Riassunto \"Tolleranza\" di Maria Laura Lanzillo PDF

Title Riassunto \"Tolleranza\" di Maria Laura Lanzillo
Author Lorenzo Fava
Course Storia del Pensiero Politico
Institution Università degli Studi di Parma
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TOLLERANZA di Maria Laura Lanzillo

INTRODUZIONE Per tolleranza si intende un atteggiamento di sopportazione nei confronti di colui che non viene riconosciuto uguale, la cui supposta inferiorita paternalisticamente si accetta di sopportare, senza che cio implichi il riconoscimento di alcun diritto. Tolleranza, quindi, assume un significato negativo, una soluzione pratica che accetta un male minore per evitare il male maggiore; essa e stata inventata in epoca moderna nel corso delle guerre di religione combattute in Europa a partire dalla crisi dell’universo cristiano medievale e che risulto funzionale al progetto moderno di costruzione di uno specifico sistema di potere, quello statuale. Il potere sovrano, nucleo di quel progetto, si fonda sulla logica della rappresentanza che riconosce come cittadini tutti coloro che si identificano nell’unita della volonta sovrana e che da questa, a loro volta, ottengono il riconoscimento della propria esistenza come individui liberi e uguali in quanto sottoposti tutti alla legge formale e razionale dello Stato. Lo spazio dello Stato viene percio a identificarsi con lo spazio della cittadinanza, intesa quale realizzazione in positivo dei diritti naturali, spoliticizzati, per decisione sovrana, del loro potenziale eversivo. All’interno dei confini dello Stato non c’e spazio per le differenze, cioe per il conflitto: si e inclusi nello spazio della liberta della legge solo a patto di escludere dallo spazio pubblico le proprie differenze, che vengono percio marginalizzata, privatizzare. La tolleranza, spesso identificata con un atteggiamento etico o morale, intesa quale discussione sulla liberta di credenza o di opinione, mostra un nucleo intimamente politico.

Capitolo I - I DIVERSI CONCETTI DI TOLLERANZA 1. La questione della tolleranza Nella costituzione giacobine del 1793 viene affermato che la liberta «e il potere proprio dell’uomo di fare tutto cio che non nuoce ai diritti altrui: essa ha per principio la natura; per regola la giustizia; per salvaguardia la legge; trova il proprio limite morale in questa massima: Non fare a un altro cio che non vuoi sia fatto a te». Si parla non più di tolleranza, ma di liberta religiosa: in epoca

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moderna, infatti, la tolleranza si determina quasi sempre a partire dalle questioni di ordine religioso, ma che viene poi a influire più in profondita nei processi di disciplinamento sociale che sottostanno alla costruzione dello Stato moderno. Kamen definisce la tolleranza come concessione di liberta a coloro che dissentono in materia religiosa, aggiungendo che, se da un punto di vista strettamente concettuale la storia della tolleranza non equivale al liberalismo, storicamente in epoca moderna nell’ambito della pratica politica i due concetti divennero l’uno pregiudiziale dell’altro, dal momento che la tolleranza e stata usata dal pensiero politico moderno quale fondamento essenziale di una moderna compagine statuale, compiutamente laicizzata, e di un’accettabile convivenza civile. Ruffini analizza il rapporto tra tolleranza e liberta religiosa, sostenendo la tolleranza e propria di uno Stato confessionale che, costretto dalle necessita politiche contingenti ad ammettere altrui culti, si limita a tollerarli; in uno Stato moderno il problema e quello della liberta religiosa, perche i sudditi sono ormai divenuti cittadini. Cio che unisce le due definizioni e l'idea, a fondamento del concetto di tolleranza, di concessione di una pratica da parte del potere politico in nome di un'ordinata e pacifica convivenza. Il concetto di tolleranza veicola originariamente un’idea di concessione da parte del potere a coloro che appaiono diversi rispetto all’ordine costituito, quasi sempre perche praticano un culto difforme dalla religione stabilita. La rivendicazione della tolleranza nasce dalla distinzione degli scopo dello Stato da quelli della religione, distinzione che determinera in seguito il riconoscimento dei diritti sociali e politici di tutti gli individui che formano la societa, rivendicati non più solo in nome della tolleranza da parte del principe, ma in nome della liberta religiosa quale diritto subiettivo inalienabile. Nell’Europa politica moderna, il concetto di tolleranza e stato argomentato in diverse modalita: •

