Esame Heidegger - Riassunto Essere e Tempo PDF

Title Esame Heidegger - Riassunto Essere e Tempo
Course Filosofia teoretica
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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riassunto libro essere e tempo heidegger...


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MARTIN HEIDEGGER ESSERE E TEMPO INTRODUZIONE -1) Concetto di Essere\Ente -2) La struttura del problema dell’essere -3) Comprensione dell’Esserci\L’analitica ontologica dell’esserci -4) Confronto con la tradizione -5) Fenomenologia -6) Fenomeno -7) Essere nel mondo -8) la spazialità dell’esserci -9) concetto di logos

Essere e tempo, l’opera che impose Heidegger nel 1927 all’attenzione sul mondo filosofico. Il problema dell’essere, proprio per quell’ovvietà che la nozione sembra possedere, suona come qualcosa di estraneo, quanto meno astratto. In questo, la situazione culturale e filosofica in cui Essere e Tempo vide la luce nel 1927 non era dissimile dalla nostra; e anzi, come si vedrà, Heidegger considera come elemento costitutivo dello stesso problema dell’essere proprio anche questo fatto, apparentemente esteriore e accidentale, che esso suoni come estraneo e remoto, o addirittura come un non-problema. Heidegger precisa che il tempo della povertà estrema è il nostro tempo in cui si assiste al tramonto dell’Occidente (Abend-land= terra del tramonto), ossia di quella terra in cui l’uomo, familiarizzatosi con l’ente, ha lasciato tramontare dal suo sguardo l’essere. In assenza dell’essere, l’ente rimane senza fondamento (Grund) e l’uomo, che tra gli enti aveva posto la sua dimora, per rassicurare l’ente, e quindi il proprio soggiorno, andò alla ricerca di pseudofondament (Urgrunde) che ne garantiscono la stabilità. Nacque così il mondo sovrasensibile che, nella forma dell’Iperuranio platonico, del Motore Immobile aristotelico e dell’Atto puro tomista, aveva il compito di salvaguardare e trattenere nell’essere quel mondo sensibile che, a causa della sua contigenza, era costante possibilità di essere preda del nulla. Nella sua sete di potere, dice Heidegger, L’uomo ha bevuto il mare. Ogni distinzione è assorbita dalla soggettività dell’ego cogito. Quest’ultima, che nell’idealismo diverrà coscienza assoluta, partorirà la scienza volta a garantire all’uomo il possesso e la disponibilità degli enti, e infine, con la volontà di potenza, oltrepasserà ogni norma per annunciarsi ‘ al di là del bene e al di là del male’. Siamo al capovolgimento dei valori.

Il CONCETTO DI ESSERE E’ il più generale e vuoto di tutti, e resiste perciò a qualsiasi tentativo di definirlo. D’altra parte, in quanto generalissimo, e come tale indefinibile, non ha neppure bisogno di esser definito. L’essere è il concetto più generale di tutti, ma la generalità dell’essere non è quella del genere: l’essere non delimita la ragione suprema dell’ente per il fatto che questa si articola concettualmente secondo generi e specie. La generalità dell’essere oltrepassa ogni generalità del tipo dei generi. L’essere, secondo la denominazione dell’ontologia medioevale, è un trascendens. Già Aristotele aveva riconosciuto l’unità di questo generale trascendentale, contrapposta alla molteplicità reale dei sommi concetti di genere. - Il concetto di essere è indefinibile. Questo carattere fu dedotto dalla sua estrema generalità. Di conseguenza l’essere NON può essere concepito come ente. Non è possibile determinare l’essere mediante l’attribuzione di predicati ontici; non è possibile definire l’essere muovendo da concetti più alti né da quelli bassi; l’essere non è qualcosa come l’ente. - l’essere è un concetto ovvio. In ogni asserzione, in ogni conoscere, in ogni comportamento che ci pone in rapporto con noi stessi si fa uso dell’essere, e l’espressione è senz’altro comprensibile. - l’essere è l’ultima esaltazione di una realtà che si dissolve. - l’essere è considerato come a priori trascendentale rispetto a ogni sua determinazione concreta, ovvero rispetto ad ogni ente

