Riassunto-schema L\'estraneo di fiducia - M. Pittaluga PDF

Title Riassunto-schema L\'estraneo di fiducia - M. Pittaluga
Course Sociologia e servizio sociale II
Institution Università degli Studi di Verona
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Riassunto-schema del libro di M. Pittaluga dal titolo "L'estraneo di fiducia", scritto e studiato per superamento esame....


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L’ESTRANEO DI FIDUCIA 1. IL TEMA DELLA FIDUCIA 1.1 LEGAMI FAMILIARI E INTERAZIONI PRECOCI Procedure di negoziato e di scambio: il tema della reciprocità. Intento di tracciare una mappa che consenta di orientarsi nel passaggio dalla fiducia familiare alla costruzione del legame sociale. Uno dei primi metodi di indagine è quello di Mary Ainsworth, “strange situation” strategia per valutare le risposte dei bambini ad una serie di episodi di separazione dalla madre, presenza di una persona estranea e riunione con la madre. Le differenze diversi gradi di sicurezza della relazione. I risultati di queste ricerche rinforzano tesi di Bowlby della persistenza degli schemi di comportamento. Processi attraverso cui viene interiorizzata l’esperienza interattiva se relazione di tipo sicuro, si instaura un processo di graduale aggiornamento del modello; se insicuro evitante o resistente, aggiornamento impedito > esclusione difensiva di informazioni discrepanti (= questi soggetti trattano gli altri come se fossero interlocutori sempre uguali, non modificando le proprie strategie). Ma cosa significa relazione genitore-figlio aperta, che aiuti a integrare nuove informazioni e cambiamenti?  il senso di fiducia del bambino dipende dalla mutua fiducia e comprensione con la figura di attaccamento. La fiducia e la sicurezza che rendono possibile l’esplorazione del mondo poggiano su esperienze di esplorazione compiute dal soggetto con la sua figura di attaccamento. (Erikson, Ainsworth, Bowlby, Stern). Dunn l’incoraggiamento a sviluppare la cooperazione non è frutto solo dell’esperienza tra pari: possono essere sperimentati anche dall’universo familiare la curiosità per gli altri, lo sviluppo delle capacità comunicative, la collaborazione per raggiungere obiettivi reciprocamente utili. Il vero problema è la capacità di trasformare il rapporto con i genitori è attraverso gli schemi di interazione adottati in famiglia che si consolidano le esperienze di reciprocità e di cooperazione che saranno poi utilizzate nel gruppo coi pari. 1.2 TESSUTO SOCIALE E STRATEGIE DI DIFFIDENZA In quale misura la dimensione della fiducia è rilevante nella vita sociale? Putnam ipotesi che il senso di fiducia nelle società moderne abbia due origini collegate tra loro: le norme che regolano la reciprocità e le reti di impegno civico. Reciprocità serve a conciliare gli interessi individuali e la socievolezza, in quanto ogni atto individuale può essere un atto di “altruismo a breve termine e interesse personale a lungo termine”. Le reti di comunicazione e di scambi interpersonali possono essere orizzontali (in contatto persone con la stessa posizione di potere), altre possono essere verticali (rapporti asimmetrici). Nelle aree meno sviluppate economicamente sono privilegiati i rapporti verticali in cui ci si affida a qualcuno perché promette protezione dipendenza è diverso “confidare” da ”avere fiducia” (= dipende dalla capacità di distinguere tra pericoli e rischi, capacità acquisita da esperienze positive in cui si è assunto un impegno nonostante l’incertezza del risultato). Imprevisto come elemento generale della vita come il bambino ha la tendenza di ordinare il mondo attraverso la ricerca di costanti, il bisogno di operare delle distinzioni continua a persistere anche nella vita sociale, in quanto è necessario orientarsi tra ciò che è noto e ciò che è estraneo. I problemi sorgono quando le categorie diventano schemi di riferimento rigidi e onnicomprensivi (fino a diventare stereotipi culturale e pregiudizi) potrebbe così radicarsi l’idea che cooperare è rischioso, poiché è impossibile fidarsi di persone estranee. La cultura della sfiducia crea le basi per la criminalità, ovvero le basi per un mondo in cui nemmeno la competizione di mercato (che dovrebbe basarsi sulla fiducia che tutti osservino certe regole) è basata su forme di lotta reciprocamente distruttive. Putnam parla della fiducia come di quell’elemento primordiale che ha lacerato il tessuto sociale essa può prosperare grazie all’inefficienza del sistema istituzionale.