a partire dal riconoscimento dell’incapacita della ragione umana di distinguere chiaramente la Verita, e, quindi, fondato sul riconoscimento della possibilita per l’uomo di errare, di ingannarsi, nella scelta della giusta via per la salvezza (posizione di Bayle).



Come prudenza politica: come scelta per la neutralita religiosa, male necessario che il principe deve accettare per potere mantenere l’ordine politico e sociale all’interno del proprio territorio giurisdizionale ( politiques francesi). Tale concetto risulta essere la teoria all’origine del concetto di neutralizzazione sovrana: essa ha avuto una sua prima realizzazione storica cin la teorizzazione del principio del cuius regio, eius et religio sancito dalla Pace di Augusta del 1555, che, anche se attraverso un atto di intolleranza, sancisce tuttavia fra i sudditi all’interno del territorio dello Stato la fine delle differenze sia di religione che politiche. La liberta religiosa non e intesa quale concessione dall’alto, ma viene affermata innanzitutto come diritto soggettivo inalienabile proprio della sfera intima dell’uomo, non disponibile dall’autorita ecclesiastica.

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Dal XIX secolo la riflessione si concentra percio sul diritto alla liberta religiosa e al riconoscimento del pluralismo sociale, concezioni che sia si ricollegano ad esigenze etiche sia si pongono come limite all’onnipotenza dello Stato e che segnano l’intrecciarsi della vicenda della tolleranza con la moderna storia dell’affermazione dei diritti dell’uomo, determinando conseguentemente il compimento della lotta per la tolleranza. La tolleranza moderna risulta essere interesse dello Stato; risulta la tipica opera attraverso la quale lo Stato costruisce una societa ordinata che puo nascere solo dall’accettazione del pluralismo religioso, ma a patto di una netta separazione fra Stato e Chiesa. 2. «Compelle intrare»: tolleranza e intolleranza nei primi secoli della cristianità La doppia questione tolleranza-intolleranza nasce gia in epoca cristiana. Nei primi secoli dell’era cristiana, l’intolleranza e problema dei cristiani che, professando un credo eversivo dell’ordine costituito e del principio della pax deorum, che stabilisce fin dai primi secoli di vita della repubblica romana che la salus reipublicae dipende da una stretta alleanza con la divinita, vengono perseguitata dai primi imperatori romani. Dopo l’editto di Costantino muta radicalmente il rapporto tra chi tollera e che e tollerato; rapporto che a partire dal IV secolo diventa centrale nelle relazioni politiche e sociali tra coloro che si professavano cristiani e chi no. La religione di Cristo non e più una delle tante possibili, come nei primi secoli dell’impero, ma e l’unica vera. Questo principio guida la politica degli imperatori cristiani e portera Teodosio nel 390 a emanare il decreto che riconosce il cristianesimo quale unica religione ufficiale, disconoscendo le altre. L’assunzione dell’autorita romana da parte del pontefice sancisce la forte alleanza politico-religiosa tra Sacro Romano impero e chiesa romani. L’intolleranza cristiana si fonda da un punto di vista teologico sull’interpretazione, affermata da Agostino nel Contra litteras Petiniani, dell’espressione compelle intrare, «costringili a entrare», della parabola evangelica della cena: e la storia di un uomo che, avendo invitato molti a una cena, al momento di servire riceve il rifiuto a partecipare da parte di tutti gli invitati e percio invia il proprio servo per le piazze della citta a invitare al banchetto ogni sorta di umile, povero, storpio etc., dando l’ordine al servo, in caso di diniego, di costringerli ad entrare. Agostino legge il testo evangelico come giustificazione scritturale alla costrizione alla fede. Proprio la fondazione scritturale dell'«intolleranza» determina contemporaneamente la nascita di una teoria «debole» della tolleranza, esclusivamente legata ad un'idea di sopportazione limitata di un vizio, sia esso della carne o dello spirito. 3. Servo arbitrio e necessità dell'autorità: Lutero Con la Riforma protestante e lo scoppio delle guerre civili di religione la tolleranza diventa sempre più concetto centrale della discussione teologico-politica e nei secoli XVI e XVII questione rilevanti anche ai fini della costruzione dell’ordine politico. L'ipotesi e che la disputa fra Lutero ed Erasmo sul libero arbitrio (1524-1525) possa essere

