Riassunto Psicologia della personalità. Prospettive teoriche, strumenti e contesti applicativi di Caver,Scheier, Giampietro, Iannello - psicologia dello sviluppo e dell\'educazione - a.a. 2015/2016 PDF

Title Riassunto Psicologia della personalità. Prospettive teoriche, strumenti e contesti applicativi di Caver,Scheier, Giampietro, Iannello - psicologia dello sviluppo e dell\'educazione - a.a. 2015/2016
Course Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione
Institution Università degli Studi di Padova
Pages 31
File Size 782.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 499
Total Views 526

Summary

PSICOLOGIA DELL PERSONALITÀ(Carver, Scheier, Giampietro, Iannello)CAPITOLO 1: INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA PERSONALITÀ1 CHE COS'E' LA PERSONALITÀ?Dare una definizione univoca di personalità è un compito molto complesso, per questo i vari studiosi si sonoconcentrati su aspetti diversi di questo imp...


Description

PSICOLOGIA DELL PERSONALITÀ (Carver, Scheier, Giampietro, Iannello)

CAPITOLO 1: INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELLA PERSONALITÀ 1.1 CHE COS'E' LA PERSONALITÀ? Dare una definizione univoca di personalità è un compito molto complesso, per questo i vari studiosi si sono concentrati su aspetti diversi di questo importante costrutto: - Attribuisce coerenza e continuità, sia temporale che nelle diverse situazioni, alla persona; - È una forza causale interna alla persona che ne determina il comportamento;  Questi aspetti permettono di fare previsioni riguardo al comportamento degli individui; - Definisce ciò che è rappresentativo e distintivo della persona (insieme di caratteristiche). Una delle definizioni che meglio la riassume è quella elaborata da Allport, e in seguito modificata da Carver e Scheier. In essa la personalità viene concepita come un'organizzazione dinamica (sistema complesso dato dalle continue interazioni fra gli elementi che lo costituiscono) che ha sede dentro l'individuo ed è composta da sistemi psicofisici (componenti biologiche e psicologiche) che determinano i pattern di comportamento, pensiero e emozione (ossia la modalità di relazionarsi all'ambiente) tipici di ogni individuo.

1.2 CHE COSA STUDIA LA PSICOLOGIA DELLA PERSONALITÀ? Si può dire che ogni individuo è 1. Simile a tutti gli altri individui; 2. Simile a qualche altro e differente dagli altri; 3. Differente da tutti gli altri. Queste tre distinzioni costituiscono i tre livelli d'indagine della psicologia della personalità: 1. Universali umani – Ciò per cui ognuno è uguale a tutti  Ossia gli aspetti tipici della specie umana, quelli che ci rendono uguali a tutti gli altri  Perché una persona è simile a tutti gli altri esseri umani?; 2. Differenze individuali – Ciò per cui ognuno è uguale solo ad alcuni altri individui e differente dagli altri  Cioè le caratteristiche psicologiche che accomunano tra di loro alcuni individui e li rendono differenti da tutti gli altri. Possono essere anche differenze tra gruppi, cioè quelle specifiche caratteristiche che rendono simili le persone appartenenti a un gruppo e che allo stesso tempo le differenziano da quelle di un altro gruppo Perché una persona è simile a qualche altro individuo e differente dagli altri?; 3. Unicità – Ciò per cui ogni persona è diversa da tutte le altre  L’unicità di ciascun individuo, cioè le dimensioni e le caratteristiche psicologiche che sono proprie di ogni singolo individuo e che identificano una configurazione di personalità del tutto singolare.  Perché una persona è differente da tutti gli altri individui? Ciascuno dei tre livelli contribuisce ad approfondire la comprensione della personalità umana in tutta la sua complessità, fornendone un quadro sempre più completo ed esauriente. L’oggetto di studio della psicologia della personalità è l’individuo nella sua interezza e totalità, in quanto non può indagare i singoli aspetti del funzionamento psicologico in modo isolato, focalizzandosi su questi meccanismi separatamente. Per questo motivo la psicologia della personalità si rivolge alle diverse discipline psicologiche per integrare le loro conoscenze in modo coerente e proficuo nella psicologia della personalità.

