamentale che ci tiene legati ad esse. È per questo che Cornell spesso nelle sue scatole inseriva uno specchio per includere lo spettatore. I designer delle interfacce sono a conoscenza di questo aspetto e lo sfruttano a loro favore: è per questo che sui social abbiamo sempre un riflesso della nostra immagine (foto profilo). McLuhan teorizzava che l’inserimento di noi stessi nei media fosse una regola base per i media elettronici. Allo stesso modo Leon Battista Alberti pose l’accento sull’importanza della nostra immagine in relazione all’oggetto del desiderio. Nel suo famoso libro De Pictura (1435) egli teorizza l’uso della figura umano per suddividere la tela in parti proporzionali. Come in Francia Le Corbusier realizzò finestre a nastro considerate antipatriottiche, anche la tecnologia de...


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