Gabriele D\'Annunzio - Biografia, poetica e opere - Il piacere dei testi PDF

Title Gabriele D\'Annunzio - Biografia, poetica e opere - Il piacere dei testi
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
Pages 6
File Size 159.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 38
Total Views 131

Summary

Biografia, poetica e opere...


Description

GABRIELE D’ANNUNZIO (1863-1938) L’ESTETA Nato nel 1863 a Pescara da famiglia borghese studiò a Prato presso il collegio Cicognini. Esordì nel 1879, sedicenne, con un libretto di versi Primo vere che ottenne attenzione. Raggiunta la licenza da liceale, si trasferì a Roma per frequentare l’università. Abbandonò presto gli studi, preferendo vivere tra salotti mondani e redazioni di giornali. Per alcuni anni esercitò la professione di giornalista. Nei primi anni 90, trasferitosi a Napoli, scrisse sul «Mattino». Acquistò subito popolarità in campo letterario, sia attraverso una copiosa produzione si versi e di opere narrative (che spesso suscitavano scandalo per i loro contenuti erotici), sia attraverso una vita scandalosa, fatta di continue avventure galanti, lusso, duelli. Sono gli anni in cui d’Annunzio si crea la maschera dell’esteta, dell’individuo superiore che rifiuta la mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte. Secondo i principi dell’estetismo bisognava fare della vita un’«opera d’arte» e d’Annunzio fu costantemente teso al conseguimento di questo obiettivo (anche molto attento al pubblico).

IL SUPERUOMO Lo scrittore cercò nuove soluzioni, e le trovò nel nuovo mito, quello del superuomo, ispirato alle teorie filosofiche di Nietzsche (un mito di energia eroica, attivistica). Nella realtà, d’Annunzio puntava a creare l’immagine di una vita eccezionale sottratta alle norme del vivere comune. Colpiva la fantasia del pubblico borghese la villa dove d’Annunzio conduceva una vita da principe (tra oggetti d’arte, stoffe preziose, cavalli di razza). Contribuivano anche i suoi amori, specie quello lungo e tormentato con l’attrice Eleonora Duse. In questo disprezzo per la vita comune ed in questa ricerca di una vita d’eccezione, d’Annunzio era legato alle esigenze del sistema economico del suo tempo: con le sue esibizioni ed i suoi scandali lo scrittore voleva mettersi in primo piano nell’attenzione pubblica, per vendere meglio la sua immagine e i suoi prodotti letterari. Gli editori gli pagavano somme favolose, ma non era mai sufficiente. Il culto della bellezza ed il «vivere inimitabile», superomistico, risultavano essere finalizzati al loro contrario, a ciò che d’Annunzio ostentava di disprezzare: il denaro e le esigenze di mercato. Lo scrittore più ostile al mondo borghese era il più legato alle sue leggi, lo scrittore che più spregiava la massa era costretto a sollecitarla e a lusingarla. È una contraddizione che d’Annunzio non riuscì mai a superare. Non si accontentava più dell’eccezionalità di un vivere estetico: vagheggiava sogni di attivismo politico.

LA RICERCA DELL’AZIONE: LA POLITICA E IL TEATRO

Nel 1897 tentò l’avventura parlamentare come deputato dell’estrema destra, in cui esponeva il suo disprezzo per i principi democratici ed egualitari, il suo sogno di una restaurazione della grandezza di Roma e di una missione imperiale dell’Italia. Nel 1900 passò allo schieramento di sinistra.

Cercando uno strumento con cui agire più direttamente sulle folle, a partire dal 1898, con la rappresentazione della Città morta, si rivolse anche al teatro (poteva raggiungere un pubblico più vasto). A causa dei creditori inferociti, nel 1910 fu costretto a fuggire dall’Italia e a rifugiarsi in Francia. Nell’«esilio»si adattò al nuovo ambiente, scrivendo opere teatrali in francese.

LA GUERRA E L’AVVENTURA FIUMANA

L’occasione tanto attesa per l’azione eroica gli fu offerta dalla Prima guerra mondiale. Allo scoppio del conflitto d’Annunzio tornò in Italia ed iniziò una campagna interventista, che ebbe un peso notevole nello spingere l’Italia in guerra. Arruolatosi volontario attirò su di sé l’attenzione (combatteva in aereo). Nel dopoguerra si fece interprete dei rancori per la «vittoria mutilata», capeggiando una marcia su Fiume, dove instaurò un dominio personale sfidando lo Stato italiano. Scacciato con le armi nel 1920, sperò di proporsi come «duce», ma fu scalzato da Benito Mussolini. Il fascismo lo esaltò come padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, infatti Mussolini gli regalò una villa a Gardone e lo rinchiuse (il «Vittoriale degli Italiani» trasformato in un mausoleo eretto a se stesso). Qui trascorse molti anni e vi morì nel 1938.

