Riassuti miei Ingegneria Costituzionale PDF

Title Riassuti miei Ingegneria Costituzionale
Course Scienza Politica
Institution Università degli Studi di Salerno
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INGEGNERIA COSTITUZIONALE COMPARATAGIOVANNI SARTORICAPITOLO 1 : SISTEMI MAGGIORITARI E SISTEMI PROPORZIONALII SISTEMI ELETTORALII sistemi elettorali determinano : come i voti sono trasformati in seggi (il seggio elettorale è il luogo dove gli elettori si recano a votare) come influenzano il comporta...


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INGEGNERIA COSTITUZIONALE COMPARATA GIOVANNI SARTORI CAPITOLO 1 : SISTEMI MAGGIORITARI E SISTEMI PROPORZIONALI I SISTEMI ELETTORALI I sistemi elettorali determinano : 1) come i voti sono trasformati in seggi (il seggio elettorale è il luogo dove gli elettori si recano a votare) 2) come influenzano il comportamento dell’elettore 3) se l’elettore vota per il partito o per le persone Nei sistemi elettorali la divisione principale è tra : Rappresentanza Proporzionale

e

Rappresentanza Maggioritari

DIFFERENZA TRA SISTEMI MAGGIORITARI E SISTEMI PROPORZIONALI E’ difficile distinguere i sistemi maggioritari dai sistemi proporzionali, infatti, non tutti i sistemi elettorali sono maggioritari o proporzionali, esistono anche i “sistemi misti” (elezione di una stessa Camera tramite una combinazione di criteri proporzionali e criteri maggioritari). Vediamo quali sono le differenze tra i sistemi maggioritari e i sistemi proporzionali :

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Nei sistemi maggioritari il vincitore prende tutto. Nei sistemi proporzionali la vincita è divisa tra coloro che ricevono una quota sufficiente del voto (quoziente elettorale). Nei sistemi maggioritari la scelta dell’elettore è limitata a una sola alternativa. Nei sistemi proporzionali gli elettori non sono costretti a concentrare il voto ed hanno un ventaglio di scelta più ampio.

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I sistemi maggioritari propongono candidati singoli.

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Nei sistemi maggioritari il vincitore “prende tutto” e la maggioranza può essere :

I sistemi proporzionali propongono liste di partito.

maggioranza assoluta (di almeno il 50,01 %, questa è una vera maggioranza) maggioranza relativa (chi ottiene il numero più alto di voti, cioè chi arriva primo).

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Nei sistemi proporzionali si chiede di tradurre i voti in seggi e in qualche proporzione.

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Un sistema elettorale è maggioritario se il voto si esprime in collegi uninominali, in cui il vincitore è chi taglia per prima il traguardo.

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Un sistema elettorale è proporzionale se il voto si esprime in collegi plurinominali e genera vincitori eletti sulla base del più alto numero di voti.

I SISTEMI MAGGIORITARI I sistemi maggioritari vogliono produrre un chiaro vincitore. I sistemi maggioritari hanno come intento non solo eleggere un parlamento ma anche eleggere un governo. La principale differenza tra i sistemi maggioritari è se richiedono una maggioranza assoluta o una maggioranza relativa. IL PREMIO DI MAGGIORANZA Il premio di maggioranza può essere assegnato ad un singolo vincitore che ha raggiunto una maggioranza del 55% oppure può essere assegnato ad alleanze tra partiti. Il premio di maggioranza ha l’intento di produrre o rinforzare una maggioranza ma anche incoraggiare processi aggregativi tra i partiti durante le elezioni. Però bisogna stare attenti al trucco, cioè alcuni partiti potrebbero unirsi ad altri partiti solo per ottenere il premio di maggioranza, poi una volta che questi partiti hanno ottenuto il premio e quando è finita l’elezione si distaccano e tornano alla litigiosità. Si potrebbe evitare questo se si stabilisce una clausola, cioè stabilire che il premio di maggioranza viene perso se la coalizione di governo tra i partiti si rompe. Il premio di maggioranza presuppone il voto proporzionale. SISTEMI PROPORZIONALI I sistemi proporzionali traducono in proporzione i voti in seggi. Il sistema più duro di tutti è il VOTO SINGOLO TRASFERIBILE IN CIRCOSCRIZIONI PLURINOMINALI. Il voto singolo trasferibile in circoscrizioni plurinominali prevede : si richiede agli elettori di disporre i candidati in ordine di preferenza, ogni voto che supera il quoziente elettorale è riassegnato alle seconde preferenze, poi i candidati meno votati vengono pian piano eliminati e le loro preferenze vengono ridistribuite fino a che tutti i seggi non sono stati assegnati. I sistemi proporzionali più conosciuti sono : Il metodo dei più alti resti (usato in Italia per la Camera dei Deputati fino al 1993) Il metodo della più alta media (usato in Austria, Belgio, Finlandia e anche in Italia fino al 1993) La formula Sainte-Lague (usato solo in Svizzera e Norvegia) Nei sistemi proporzionali il fattore che determina la proporzionalità o disproporzionalità è la GRANDEZZA DELLA CIRCOSCRIZIONE. Nella grandezza della circoscrizione la grandezza è misurata dal numero dei seggi in palio. Più è grande la circoscrizione e maggiore è la proporzionalità, se la circoscrizione è piccola la proporzionalità è minore. La poca proporzionalità penalizza i partiti più piccoli, poi li spazza via. Più piccola è la circoscrizione e più grande è lo spreco di voti.