IL PROBLEMA DEL’ESSERE DEVE ESSERE POSTO. Ogni posizione di un problema è un cercare. Porre un problema significa cercare di conoscere l’ente in quanto al suo che-è e al suo esser così. Il cercare di conoscere può divenire una ricerca. Quando il cercare assume i caratteri di una vera e propria ricerca, il cercato deve essere determinato e portato a livello concettuale. Nel cercato si trova, dunque, quale vero e proprio oggetto intenzionale della ricerca, Il RICERCATO, ciò che costituisce il termine finale del cercare. Il cercare stesso, in quanto comportamento di un ente, il cercante, ha un carattere d’essere suo proprio. Un cercare può esser condotto in modo casuale o assumere il carattere della posizione esplicita di un problema. Ciò che caratterizza quest’ultima è il cercare diviene trasparente a se stesso solo dopo che lo siano divenuti tutti i caratteri costitutivi del problema sopra elencati. - Non sappiamo che cosa significa essere. Ma per il solo fatto di chiedere: che cosa è l’essere? Ci manteniamo in una comprensione dell’‘è’, anche se non

siamo in grado di stabilire concettualmente il significato di questo ‘è’. Questa comprensione media e vaga dell’essere è un fatto. Nel problema dell’essere che stiamo per elaborare, il cerato è l’essere, ciò che determina l’ente in quanto ente. L’essere dell’ente non è esso stesso un ente. Se l’essere costituisce il cercato, e se essere significa essere dell’ente, ne viene che, l’interrogato è l’ente stesso. L’ente, per così dire, sarà inquisito a proposito del proprio essere. Ma perché l’ente mostri senza falsificazione i caratteri del proprio essere, bisognerà che prima, da parte sua, risulti accessibile così com’è in se stesso. Il problema dell’essere richiede il raggiungimento e la garanzia preliminare della giusta via d’accesso all’ente. Ma noi diamo il nome di ‘ente’ a molte cose e un senso diverso. Ente è tutto ciò di cui parliamo, ciò a cui pensiamo, ciò nei cui riguardi ci comportiamo in un modo o nell’altro. L’essere si trova nel che-è, nell’essere così, nella realtà, nella semplice presenza, nella sussistenza, nella validità, nell’esserci, nel ‘c’è’. In quale ente si deve cogliere il senso dell’essere? Il punto di partenza è indifferenziato o un determinato ente possiede un primato per quanto concerne l’elaborazione del problema dell’essere? Elaborazione del problema dell’essere significa dunque: rendere trasparente un ente (il cercante) nel suo essere. La posizione di questo problema, in quanto modo di essere di un ente, è essa stessa determinata in linea essenziale da ciò a proposito di cui in esso si cerca: dall’essere.

Cercato  Essere Interrogato  Ente Ricercato  Il senso dell’essere L’ente interrogato per primo nel problema del senso dell’essere è l’ente che ha il carattere dell’ESSERCI (dasein). DOMANDA: Ma un’impresa del genere non incorre in un circolo vizioso? Heidegger risponde: nell’impostazione del problema del senso dell’essere non può aver luogo alcun ‘circolo vizioso’ perché la risposta a questo problema non ha il carattere di una fondazione per deduzione, ma quello di una ostensione che fa vedere il fondamento. Nel problema dell’essere non ha luogo un ‘circolo vizioso’, bensì un singolare ‘stato di retro- o pre-riferimento’ del cercato (l’essere) al cercare quale modo di essere di un ente.

IL PRIMATO ONTOLOGICO DEL PROBLEMA DELL’ESSERE

Il modo "tradizionale" di vedere le cose, che per noi è quello scientifico, è entrato in crisi. La matematica, la fisica, la biologia, le scienze storiche e la teologia non sono più sicure di nulla: né di quale sia l'oggetto di cui devono occuparsi, né soprattutto di quali siano i concetti fondamentali sui quali appoggiare le proprie basi. Il sospetto che traspare da questo elenco di crepe e di catastrofi è che, in fondo, la crisi non riguardi tanto le singole scienze e i loro ristretti ambiti d'interesse, ma l'esistente umano stesso, che è poi l'ente (esistente) per eccellenza che si interessa del mondo, che lo interroga e lo sottopone ad analisi. A ben vedere, non è la singola scienza che determina quali sono gli oggetti di sua competenza, ma è l'esistente umano [l'Esserci] che ritaglia il mondo in scompartimenti, a seconda del modo in cui lo vede: questo è "matematico", questo "fisico", questo "biologico" e così via. Cioè, l'uomo possiede già un'idea del mondo ancor prima di studiarlo. Ne consegue che, se tutta la scienza è in crisi, è perché l'uomo non sa più riflettere sul suo stesso fondamento. L'unica strada per risolvere il sistema delle scienze e per determinarne i nuovi confini, è reinterrogarsi sul concetto generale di "essere umano" che ne sta a monte. Un compito che precede la scienza, un compito filosofico; almeno questo, a Platone e Aristotele lo dobbiamo. Questo compito è un compito ontologico, nel senso che è il compito fondamentale del pensiero.