1.3 DALLE TEORIE INGENUE ALLE TEORIE SCIENTIFICHE DELLA PERSONALITÀ Le teorie ingenue corrispondono alle credenze che ogni persona ha riguardo alla personalità. Nel corso della propria vita, infatti le persone osservando il comportamento di altri soggetti, accumulano evidenze sulle quali costruiscono le loro opinioni sulla personalità. Le teorie scientifiche sono quelle formulate dagli scienziati che vengono poi tradotte in applicazioni pratiche a vantaggio e beneficio degli individui.

1

Le principali differenze fra esse sono: - Nelle teorie scientifiche ci deve essere la verifica sperimentale delle ipotesi, mentre in quelle ingenue no; - Si pongono le stesse domande ma la modalità mediante la quale cercano delle risposte è completamente diversa; - Entrambe si basano su osservazioni, ma, mentre quelle ingenue prendono spunto da un numero limitato di queste, quelle scientifiche ricorrono a delle osservazioni obiettive e sistematiche dei differenti processi e meccanismi del funzionamento psicologico; - Le teorie ingenue vengono formulate sugli aspetti che più incuriosiscono, mentre la teoria scientifica è una teoria comprensiva, in quanto si occupa dei differenti processi e meccanismi del funzionamento psicologico nella sua globalità. - Inoltre rispetto alle teorie ingenue, le teorie scientifiche traducono le loro osservazioni in applicazioni pratiche a beneficio dell’individuo.

1.4 QUALI FATTORI DETERMINANO LA PERSONALITÀ? Nella personalità interagiscono una serie di elementi, e proprio l’enfasi posta su uno piuttosto che l’altro differenzia i vari approcci. Fattori genetici Studi su coppie di gemelli omozigoti separate alla nascita e allevate separatamente (Bouchard, 1984): si sono riscontrate profonde similarità nella personalità dei soggetti. Anche altri studi dimostrano il ruolo significativo dell’eredità genetica nel determinare le caratteristiche della personalità. Gli studi recenti hanno tuttavia evidenziato, superando l’antica questione natura vs. cultura, che accanto all’aspetto genetico debba essere affiancato l’aspetto culturale e ambientale in quanto queste componenti interagiscono nell’influenzare la personalità. Fattori disposizionali Alcuni teorici della personalità ritengono che le persone si differenzino le une dalle altre in base al possesso di disposizioni stabili, denominate tratti. I tratti sono quegli elementi costitutivi della personalità che rimangono costanti durante la vita, e assicurano coerenza e continuità alla condotta nel tempo e nelle diverse situazioni. Secondo alcuni autori sono biologicamente determinati, mentre secondo altri sono etichette descrittive senza alcun ancoraggio biologico. Per quanto riguarda il peso che i tratti hanno nel determinare la personalità, oggi si adotta un approccio di tipo interazionista, che vede la personalità come il risultato dell’unione sia di fattori interni che esterni. I nuovi quesiti dei teorici di oggi si domandano quanto il patrimonio genetico, in interazione con l’ambiente, possa determinare lo sviluppo della persona. Altri quesiti che si pongono i teorici, sono sul numero e la tipologia di tratti che compongono la personalità. Fattori socioculturali La cultura contribuisce in larga misura a determinare le pratiche specifiche di una società (es. corteggiamento, educazione, politica, religione, ecc.) e i ruoli che le persone ricoprono in essa . La società definisce l’insieme delle due norme che regolano il comportamento delle persone all’interno della società in cui vivono. Per questi motivi, molte differenze individuali si spiegano ricorrendo alla cultura, alla società e ai ruoli e alle norme sui comportamenti che essa attribuisce. Fattori legati all’apprendimento Ci sono approcci, come il comportamentismo, che ritengono che la persona sia frutto dell’apprendimento, dei rinforzi (ricompense e punizioni) ricevuti e del condizionamento ambientale. A ciò consegueche sia possibile controllare lo sviluppo della personalità modificando i rinforzi che si danno. Altre teorie si oppongono a questa visione riconoscendo sì il ruolo dell’apprendimento, ma in maniera ridimensionata. La prospettiva biologica ritiene che la personalità non sia così duttile e flessibile, mentre la prospettiva cognitivo-sociale sottolinea l’influenza dei processi di apprendimento, ma ridimensiona il ruolo dei rinforzi in questi processi.

