Romanticismo - Riassunto Il piacere dei testi PDF

Title Romanticismo - Riassunto Il piacere dei testi
Course Letteratura italiana
Institution Università della Calabria
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Riassunto sul Romanticismo...


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L'età del Romanticismo In Italia il movimento romantico si affaccia nel 1816, ma le tendenze romantiche erano in atto in Europa già da tempo, sia dagli ultimi decenni del Settecento. Il termine "Romanticismo" può essere usato come: · categoria storica: indica un intero periodo nelle sue varie manifestazioni; · movimento: indica un'accezione più ristretta, che si concreta in scuole o gruppo intellettuali legati da principi comuni ed ispirati da una precisa poetica, che si esprime in manifesti programmatici e in opere teoriche. Così determinati scrittori, che non fecero parte di movimenti romantici o addirittura li avversarono, possono egualmente essere considerati "romantici" nell'accezione più larga del termine poiché parteciparono a quel determinato periodo storico. Origine del termine "Romanticismo" La parola romantic compare per la prima volta in Inghilterra verso la metà del Seicento e viene usata in senso spregiativo ad indicare ciò che vi era di fantastico, assurdo e falso negli antichi romanzi cavallereschi e pastorali. Nel Settecento il termine comincia a perdere l'accezione peggiorativa e passa a significare semplicemente "ciò che è atto a dilettare l'immaginazione" e viene usato anche per definire paesaggi selvaggi, solitari e malinconici. A fine Settecento designa anche l'emozione soggettiva di chi contempla la precedente natura. Nella Nuova Eloisa di Rousseau col termine romantique viene definito qualcosa di vago e indefinito, "un non so che di magico, di sovrannaturale, che rapisce lo spirito e i sensi". A fine Settecento per i tedeschi della rivista "Athenaeum", il termine definiva la letteratura moderna contrapposta a quella classica anima lacerata da una dolorosa mancanza. Il termine romantico designa uno stato d'animo di nostalgia per ciò che è lontano, indefinito, sconosciuto (Sehnsucht), di tensione verso l'infinito. In Italia la parola designa la poesia moderna, la poesia "dei vivi" in contrapposizione alla poesia "dei morti" e all'imitazione pedantesca dei classici. Aspetti generali del Romanticismo europeo Le tematiche "negative" Il Romanticismo investe tutti gli aspetti della civiltà occidentale dalla fine del Settecento alla metà circa dell'Ottocento condizionando e inglobando in se anche quelle tendenze che vi si oppongono (classicismo). Inoltre coinvolge non solo la letteratura ma anche le arti figurative, la musica, il pensiero, la mentalità generale e persino il costume e la vita quotidiana. Esso è un periodo storico con infinite manifestazioni, talora fra loro divergenti o persino contraddittorie, avente denominatori comuni che racchiudono tutte le pluralità di questa manifestazione culturale. Il Romanticismo non esiste: esistono solo scrittori, pensatori, artisti romantici, entità concrete e individuali che hanno caratteristiche comuni. Nella cultura romantica trionfano delle tematiche negative: il dolore, la malinconia, il tedio (noia esistenziale), il disgusto, la delusione, l'infelicità cosmica, l'inquietudine, l'angoscia, la paura, il vagheggiamento della morte e il fascino del male, dell'orrore e del mistero (es. I dolori del giovane Werther). In quest'epoca è impossibile trovare un artista che abbia una visione del mondo totalmente serena, ottimistica, immune da elementi negativi.

La grandi trasformazioni storiche. Il periodo del Romanticismo è segnato da grandiose e rapide trasformazioni riguardanti le istituzioni politiche, l’organizzazione economica e sociale e le idee. Vi fu la Rivoluzione politica che dalla Francia si espanse nell’Europa intera. Crollò inoltre la monarchia assoluta e si affermò il principio della sovranità popolare, con idee di libertà e uguaglianza. Tutti questi nuovi aspetti generano entusiasmo, smarrimento, sdegno. Oltre a quella politica vi fu anche un’altra rivoluzione: quella economica, determinata dall’industrializzazione. Diffusasi in Inghilterra dalla metà del Settecento, si diffuse nell’800 negli altri paesi. Nuovi ceti cercano di affermare la loro egemonia: l’individuo grazie all’intraprendenza, al calcolo e talvolta alla mancanza di scrupoli riusciva a grandi fortune e grandi potenze economiche. Si trasformò anche la vita quotidiana: grazie all’uso della macchine aumentò la quantità di merci nel mercato, sorsero nuove città industriali, dove si concentravano masse di lavoratori e entrò in crisi il lavoro artigiano; antichi valori patriarcali vengono distrutti. Grazie alla macchina a vapore i trasporti si fecero più rapidi, il che migliorò i rapporti fra i vari paesi.

