Riassunto zombie i mostri del neocapitalismo PDF

Title Riassunto zombie i mostri del neocapitalismo
Author Fransis Turla
Course Epistemologia pedagogica e delle scienze dell'educazione
Institution Università degli Studi di Bergamo
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RIASSUNTO : ZOMBI - I MOSTRI DEL NEOCAPITALISMO CONNESSIONI Il parassitismo: è un meccanismo di autoriproduzione che si traduce in oppressione, distruzione, mortificazione. Il verme dei passeriformi, utilizza la chiocciola come veicolo di diffusione, la società dei consumi diffonde l'imperativo del benessere generando poi malessere. Esiste un mito contemporaneo che è in grado di raccogliere questo fenomeno, assimilarlo e riproporlo fuori dalla realtà, è il mito degli zombie: il cadavere non scompare come dovrebbe ma entra a far parte della civiltà nelle sue abitudini. Questo mito raccoglie la natura parassitaria del neocapitalismo, in qualche modo ne è l'espressione più elementare e più fedele: le caratteristiche degli zombie, seguono e trasfigurano i dispositivi di produzione , di sfruttamento e di oppressione dei legami sociali,culturali ed economici del nostro tempo. Lo zombie non è mai soddisfatto, la sua fame è mentale ed egli ha una voracità primordiale, non mangia per nutrirsi ma per continuare a mangiare, così come il consumo della merce non è finalizzato all'utilizzo del prodotto ma alla reiterazione del consumo stesso. Lo zombie è incapace di sentimenti, non sviluppa nel nessun tipo di relazione, è abulico, apatico e autistico. Essi sono condannati a vivere senza vita e non hanno alcuna speranza, si agitano mossi da un istinto originario. L'autonomia dello zombie, prima della putrefazione, non è precisa ma la cosa certa è che la loro condizione ha un termine perché non sono immortali e non possono riprodursi. La figura dello zombie è quindi un mito di oggi, oggetti, persone che sembrano inutili possono diventare simboli falsamente naturali. La cultura mediatica, proponendo e riproponendo lo zombie lo ha iscritto nell'ideologia della società di massa. La massa di zombi è plurale ma l' indifferenziazione come ha dimostrato Renè Girard è la caratteristica principale del sacrificio, a cui è consegnato il capro espiatorio di una folla i cui componenti si sentono eguali e uniti contro un nemico comune. Il mito è una storia vera e fa di tutto per non farsi riconoscere, l'unico modo per interrompere l' iperproduzione metastatica dell'opposizione è dar voce all'oppresso: per questo lo zombie e sempre muto, anonimo, stupido e inascoltabile.

L'ORIGINE DEL MITO. LO ZOMBIE E IL POTERE La nostra non è una storia e ha senso soltanto nella misura in cui genera consapevolezza. Lo zombie è un modo per comprendere le nostre paure , ciò che noi preferiamo nascondere ed è anche l'espressione culturale della nostra società occidentale. È importante studiare la figura del morto vivente anche come metafora delle

relazioni e dei processi sociali. La nostra analisi è uno studio di decifrazione dello zombie in quanto unità discorsiva carica di emozioni e di senso, essa si costruisce all'interno delle relazioni sociali, trasformandosi con il tempo e nelle culture per incarnare desideri e paure di un'epoca. Parliamo quindi di zombi per parlare di noi, perché siamo tanto attratti dai racconti, del film e dalle immagini che riguardano di zombi? Perché si tratta della nostra vita quotidiana con le storie delle persone che incontriamo e conosciamo. Vi è una specie di parentela, una somiglianza di famiglia tra le orde dei degli zombie e le masse indifferenziate degli avventori di un supermercato. Quello che intendiamo indagare è la somiglianza di famiglia che si può riscontrare tra i morti viventi di film, fumetti e canzoni e i soggetti del nostro modo di produzione (neocapitalismo). Siamo tutti coinvolti nella trasformazione dell'essere umano in un morto che cammina, bisogna capire che cosa significhi oggi andare al lavoro, svegliarsi la mattina, essere al mondo, fare la spesa eccetera, tutte queste azioni sono caratterizzate da un complesso programma di standardizzazione, semplificazione e mortificazione. La massa che ci sta intorno, che ci sospinge, ci stordisce ci soffoca e ci divora, essa si muove come se non avesse più vita, da quando il capitalismo ha abbandonato la sua vocazione ascetica, i morti hanno incominciato a camminare sulla terra. In biologia questo processo si chiama Exaptation ed è una forma particolare di adattamento: un organo si sviluppa per fini adattativi a un determinato ambiente, ma poi si scopre perfetto per uno scopo diverso: ad esempio la laringe umana discrimina il cibo dell'aria e ci serve per non ingozzarci. Gli zombie sono un exattamento culturale, all'inizio i morti viventi servivano come spauracchio del potere ma oggi sono qualcosa di molto simile a un autoritratto.