L’ESTETISMO E LA SUA CRISI L’ESORDIO L’esordio letterario di d’Annunzio avviene sotto l’influenza di Carducci e Verga. Le prime due raccolte liriche, Primo vere (1879) e Canto novo (1882) si rifanno a Carducci nelle Odi barbare; la raccolta di novelle Terra vergine (1882) guarda a Verga di Vita dei campi. Canto novo offre indicazioni molto interessanti. Oltre alla metrica barbara, da Carducci ricava il senso tutto “pagano” delle cose sane e forti, della comunione con la natura. Non mancano però spunti diversi, momenti di stanchezza e spunti “sociali” provenienti dal Verismo. Terra vergine è il corrispettivo in prosa del Canto novo. Il modello è Verga di Vita dei campi. D’Annunzio presenta figure e paesaggi dell’Abruzzo (la sua terra). Nel libro non vi è nulla della lotta per la vita nelle «basse sfere», né dell’impersonalità. Il mondo di Terra vergine è idillico, non problematico: in una natura rigogliosa e sensuale esplodono passioni primordiali, sotto forma di un erotismo vorace ed irrefrenabile. (soggettività narratore) Sulla stessa linea si pongono le novelle Il libro delle vergini e San Pantaleone, che saranno poi riunite nelle Novelle della Pescara.

I VERSI DEGLI ANNI OTTANTA E L’ESTETISMO

Rivelano l’influenza dei poeti decadenti francesi ed inglesi. L’Intermezzo di rime è giocato sulla confessione della stanchezza sensuale, della sazietà della carne viziosa. Iasaotta Guttadauro è un esercizio di recupero delle forme poetiche 400esche, la Chimera insieme all’Isotteo insiste su temi di sensualità perversa. L’arte è il valore supremo, ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valorei. La vita si sottrae alle leggi del bene e del male e si sottopone solo alla legge del

bello, trasformandosi in opera d’arte. Dà origine ad un culto religioso dell’arte e della bellezza. La poesia nasce da altra letteratura. Questo personaggio dell’esteta, che si isola dalla realtà meschina della società borghese in un mondo di pura arte e bellezza, è la risposta ai processi sociali in atto nell’Italia postunitaria, che tendevano ad emarginare l’artista costringendolo a subordinarsi alle esigenze della produzione del mercato. D’Annunzio vuole la fama e il successo, vuole condurre una vita di lusso. Il personaggio dell’esteta è una forma di risarcimento immaginario da una condizione di degradazione dell’artista. D’Annunzio non si accontenta di sognare: vuole vivere quel personaggio anche nella realtà. Si preoccupa di produrre libri di successo, che vendano bene sul mercato, e sa utilizzare economicamente la pubblicità che gli deriva dai suoi scandali, dagli amori e dai duelli. Propone un’immagine nuova di intellettuale, che si pone fuori della società borghese.

IL PIACERE E LA CRISI DELL’ESTETISMO Si rende conto dell’intima debolezza di questa figura: l’esteta non ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in ascesa. Egli avverte tutta la fragilità dell’esteta in un mondo lacerato da forze e conflitti brutali: il culto della bellezza si trasforma in menzogna, l’estetismo entra in crisi. Il primo romanzo, Il piacere, in cui confluisce tutta l’esperienza mondana e letteraria da lui vissuta, ne è la testimonianza. Al centro del romanzo si pone la figura dell’esteta, Andrea Sperelli, il quale non è che un “doppio” di d’Annunzio stesso, in cui l’autore obiettiva la sua crisi. Andrea è un giovane aristocratico, artista proveniente da una famiglia di artisti. Il principio «fare la propria vita, come un’opera d’arte» diviene una forza distruttrice, che lo priva di ogni energia morale e creativa. La crisi risiede nella donna. L’eroe è diviso tra due donne, Elena Muti (donna fatale che incarna l’erotismo lussurioso) e Maria Ferres (donna pura, l’occasione di un riscatto e di elevazione spirituale). L’esteta mente a se stesso: la figura della donna angelo è solo oggetto di un gioco erotico più perverso, sostituto di Elena che Andrea continua a desiderare e che lo rifiuta. Andrea finisce per tradire la sua menzogna con Maria, ed è abbandonato da lei, restando solo. Il romanzo è percorso da una evidente ambiguità, poiché Andrea non cessa di esercitare un fascino sullo scrittore. Quindi, pur segnando un punto di crisi, Il piacere non rappresenta il definitivo distacco dalla figura dell’esteta. D’Annunzio mira a creare un romanzo psicologico, in cui contano i processi interiori del personaggio, complessi e tortuosi.