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Anche la strategia del “mai cooperare” porta ad un equilibrio stabile, poiché adattarsi su regole già esistenti può essere più facile che cercare di cambiarle gli equilibri raggiunti tendono ad autoperpetuarsi. La dipendenza dal percorso storico, dunque, condiziona il funzionamento delle istituzioni, che a loro volta potrebbero con un loro cambiamento portare ad un cambiamento reale nella vita dei cittadini fiducia come componente fondamentale del capitale sociale. I nodi di accesso alle istituzioni. Se il ruolo delle istituzioni è determinante per la costruzione della vita sociale, quale tipo di fiducia sarà necessario per attivare processi di sviluppo? Infatti, un ambiente istituzionale affidabile rappresenta un modello i cui elementi di stabilità e di prevedibilità permettono al singolo di valutare vantaggi e rischi delle proprie scelte. La fiducia accordata al sistema è filtrata attraverso il rapporto che si stabilisce con le persone concrete (che in quel determinato contesto rappresentano l’istituzione). Nodi di accesso = punti di connessione e, in quanto tali, sono vulnerabili intorno ad essi, infatti, può rafforzarsi o indebolirsi la fiducia nei sistemi astratti. (Si analizza il mondo dei servizi pubblici alla persona.) Essendo la prestazione fortemente diseguale ed imprevedibile, la probabilità di delusione è massima, soprattutto per i nuovi consumatori con aspettative alte di prevedibilità del prodotto. Serve un interlocutore al quale sia riconosciuto da tutti il potere di regolare la collisione tra interessi parziali. È indispensabile che vi sia un sistema istituzionale nel quale l’interesse personale possa essere temperato. Rischio che siano incentivate forme di paternalismo “ce ne occupiamo noi”. Si ripropone il dilemma istituzionale tra aiuto e controllo alle istituzioni spetta il compito di ridurre o annullare le asimmetrie iniziali, attivando la circolarità tra competenze e processi interattivi. La circolarità contribuisce alla riappropriazione di efficacia da parte degli utenti, mettendo in grado i singoli cittadini di applicare alla loro vita giornaliera le esperienza elaborate nei nodi di accesso. La fiducia accordata ai sistemi astratti, la consapevolezza del rischio e il flusso costante di informazioni rendono riflessiva la società moderna (Giddens) Il ruolo dell’AS. La figura dell’AS nasce insieme alla modernizzazione dello Stato. Uno dei rischi che corre oggi l’AS = mancanza di fiducia nei sistemi astratti, avendo essa una funzione di raccorda tra il sistema istituzionale e la persona (il cui atteggiamento, influenzato da uno stato d’animo derivante da precedenti esperienze familiari e culturale, è spesso ambivalente). Nella fase di risposta la funzione di raccordo rischia di tramutare l’AS in un polo ricevente proiezioni negative l’istituzione, per essere considerata sistema aperto e affidabile, deve consolidare aspetti scientifici e tecnici caratterizzanti il suo mandato, garantendo al suo interno competenze professionali con paradigmi forti (non solo per le conoscenze accumulate, ma anche per i risultati ottenuti). Per gli AS che lavorano nelle istituzioni è difficile confrontare gli esiti dei propri interventi  è forte il rischio che gli aspetti impersonali soppiantino quelli personali e il singolo operatore finisce spesso ad adempiere a compiti rigidamente prescrittivi. Semplificazione del problema a livello di pensiero pubblico: “ i rapporti personali non si toccano, le istituzioni pensino agli aspetti materiali”.  AS come milite dell’ordine pubblico: lo Stato deve provvedere alle risorse economiche senza condizioni, l’AS serve solo a giustificare misure autoritarie. Fiducia tra AS e cittadino non è un fattore concesso o rifiutato a priori, ma un terreno su cui si lavora. Quale utilità nel lavoro dell’AS possono avere le nozioni sulla fiducia? valutare se un determinato bambino ha potuto sperimentare all’inizio della sua vita un rapporto di fiducia con uno dei suoi genitori, avendo quindi stima di sé attraverso quel bilancio emozionale positivo (io sono buono perché lui mi vede e mi tratta come un bambino buono). Impostare un buon intervento = fornire al bambino che si trova in una situazione difficile la possibilità di avere fiducia in un altro adulto.

