Riassunto sulla differenza tra Naturalismo Verismo PDF

Title Riassunto sulla differenza tra Naturalismo Verismo
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Salerno
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Riassunto di Letteratura Italiana sulla differenza tra Naturalismo e Verismo ...


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Postivismo – Naturalismo – Verismo L’Ottocento è il secolo in cui si sviluppano la modernità e il progresso. Le nuove scoperte scientifico-tecnologiche, la nascita di città sempre più estese, e, di conseguenza, la vita sempre più veloce e frenetica, sconvolgono totalmente i modi di vedere e di vivere la vita quotidiana, e i rapporti fra uomo e natura. Tutto questo, dalla seconda metà del secolo, darà vita a due atteggiamenti fra loro contrapposti, che staranno alla base delle poetiche del Naturalismo (che avrà un atteggiamento positivo e fiducioso nei confronti della scienza) e, successivamente, del Decadentismo che, al contrario, rivendicherà quelle corrispondence tra uomo e natura, ormai impossibili, alla base della poetica di Baudelaire. Il Naturalismo francese è una corrente artistico-letteraria che si è sviluppata in Francia a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. Il maggiore esponente della corrente letteraria del Naturalismo è stato Emile Zola che descrive la società e la psicologia delle persone mediante i metodi che sono stati utilizzati nell'ambito delle scienze sociali. Ciò che Zola descrive nelle sue opere letterarie è sempre la realtà della vita quotidiana francese, pertanto scene semplici. La realtà viene da lui rappresentata in modo impersonale, senza coinvolgimento nelle vicende che interessano le persone che fanno parte della società francese. Postivismo Il Naturalismo si è considerato l'aspetto letterario del Positivismo, filosofia basata sull’organizzazione industriale della nuova società borghese, che crede nel progresso della scienza e che crede che le applicazioni della scienza possano favorire la felicità dell’uomo. Tale filosofia è definita “Positivismo” perché i pensatori positivisti credono solo nei fatti positivi, ovvero quelli che si possono misurare con gli strumenti scientifici, mentre ciò che è metafisico o spirituale non interessa o è considerato solo un prodotto della materia. La scienza diventa quindi lo strumento per conoscere e migliorare la realtà a favore dell’uomo, per spiegare oggettivamente la realtà e dominarla. Tratti fondamentali della filosofia positivistica: - la scienza come unica forma di conoscenza certa e il suo metodo deve essere considerato come paradigma da estendere a tutti i saperi; - il metodo scientifico va esteso allo studio dell’uomo, sia come singolo (tramite la psicologia sperimentale), sia come essere sociale (tramite la sociologia); - il progresso della civiltà umana è segnato da quello della scienza; - compito della filosofia è trovare tratti comuni tra le varie scienze per costruire un metodo che possa fungere da modello di riferimento. La filosofia positivistica diventa una mentalità egemone per motivi storico- politici, quali: la caduta della spinta ideale romantica della borghesia ormai al potere che chiede una visione del mondo più realistica; il ruolo fondamentale assunto dalla scienza nella seconda rivoluzione industriali ; la giustificazione offerta dal darwinismo sociale al nazionalismo e all’imperialismo visto come civilizzazione. Nel Positivismo si possono distinguere tre momenti, espressi da Comte, Mill e Darwin. Comte enuncia i principi essenziali del Positivismo, che sono il richiamo al metodo scientifico, l’osservabilità dei fenomeni e il procedimento induttivo per ricavare regole e leggi con cui è possibile fare previsioni. Crede che si possa costruire una scienza del comportamento sociale umano, vale a dire la sociologia. Mill individua nel metodo induttivo (osservazione di casi particolari per stabilire una legge universale) il procedimento basilare delle scienze naturali e ne ricava un induttivismo sociale.