PREAMBOLO CARAIBICO Lo scopo della zombieficazione è quello di rendere schiavo qualcuno, sottraendogli la parte volitiva e cognitiva riducendola poco più che un tubo digerente e senza capacità assimilative: una bocca pronta mordere senza mai saziarsi. Lo zombie è fin dalle origini una metafora assoluta della fame,la sua immagine ha a che fare con l'oppressione sociale, egli è la figura stregonesca per eccellenza: se la strega è colei che incarna un confine tra il bene il male, lo zombie è la smentita terminale del confine più sacro: quello tra vita e morte. Lo zombie è una specie di vortice, un black hole che risucchia indistintamente le mistificazioni del progresso per divenire lo specchio ustorio della libertà occidentale. La sua figura è una invenzione dell'uomo bianco, nel nostro caso nasce in un contesto di elaborazione magico religiosa da parte di generazioni di deportati ed ex schiavi di origine africana occidentale. La rivoluzione haitiana della fine del 18º secolo si può per certi versi descrivere

come la rivincita di Spartaco, la schiavitù non è soltanto abolita ma trasformata in governo: la prima Repubblica nera della storia.

NEL SEGNO DELLE TENEBRE La rivolta del 1791 funziona per Haiti, e per tutto il mondo della subalternità come l'innesco di una reazione a catena. Era un inferno in cui bianchi correvano rischi seri di essere massacrati, l'orgoglio nero non è sceso a compromessi, contribuì inoltre il divieto costituzionale per i cittadini stranieri di possedere dei terreni. Nel corso dei primi mesi del 1915 la situazione politica e sociale di Haiti era nel caos più totale: il presidente tentò di instaurare un regime autoritario di matrice filo americana, questo portò ad una rivolta. Il presidente, rifugiatosi nell'ambasciata francese fu raggiunto dei livelli e ucciso. In seguito il presidente americano Wilson, diede il via all'occupazione. Gli haitiani però diedero vita ad un tentativo di insurrezione, il comandante di questa (Charlemagne Peralte) fu ucciso a tradimento da due ufficiali statunitensi e il suo cadavere fu legato ad una porta, seminudo e fotografato per scoraggiare ulteriori tentativi di sommossa. Ad Haiti furono introdotte colture intensive, come l'agave, per l'industria dello zucchero e le campagne si svuotarono, l'unica grande città divenne un ricettacolo immenso di disperati. È qui che compare il vudù, e si presenta quindi anche la figura dello zombie, masse di contadini disadattati si improvvisano operai, sottopagati sfruttati fino a perdere le tradizioni, il proprio mondo . Il vudù forniva al proletario haitiano i mezzi di elaborazione culturale della condizione oppressiva che stavano vivendo: l'operaio subissato, abulico, alienato e dissanguato è sotto l'effetto di una potente magia: è lo zombie.

DEAD MEN WORKING Haiti è la prima Repubblica nera, è la prima nazione in cui ex schiavi vietano espressamente la speculazione straniera, si scopre quindi lo zombie, è l'anima nera del colonialismo, la nemesi ancestrale della natura umana. Seabrok parla di un avventuriero occidentale borghese e spregiudicato che costruisce un'immagine fruibile da tutti, gli elementi generano quel misto di orrore, meraviglia e disgusto che conquista le folle occidentali borghesi in tutto il pianeta. Il libro vuduista di Seabrok nasce con l'intento di dare al pubblico bianco un oggetto nuovo su cui scaricare tutta la sua paura, il reportage è esorbitante e contraddittorio quanto basta per farne un piccolo capolavoro della nascente industria culturale, il ritratto dello zombie che ne emerge è trasparente, sono cadaveri, svolgono lavori forzati, sono privi di identità, di memoria e alienati, asserviti con gli occhi sbarrati e lo sguardo assente.