2

Fattori esistenziali Ogni persona ha una visione del mondo e dell’uomo propria, costruita attribuendo un significato, un’interpretazione personale alle condizioni che si ritrova a vivere. Le prospettive umanistico-esistenziali e con approccio fenomenologico ritengono che la personalità degli individui derivi non solo dalle condizioni in si trovano a vivere, ma dal modo in cui valutano, interpretano e rispondono alle varie situazioni della vita. Meccanismi inconsci Non sempre le persone sono consapevoli di ciò che fanno o pensano e non riescono a spiegare il perché compiono determinate azioni. In particolare l’approccio psicoanalitico sostiene che, siccome non sempre le persone sono consapevoli delle loro azioni, anzi, spesso le cause del comportamento sono inconsce, bisogna quindi indagare proprio meccanismi inconsci per poter cogliere a fondo la personalità. Processi cognitivi Le persone si caratterizzano per le modalità con cui percepiscono, trattengono, trasformano e traducono in azione le informazioni dell’ambiente. Le prospettive cognitive focalizzano l’attenzione sui processi mediante i quali gli individui categorizzano la realtà e le attribuiscono un significato.

1.5 LE QUESTIONI FONDAMENTALI NELLO STUDIO DELLA PERSONALITÀ Nella psicologia della personalità sono emerse varie questioni che i principali approcci hanno approfondito, ognuno a modo loro. Qual è l’importanza di passato, presente e futuro? Prospettiva psicoanalitica - PASSATO  La teoria di Freud mette in evidenza l’importanza dei primi anni di vita, fondamentali per un individuo. Freud ritiene che il carattere sia già delineato al quinto anno di età. Prospettive cognitive e cognitive-sociali (Allport, Bandura, Michel, Kelly) - FUTURO  Ritengono importante considerare il comportamento umano orientato al futuro. Valutano gli obiettivi che l’individuo si pone, le mete da raggiungere. In questo tipo di visione, l’uomo viene ritenuto un agente attivo, capace di autoregolare il proprio comportamento e non come un individuo che subisce passivamente i condizionamenti del passato: è un soggetto capace di esercitare una personal agency sulla propria esperienza, di coordinare le azioni in vista di obiettivi futuri, di essere “proattivo” e non solo “reattivo”. (Kelly: “È il futuro che tormenta l’uomo, non il passato. L’uomo tende sempre al futuro attraverso la finestra del presente”) Comportamentismo - PRESENTE  Autori come Skinner, tendono ad accentuare l’importanza del presente nella determinazione della personalità, sottolineando il rilievo delle contingenze esterne a modellare il comportamento e a creare specifiche abitudini di risposta. Che cosa motiva il comportamento umano?  Per autori come Freud, Skinner, Dollard e Miller è la ricerca del piacere che motiva il comportamento umano.  Per autori come Rogers, Maslow, Jung e Horney è l’autorealizzazione che motiva il comportamento umano, cioè la possibilità di esprimere appieno le proprie potenzialità.  Secondo la prospettiva cognitivista ciò che spinge le persone è la ricerca del significato di ciò che le circonda e la riduzione dell’incertezza.  Nell’ottica cognitivo-sociale ciò che muove il comportamento umano è una motivazione autodiretta, definita “autoregolazione”; Qual è il ruolo dei meccanismi inconsci?  Anche contributi di stampo biologico, come l’ambito evoluzionistico danno rilievo agli aspetti non consapevoli. Che vengono considerati modalità di pensiero attivate automaticamente per affrontare le situazione che l’ambiente pone e a cui dobbiamo adattarci.  La prospettiva umanistica non nega l’influenza dei meccanismi inconsci, ma afferma che il concetto di Sé che struttura la personalità sia fondamentalmente conscio.