Darwin sostiene che le specie si evolvono secondo variazioni biologiche che sono casuali e minime, delle quali sono mantenute solo quelle che consentono la sopravvivenza della specie. Afferma inoltre che all’interno di ogni specie, e tra le specie stesse, esiste la lotta per la sopravvivenza che fa emergere il migliore. Anche l’uomo è frutto dell’evoluzione che intacca sia il creazionismo religioso, sia la presunta superiorità dell’essere umano rispetto agli animali. Le sue teorie vengono trasferite in campo sociale e danno vita a due tendenze contraddittorie: una che sostiene che nella lotta sociale è legittimo che vinca il migliore come singolo, classe, nazione o razza; una che sostiene che l’uomo non vive in un mondo naturale ma in società, per cui la selezione è frutto di scelte politiche e sociali. Uno dei maggiori teorici del Positivismo è Hippolite Taine, per il quale la realtà umana è il frutto di tre fattori: la razza (fattori biologici), il momento storico e l’ambiente (fattori geografici e climatici). La combinazione di questi tre elementi determina la vita umana. Ad esempio un folle che vive in condizioni sociali disperate e in un periodo storico complesso sentirà maggiormente il peso della follia. Taine teorizzò questi tre aspetti perché se un uomo manifesta un atteggiamento sbagliato, non si può intervenire sull’indole e sul momento storico ma almeno sulla condizione sociale. Chi vive in un contesto deprivato dal punto di vista ideologico e culturale avrà atteggiamenti deviati. Se gli uomini che appartengono a queste categorie fossero elevati socialmente le loro condizioni migliorerebbero sicuramente. Il compito dell’intellettuale è mostrare una via per uscire al di fuori dei contesti degradati. Gli ambienti rappresentati sono gli ambienti suburbani, la periferia più degradata e corrotta che affianca e circonda le grandi città come Parigi. Taine è anche un critico letterario e propone una nuova funzione della letteratura: i romanzieri devono rappresentare la realtà con un’attenzione di tipo scientifico, senza censure ma con un’indagine caratterizzata dal massimo distacco. Egli propone alcuni modelli letterari: Balzac e Flaubert. • Balzac è uno scrittore-scienziato autore, intorno al 1850, della Comedie umaine, raccolta di 91 romanzi che fornisce un quadro ampio della società borghese (l’autore fa una precisa analisi della società e della natura umana) e che, secondo Taine, è da prendere come esempio. Balzac dice che: «La società fa degli uomini, a seconda dell’ambiente in cui si svolge la vita, tante specie diverse quanti sono gli animali nella zoologia». • Flaubert, autore di Madame Bovary (personaggio colto, che si crea un’illusione della propria vita mediocre dalla quale cerca inutilmente di fuggire, illusione che si trasformerà in delusione portando la donna al suicidio). Egli affermò che «lo scrittore nelle sue opere deve essere come Dio», cioè lo si deve sentire ovunque ma non lo si deve mai vedere, non devono trasparire le sue idee e opinioni. Egli sostiene il principio dell’impersonalità, caratteristico anche del Verismo: le descrizioni vengono fatte attraverso la visione dei personaggi, non attraverso il punto di vista dell’autore. Gli autori positivisti sostengono che nella descrizione della società francese non ci si può limitare alla borghesia, ma occorre prestare attenzione anche ai ceti subalterni e dare spazio alle personalità patologiche, a tutti gli elementi della società, fornendo inoltre una descrizione minuziosa degli ambienti sociali. Naturalismo Zola è il più importante naturalista francese e la sua opera, Il romanzo sperimentale, rappresenta perfettamente il movimento artistico. Ne Il romanzo sperimentale (1880) Z. sostiene che il romanzo deve applicare il metodo scientifico all’analisi della realtà; come l’uomo è passato dallo studio della fisica (realtà inorganica) alla fisiologia (realtà organica), Z. vuole studiare la realtà spirituale e passionale, determinata da leggi fisse come quelle che regolano la fisica e la biologia, quindi il compito del romanziere è quello di scoprire tali leggi.