I sistemi proporzionali richiedono circoscrizioni plurinominali.

I sistemi proporzionali di solito sono SISTEMI DI LISTA. I sistemi di lista mettono l’elettore di fronte a liste partitiche di nomi. Queste liste di partito possono essere:

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Bloccate = i candidati sono eletti nell’ordine determinato dal partito (avviene in Israele e in America Latina).

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Aperte = non c’è un ordine predeterminato, gli elettori possono esprimere una o più preferenze scrivendo nomi o mettendo un segno sui nomi della lista.

Altre due formule sono :

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Lista libera = l’elettore ha tanti voti quanti sono i candidati da eleggere, può votare due volte lo stesso candidato, può anche dare un voto ai candidati di diversi partiti. Voto limitato = si dà a ciascuno elettore più di un voto ma meno voti rispetto al numero di persone da eleggere.

Un altro modo per impedire l’aumentare dei partiti è stabilire SOGLIE DI AMMISSIONE ALLA RAPPRESENTANZA. Tale dispositivo è stato adottato da molti paesi ma le soglie variano (è stato usato in Israele, Grecia, Spagna, Argentina). E’ impossibile stabilire quale possa essere la soglia giusta. IL DOPPIO TURNO Il doppio turno è un sistema che permette agli elettori di votare 2 volte con un intervallo di una o due settimane tra il primo e il secondo voto, questo permette agli elettori di orientare di nuovo le loro scelte in base ai risultati del primo turno. Il doppio turno inoltre è un sistema molto flessibile e permette sia soluzioni maggioritarie che proporzionali. Il sistema a doppio turno è maggioritario quando opera in collegi uninominali, invece, è proporzionale quando opera in circoscrizioni plurinominali. Dove è usato il sistema a doppio turno ? La 5° Repubblica Francese usa il doppio turno sia per eleggere il presidente sia per eleggere il parlamento. Per eleggere il presidente si chiede la maggioranza assoluta. Per chi vuole diventare presidente francese al ballottaggio sono ammessi solo i primi due candidati meglio piazzati al primo turno. Per la Camera dei Deputati invece il secondo turno richiede solo un vincitore a maggioranza relativa e molto dipende da quanti candidati sono ammessi.

CAPITOLO 2 : CHI RIESCE ELETTO ? VOTO ALLA PERSONA E VOTO ALLA LISTA Adesso vediamo come si fa a diventare candidato e poi come vincere un seggio. I candidati si fanno avanti puntando sulle proprie risorse finanziarie o di altro tipo quando il sistema partitico è debole e molto decentrato. I candidati diventato candidati perché hanno fatto prevalere la loro forza nel partito e hanno prevalso nei conflitti nati nel partito. Infatti chi nomina il candidato è il partito in cui il candidato si trova. Il modo democratico di rompere l’auto-nomina e la nomina partitica per eleggere i candidati sono le ELEZIONI PRIMARIE.