LA FASE DELLA BONTÀ D’Annunzio subisce il fascino del romanzo russo. Nel Giovane Episcopo, storia di un «umiliato e offeso» che tocca l’estrema degradazione, arrivando all’omicidio, è evidente l’influsso di Dostoievskij; nell’ Innocente si esprime un’esigenza di rigenerazione e purezza, attraverso il recupero del legame coniugale e della vita di campagna, ma si esplora anche una contorta psicologia omicida, sempre su imitazione dostoievskiana.

È la fase della “bontà”. Comprende anche la raccolta del Poema paradisiaco, percorsa da un desiderio di recuperare l’innocenza dell’infanzia, di ritornare alle cose semplici e agli affetti familiari. La “bontà” è però provvisoria. Uno sbocco alternativo alla crisi dell’esteta scaturirà dalla lettura del filosofo Nietzsche.

I ROMANZI DEL SUPERUOMO D’ANNUNZIO E NIETZSCHE Coglie alcuni aspetti del suo pensiero, banalizzandoli e forzandoli: il rifiuto del conformismo borghese, dei principi egualitari che schiacciano la personalità; l’esaltazione dello spirito «dionisiaco» (attuare la volontà di potenza) cioè un vitalismo gioioso; il rifiuto dell’etica della pietà, dell’altruismo, che mascherano l’incapacità di godere la gioia dionisiaca del vivere; l’esaltazione della «volontà di potenza», dello spirito della lotta e dell’affermazione di sé; il mito del superuomo, un nuovo tipo di umanità, liberata e gioiosa. Dà a questi motivi un’accentuata coloritura antiborghese. Si scaglia contro la realtà borghese. Vagheggia l’affermazione di una nuova aristocrazia, che sappia tenere schiava la moltitudine degli esseri comuni ed elevarsi a superiori forme di vita attraverso il culto del bello e l’esercizio della vita attiva ed eroica. Il motivo nietzschiano del superuomo è interpretato nel senso del diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare se stessi, sprezzando le leggi comuni del bene e del male.

IL SUPERUOMO E L’ESTETA Il nuovo personaggio del superuomo è aggressivo, energico, non nega la precedente immagine dell’esteta ma la ingloba in sé, conferendole una diversa funzione. Il culto della bellezza è essenziale nel processo di elevazione della stirpe nelle persone di pochi eletti: l’estetismo sarà strumento di volontà di dominio sulla realtà. L’eroe dannunziano si adopera per imporre il dominio di un’ élite, violenta e raffinata, su un mondo meschino. Il mito del superuomo è sempre un tentativo di reagire alle tendenze, ma è un tentativo che va in direzione opposta rispetto al mito dell’esteta, poiché affida all’artista-superuomo una funzione di “vate”, di guida. D’Annunzio non si piega ad accettare la sorte comune, ambisce a rovesciarla. Si autodelega tale ruolo, attribuendosi il compito di profeta di un ordine nuovo: l’artista mediante la sua attività intellettuale, apre la strada al dominio delle nuove élites e pone fine al caos del liberalismo borghese.

LE VERGINI DELLE ROCCE (1895)

Il romanzo segna una svolta ideologica radicale. Non vuole più proporre un personaggio debole, tormentato, incerto, ma un eroe forte e sicuro, che va senza esitazioni verso la sua meta. Il romanzo, che è stato definito «il manifesto politico del Superuomo», contiene le nuove teorie reazionarie di d’Annunzio. L’eroe, Claudio Cantelmo, sdegnoso della realtà borghese e dell’affarismo dell’Italia postunitaria, vuole portare a compimento in sé «l’ideal tipo latino» e generare il superuomo, il futuro re di Roma che guiderà l’Italia a destini imperiali.

