Ruth Benedict - riassunti introduzione all\'antropologia PDF

Title Ruth Benedict - riassunti introduzione all\'antropologia
Author teresa magliocca
Course Antropologia Cognitiva
Institution Università degli Studi di Siena
Pages 2
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Summary

riassunti introduzione all'antropologia...


Description

Ruth Benedict Nel 1920 in America nacque riguardo la natura della cultura, un nuova prospettiva chiamata configurazionismo. Si riferisce all’idea che ogni cultura costituirebbe il prodotto delle interazioni di più modelli culturali o configurazioni, i quali sono i “segmenti espressivi” in una determinata cultura. Ruth Benedict, allieva di Boas fece notare come lo studio della diffusione dei tratti culturali avvenisse in base ad una concezione di cultura come aggregazione di elementi isolati. La cultura doveva essere una qualcosa di più della singola somma delle parti, era una “configurazione al cui interno interagiscono l’uno con l’altro producendo modelli significanti”. Il fatto che un tratto culturale veniva respinto o meno da un popolo era dovuto a modelli culturali preesistenti. Il primo studio della B. è incentrato sull’esistenza dello spirito guardiano, in “il concetto dello spirito guardiano” (1923). Esso era un’unità sovrannaturale che “assisteva” l’individuo nelle sue imprese di caccia o di guerra e che gli si rivelava attraverso un sogno o una visione. Questa credenza assumeva una sfumatura psicologica differente da una cultura all’altra. Ogni società esprimeva infatti una modellizzazione, un tratto poteva entrare a far parte di un modello specifico. In “Modelli di cultura” (1934) analizza il concetto per il quale la modellizzazione produce un modello culturale medio attraverso la comparazione di quattro tipi di società: -

Indios Zuni: Apollinei: il cui ideale era rappresentato dal controllo delle emozioni, raggiunto attraverso cerimonie pubbliche e l’interiorizzazione dei sentimenti.

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Indiani delle pianure: Dionisiaci: la cui cultura era organizzata attorno all’estremizzazione dei sentimenti e delle passioni incentrati specialmente sulla guerra e la competizione

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Dobuani: paranoici: la cui cultura è intrisa di superstizione e di magia piene di sospettosità ed invidie reciproche.

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Megalomani: Kwakiutl: la cui cultura è rappresentata dalla loro frenesia distruttiva nelle cerimonie potlach.

L’opera sottolineava l’irriducibilità di una configurazione culturale e negava di classificare le culture per tipi. Altro libro di riferimento è “il Crisantemo e la Spada” pubblicato nel 1946. Antropologicamente parlando noi non abbiamo notizie sul Giappone. All’interno del libro la B. racconta le ragioni, riassumibili in semplici fasi, per cui il Giappone si è arreso durante la Seconda guerra mondiale nel 1945/1946. La Benedict scrive senza patriottismo sulla cultura del Giappone, pur non avendola mai visitato, scrivendo sulla totalità di un popolo. Scompare la ricerca sul campo. Essa si lesse tutte le pubblicazioni giapponesi, antropologiche, cinematografiche etc. Fa anche riferimento ai nippo-americani emigrati da due generazioni negli stati uniti. Sono circa 200.000 persone. Durante la guerra il governo statunitense li strappa dalla loro casa per paura che potessero insorgere a causa della guerra contro gli americani stessi, e li mette in campi di detenzione negli stati del Sud, dove la vita è molto dura. Lei va ad interrogare i nippo americani, cosa che non sarebbe possibile oggi. Con quest’opera la b. inaugura il rapporto tra cultura e razionalità Per lei i Giapponesi hanno attaccato perché hanno visto negli Americani un impedimento di partecipare ad una scala gerarchica propria della società dell’epoca. Era minacciato il giusto posto nel mondo e volevano impedire che la Cine potesse assurgere ed ambire ad un posto migliore. La gerarchia è un ordine assimilato ed un qualcosa che non può essere messo in discussione in alcun modo. Gerarchia ed ordine plasmano la vita quotidiana dei Giapponesi. La vittoria sarebbe stata la vittoria dello spirito (Giappone) sulla materia (usa).

Tutti i soldati del mondo combattevano motivati, non si facevano sterminare, la resa era accettata. Per i Giapponesi no. La resa non era accettata in alcun modo. La resa era sinonimo di disonore. I prigionieri non davano il loro nome dato che gli americani inviavano al Giappone i nomi dei prigionieri. Preferivano la morte al resto. La resa equivaleva ad un essere socialmente morti. Ogni giapponese nasce con un ON cioè un obbligo-debito. Qualcuno ci obbliga a nascere quindi noi dobbiamo mostrare rispetto verso di noi e verso i nostri genitori. Per i loro genitori i Giapponesi contraggono un debito non pagabile ed è lo stesso per l’imperatore. Morire per lui era un modo per ripagare questo debito perché egli gli aveva permesso di nascere in Giappone, gli aveva permesso di studiare, avere una casa ed una famiglia. Il 14/02/1944 sentono in radio la voce dell’imperatore Hirohito che annuncia la resa incondizionata. Tutto il Giappone si arrende. Ogni Giapponese deve ripagare il suo debito con un CHIU. Ogni Giapponese spende la propria vita cercando di riparare il proprio debito. La donna deve inchinarsi a tutti. Considerata come un essere socialmente inferiore deve mostrare rispetto, inchinandosi, verso coloro che le sono superiori, anche un fratello minore. Ai bimbi è dato un voto sulla condotta, non sulle materie. Durante un esame scatta il Jiri dell’onore. I bocciati sono senza onore. In fabbrica non c’era competitività; c’era uniformità di comportamento. Togliere qualcosa a qualcuno era un’offesa verso il prossimo. Esprimono sempre una personalità duale....


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