3

 Altre prospettive, come la teoria dei tratti o le teorie dell’apprendimento, negano l’influenza degli aspetti inconsci nella determinazione della personalità. Il comportamento umano è liberamente scelto o determinato? Ci sono due posizioni opposte, definite da alcuni autori riduzionistiche, che condividono l’idea che il comportamento sia regolato da forze sottratto al controllo della soggettività.  Riduzionismo biologico  Il nostro comportamento è guidato da fattori genetici, somatici, istintuali, relativi al sistema nervoso ecc. (Teorie biologiche, Psicoanalisi)  Riduzionismo sociologico-ambientale  Il comportamento è il risultato di condizionamenti sociali, culturali e di meccanismi legati ai rinforzi positivi, negativi e alle punizioni. (Teorie comportamentiste) Unicità o comunanza fra gli individui?  Approccio idiografico  Sottolineano l’unicità dell’individuo (Psicoanalisi o prospettiva cognitiva di Kelly) .  Approccio nomotetico  Si focalizzano sulle similarità tra gli individui (Modello dei cinque fattori e prospettiva dei tratti). Il comportamento umano è sotto il controllo di variabili interne o esterne?  Teorie che sottolineano la “proattività” dell’individuo, mosso principalmente da forze interne ( Teorie dei tratti e psicologia fenomenologica e umanistico)  Teorie che evidenziano la “reattività” delle essere umano, il quale agisce attivato da forze esterne riconducibili a stimoli ambientali (teorie behavioriste)  Le teorie cognitivo-sociali condividono entrambe le posizioni. La natura umana è positiva o negativa?  Natura umana costituita da tendenze positive  Nelle teorie della personalità costituisce il paradigma degli indirizzi umanistico – esistenziali.  Visione negativa e pessimistica della natura umana  Psicoanalisi e comportamentismo. La natura umana è unitaria o conflittuale? Quasi tutti gli approcci e i teorici considera il conflitto un aspetto presente a pieno titolo nella personalità. Possiamo capire la personalità chiedendo alle persone di parlare di loro stesse? In altri termini, che ruolo ha l’introspezione?  Secondo le posizioni esistenzialiste, è un metodo molto valido per studiare la personalità.  Secondo le teorie dell’apprendimento è completamente inutile;  Secondo le teorie psicoanalitiche può essere valido solo se analizzato poi da esperti.

1.6 UNA MAPPA PER ORIENTARSI: I QUATTRO QUADRANTI DELLA PERSONALITÀ Dogana ha fornito una sintesi di tutte le questioni di cui si occupa la psicologia della personalità tramite un modello in cui si affrontano due interrogativi di fondo: 1. il comportamento umano è sotto il controllo della biologia oppure della cultura? 2. Il comportamento umano è totalmente determinato oppure vi è autonomia? Esso è un’ipotesi di posizionamento delle prospettive teoriche più importanti nello studio della personalità.

4

 Asse Est-Ovest  Peso attribuito alla biologia e alla cultura.  Asse Nord-Sud  Il rilievo della soggettività, nella polarità autonomia-determinismo.  L’incrocio delle due assi definisce alcune aree concettuali.  Quadrante I e II  Teorie riduzionisitiche  Quadrante I  Comprende posizioni che enfatizzano il ruolo dei fattori biologici.  Quadrante II  Comprende quelle posizioni che si appellano al determinismo ambientale, focalizzando l’attenzione su variabili di tipo geofisico e socioculturale.  Area Intermedia tra l’area del riduzionismo biologico – culturale (quadranti I e II) e l’area che valorizza la soggettività (quadranti III e IV)  Si collocano le teorie psicoanalitiche e le teorie dei tratti. Oscillano da un’attenzione privilegiata alla dimensiona biologica a una maggiore apertura agli apporti ambientali.  Quadrante IV  Si inseriscono le teorie cognitive, cognitivo sociali e umanistiche che hanno in comune l’enfasi sul ruolo delle strutture cognitive, sulle capacità di progettualità e sulle determinanti emotivo – motivazionali, che caratterizzano la personalità. La prospettiva umanistica occupa l’area culmine dell’asse verticale per l’ampio rilievo attribuito alla soggettività, alla tendenza dell’uomo verso l’autorealizzazione e per la particolare attenzione, soprattutto nei suoi sviluppi, alla dimensione più spirituale della personalità.

CAPITOLO 4: LA PROSPETTIVA DEI TRATTI I tratti sono le caratteristiche distintive della persona, le generiche disposizioni interiori che si mantengono relativamente stabili nel corso del tempo e nelle varie situazioni.