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1.3 PROCESSI EVOLUTIVI A RISCHIO: LA DOMANDA DEI FAMILIARI AS obiettivo primario di sostenere la crescita della persona, non solo nel momento dell’evento critico, ma anche nel tempo della sua riorganizzazione. Mandato istituzionale sempre più orientato all’offerta di servizi che sollecitino la responsabilizzazione individuale e collettiva, oltre che la crescita personale dell’utente verso l’autodeterminazione. Conoscere le tappe dello sviluppo psicologico infantile = porsi nei confronti dei bambini in una posizione di ascolto per indurli ad esprimere i pensieri. A differenza dell’utente, il bambino non viene dall’AS perché si è reso conto di aver bisogno di aiuto, tuttavia si trova comunque in un momento di crisi. Nel tentativo di diventare una persona significativa per loro, l’AS può permettere di entrare nel privato: se l’AS si apre a loro, i bambini faranno lo stesso. In tutte queste situazioni, tentativo dell’AS = rappresentare un punto di riferimento, costruire rapporto di fiducia: Caso di Sofia tentato di aiutare la bambina ad affrontare il dolore inespresso per la morte ella mamma, dandole consapevolezza che i suoi sentimenti sono importanti. Inoltre, trasmetterle che nella lotta tra gli adulti qualcuno la rappresenta, l’ascolta e si fa interprete dei suoi bisogni. Trasmetterle che a decidere sulla sua collocazione futura saranno gli adulti, per sollevarla dalla responsabilità della scelta. Concetto di “lutto infantile” l’elaborazione o meno del lutto ha un grosso peso sullo sviluppo armonico della personalità del bambino. È necessario, per superarlo positivamente, che la persona colpita dia libero sfogo alle proprie sensazioni (timore di essere abbandonati, struggimento per la persona persa, rabbia per l’impossibilità di ritrovarla). Bowlby 4 fasi del lutto: -

Torpore Ricerca, collera Disorganizzazione, disperazione Riorganizzazione

Responsabilizzazione da parte dei nonni nei suoi confronti (nipote = significato riparativo alla morte della figlia). Opportuno intervenire anche sui nonni, che alimentano in Sofia la rabbia verso il padre riavvicinare i poli: scrivere una lettera indirizzata al padre (esprimere dubbi ma anche fiducia) portarli alla consapevolezza che lui ha il diritto di tenere con sé la figlia. Caso Eva e Luciano affrontare il lutto del padre attraverso una cerimonia intima, sostituitasi alla cerimonia funebre mancata. Fare in modo che nella mente dei bambini, la presenza delle due parti di padre buono e padre cattivo venisse accettata, per poter elaborare i loro sensi di colpa al posto che negarli. Caso di Davide duplice ruolo: adulto che aiuta a decodificare avvenimenti passati e presenti; funzione cognitiva per rispondere al bisogno di conoscere e capire la sua condizione di vita. Ha interiorizzato uno stile di vita rivolto al “fare inconcludente”, no base sicura di riferimento. Relazione evitante, che nega ogni emozione, famiglia trascurante. Data la sua bassa autostima, si cerca di far leva sul suo orgoglio, sulle sue capacità. Analizzare in che tipo di transizione si trova l’individuo, tenendo presente la persona, ma anche il suo microsistema (famiglia), mesosistema (gruppo dei pari) e macrosistema (ambiente strutturale) funzione dell’AS = moderatore tra micro e meso. Tentativo di sostenere Davide in senso contrario alla trasgressione, per una concezione di sé più centrata sull’impegno e su un’immagine positiva.