Ma come viene eletto un candidato ? La distinzione è tra VOTO ALLA PERSONA e VOTO ALLA LISTA DI PARTITO. Chi vota la persona lo fa perché è colpito dalle qualità e personalità del candidato. Chi vota la lista di partito vota fondamentalmente un partito (la sua ideologia, il suo programma ecc.) Il voto alla persona caratterizza i sistemi maggioritari fondati sul collegio uninominale in cui i partiti sono costretti a trovare un buon candidato. Nei sistemi proporzionali con voto di lista, la distinzione diventa se le liste di candidati sono chiuse o aperte. Il partito offre un controllo massimo sulla selezione e l’elezione dei suoi candidati quando la lista di partito è bloccata. Abbiamo anche il VOTO DI PREFERENZA = è il voto espresso da un elettore per un candidato all’interno della lista elettorale. E’ un sistema di voto presente in alcuni sistemi elettorali proporzionali. Nella lista di partito vengono eletti i candidati con più voti di preferenza. Se invece il voto di preferenza non è previsto, la lista è bloccata e i candidati sono eletti in base a un ordine già determinato.

IL SISTEMA TEDESCO E IL SISTEMA HARE IL SISTEMA ELETTORALE TEDESCO opera come un “sistema proporzionale personalizzato”. Il parlamento federale tedesco durante le elezioni dà agli elettori 2 schede :

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con una prima scheda gli elettori eleggono una metà dei seggi dell’assemblea tramite collegi uninominali a turno unico. con la seconda scheda gli elettori eleggono in maniera proporzionale l’altra metà dei seggi in base a liste nazionali bloccate di partito.

Però la distribuzione totale dei seggi diventa prettamente proporzionale perché l’attribuzione dei seggi parlamentari a livello federale è calcolata solo sulla base dei voti di lista (cioè dai voti ottenuti dai partiti nella seconda lista).

IL SISTEMA ELETTORALE DI HARE è noto come “voto trasferibile”. Con il sistema di Hare gli elettori scrivono i nomi dei loro candidati in ordine di preferenza senza fare riferimento né ai simboli né ai nomi del partito. Ogni voto in più è riattribuito alle seconde preferenze, i candidati che si trovano in fondo sono eliminati pian piano e le loro preferenze sono ridistribuite fino a che tutti i seggi non sono stati assegnati. Il sistema Hare è perfettamente proporzionale. E’ usato in Irlanda, Austria, Malta e per un po’ di tempo anche in Giappone.

In sintesi : capiamo che per qualsiasi metodo elettorale la forza del partito è una variabile decisiva

RAPPRESENTANZA DELLE MINORANZE E “GERRYMANDERING” Tralasciando chi viene eletto e in che modo, adesso parliamo di alcune preoccupazioni. Una preoccupazione è favorire la rappresentanza delle minoranze in blocco. La rappresentanza delle minoranze in blocco si basano su collegi plurinominali. Per favorire la rappresentanza delle minoranze in blocco, i metodi migliori sarebbero :

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VOTO CUMULATIVO = con il voto cumulativo ciascun elettore ha la possibilità di dare tanti voti quanti sono i seggi da assegnare, inoltre, può distribuire questi voti a suo gradimento fino a darli a un solo candidato

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POINT VOTING, CIOE’ VOTO CON IL PUNTEGGIO = l’elettore ha più punti dei seggi in palio, ha la possibilità di ordinare i candidati su una scala di preferenza dando punteggi diversi a ognuno di loro.

Però queste tecniche del voto cumulativo e del voto con il punteggio sono in attesa di attuazione, in realtà le tecniche più diffuse per assicurare la rappresentanza delle minoranze sono :

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VOTO LIMITATO = gli elettori hanno più di un voto a disposizione da dare ma hanno meno voti rispetto al numero dei seggi da assegnare.

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RITAGLIO AD HOC DELLE CIRCOSCRIZIONI O GERRYMANDERING = i distretti elettorali sono disegnati in modo da includere e produrre maggioranze vincenti. Il nome Gerrymandering è stato dato dal governatore Gerry che ebbe per primo l’idea di disegnare un collegio a forma di salamadra che concentrasse i suoi elettori e disperdesse i suoi oppositori. Questa fu una tecnica truffaldina perché operava e funzionava meglio su collegi uninominali e non invece in collegi plurinominali.