4.1 UN PÓ DI STORIA … (LIBRO)

4.2 UNA PROSPETTIVA ETEROGENEA Non esiste una teoria dei tratti ma differenti teorie, che però condividono un insieme di assunti di base e di elementi comuni: - È possibile rilevare dei pattern relativi alle modalità con cui le persone si comportano, pensano e provano emozioni. Tali regolarità del comportamento vengono spiegate mediante i tratti ( Costrutti psicologici che identificano le tendenze abituali delle persone a mostrare un certo tipo di condotta in un ampio range di situazioni). I tratti sono caratterizzati da coerenza (in quanto descrivono una certa regolarità nel comportamento) e peculiarità (definiscono ciò che è tipico e peculiare di ciascun individuo, cioè quelle caratteristiche psicologiche che esprimono le differenze tra le persone); - I tratti sono delle variabili decontestualizzate, cioè si riferiscono a delle tendenze a comportarsi in modo coerente a prescindere dai diversi contesti o situazioni. Occorre però precisare che essi non vogliono suggerire che le persone agiscano in maniera totalmente indifferente al contesto, quanto più che essi usino delle unità di misura che siano dominio-generali, cioè valide in diversi contesti; - L’organizzazione gerarchica dei tratti. Gli elementi di disaccordo fra le varie teorie dei tratti sono invece: - L’adottare un approccio idiografico ( Vuole approfondire lo studio individuale della personalità partendo dal presupposto che ciascun individuo possieda un insieme unico di tratti, organizzati in maniera del tutto originale  Si basa sul concetto di unicità di ciascuna persona), o nomotetico (

5

-

-

Mira ad identificare la tassonomia dei tratti universale, che si possa applicare a tutte le persone; sostiene che ogni individuo possieda in una certa misura i diversi tratti, e ciò che distingue fra loro gli individui è in che misura possiedono ciascun tratto  Le differenze individuali sono perciò di tipo quantitativo); La natura dei tratti: secondo alcuni essi hanno una funzione solamente descrittiva, ovvero sono delle etichette descrittive relative a comportamenti abituali. Secondo altri, invece, hanno una funzione esplicativa, cioè sono sistemi psicologici fonte e causa del comportamento  Hanno un valore causale; Le metodologie di indagine per identificare i tratti: 1) La strategia di tipo lessicale, che usa il linguaggio come fonte di informazioni  I tratti fondamentali sono identificabili a partire dall’analisi del linguaggio comune  Quante più parole sono state coniate per descrivere una caratteristica di personalità, tanto più essa è importante; 2) La strategia di tipo statistico, e in particolare la tecnica dell’analisi fattoriale, usata per verificare il modo in cui un elevato numero di dimensioni si presentano insieme  Identifica un numero limitato di dimensioni (fattori) che riassumono le intercorrelazioni fra moltissime variabili; 3) La strategia teorica, che consiste nel basarsi su teorie esistenti da cui ricavare indicazioni relative alle dimensioni più importanti della personalità. A differenza delle prime due strategie (bottom-up, dai dati), quest’ultima adotta un approccio di tipo top-down, perché e a partire da un modello teorico che vengono stabilite le dimensioni psicologiche fondamentali e la tipologia di dati che devono essere raccolti per misurare le dimensioni. Nella pratica queste tre teorie non sono da intendere come mutualmente escludentesi. Infatti la maggior parte dei teorici dei tratti ha utilizzato una combinazione delle tre strategie per identificare i tratti fondamentali di personalità.

La teoria dei tratti di Gordon Allport Allport adotta un approccio idiografico. Secondo lui, la personalità, pur avendo una sua organizzazione che garantisce coerenza e continuità, si modifica costantemente, è in costante divenire. Nella sua definizione, egli parla delle unità base della personalità, di sistemi psicofisici, ossia dei tratti, strutture neuropsichiche generalizzate che guidano forme coerenti di comportamento adattivo ed espressivo. I tratti hanno un ancoraggio neuropsichico, un substrato biologico. In essi è possibile rintracciare la causa della stabilità e della coerenza del comportamento messo in atto dalla persona. Siccome ogni persona ha una configurazione unica di tratti, ciascuna affronterà le esperienze quotidiana in maniera diversa rispetto a tutti gli altri individui. Anche se i tratti sono stabili possono evolvere per favorire un adattamento funz...


Similar Free PDFs