IL PRIMATO ONTICO DEL PROBLEMA DELL’ESSERE Entrando nel merito dei termini: "ontico" vuole indicare tutto ciò che concerne le singole cose in quanto sono; "ontologico", invece, è ogni discorso inerente all'essere in sé, al tutto. Quindi: primato ontologico del problema dell'essere è il fatto che tale questione precede ogni altra questione che l'uomo si pone; primato ontico è invece il fatto che l'esistente umano, per comprendere l'essere, deve comprendere se stesso in quanto esserci, in quanto ente privilegiato capace di interrogarsi sull'essere; ente privilegiato cui l'essere, cioè, si manifesta. Se la caratteristica esistenziale dell'esistente umano (dell'Esserci) è quella di rivolgersi a se stesso, al proprio essere, questo modo di comportarsi - di essere - non possiamo che chiamarlo esistenza. «L'esserci comprende sempre se stesso in base alla sua esistenza, cioè alla possibilità che gli è propria di essere o non essere se stesso». "Ontica" è ogni considerazione dell’ente che si ferma al piano dell’ente, senza metterne in questione l’essere; "ontologica" è una considerazione che si riferisce all’essere dell’ente.

4) La distruzione ( fenomenologica) della storia dell'Ontologia\ COFRONTO CON LA TRADIZIONE Anzitutto prendendo in esame lo schema iniziale dell'opera(ET) delineato nel §8 la trattazione Indicata dal titolo : Essere e tempo doveva prevedere due parti divise in tre sezioni ciascuna….. La prima parte indica il compito di analizzare l'uomo (L'esserci) nei modi di essere che gli sono propri : Anzitutto in maniera preparatoria, poi(1.2) nel suo carattere temporale(1.3) ed infine è prevista un indagne dell'essere specifica su tempo ed essere pensata come una temporalità dell'essere in quanto tale! 1 parte. Per la seconda parte si era annunciata l'intenzione di vari approfondimenti sulla storia del pensiero soffermandosi sulle modalità attraverso cui la storia del pensiero tradizionale ha affrontato La nozione di essere e la sua connessione col tempo. Tale seconda parte è stata indicata sotto il titolo di “Distruzione fenomenologica della storia dell'Ontologia”. La seconda parte avrebbe dovuto prevedere un (2.1) confronto con la dottrina dello schematismo trascendentale in Kant (Critica R.P) Una discussione sul fondamento ontologico del cogito cartesiano(2.2) ed infine un'analisi della concezione aristotelica di tempo (IV Libro della fisica di Aristotele) Come emblema della concezione del tempo degli antichi. L'opera si arresta alla seconda sezione della prima parte (Analisi dell'esserci nel suo costitutivo carattere temporale) concludendo con una serie di interrogativi che aprono ulteriori trattazioni. Il carattere di incompiutezza dell'opera è da intendersi in termini di Apertura e non va mai perso di vista; detto ciò è possibile affermare che la nozione di essere (e del suo senso generale) non è stata neanche presa in analisi, posta. Il pensiero di M.Heidegger si configura come Denkweg, una via sulla quale il suo pensiero si pone in cammino e dalla quale si dipartono “ ulteriori sentieri) a volte percorribili altre vole interrotti,rispetto ai quali la riflessione filosofia ha il compito di porre dei segnavia: Gli stessi testi di H. devono essere concepiti come”Vie,non Opere” Lo stesso H. lo affermò sul frontespizio della Gesamtausgabe (edizione delle opere complete,1975) prima di morire. Importanti sono anche i corsi universitari (Friburgo 1919-1923; Marburgo 1923-1928) dove vengono in nuce Tre motivi fondamentali che , intrecciandosi e sovrapponendosi, troveranno una maggiore espressione in Essere e tempo. 1) Il motivo della trascendenza che si esprime nel confronto con il Neokantismo e con la Fenomenologia di Husserl allo scopo di riformularli in maniera diversa rispetto ai fondatori. 2) Il motivo ermeneutico che si concretizza con l'attenzione ad alcuni testi cristiani e documenti.