Il romanzo deve di conseguenza essere come la relazione di un esperimento scientifico condotto dallo scrittore, che prende un personaggio (un carattere) e lo pone in un determinato ambiente per osservare le sue reazioni (che daranno vita alla trama del romanzo). Vi è quindi il massimo distacco tra il romanziere e i personaggi. Z. individua due leggi della realtà spirituale, che determinano i comportamenti degli uomini: - legge dell’ereditarietà - legge dell’ambiente Le due leggi sono contenute e descritte nel ciclo di romanzi Rougon-Macquart (a pag. 6 la Prefazione), in cui l’autore analizza i discendenti di una famiglia collocati in vari strati sociali, fornendo una panoramica della società francese di fine Ottocento, con una precisa e particolareggiata ricostruzione di spazi, costumi e modi di vivere, riguardanti vari tipi di ambienti: mondani, aristocratici, politici, artistici, letterari, del teatro, del giornalismo, i sobborghi, i mercati generali, la Borsa, le campagne e le miniere. Z. si documenta con estremo scrupolo ed ha un atteggiamento polemico e critico verso i corrotti e ricchi ceti dirigenti e la piccola borghesia, mentre s’interessa dei ceti subalterni, ma sempre con lo scrupolo di uno scienziato: egli non idealizza gli ambienti popolari, anzi ne riproduce anche gli aspetti più ripugnanti e fu questo che gli assicurò fama e ricchezza anche se attraverso lo scandalo. Lo scrittore ha una finzione utile nella società (visione progressista), poiché con il suo studio permette ai legislatori di conoscere meglio la società, in modo da poterla migliorare facendo leggi più adatte ad essa, e quindi è fiducioso anche nel miglioramento delle condizioni delle classi più basse. Il suo romanzo è definito "sperimentale"; l'aggettivo tuttavia non indica, come nelle successive avanguardie, una ricerca di novità ("sperimentalismo"), ma l'uso di una scrittura che studia la realtà attraverso il metodo scientifico. L'artista deve essere impersonale, deve agire con la stessa freddezza del chirurgo, ritagliando pezzi di vita senza pretendere di giudicare il bene e il male. Più egli scomparirà dietro le cose che narra abbandonando i suoi presupposti morali per far posto alla verità anche se brutta, più l'opera d'arte acquisterà una vita autonoma, dando l'illusione di essere indipendente anche da chi l'ha creata. In Inghilterra si hanno in questo periodo opere in prosa che ritraggono la quotidianità di una società pragmatica e borghese e con l'avvento della civiltà industriale viene sollecitata l'attenzione per i problemi delle classi più umili. Tutto ciò è racchiuso nelle opere di Charles Dickens amante della semplicità e dell'umorismo. Naturalismo e Verismo a confronto In Francia il fenomeno è precedente a quello italiano verista: nasce a partire dal 1860-1870, in Italia invece, nel 1880, poiché quello di Capuana e Verga è un Verismo frutto della conseguenza francese perché tali autori cominciano a scrivere dopo aver letto i romanzi dei colleghi d’oltralpe. Fu proprio dopo una recensione fatta da Capuana al romanzo L’ammazzatoio del francese Zola (apparsa nel 1877 sul «Corriere della Sera»), che cominciò a prendere piede l’intenzione, fra alcuni letterati italiani, di progettare la nascita di un romanzo moderno. Questo doveva ovviamente prendere spunto dal Naturalismo francese, ma vi furono alcune differenze tra le due correnti, che devono essere chiare: i veristi mettono da parte l’aspetto scientifico e sociale del romanzo naturalista, attribuendo maggiore importanza all’ impersonalità della narrazione e all’adeguamento dello stile al soggetto rappresentato; teoria, quest’ ultima, che fu ripresa in modo particolarmente efficace da Verga, e che sarà la base di tutta la poetica verista. La caratteristica comune ai due fenomeni è il cambiamento del modo di intendere il romanzo. Il romanzo ottocentesco era molto soggettivo, non era avulso dall’orientamento ideologico