Il Romanticismo come espressione della grande trasformazione moderna L'epoca di grandi trasformazioni tra Sette e Ottocento è percorsa da tensioni laceranti, più o meno sotterranee. La letteratura sembra interpretare le paure, le ossessioni, le angosce della sua età. Si pensa che il Romanticismo abbia le sue radici storiche nella delusione dei

razionalismo illuministico e delle speranze della Rivoluzione francese. Ma in realtà alcune tendenze romantiche, soprattutto quelle negative, erano già in atto prima della Rivoluzione (Sturm und Drang, il wetherismo, Rousseau, l’ossianismo, la letteratura gotica). Questo periodo viene definito Preromanticismo (prima fase del Romanticismo) e in esso si esprime la percezione inquieta del crollo imminente del vecchio mondo e delle grandi trasformazioni che si preparavano. Si può dunque formulare l'ipotesi che il Romanticismo, nel suo vasto processo complessivo, sia l'espressione non soltanto della delusione storica dell'Illuminismo e della Rivoluzione, ma di tutto il grande moto di trasformazione di quella età. La delusione storica non è che uno dei momenti di quel processo, che ha radici più profonde e più lontane. Il mutato ruolo sociale degli intellettuali In tempi passati l'intellettuale, facente parte dei ceti egemoni (nobiltà e clero), aveva il compito di elaborare l'ideologia dei gruppi dominanti e di mediare il consenso verso il potere. Con l'avvento della borghesia perse ogni sua posizione privilegiata, anzi per vivere era costretto a trovarsi un'occupazione, che comunque gli lasciasse quell'otium per dedicarsi allo spirito. L'intellettuale divenne un declassato, ritenuto improduttivo, e ciò lo portò ad avere un punto di vista più oggettivo e critico nei confronti della società. Frustrato e ribelle nei confronti della società (essendo respinto proprio dai borghesi, dai quali nacque) fu spinto ad atteggiamenti di rivolta, di anticonformismo esasperato, di rifiuto dei valori correnti. Ma questo conflitto con la classe cui appartiene accresce in lui il senso di colpa dell'essere "diverso" e, in una sorta di circolo perverso, accentua i suoi atteggiamenti di rivolta.

Arte e mercato L'istaurarsi del marcato dei prodotti intellettuali fa scaturire un altro motivo di conflitto. L'opera d'arte diviene una marce che si scambia sul mercato, che ha un prezzo. Questo offende l'artista: la sua opera è il prodotto della sua genialità creativa, è per lui un valore incommensurabile, senza prezzo. Ciò è considerato come una contaminazione, inoltre se l'artista vuole vendere deve assecondare i gusti del pubblico che egli disprezza. Posizione conflittuale dell'artista verso la società, senso di estraneità poiché le contraddizioni le patisce dolorosamente su se stesso. Vi sono anche soluzioni di compromesso, l'artista si adatta ad un nuovo ruolo blandendo i gusti del pubblico e facendosi portavoce dei valori correnti. Tematiche più moderate, compromesso con la realtà presente. Non mancano celate rivolte che si manifestano in forme simboliche attenuate, come l'evasione nel sogno o nell'esotico. Il fattore comune delle manifestazioni del Romanticismo europeo è l'inquietudine, il rifiuto, la fuga, la rivolta dinanzi ad una realtà sentita come negativa. I temi del Romanticismo europeo: il rifiuto della ragione e l'irrazionale Poiché la realtà moderna che si delinea attraverso le grandi trasformazioni tra Sette e Ottocento, è caratterizzata dalla razionalità organizzatrice e produttiva, il rifiuto romantico si indirizza in primo luogo contro la ragione. È scorretto limitare l'opposizione del Romanticismo all'Illuminismo: va ampliata alla ragione stessa.