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interpretata anche come uno dei momenti di nascita della moderna categoria di soggetto, che il moderno concetto di tolleranza contribuisce a costruire: Lutero e Erasmo, pur nell’ambito di una disputa teologica, mettono radicalmente in crisi il rapporto di mediazione filosofia e politica. Lutero rifiuta in toto l'opera mediatrice della Chiesa, l'ordinamento oggettivo del mondo, la realta degli universali e ponendo l'uomo, essere finito, dominato esclusivamente dal peccato, davanti all'infinita e alla potenza di Dio. Dio e uomo sono infinitamente separati e resi assolutamente diversi, e il mondo non ha senso, ma e profondamente disordinato perche dominato sul peccato, privo di liberta e salvezza, radicalmente contraddittorio. Lutero afferma l’assoluta necessita per l’uomo dell’intervento di Dio nell’intimo del cuore umano, per arrivare alla grazia divina; e un intervento assolutamente libero e al tempo stesso assolutamente necessitato. Dopo vari passaggi della purificazione dell’anima dal peccato, ne esce un uomo nuovo, giustificato, che ospita dentro di se la potenza dell’infinito, che opera nell’interiorita, rendendo inefficace la mediazione esteriore della chiesa. Tale uomo e il giusto, esso ha esperito la contraddizione assoluta e in essa si e alienato per rigenerarsi. La liberta configurata da Lutero e la risposta all’angoscia dell’uomo moderno alla percezione dell’essere nulla e contemporaneamente infinito, in un mondo del nulla, perche regno di Satana. Nello scritto del 1523, Sull’autorita secolare, Lutero distingue due regni nel mondo: il regno di Dio e il regno della terra. Nel regno della terra abitano tutti gli uomini, cristiani e non, che pertanto vengono indistintamente sottomessi al principe. Il dovere dell’obbedienza all’autorita secolare e fondato solo su motivi funzionali all’ordine politico; non e importante per Lutero distinguere tra principe giusto e principe ingiusto: tutti devono essere sottoposti all’autorita secolare, che impone obbedienza, poiche il giusto non si connota nella sfera pubblica in maniera diversa dal non giusto. Il rapporto che Lutero istituisce tra legge esteriore (i comandi del principe) e liberta interiore (la condizione dell’uomo giustificato) e, a questo punto, un rapporto di correlazione, perche il giusto e colui che nella sfera esteriore obbedisce liberamente. Solo chi e giustificato e in grado di obbedire alle leggi, tale obbedienza e cio che legittima la legge in quanto ne rivela l’istituzione per volonta divina. 4. Libero arbitrio, tolleranza, irenismo, pluralità: Erasmo, Cusano, Pico Erasmo, invece, propone una diversa visione del soggetto: il piano umano e il piano divino sono si separati ma in comunicazione grazie alla possibilita dell’uomo di cogliere le essenze universali. Il concetto di libero arbitro e un concetto razionale, che serve ad indicare che la crisi che attraversa il mondo cristiano puo essere superata se ci si affida alla ragione umana e se si riconosce la liberta della volonta dell’uomo, fondando cosi la responsabilita propria del soggetto in ogni sua azione. In Erasmo, l’uomo puo e deve intraprendere la strada del Bene e abbandonare il peccato; ma egli riconosce l’impossibilita per le sole forze umane di riuscire in cio e dunque la necessita della grazie divina, che rappresenta un aiuto verso la salvezza. Dalle pagine erasmiane, emerge la necessita di una riforma cristiana dominata dal sogno della pace universale, che rivendica la tolleranza nei