2. IL TEMA DELLA SOCIAL REFERENCE 2.1 INFLUENZA DELL’INTERAZIONE IN SITUAZIONI DI INCERTEZZA Social referencing concetto elaborato sulla base di ricerche e osservazioni > diverse discipline; definito come il processo di apprendimento sociale nel quale un soggetto utilizza l’informazione o l’interpretazione di un’altra persona per riformulare la propria versione dei fatti = un sostegno che in una situazione di incertezza fornisce la struttura o il significato adatti in grado di contenere lo stress.

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La connessione tra asimmetria e competenza nella relazione mette in moto un processo di social reference che attraversa tutta la vita e che costituisce una sorta di interfaccia tra individuo e società. Sequenza = assumere informazioni formulare un’interpretazione compiere un’azione. L’individuo trae dal contesto sociale i punti di riferimento; recente è l’attenzione al processo di costruzione sociale della realtà collocato nell’infanzia. Lo schema teorico nella quali il bambino è immerso nella vita sociale ipotizza che il social referencing (=il rivolgersi ad una persona ritenuta competente) abbia anche la funzione di regolare il comportamento il bambino cerca un’informazione da un altro significativo per sapere quale condotta tenere in situazioni impreviste. L’adulto deve saper fornire comunicazioni coerenti ciò per essere un buon punto di riferimento (quindi non basta solo la disponibilità emotiva). Vi sono diversi modelli di sviluppo e diversi gradi di incertezza nel quale il bambino ricorre al social referencing una volta appreso il linguaggio, le richieste saranno facilitate ed inizierà anche quel dialogo mentale con le figure di riferimento che via via prenderà il posto dello sguardo e dell’azione concreta. Come si seleziona il referee al di fuori del contesto familiare? -

In una prima fase secondo il meccanismo della transitività = il bambino accetta una persona perché scelta dall’individuo amato; In realtà una buona scelta dovrebbe basarsi sulla competenza.

Il soggetto referente: -

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cercherà di tenere insieme nella figura del referee sia la competenza sia la fiducia, ma non sempre i due elementi sono complementari e la scelta potrebbe dare prevalenza o all’amico del cuore o al gelido esperto; terrà conto delle esigenze di negoziazione e di imparzialità l’incontro dovrebbe essere bidirezionale, dando importanza non solo agli aspetti del “prendersi cura”, ma anche su quelli cognitivi (proprio perché l’obiettivo è quello di aumentare la capacità di previsione e di controllo del richiedente imparare a fronteggiare un evento rafforza l’efficacia e il sentirsi in grado di svolgere un compito funziona da mediatore tra ansia/stress e la situazione difficile).

Ulteriori aspetti modalità con le quali è data la comunicazione: è importante che la domanda individuale preceda l’intervento, in quanto ciò denota che il soggetto richiedente vuole aumentare la sua consapevolezza di fronte ad una situazione difficile. Referencing strumentale (= cosa fare) e referencing emotivo (=come sentirsi) i due aspetti sono connessi, ma gli autori si dividono in due posizioni: alcuni sostengono che prima bisogna imparare a rielaborare i sentimenti di fronte al problema per poi imparare a comportarsi nella realtà; altri dicono che solo imparando ad affrontare un evento della realtà possono modificarsi i nostri stati interni. Social referencing come processo di cambiamento che può influire sull’immagine che il soggetto ha di se stesso, tenendo presente che si possono trovare diverse soluzioni e diverse forme di aiuto, finalizzate sia a modificare la struttura (=cosa fare) sia ad elaborare il significato (=come sentirsi). Possibili rischi di relazione asimmetrica. In una conferenza europea del 1995 sul fenomeno dell’escluzione, è emersa la tendenza alla polarizzazione tra i servizi: tra quelli sul lato della domanda (= cittadino come un cliente che può scegliere) e quelli sul lato dell’offerta (chiamati a fronteggiare i problemi dei soggetti “esclusi”) distinzione tra utenza forte e utenza debole. Questa distinzione non aiuta i soggetti deboli a oltrepassare i confini della marginalità, mentre la qualità e l’efficienza sono prerogative dei servizi della fascia forte di utenza > diffondersi delle attività terapeutiche nel settore privato (Rustin, ricerca in UK sulla crisi del lavoro sociale psicodinamico).