Esso esplora l'irrazionale, quella zona in ombra (e non più i "lumi", la luce, dell'illuminismo) della realtà. Concretamente si esplorano i sentimenti, le passioni, per le cose astratte (sogno, follia...). Questi ultimi, particolarmente, sono i principali temi romantici, in cui l'io entra in una zona ignota, misteriosa, in cui la ragione non ha la minima influenza. Nasce un soggettivismo esasperato, e si tende ad analizzare gli abissi della propria interiorità, ritenuta l'unica realtà esistente: il mondo esterno è solo una creazione dell'io. Da qui nasce l'ironia romantica, che consiste nel guardare il mondo con distacco, dato che è pura invenzione dell'io. Tutto ciò porta ad una naturale tensione verso l'infinito, provocando un'insofferenza per ogni limite o costrizione. Si ritorna alla religiosità, e anche alla credenza di un essere maligno, Satana, su cui nascono sfrenate fantasie di crudeltà, morte, lussuria ecc. Per alcuni, questo male dominato da mostri è tornato in auge in seguito alla disconoscenza della ragione. Inquietudine e fuga dalla realtà presente Generalmente il misticismo romantico non trova meta, generando un senso di perpetua inquietudine e di desiderio di qualcosa non ben definito. È lo stato d'animo del "desiderio del desiderio" o "male del desiderio" (tedeschi, Sehnsucht). Ciò porta ad andare oltre il tempo e lo spazio e quindi ad una fuga in essi. · Esotismo spaziale: oriente raffinato, lussurioso e crudele, nuovo mondo, mari del Sud, ecc. · Esotismo temporale: il Medio Evo e l'Ellade antica. Ciò che valorizza questa fuga, non è la meta, ma il movimento compiuto. Alla base dell'esotismo vi è sempre il rifiuto della realtà presente, grigia, piatta, inquietante. L'"altrove" vagheggiato non è reale, ma immaginario, ed è contrapposto al presente con le caratteristiche di ricchezza, divertimento e tranquillità. L'infanzia, l'età primitiva e il popolo Un altro dei miti del romanticismo è l'infanzia, sia dell'uomo singolo che collettivo. Nel secondo caso sfocia in quello dell'età primitiva, del ritorno alle origini, vagheggiato come un ritorno alla spontaneità ed autenticità perdute nella civiltà moderna. Ma per ritornare all'essere primitivo, era necessario tornare in un ambiente consono ad esso, e qui ci si ricollega all'esotismo spaziale e temporale. Similmente è visto il "popolo" fanciullesco, dotato di spontaneità e fantasia: da qui il ripresentarsi di tradizioni, leggende, fiabe, canti popolari ecc. (ricollegamento del gusto per il "nero" e per il fantastico proprio dell'irrazionalismo romantico). Il Romanticismo "positivo" Alla tematica negativa e malata del Romanticismo, si affiancano quelle positive, tese ai grandi ideali, all'impegno civile e patriottico. Ad esempio è sentito nel profondo il concetto di nazione in senso geografico, politico, spirituale e culturale. Ogni nazione è come un grande individuo, con un'unica anima che contraddistingue la sua peculiare identità, lo "spirito del popolo". Il "popolare", nella concezione romantica, viene a identificarsi con il "nazionale". Quest'anima è il risultato delle vicende storiche vissute da un certo popolo. Per questo il passato storico va conosciuto e fatto proprio, perché una nazione abbia piena e forte coscienza della propria identità. Al contrario dell'Illuminismo che svaluta il passato come cumulo di aberrazioni, il Romanticismo ne fa un palo portante. Ma anche questo aspetto "positivo" è fondamentalmente legato al rifiuto, negativo quindi, della società moderna. Rinasce la volontà di recuperare le tradizioni nazionali e popolari, che, appunto, sono le radici dello spirito della nazione e si contrappongono alla società moderna.