dell’autore, la sua voce si faceva sentire pesantemente nel testo (sia nei giudizi morali, sia nelle digressioni). Nasce il criterio dell’impersonalità: l’autore scompare totalmente come creatore dell’opera d’arte. È come un medico che analizza oggettivamente la vicenda: i fatti non devono essere interpretati, ma osservati. La maggior parte degli autori sono “medici”, che trattano i fatti e i personaggi come pazienti, come casi patologici. Lo scrittore naturalista, come già detto, è uno strumento di critica sociale e del progresso. Lo scrittore deve indagare con metodo scientifico e utilizzare il metodo deterministico, cioè risalire alla causa per arrivare a una soluzione per determinare le leggi che regolano il comportamento umano. Infatti studiando i mali che affliggono la società si possono trovare quelle cure che consentiranno di utilizzare rimedi più efficaci. Vuole rappresentare il vero attraverso il metodo scientifico; assume un atteggiamento di fiducia incondizionata nella scienza, poiché secondo lui ha portato un progresso sempre più destinato nel tempo a migliorare le sorti dell’intera umanità. Vero della scienza: rappresenta la realtà attraverso la concatenazione di causa effetto Il romanzo naturalista deve esporre i fatti secondo l’ordine con cui si svolgono, secondo l’ordine naturale, quindi senza anticipazioni o posticipazioni di alcun evento. Il narratore deve essere assolutamente impersonale e deve scomparire dietro l’azione che rappresenta. Lo scrittore verista, rappresentato da Capuana (Giacinta), Verga (Ciclo dei Vinti) e De Roberto (I Viceré), non ha niente a che fare con lo scienziato del Naturalismo, questo perché non crede nel progresso e nel metodo scientifico come ci credeva Zola. Pur rifacendosi all’esperienza del Naturalismo, egli dà origine a una tecnica innovativa ed originale. • Canone dell’impersonalità Lo scrittore deve eclissarsi, cioè non deve apparire nel narrato, il suo punto di vista non si deve mai avvertire poiché l’opera deve sembrare essersi fatta da sé. • Focalizzazione interna • Tecnica della regressione Il narratore condivide la cultura e la mentalità dei personaggi, la voce narrante commenta e giudica i fatti in base alla visione elementare e rozza della collettività popolare per dare un effetto più realistico • Mimesi Il linguaggio deve essere adeguato all’ambiente descritto • Straniamento Racconta i fatti con un’ottica deformata. • Metafora dell’ostrica Si basa sulla convinzione che i deboli e i poveri debbano rimanere attaccati ai valori della famiglia, al lavoro e alla tradizione per evitare che il “pesce” vorace, cioè il progresso, li divori. Come l’ostrica che vive sicura finché essa non si stacca dallo scoglio, così l’uomo vive sicuro finché non comincia ad aver smanie di miglioramento (immobilità sociale). Da ciò emerge il concetto di “fatalismo”, per cui la storia umana sarebbe solo manifestazione di una più generale evoluzione naturale, e quindi nulla è possibile fare e nessuno ha responsabilità politiche per ciò che sta accadendo. Possiamo dunque dire che le differenze tra Verismo e Naturalismo sono queste: - Riduzione del Naturalismo a un metodo di scrittura; - Maggiore importanza attribuita all’aspetto formale (canone dell’ impersonalità, forma inerente al soggetto);

- Minore impegno sociale; - Differenza di contenuti: non vengono descritti più operai (Naturalismo francese), ma masse contadine; ciò che viene messo in primo piano è la questione meridionale. La parentesi verista sarà destinata a chiudersi tra il 1889 e il 1991 (con l’uscita di Myricae di Pascoli e Il piacere di D’Annunzio), per lasciar spazio al Decadentismo.