Ti Joseph, uno stregone si fa assumere dalla Hasco insieme ad un manipolo di braccianti che sono in realtà zombie, la moglie deve occuparsene e e offre loro dei pistacchi canditi, conditi con del sale. Il sale e la carne, secondo la credenza popolare avrebbero la virtù di spezzare l'incantesimo zombie risvegliando le coscienze dei morti viventi e spingendoli a tornare nelle loro tombe. Così infatti avviene, la folla ucciderà il terribile Ti Joseph. Lo zombie è il plusvalore che consente allo spregiudicato investitore di speculare sulla produzione, anche il particolare culinario del sale e della carne: essi sono beni di lusso inaccessibili al sottoproletariato schiavizzato, certi cibi vanno bene per palati fini.

BARON SAMEDI Nel racconto di Polynice lo zombie non è che in grado di trasmettere il proprio morbo, lo trasmette ai vivi e l'orrore che provoca è in sé e per sé, fa paura perché morde e mordendo contagia la propria condizione. Anche nel contesto haitiano si presenta una sorta di paradigma del contagio, attraverso l'esercizio della tirannide. A Berlino circolò la leggenda che Rosa Luxemburg non era stata uccisa ma era sfuggita alle truppe e sarebbe tornata per i combattenti e per guidarli alla vittoria. Quando il corpo morto diventa icona, si ha il ravenant, si ha un'arma invincibile perché ha già attraversato la morte e ne è uscita. I regimi autoritari che si sono susseguiti ad Haiti nel 20º secolo, utilizzarono l'immagine del morto che ritorna come minaccia estrema. Anche ad Haiti quindi, si configura un tipo di zombificazione del contagio: se non ubbidisci diventi zombie. Baron Samedi è un loa, una creatura strana, angelico-demoniaca del Pantheon vudù, egli non è uno zombie, ma è in grado di ridurre gli uomini a zombie. È dunque l'intermediario che stabilisce i termini della distinzione tra vita e morte: il paradigma del potere assoluto.

OBBEDIRE. OVVERO, LA BANALIZZAZIONE DELL'ORRORE Lo zombie serve ad esprimere l'angoscia della schiavitù, questa condizione è quella che più si avvicina alla specificità della natura di zombie. L'immagine dello zombie c'è anche oggi e questo basta, non serve a nulla cercarne altre di migliori e di peggiori. Questa immagine complessa è una sintesi di numerose suggestioni e di molteplici elementi che vanno compresi e studiati senza rifugiarsi nell'orientalismo, nel primitivismo e nella apoteosi aurorale ovvero l'atteggiamento di chi esalta la dimensione delle origini a discapito di tutto ciò che viene dopo. Bisogna avere il coraggio di guardare quell’immagine come ci si guarda allo specchio e avere l’ultima di domandare che cosa, quell’immagine, sta dicendo della società di oggi ovvero, cosa dice di noi. Finché lo zombie è un oggetto inerte del vudù è tutto innocuo ma non appena lo si considera da un'altra prospettiva c'è da aspettarsi che la pupilla del morto vivente

si muova e le fauci puzzolenti si aprano verso di noi.

PERINDE AC CADAVER Lo zombie è talmente diffuso, da risultare ovvio. Tuttavia se i crani spappolati dai super-cannoni sono quelli di zombie, allora i comitati di controllo chiudono un occhio. Lo zombie è una sorta di passepartout, l'immagine del morto vivente serve per dire qualcosa, per annunciare un ulteriore sviluppo. Lo zombie è una paradossale presa di parola verso un non-ancora. Nel 1975 Fela Kuti pubblicò un album intitolato "zombie", aveva poi assunto il nome di Anikulapo ovvero l'anti-zombi. Gli zombie della canzone, sono i poliziotti e soldati descritti come cadaveri privi di volontà, il cui lavaggio del cervello spinge a compiere ogni sorta di atrocità. All'uscita di questo album il successo fu immediato, e l'affronto al governo fu tale che ho migliaia di militari furono inviati a Kalakuta dove rasero al suolo la città e picchiarono Fela, gettarono dalla finestra sua Madre, provocandone la morte. Fela spedì la bara della madre al generale considerato il mandante della spedizione, dopodiché sposò pubblicamente le 27 coriste ballerine che erano le sue dipendenze, sostenendo che le ragazze non avrebbero trovato alcuna protezione. La canzone descrive i soldati come i morti viventi: obbediscono come cadaveri, infatti talvolta essi sostengono di avere solo eseguito gli ordini, sono terribili macchine di morte e di auto immolazione. Lo zombie è lo schiavo, l'ultimo inutile ingranaggio di un sistema in cui centro è ormai invisibile alle periferie, un imbecille senza morale, senza riferimenti, senza religioni e senza desiderio. Infatti i militari risposero a suon di manganellate.