Il terzo motivo che conduce ad una vera e propria resa dei conti con la tradizione ontologica che si concretizza nella riproposizione della nozione di essere nella sua intrinseca Temporalità a partire, per giungere allo scopo iniziale,da un'analisi dell'ente che noi stessi sempre siamo, l'uomo(l'esserci) e dei suoi modi d'essere. E' paradossale sì che nonostante lo scopo del filosofo il problema dell'essere non sia neanche posto ma, come fa notare A.Fabris, La riflessione filosofica di Heidegger nasce in un contesto(quello culturale del 900 tedesco) Dove predominanti risultano essere diversi indirizzi filosofici. C'è la ripresa di alcuni motivi presi dalla filosofia di Kant (Neokantismo o Neocriticismo) della scuola del Baden e della scuola di Marburgo. Ci sono riflessioni filosofiche intorno ad alcuni motivi ripresi dalle filosofie di Kierkegaard, Dostoevskij, Nietzsche; Gli sviluppi nell'ambito della fenomenologia, di Husserl, con la pubblicazione nel 1900-01 delle Ricerche Logiche. Un elemento comune di tutte queste tendenze filosofiche è il rifiuto all'approccio dello “Psicologismo” volto a sostenere la possibilità di riportare le leggi logiche al funzionamento della psiche umana! In risposta a tale approccio Rickert che era rappresentante della scuola del Baden elabora una “Dottrina pura dei valori” e identifica in una filosofia dei valori il fondamento delle scienze positive. Husserl si propone di sviluppare una dottrina dell'intenzionalità in grado di cogliere le leggi pure, irriducibili alla modalità psicologica del loro attingimento, che sono alla base di ogni PENSARE! Heidegger in contrapposizione a Husserl propone una sua posizione originale sin da subito. Al progetto husserliano di voler cogliere le leggi” pure” heidegger contrappone una logica “Impura” Radicata nella vita e con l'intenzione di cogliere, nella vita, la vita stessa. Viene meno dunque la distinzione tra Soggetto e oggetto e si supera il presupposto dell'indagine Kantiana e Neokantiana. La vita andrà, in Heidegger,a configurarsi come quel fenomeno privilegiato che non richiede lo sviluppo di una scienza originaria ma piuttosto di una scienza dell'origine; tale scienza sarà poi identificata con la fenomenologia accuratamente rielaborata in Heidegger. La Filologia husserliana nell'intento di Husserl mirava a cogliere il che cosa(cos'è) di qualcosa, il contenuto noematico e la stessa fenomenologia si configurava come quell'ambito filosofico in cui i vissuti della coscienza( o atti noetici) trovano il loro fondamento nella struttura dell'Io puro. Nell'ottica heideggeriana la fenomenologia è chiamata a descrivere come la vita si articola in se stessa e a partire da se stessa nella sua fatticità. §7 La fenomenologia indica il metodo dell'indagine filosofica articolandosi in una Pars destruens e in una pars costruens che contemplerà (oltre all'elaborazione della connessione Essere-Tempo) Anche il confronto con alcune posizioni dominanti dell'epoca in virtù di una loro distruzione (in termini di riproposizione e rielaborazione.)