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La convinzione che il lavoro sociale consista soprattutto nel gestire la “giusta” esclusione (e non nell’agevolare lo sviluppo) è condivisa da quanti ritengono che in questo paese moderno gli uomini e le donne esclusi manchino di certe doti, per cui non possono o non vogliono cogliere le opportunità. A questa prospettiva contrasta quella di Walter, sostenendo che la risposta a forme di apatia, disinteresse e incapacità è nei sistemi di educazione e nei servizi sociali per questo motivo l’interazione iniziale acquista il significato di un processo di sviluppo, in cui l’individuo come tale è coinvolto a partire dalla domanda = “senza una cooperazione attiva sia nell’elaborazione dei fini sia nella loro esecuzione non c’è nessuna possibilità di bene comune”. È dalla fase della domanda che si stabilisce o meno un contesto di reciproca interazione nei servizi offerti, dove la domanda è eliminata, viene meno la sicurezza di essere riconosciuti in grado di valutare i propri interessi e di saper chiedere il sostegno di cui si necessita (si parla di una sorta di relazione benefattorecliente). Il potenziale evolutivo di una situazione ambientale risulta incrementato se coloro che sono implicati possono influire sulla distribuzione delle risorse e sulle decisioni da prendere. La mancanza di una comunicazione bidirezionale all’inizio di un progetto è talvolta resa necessaria dall’urgenza di trasferire risorse, riparare guasti, supportare carenza dilaga così il modello del deficit, secondo il quale l’inadeguatezza del comportamento dell’assistito riflette qualche sua deficienza (interna alla persona, o alla sua famiglia…). Rassegnarsi allo status quo da parte dei SS significa anche non prestare sufficiente attenzione alla persona singola non avere scambio, non si sposta l’equilibrio di potere a favore del soggetto… è la stessa identità di SS che può essere indebolita (Manoukian) “servizi che rischiano di venire considerati non più organizzazioni che servono, ma organizzazioni servili”. 2.2 L’AS COME PUNTO DI RIFERIMENTO Applicazione della conoscenza teorica ai problemi pratici = come usare le nostre conoscenze? Una delle condizioni affinché possa svilupparsi un buon lavoro tra operatore e utente che AS applichino a se stessi le medesime teorie che applicano ai clienti. In tale direzione è importante che l’AS usufruisca dell’esperienza della supervisione, che permette al singolo di elaborare un proprio stile personale all’interno del mandato e di stabilire con una persona competente un’alleanza orientata al compito. È necessario promuovere nei tirocini la capacità di ragionare, di riflettere sui propri pensieri, di non sommare le conoscenze in modo cumulativo. Es1. Tirocinante che gestisce un caso in cui un padre chiede aiuto nell’interpretare una lettere in merito alla figlia disabile, per poi agire di conseguenza. Premessa indispensabile che il referee sia competente offre una risposta affidabile che contribuisce a rendere l’altro più competente rispetto al problema. (Inoltre l’allievo in modo coerente si adopera affinché situazioni analoghe non si riproducano più, segnalando l’errore al ministero dell’Interno.) Es2. Tirocinante che gestisce caso di richiesta di una struttura di sostegno da parte di una persona rimasta senza casa. Il soggetto nel chiedere una struttura di sostegno non rinuncia a rivelare le sue preferenze e il significato che assume per lui una soluzione piuttosto che un’altra. Il referee presta attenzione allo stile del richiedente. Offerta di visitare insieme l’istituto rispetto per l’opinione dell’utente e il desiderio di condividere l’attività. Fatti e significati nei diversi aspetti della social reference. All’AS vengono rivolte anche domande di sostegno emotivo, soprattutto nelle fasi di sviluppo di transazione ecologica (Bronfenbrenner). In queste circostanze, l’AS può rappresentare una terza persona che fornisce un modello di interazione sociale, che dà sicurezza e che rinforza le iniziative della persona in via di sviluppo. Nesso tra social referencing e il conformismo il referencing può essere inteso sia come una forma attiva (= un modo ...


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