UNA CODA SUL GIAPPONE Il sistema elettorale utilizzato dal Giappone fino al 1993 può essere considerato come un SISTEMA DI VOTO SINGOLO NON TRASFERIBILE E DA PICCOLE CIRCOSCRIZIONI. Quindi è un SISTEMA PROPORZIONALE.

CAPITOLO 3 : L’IMPORTANZA DEI SISTEMI ELETTORALI L’importanza dei sistemi elettorali è stata a lungo sottovalutata. I sistemi elettorali vanno compresi in base allo sviluppo storico di una società che a sua volta è profondamente influenzata dalle scelte politiche. Una volta che i sistemi elettorali si sono insediati diventano “fattori causanti” che producono le loro conseguenze. I sistemi elettorali non si possono fondare in modo deliberativo e non si possono cambiare a piacimento. Una volta che un sistema elettorale è stato stabilito i suoi beneficiari proteggono i loro interessi e fanno di tutto per mantenere quelle regole. Gli studiosi non possono fare molto per contrastare gli interessi personali dei politici, possono solo dimostrare che quegli interessi sono male interpretati e dare consigli. Du Verger è stato il primo autore ad affrontare queste questioni e formulò 2 leggi, anche per alcuni studiosi imprecise e sbagliate : 1) “il sistema maggioritario a turno tende al dualismo dei partiti” 2) “il sistema maggioritario a doppio turno e la rappresentanza proporzionale tendono al multipartitismo” L’interesse per i sistemi elettorali si è risvegliato negli anni ’80 grazie all’impulso di Lijphart ma nonostante ciò si continua a pensare che le relazioni tra sistemi elettorali, sistemi partitici e il cambiamento sociale non possono essere riassunte in leggi scientifiche.

L’INFLUENZA DEI SISTEMI ELETTORALI I sistemi elettorali hanno 2 effetti : 1) SULL’ELETTORE 2) SUL NUMERO DEI PARTITI Il numero dei partiti non deriva solo dal comportamento degli elettori ma anche da come i loro voti vengono trasformati in seggi parlamentari. Quando parliamo dell’effetto dei sistemi elettorali sui partiti si deve parlare dell’EFFETTO RIDUTTIVO. L’effetto riduttivo prevede che il numero dei partiti o è stato ridotto oppure il sistema elettorale è inefficace. Mediante quali criteri capiamo quali sono i partiti rilevanti che determinano la natura del sistema partitico?

I PARTITI RILEVANTI DEVONO AVERE POTENZIALE DI COALIZIONE O POTENZIALE DI RICATTO, se non hanno nessuno dei due potenziali allora sono partiti irrilevanti e non dovrebbero essere contati. Come si contano i partiti ? Esistono 2 metodi di conteggio per contare i partiti : 1) INDICE DI FRAZIONALIZZAZIONE = È un indice che indica la probabilità che ogni due membri di un parlamento appartengono a partiti diversi. Varia da 0 e 1. Misura il numero dei partiti in base alla loro dimensione. I difetto di questo conteggio è che sopravvaluta i partiti più grandi e comprime troppo i partiti più piccoli. 2) EFFETTIVO NUMERO DI PARTITI = Questo conteggio è più intuitivo e diretto. Questo conteggio dipende dalla quota di voti dei partiti. Le quote di voti dei partiti misurano la dimensione dei partiti e indicano il rispettivo peso dei partiti.

Da ricordare Un sistema bipartitico è caratterizzato da 3 proprietà : 1) Nel lungo periodo due partiti in modo continuato distaccano tutti gli altri partiti 2) Tutti e due i partiti sono in grado di competere per la maggioranza assoluta dei seggi 3) Tutti e due i partiti possono governare da soli quando sono al governo