WAKA WAKA Da una quarantina di anni il termine zombie è usato nella critica sociale, morale e culturale. Nella canzone di Fela: Coffin For Head of State, si parla di una bara, ovvero quella di sua madre, se la prende fin dall'inizio con le religioni dominanti nel suo paese, il cristianesimo e Islam, chiamate organizzazioni mangiasoldi, che seminano confusione tra gli africani, cioè all'interno del popolo che possiede la sua tradizione da millenni. Fela è l'antizombie e si propone di svegliare dormienti, girando per ogni angolo del continente. Il suono Waka, "to walk" camminare e percorrere significa: tu fai, voi fate. Si intitola Zamina, parla di due soldati che si incontrano e al lamentarsi di uno della condizione di vita nell'esercito, l'altro risponde: l'hai voluto tu, Waka Waka. Il titolo della canzone è: chi ti ha chiamato? Chi te l'ha fatto fare?, se provate a rivolgere ad uno zombie una domanda simile non capirebbe assolutamente nulla, come molti di noi non capiscono nulla, milioni di persone hanno sentito queste parole senza preoccuparsi di capirne alcunché quando Shakira, propose una

versione pop di questa canzone come inno dei campionati mondiali di calcio sudafricani. Questa canzone è un canto militare e anche quello di Shakira, ma nessuno si arma, nessuno lo prende come un incitamento alla libertà e alla rivolta, o anche soltanto il dubbio su: chi me l'ha fatto fare?. Gli zombie, che siamo tutti noi quando restiamo incantati dalle sirene dello show, non hanno dubbi, sono fruitori e merci al tempo stesso del non-sense.

LA PUZZA DEL MORTO. OVVERO, LO ZOMBIE AL SUPERMARKET Il cantautore Francesco Guccini disse: " se qualcuno non capisce, sfiga per lui perché tanto alla radio ascoltate il 90% di musica americana, e non capite nulla, potete una sera ascoltare il dialetto modenese con lo stesso effetto". Nell'Africa in effervescenza da decolonizzazione abbiamo un manestrello che usa la musica come strumento di propaganda e di rivendicazione ed opera un linguaggio diretto. Nel giro di qualche decennio, il linguaggio rimane diretto, ma i livelli si sono parificati, gli attivisti e i militanti sono diventati puri consumatori, non vi è più consapevolezza di quello che un tempo si chiamava il messaggio. La cultura è stata zombificata, ovvero il potere ha assunto le forme della contestazione, li assimila e li riproduce in chiave tirannica. La politica si trasforma in farsa, il dibattito in idiozia mediatica, la dialettica in pernacchie e corna, i programmi e i decreti diventano barzellette. Le scuole hanno intonaci che crollano, le università si riempiono di matricole affette da disoccupazione preventiva, la terra si avvelena, le strade si allagano, la corruzione dilaga ma intanto noi pensiamo al Waka Waka. Il processo della banalizzazione della vita, dove gli zombie rappresentano l'estremizzazione della banalità. Gli zombie, i fondamentalisti della nuova fede non perdono tempo a pensare, l'assenza di riflessione è condizione indispensabile del neocapitalismo, la trasformazione in zombie è il prerequisito necessario per accedere alla macchina mitologica del consumo. La caratteristica che accompagna i consumatori di oggi agli zombi è la fame insaziabile, come lo zombie anche il cliente non si accontenta mai, è affetto da bulimia cronica, ed anche il cliente non è in grado di assimilare la merce. Il consumatore zombie non smette di consumare, perché in realtà non consuma affatto, quel che fa è trasformare in continuazione se stesso in oggetto di consumo. L' indifferenziazione universale, genererebbe inevitabilmente soggetti privi di capacità differenziante cioè privi di volontà e di armonia, essi infatti si muovono in massa, seguono un ritmo comune, si indirizzano alla medesima direzione e sbranano senza tregua.