Gli orientamenti politici -

Romanticismo reazionario: riprendeva il modello politico del Medio Evo feudale e imperiale e le sue forme sociali rigidamente gerarchizzate. Romanticismo progressista: favorevole alla rivoluzione, all'abbattimento del dispotismo politico e religioso, alla libertà, all'eguaglianza, al progresso, al riscatto delle nazioni oppresse. Fuga totale dalla società e dalla politica, rifiuto della storia e comunione mistica con la natura.

Gli intellettuali: fisionomia e ruolo sociale La fisionomia sociale In Italia, nella società dell'ancien régime, l'intellettuale o era un appartenente ai ceti privilegiati oppure al servizio dei privilegiati e otteneva benefici e pensioni grazie ai prodotti della sua arte. Il movimento illuministico in Italia non aveva modificato sostanzialmente questo quadro. Inoltre il periodo napoleonico tende a restaurare la vecchia figura dell'intellettuale cortigiano stipendiato dal potere. Nell'età della Restaurazione e del Risorgimento vi sono ancora scrittori di estrazione aristocratica che vivono delle loro rendite, ma la loro presenza è percentualmente bassa e questi acquistano una fisionomia prettamente borghese (es. Manzoni e Leopardi). Crolla anche la percentuale dei chierici: la Chiesa cessa di essere fonte di un'occupazione stabile per i letterati. La maggioranza degli scrittori italiani dell'Ottocento è dunque laica e borghese. Quasi nessuno, riesce a vivere grazie alla vendita dei propri libri e quindi devono svolgere un altro lavoro (notaio, avvocato, medico, bibliotecario, insegnante). Il mercato libraio italiano non è ancora così sviluppato; bisogna aspettare il Novecento per avere casi di scrittori italiani che si possono mantenere con i soldi dei loro libri. Il letterato ottocentesco deve dedicarsi ad un lavoro per poter vivere e non gode più dell'otium letterario. Inoltre sono dipendenti dal condizionamento ideologico e da quello dei gusti del pubblico che acquista le sue opere. Il ruolo sociale e politico Le condizioni particolari dell'Italia condizionano il ruolo degli intellettuali della società. In tutta Europa vi è un conflitto tra l'intellettuale e la società: l'intellettuale si sente privo di un ruolo, prava un senso di rancore e rivendica un privilegio spirituale. In Italia questi fenomeni sono inesistenti o più attuati poiché il letterato copre un impegno patriottico e civile nel processo risorgimentale. Egli prende parte all'azione politica, proclamando l'indipendenza. Dal punto di vista intellettuale, elabora e diffonde i valori che sono alla base del moto nazionale (l'amore di patria, la libertà, il culto delle grandi tradizioni del passato, l'unità spirituale del popolo); sono la guida intellettuale, politica, morale della nazione che si va formando. Perciò soggettivamente non avvertono i motivi di conflitto con la società. Romanticismo italiano e Romanticismo europeo Romanticismo italiano -

Lo scrittore è il portavoce e il propugnatore dei valori di un assetto borghese in formazione. Vi è l'assenza di quegli aspetti esasperatamente irrazionalistici, fantastici, mistici, satanici, "neri".

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Nel primo Ottocento vi è l'aderenza al "vero" e ai principi della ragione, l'impegno per il progresso civile, sociale, economico, l'intento di rivolgersi al proprio pubblico delle classi medie con forme letterarie "popolari", per interpretarne i gusti e i valori. È un momento costruttivo, di crescita della società italiana. Coincide con il Risorgimento. Le tematiche esasperatamente irrazionalistiche si diffonderanno in Italia, col movimento della Scapigliatura, che rappresenta il compimento del processo risorgimentale e l'indomani dell'unificazione.

Romanticismo italiano e Illuminismo In Italia vi è continuità tra Illuminismo e Romanticismo. Esso, in quanto espressione di uno slancio progressivo della società italiana, si collega alla fase precedente che andava nella stessa direzione, quindi viene considerata anche come una "seconda fase" dell'Illuminismo del "Caffè". I Romantici davano un nuovo senso alla storia, guardando con interesse al passato (specialmente quello medievale), intesa come fattori che producono un unità spirituale e la nazione stessa. Essi, inoltre, si riferiscono al pubblico "popolare" (cioè borghese) ed hanno orientamento decisamente liberali e sono fiduciosi nell'azione autonoma del "popolo". Nonostante queste analogie non bisogna dimenticare che tra il "Caffè" e il "Conciliatore" vi sono di mezzo la Rivoluzione francese e l'età napoleonica.