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confronti degli altri e la liberta religiosa del soggetto come spazio necessario per l’agire responsabile dell’individuo. 5. Verso la tolleranza La disputa sul libero arbitrio contribuisce a preparare le categorie concettuali sulle quali si sviluppera la moderna lotta per la tolleranza, se la si comprende quale momento di passaggio centrale per ottenere il riconoscimento politico dei diritti di ogni soggetto. Da un lato Lutero, superando il concetto di legge naturale della tradizione scolastica con l’affermazione dell’infinita distanza che separa l’uomo e Dio, rende implicitamente centrale per la discussione filosoficopolitica il dovere di determinare in modo nuovo l’obbligazione politica. Dall’altro Erasmo introduce nella discussione teologica sul concetto di tolleranza il motivo razionale della capacita di scelta e di determinazione proprie del singolo.

Capitolo II - L’IDEA RIVOLUZIONARIA DELLA TOLLERANZA 1. La lotta delle sette protestanti Il problema della tolleranza diventa un problema centrale nelle rivendicazioni dei Riformati, ai quali la tolleranza appare un mezzo per ottenere riconoscimento in quanto soggetti politici. Due sono le posizioni all’interno del movimento dei riformatori: ➢ La rivendicazione teorica luterana del riconoscimento della spiritualita assoluta del soggetto e, dunque, della sua assoluta liberta interiore, che politicamente si declina come assoluta obbedienza al principe. ➢ Posizione calvinista: ritiene possibile stabilire in terra il regno di Dio grazie all’opera della volonta degli eletti del Signore. L’accentuazione del tema luterano del peccato induce Calvino a pensare la possibilita di un’organizzazione dell’esistenza dell’uomo pienamente terrena che produca quel disciplinamento totale, interiore ed esteriore, dell’individuo, che solo puo consentigli di superare l’angoscia in cui il peccato lo ha sprofondato. Tutto e percio affidato alla volonta dell’individuo, che istituisce un nuovo ordine radicalmente diverso dall’ordine naturale tomista e al tempo stesso politico, perche reprime gli empi, e religioso, perche redime tale empieta. Il calvinismo accentuava nella propria dottrine il valore dato al singolo e al reale anch’esso giustificato, contrariamente a quanto sostenuto da Lutero, dall’opera dell’individuo. Calvino istituisce uno stretto rapporto tra ordine teologico e ordine storico che giustificava la teocrazia ginevrina e il dovere di obbedienza assoluta imposto ai cittadini di Ginevra. Se allora e anche sulla base dell'insegnamento luterano che verra formulato dal pensiero moderno il concetto di neutralizzazione sovrana, l'opposizione calvinista preparera la successiva

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elaborazione concettuale di una sfera di liberta dell'individuo, costituita dai diritti umani, intangibile anche dal potere sovrano. 2. Il fallibilismo inglese Il paradigma fallibilista ha la propria origine negli Stratagemata Satanae pubblicati nel 1564 dal teologo italiano Aconcio, il quale, a partire dal riconoscimento del «fallibilismo» della mente umana, contro la persecuzione religiosa affermava la libera controversia. Il fallibilismo determina l'emergere del valore del pluralismo delle opinioni. Oltre una visione della tolleranza questi gruppi chiederanno piena liberta religiosa, prima applicazione pratica di un «ethos libertario». Centrali in questo percorso risultano le figure di •

John Goodwin, che nel 1664 compose Theomachia: la ragione dell'uomo e fallibile e solo Dio «a tempo debito» rivelera la verita o la falsita delle dottrine;



Joh Milton, che nello stesso anno componeva Areopagitica, testo che affermava la piena liberta dell'uomo in quanto liberamente creato da Dio, liberta che rimane tale anche nell'errare della Caduta.