L'ALBA DELLA SETTANTADUESIMA STRADA Il vivente resta sullo sfondo difficile da afferrare, la scienza diviene

accompagnatrice del morto, espressione zombificata della zombificazione del mondo. L'8 novembre del 1980, nei pressi della 72ª strada a New York, Mark Chapman, sparò cinque colpi di pistola, quattro dei quali colpirono a morte John Lennon, questo evento lo consideriamo nella sua nudità astratta: un fan impazzito uccide il suo idolo. L'oggetto della venerazione diventa oggetto di odio , il sacro e intoccabile diviene passibile di distruzione. Le scienze sociali, da Max Weber in poi, hanno provato a spiegare questi fenomeni con la teoria della secolarizzazione: tale ipotesi consiste nel supporre che il sacro primordiale abbia progressivamente eroso i suoi legami con la religione, abbandonando la sua sede originaria per assumere forme più o meno disincantate e razionali di devozione come la fede nel progresso o nella scienza. Il termine secolarizzazione deriva dal latino saeculum ha un significato giuridico neutrale, ovvero la misura del tempo destituito da valori sacri, indica il processo di sottrazione di un territorio o di un'istituzione alla giurisdizione e al controllo delle ierocrazie. Charles Taylor sostiene che la secolarizzazione si possa spiegare secondo tre rappresentazioni generali: in primis è una questione di spazi pubblici, ovvero luoghi di aggregazione, istituzioni e norme che progressivamente sii svuotano di ogni valore; in secondo luogo vi è l'istanza della devozione, o se si vuole della crisi della partecipazione collettiva alle liturgie, infine segna il passaggio da un'epoca in cui la credenza in Dio era qualcosa di ovvio ad un'altra in cui essa è considerata una opzione tra tante. La morte di Lennon può essere considerata in questi termini come un'estrema forma di secolarizzazione violenta. Lo stesso Chapman ammise che provava per il cantante un odio profondo. La forza originaria del sacro non si è esaurita con la crisi della sfera religiosa tradizionale ma ha generato nuove forme devozionali: il sacro si configura in una nuova religione, un insieme unitario di miti e riti che il senso comune solitamente identifica nel consumismo. John Lennon segna il passaggio e la cesura tra due epoche: quella che si riconosceva nel sogno di poter cambiare il mondo attraverso la pace e l’amore e l’altra in cui viviamo ancora oggi, segnata dalla mancanza drammatica di qualunque chance, nell’illusione di un eccesso di libertà. John Lennon non è la vittima sacrificale di un rito di passaggio: l'uccisione dell'idolo zombifica le folle. L'ultima metamorfosi dello zombie è in atto, la lotta dei vivi contro gli squadroni della morte è cessata. L'orda assetata di sangue e divenuta la mandria che aspetta i saldi.

IL REALE DEL RIMOSSO. OVVERO, GLI ZOMBIE NASCOSTI SIN DALLA FONDAZIONE DEL MONDO L'ultima figura zombie è quella del consumatore compulsivo. Siamo partiti

evidenziando la fortuna dello zombie e cercando di ricostruirne la storia: dal folklore haitiano alla sua rilettura da parte dell'esotismo europeo, fino alla sua trasfigurazione per mezzo del cinema. Siamo tornati ad Haiti per mostrare come l'idea dello zombie servisse alla tirannia come arma di soggiogamento del popolo e abbiamo ritrovato quella stessa idea in Nigeria con le canzoni propagandistiche di Fela che denunciavano gli orrori degli squadroni governativi che agitavano come zombie insensibili. Il coinvolgimento nella realtà sociale si è liquefatto: è rimasto soltanto il consumo come gesto meccanico che milioni di zombie compiono quotidianamente. Quello che resta da spiegare è il motivo per cui gli zombie siano tanto or...


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