In conseguenza al rifiuto di H. per il “Metodo oggettivante” di husserl risulta necessaria l'elaborazione di una “nuova logica” in grado di cogliere la vita nella sua dimensione pre-teoretica (Pre conoscitiva). “Il confronto con Aristotele: I temi “ I temi del confronto saranno ritrovati al centro dell'opera e sono: Il tema della verità intesa in senso ontologico come Apertura e scoprimento di senso non come VALDITA'DEL GIUDIZIO. Il problema della costituzione ontologica della vita umana intesa come Dasain(esserci) Il problema della temporalità intesa in senso Originario come costituzione dell'esistenza nel suo POTER-ESSERE. L'orizzonte entro cui questi problemi vengono affrontati è quello entro cui si esplica la questione dell'essere dell'ente compresa nel senso della questione dell'essere dell'ente, cioè dei modi fondamentali in cui l'ente è seguendo il filo conduttore del problema della Polisemia dell'essere e della ricerca del suo senso unitario (Questo è l'intento fondamentale). Di questi tre problemi(1,2,3) è anzitutto presa in esame il 2; (Il modo d'essere proprio dell'esserci). In che modo Heidegger giunge a trattare questa problematica?? Heidegger ritenendo insufficiente la dottrina tradizionale della analogia entis (in ambito filosofico l'analogia ha per oggetto l'analisi del rapporto fra enti di natura diversa, cioè delle loro somiglianze e dei tratti in comune, in religione l'analogia entis designa il trasferimento di quest'analisi all'eventuale nesso fra i singoli enti e l'Ente supremo, quale è Dio o l'Uno. Il tema dell'analogia entis affronta così la questione, che si estende dalla filosofia logica e ontologica alla religione e alla teologia, dell'analogicità come via intermedia fra univocità ed equivocità, ossia della possibilità di utilizzare la similitudine come concetto equidistante dall'identità e dall'alterità, dall'omogeneità e dall'eterogeneità, per arrivare a comprendere l'Uno a partire dai molti, il Creatore a partire dalle sue creature.) E La soluzione “ Ousiologica” proposta da Brentano; Secondo brentano i diversi modi in cui l'essere può esser detto sono riconducibili a quattro modi fondamentali teorizzati da Aristotele di dire l'essere; I significati sono: L'essere per accidente o in sé ; L'essere come vero o falso; L'essere secondo le figure delle categorie; L'essere secondo la potenza o l'atto. Brentano non si limita ad esporre i significati ma tenta di ricondurli ad un “ Significato fondamentale,un senso unitario, primo da cui questi possano derivare; “ Egli identifica tale senso unitario nell'essere secondo le figure delle categorie(nella categoria della sostanza) L'essere si configura come ousia, o sostanza; La dottrina dell'essere è detta Ousiologia ( dottrina della sostanza e dei suoi attributi). Heidegger negli anni venti esamina il significato dell'essere in quanto “ Vero” per saggiare(In relaz.alla polisemia dell'essere) se esso possa essere il significato fondamentale che regge gli altri.

Allo stesso scopo indagherà il significato dell'ente secondo atto e potenza come attesta il semestre estivo del 1931'. Si tratta di comprendere come H. arrivi a riprendere la filosofia Pratica di aristotele! H. vi giunse analizzando il significato dell'essere in quanto vero(attraverso un'interpretazione del iv libro dell'etica Nicomachea;semestre invernale 19245) a partire da un confronto con Husserl nel corso del quale Heidegger fa propria e trasforma la prospettiva fenomenologica. Nella prospettiva dell'analisi dell'ente in quanto vero(anni 20') H. cerca di determinare in modo filosofico e rigoroso LA VITA UMANA nel suo essere originariamente Scoprente e svelante. Nel tentativo così di superare la concezione della vita umana( propria di Husserl) Nei termini di una “ soggettività” egli riprende la concez. Aristotelica della psyché come alethéuein Il programma di una ermeneutica della fatticità dell'esistenza si realizza in essere e tempo muove dal connubio tra “ L'accesso fenomenologico al problema e le componenti aristoteliche sovracitate” “Nel mio cercare mi è stato compagno lutero,mentre Aristotele da lui odiato,mi è stato da Esempio; altri spunti mi sono venuti da Kierkeegard mentre gli occhi me li ha dati Husserl” Affermerà nel 1923 in una retrospettiva autobiografica Heidegger. Ma come arriva H. ad attribuire alla prassi una funzione FONDATRICE???? Si può asserire che H. abbia ricercato nell'etica nicomachea e nella determinazione aristotelica della praxis una via per rispondere ai problemi che la fenomenologia aveva sollevato ma ai quale la concezione Husserliana della “ soggettività trascendentale” definita sulla base di atti conoscitivi di stampo teoretico,non riusciva a rispondere. Importante fu l'approccio di Heidegger con l'Etica Nicomachea di Aristotele la cui lettura gli permise di asserire che l'elaborazione di un” Io puro” da pa...


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