La decadenza, la morte, la «putredine» sono lo stimolo all’affermazione della vita, all’azione eroica; sono la condizione dell’affermazione dell’eroe.

LE LAUDI IL PROGETTO

Vuole affidare la summa della sua visione a sette libri di Laudi del cielo del mare e della terra e degli eroi. 1903 terminati i primi 3: Maia, Elettra, Alycone (nomi delle Pleiadi). Quarto libro: Merope 1912, raccogliendo le Canzoni delle gesta d’oltremare, dedicate all’impresa coloniale in Libia. Postumo il quinto: Asterope, poesie Prima guerra mondiale. Gli ultimi due non vennero mai scritti.

MAIA

È il primo libro. È un lungo poema unitario di oltre 8mila versi. Novità formale: non segue gli schemi della metrica tradizionale né barbara, adotta il verso libero, si susseguono senza ordine i versi con rime senza schema fisso. Il fluire libero, irruente risponde al carattere intrinseco del poema, pervaso di slancio dionisiaco e vitalistico (sottotitolo Lode della vita). Emerge il panismo=l’uomo diventa natura, un tutt’uno con la natura, oltrepassa i limiti. Il poema è la trasfigurazione mitica di un viaggio in Grecia realmente compiuto da d’Annunzio (1895). L’«io» protagonista si presenta come eroe «ulisside». Il viaggio nell’Ellade è l’immersione in un passato mitico, alla ricerca di un vivere sublime, divino. Il protagonista si reimmerge nella realtà moderna. Il passato modella su di sé il futuro da costruire, l’orrore della civiltà industriale si trasforma in nuova forza e bellezza. Celebra gli aspetti tipici della modernità, poiché racchiudono in sé energie che possono essere indirizzate a fini eroici.

ELETTRA Secondo libro. Oratoria della propaganda politica. Struttura ideologica simile e Maia. Passato e futuro di gloria, bellezza, che si contrappongono ad un presente da riscattare. Liriche sulle Città del silenzio. Sono le antiche città italiane, ora lasciate ai margini della vita moderna, che conservano il ricordo di un passato di grandezza guerriera e di bellezza artistica. Medio Evo e Rinascimento sono l’equvalente dell’Ellade classica in Maia.

ALYCONE Terzo libro, molto lontano dagli altri due. Tema lirico della fusione panica con la natura, evasione e contemplazione. Comprende 88 componimenti, è il diario ideale di una vacanza estiva (con Hermione, la compagna). Seguono un ordine cronologico (sono stati scritti in 4 anni): segue la parabola delle stagioni, dalla pioggia della primavera a settembre. La stagione estiva è vista come la più propizia ad eccitare il godimento sensuale, a consentire la pienezza vitalistica.

È una manifestazione del superomismo: solo al superuomo è concesso di «transumanare», di «indiarsi» con la natura, al di là di ogni limite umano. Solo la parola magica del poeta-superuomo può cogliere ed esprimere l’armonia segreta della natura, raggiungere e rivelare l’essenza misteriosa delle cose.

IL PERIODO NOTTURNO Dopo Forse che sì forse che no (1910) d’Annunzio non scrive più romanzi. La tendenza culturale italiana sperimenta nuove forme di prosa: lirica, evocativa, di memoria, frammentaria. Dal 1913 in avanti, pubblicherà solo opere di questo genere. Si tratta di opere diverse tra loro, ma accomunate dal taglio autobiografico, memoriale. È genuino e sincero. Queste prose presentano una materia nuova: ricordi di infanzia, sensazioni fuggevoli, confessioni soggettive, esplorazione della propria interiorità pervasa da perplessità, pensiero della morte affrontato direttamente. La struttura è nuova=il frammento: procedere per libere associazioni, fondere presente e passato attraverso andirivieni della memoria, mescolare ricordo alla fantasia. Quest’ultima stagione viene definita “notturna” dal titolo il Notturno (1916), in un periodo in cui lo scrittore era costretto ad un’assoluta immobilità e al buio totale per un distacco di retina. A causa della provvisoria cecità, l’esperienza vitale si concentra sugli altri sensi o nell’auscultazione della propria interiorità. Impressioni, visioni, ricordi vengono annotati. Sono annotazioni casuali, di abbandono ai liberi movimenti della mente. Lo stile è nervoso, spesso in forma nominale (senza verbo)....


Similar Free PDFs