CAPITOLO 5: IL PRESIDENZIALISMO

DEFINIZIONE DI SISTEMA PRESIDENZIALE I sistemi politici democratici si dividono generalmente in presidenziali e parlamentari. Il primo criterio definitore di un sistema presidenziale è l’elezione popolare diretta, o “come se diretta”, del capo dello Stato per una durata fissa di tempo. Il secondo criterio definitore è che nei sistemi presidenziali il parlamento non può né insediare né abbattere il governo. I governi sono una prerogativa presidenziali: è il presidente che nomina e sostituisce a i membri dell’esecutivo. Il terzo criterio implica che, in sostanza è il presidente che dirige l’esecutivo. Dunque, un sistema politico è presidenziale se il capo dello Stato risulta da un’elezione popolare; non può essere sfiduciato durante il suo mandato prestabilito da un voto parlamentare; e presiede o dirige i governi da lui nominati. Dobbiamo soffermarci un attimo su un punto. Il primo criterio recita che un presidente deve risultare da una elezione diretta o “come se” diretta. Una elezione “come se” diretta dà conto degli Stati Uniti e di paesi come l’Argentina, il cui presidente viene eletto dal parlamento quando nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta del voto popolare. In generale, possiamo dire che il presidenzialismo ha funzionato male, con la sola eccezione degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti forniscono inoltre l’originale dal quale derivano tutti gli altri sistemi presidenziali.

IL PROTOTIPO AMERICANO Il prototipo americano (chiamato Washington) si caratterizza di una divisione-separazione del potere tra presidente e Congresso. Questa separazione consiste appunto nel separare l’esecutivo dal sostegno parlamentare. Per questo motivo possiamo dire che gli Stati Uniti hanno una separazione dei poteri. Con la divisione del potere, un parlamento non può interferire negli affari interni e non può rimuovere un presidente. In virtù della stessa logica, la separazione dei poteri implica che un presidente non può sciogliere un parlamento. La caratteristica centrale del modello Washington è dunque quello di essere un potere esecutivo che sussiste separatamente dal parlamento come un corpo autonomo a titolo proprio. Questo non implica che il presidente americano sia indifferente al fatto di poter contare o meno sul sostegno del Congresso. Anzi, più abbiamo una struttura di poteri divisi, più c’è bisogno di un governo unito, e cioè di una stessa maggioranza che controlli l’esecutivo e il Congresso. Il modus operandi che è emerso dagli anni Cinquanta in poi porta a un sistema spaccato, in cui le maggiori componenti vedono il proprio interesse elettorale nell’insuccesso dell’altra. Il trend prevalente è dunque diventato quello di un “governo diviso”. Il sistema americano, per sbloccarsi, richiede 3 fattori : 1) assenza di principi ideologici 2) assenza di partiti deboli e indisciplinati 3) una politica di concessioni locaristiche Grazie a questi fattori, un presidente può ottenere i voti che gli occorrono elargendo favori locali ma così giungiamo alla politica di scambi clientelari e ciò che otteniamo è soltanto un sistema strutturalmente debole. A tal punto, Sartori sostiene che il sistema americano è tutt’altro che un sistema forte e che esso funziona ancora perché gli americani sono determinati a farlo funzionale. La macchina americana, secondo Sartori, è destinata a finire in stallo e ciò è dimostrato anche quando il presidenzialismo a stampo americano viene esportato.

L’ESPERIENZA LATINO-AMERICANA (I paesi dell’America Latina sono Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, cuba, Repubblica Dominicana, Ecquador ecc.)

Nell’America Latina si concentra il grosso dei sistemi presidenziali, i quali si caratterizzano di fragilità e di instabilità. Nel caso dell’America Latina, bisogna riconoscere che le difficoltà di governo presidenziale sono legate principalmente a stagnazione economica, disuguaglianze, e passivi socio-culturali.

Va detto inoltre che i presidenti latino-americani non sono affatto onnipotenti come si vuol far credere. La maggior parte di questi presidenti infatti si è trovata in difficoltà nell’attuare il proprio programma. Pur avendo il potere di iniziare politiche infatti, è stato loro difficile ottenere il sostegno necessario ad attuarle. Ma se così fosse, il rimedio consisterebbe nel rafforzare i poteri dei presidenti, strada che è stata in effetti intrapresa. La maggior parte dei presidenti latino-americani infatti possiede poteri più ampi di quelli del presidente americano, i quali fruiscono del diritto del “veto parziale” sulle leggi ed è concesso loro di governare per decreto. Tuttavia lo stato d’animo di fondo è quello di tarpare le ali del presidente in quanto le ripetute prese dittatoriali del potere sono viste spesso ed erroneamente come risultati della sua onnipotenza.

Il problema di fondo risiede però nel principio della separazione dei poteri; una separazione che mantiene i presidenzialismi dell’America Latina...


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