Il pubblico La nascita di un nuovo pubblico La crescita dei ceti borghesi, dell'incremento dell'istruzione, dei processi politici in atto portarono alla formazione di un nuovo pubblico. Ora si può cominciare a parlare di un pubblico "di massa" costituito da persone che non fanno professione di letteratura e che si accostano al libro nel tempo libero. Questa è una folla anomia e ignota all'autore. La consapevolezza di questa nuova situazione si ha in uno dei principali manifesti romantici italiani, la Lettera semiseria (1816) di Giovanni Berchet, che indica con grande precisione sociologica il pubblico a cui tende rivolgersi la nuova letteratura romantica. Questo pubblico borghese viene chiamato "popolo" ed è identificato con la stessa nazione. Ne sono esclusi i pochi aristocratici cosmopoliti e la gran massa dei poveri analfabeti. La presenza di questo nuovo pubblico si identifica col mercato. Esso incomincia ad esercitare un potente condizionamento sull'attività dello scrittore. Se vuole popolarità e guadagni deve compiacerlo, assecondandone le esigenze. Pubblico e produzione letteraria Il condizionamento del pubblico agisce sulla formazione e la diffusione dei generi letterari. Entrano in crisi i generi classici e si afferma invece il romanzo (avvince l'interesse dei lettori), la novella in versi e la ballata; oppure piace la poesia che fa leva sul sentimentalismo o sulle passioni patriottiche. Ciò che piace e riscuote successo

viene ripetuto e moltiplicato: comincia ad affermarsi la serialità delle opere di successo, che consiste nel ricalcare gli stessi schemi narrativi, le stesse situazioni e gli stessi personaggi. Si afferma anche il melodramma. Anche gli argomenti vengono influenzati dal pubblico. Scompare la mitologia e si affermano storie e figure appassionanti (ad esempio fanciulle angeliche perseguitate, fuorilegge generosi, eroi tenebrosi e storie d'amore e di morte). Inoltre vi è il gusto esotico per il passato, trasportando il lettore in un "altrove" più affascinante della grigia realtà di tutti i giorni, un Medio Evo avventuroso e cavalleresco, un Rinascimento fosco di intrighi, di passioni e di delitti. Analogamente viene condizionato anche l'aspetto formale dei testi, la struttura dell'intreccio e i procedimenti narrativi. Vi è l'abbandono delle formule classiche (iperbati, inversioni) e del linguaggio tradizionale. Quindi viene adottata una forma più vicina alle abitudini linguistiche comuni (non esisteva una vera e propria lingua italiana). Nonostante ciò vi sono anche soluzioni ibride, che mescolano stilemi aulici con forme prosaiche risultando goffe (fa eccezione Manzoni). Se il pubblico condiziona lo scrittore, è vero anche l'inverso. Esso diffonde attraverso le sue opere le idee, i valori, i modelli culturali, formando la mentalità e i gusti di strati piuttosto vasti della popolazione. Il ceto medio, nei rapporti sociali quotidiani, può diffondere ciò ai ceti subalterni.

Il sistema della comunicazione culturale nell'Italia risorgimentale

Il movimento romantico in Italia La polemica coi classicisti L'occasione che diede impulso al formarsi di un movimento romantico in Italia fu la pubblicazione di un articolo di Madame de Staël sulla "Biblioteca italiana", nel gennaio 1816, dal titolo Sulla maniera e l'utilità delle traduzioni . La scrittrice deprecava la decadenza della cultura italiana contemporanea ed invitava gli Italiani ad uscire dal loro culto del passato, aprendosi alle correnti più vive della letteratura europea moderna. L'articolo suscitò delle reazioni da parte dei classicisti, che insorsero in difesa dei principi sacri dell'arte classica. Si distinsero le voci di Giordani, Londonio e Carlo Botta che impostarono la discussione in termini più meditati e approfonditi. Oltre a ribadire il carattere immutabile dei modelli antichi, questi erano mossi anche da sinceri intenti patriottici e si ergevano a difesa d...


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