Prefazione ai Rougon-Macquart: ereditarietà e determinismo ambientale Voglio spiegare come una famiglia, un piccolo gruppo d’esseri, si comporti in una società, sviluppandosi, per dare vita a dieci, a venti individui, che appaiono, al primo colpo d’occhio, profondamente dissimili, ma che l’analisi dimostra profondamente legati gli uni agli altri. L’ereditarietà ha le sue leggi, come la gravità. Cercherò di trovare e di seguire, risolvendo il doppio problema dei temperamenti e degli ambienti, il filo che conduce matematicamente da un uomo ad un altro uomo. E quando avrò in pugno tutti i fili, quando terrò fra le mani tutto un gruppo sociale, farò vedere questo gruppo all’opera come attore d’un’epoca storica, lo creerò mentre agisce nella complessità dei suoi sforzi, analizzerò al contempo la somma della volontà di ciascuno dei suoi membri e la spinta generale dell’insieme. I Rougon-Macquart, il gruppo, la famiglia che mi propongo di studiare ha per caratteristica il traboccare degli appetiti, il vasto innalzarsi della nostra epoca, che si getta sui piaceri. Fisiologicamente essi sono la lenta successione degli accidenti nervosi e sanguigni che si manifestano in una razza, in seguito ad una prima lesione organica, e che determinano, a seconda degli ambienti, in ciascuno degli individui di tale razza, i sentimenti, i desideri, le passioni, tutte le manifestazioni umane, naturali ed istintive, i cui prodotti prendono i nomi convenzionali di «virtù» e di «vizi». Storicamente, essi partono dal popolo, si irradiano in tutta la società contemporanea, si innalzano a tutte le condizioni, per quell’impulso essenzialmente moderno che ricevono le classi basse in marcia attraverso il corpo sociale, e raccontano così il Secondo Impero mediante i loro drammi individuali, dall’imboscata del colpo di Stato1 al tradimento di Sedan2. Da tre anni raccoglievo documenti di questo grande tragitto, ed il presente volume era già scritto quando la caduta dei Bonaparte, di cui avevo bisogno come artista, e che sempre trovavo fatalmente al termine del dramma, senza osare sperarla così vicina, è venuta ad offrirmi lo scioglimento terribile e necessario della mia opera. Essa è, oggi, completa, si muove entro un cerchio concluso; diviene il quadro di un regno morto, d’una strana epoca di follia e di vergogna. Quest’opera, che formerà parecchi episodi, è dunque, nel mio pensiero, la storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero [...]. 1. colpo di Stato: il colpo di Stato del 2 dicembre 1851, con cui Luigi Napoleone Bonaparte si impadronì del potere, instaurando in Francia il Secondo Impero. 2. Sedan: nel settembre 1870 a Sedan l’esercito francese subì da parte dei Prussiani una dura sconfitta, che determinò il crollo del Secondo Impero. È un documento importante, in cui Zola espone con molta chiarezza i propositi che lo ispirano nella costruzione del ciclo. Si possono individuare i seguenti punti: – l’intento scientifico: studiare le leggi dell’ereditarietà, nei caratteri trasmessi da individuo a individuo di una famiglia; – il determinismo: l’ereditarietà è una legge ferrea, «come la gravità»; essa conduce «matematicamente» da un uomo ad un altro; – il materialismo; i fatti “spirituali”, vizi e virtù, non sono che prodotti di processi organici, fisiologici. Si ricordi la frase di Taine che Zola aveva posto come epigrafe a Thérèse Raquin («… il vizio e la virtù, che sono dei prodotti come lo zucchero e il vetriolo»); – il fattore biologico dei caratteri trasmessi ereditariamente si combina con un fattore sociale: l’ambiente in cui l’individuo si sviluppa, e che concorre a determinarlo; donde il sottotitolo del ciclo: «Storia naturale e sociale di una famiglia». Società e natura per Zola funzionano allo stesso modo; – dal punto di vista sociale, il ciclo vuol ricostruire il movimento delle classi basse, che si elevano all’interno della gerarchia della società. I Rougon-Macquart quindi, oltre ad essere uno studio fisiologico, sono anche il quadro di una società in un dato momento storico, il Secondo Impero;

– emerge allora l’atteggiamento politicamente impegnato e democratico che è proprio dello scrittore: lo si vede nel duro giudizio dato del Secondo Impero, «una strana epoca di follia e di vergogna».

Lettera a Salvatore Farina – Prefazione all’Amante di Gramigna Caro Farina, eccoti non un racconto, ma l’abbozzo di un racconto. Esso almeno avrà il merito di esser brevissimo, e di esser storico – un documento umano, come dicono oggi interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro del cuore. Io te lo ripeterò così come l’ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore. Il semplice fatto umano farà pensare sempre, avrà sempre l’efficacia delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passa...


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