La storia del fallibilismo serve per mostrare l'evidenza del fondarsi del moderno concetto di tolleranza su un rapporto di inclusione-esclusione: ogni proposta di tolleranza comporta sempre l'idea dei limiti della tolleranza. 3. Il puritanesimo nordamericano L'Europa del XVII secolo stava affermando il concetto di sovranita e cio costrinse i seguaci del movimento anabattista ad emigrare nell'America del Nord. La il principio del separatismo fra Stato e Chiesa divenne centrale nella costruzione politica degli Stati Uniti. La mancanza di un potere centrale assoluto non determino la necessita politica di una reciproca tolleranza, poiche la conciliazione si baso sul separatismo fra potere politico e Chiesa e sul riconoscimento della liberta religiosa. Nel Nord America il pluralismo religioso porto all'affermazione della liberta religiosa fondata sul riconoscimento dell'unita delle chiese nella ricerca dell'unita in Cristo. Il riconoscimento di un comune fine fra le chiese si manifestera nella possibilita di esprimere pubblicamente il proprio credo religioso come salvaguardia della spiritualita religiosa ed etica.

Capitolo III - LA VIA STATUALE ALLA TOLLERANZA Nel XVI secolo l’idea di tolleranza in Francia si afferma come problema eminentemente politico. Si discute, infatti, di permission e di tolerance. La ricostruzione lessicale del concetto di tolleranza attraverso la lettura dei documenti giuridici francese del XVI secolo mostra che la richiesta delle sette ugonotte e una richiesta di permission (concessione da parte del potere supremo della sanzione ufficiale di esistenza a un nuovo gruppo all’interno del sistema politico e giuridico). Il

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termine tolerance, invece, e usato da coloro che negano la tolleranza, ha una connotazione negativa poiche l'idea di «tollerare» implica il «sopportare». 1. La discussione sulla tolleranza nel secolo XVI Secondo l’interpretazione di Turchetti in Francia ci sarebbero state due tipi di strategie diverse per il riconoscimento della tolleranza:



Transformatio: richiesta di tolleranza parziale, poiche la tolleranza viene intesa quale momento necessario di transizione critica in vista di una nuova e più consapevole unita della chiesta di Roma. Quella dei Moyenneurs (fautori di una via media) si rivela essere più una domanda di tolleranza che di concordia, che invece veicola un ideale di unita, fondato sul progetto di riunificazione dell’universo cristiano.



Reformatio: veicola una richiesta di tolleranza, che puo essere temporanea e tattica (e quella dei calvinisti francesi e dei politiques).

L’affermarsi della questione della tolleranza attraverso il dibattito dei politiques segna non solo l’affievolirsi del dogmatismo in campo religioso, ma anche in ogni campo del sapere, dando inizio a quel processo di secolarizzazione del quale lo Stato e prodotto precipuo. I politiques insistono sulla necessita di uno Stato secolare, che non si fondi su una religione determinata, ma sia al di sopra delle parti. Si assiste allo spostamento da un’’idea di tolleranza ecclesiastica e un’idea di tolleranza civile. La religione che si fonda sulla pratica della tolleranza rivendicata dai politiques puo essere percio definita una religione «relativamente desocializzata», poiche e in questo periodo storico che si assiste al passaggio dalla tematizzazione dei caratteri essenziali della religione che impedirebbero la tolleranza, alla riflessione sullo Stato e all’organizzazione delle liberta civile all’interno dello Stato stesso. La richiesta di tolleranza, per i politiques, e un espediente politico contingente pensato da uomini politici. 2. Il conformismo esteriore: Hobbes Quella che per i politiques e tolleranza, in Hobbes diviene conformismo esteriore. Egli ha percepito l’inutilita del metodo della costrizione applicato all’ambito della credenza e trasporta il meccanismo coattivo dell’ambio spirituale-interiore a quello temporale-pubblico. Nelle pagine del Leviatano si assiste alla nascita della differenziazione tra coscienza privata e coscienza pubblica, differenza che e costitutiva della figura moderna dell’individuo-cittadino. Per Hobbes la neutralizzazione sovrana delle dispute religiose, si pone tra gli atti originari di fondazione dello Stato e si da nel momento della cost...


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