Schelling riassunto - Storia della filosofia moderna. Dalla rivoluzione scientifica a Hegel PDF

Title Schelling riassunto - Storia della filosofia moderna. Dalla rivoluzione scientifica a Hegel
Author Lara Bellini
Course Filosofia Teoretica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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riassunto Schelling ...


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SCHELLING “filosofia in divenire”: mostra la difficoltà di ricomporre in modo unitario una filosofia che si è sviluppata in modo discontinuo. Diverse fasi del suo pensiero: 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Fase giovanile (adesione al pensiero di Fichte) Fase della filosofia dello Spirito e filosofia della Natura (elaborazione filosofia autonoma) Fase dell’Identità (cioè identificazione di Natura e Spirito, inoltre rottura con Fichte) Fase della filosofia della Libertà Fase della filosofia Positiva (distacco da Hegel e dagli hegeliani) Fase della filosofia della Mitologia e filosofia della Rivelazione

Vita: Elabora un progetto personale di filosofia della natura, che intende come completamento della filosofia trascendentale. A Jena collabora con il gruppo dei fratelli Schlegel e di Novalis con diversi dibattiti letterari, scientifici e filosofici. Nel 1807 Hegel attacca la filosofia dell’Identità di Schelling, paragonando nella prefazione della “Fenomenologia dello Spirito” l’Assoluto schellinghiano alla “notte in cui tutte le vacche sono nere”. Poi Schelling per contrastare l’ascesa della filosofia di Hegel, vi contrappone la sua filosofia positiva (o ‘empirismo superiore’), poi occuperà la cattedra che era stata di Hegel. I primi lavori di S. risalgono al suo periodo di studi filosofici in Seminario: ‘Origine del male nel mondo’ e commento al Timeo di Platone. Tra i caratteri di S. troviamo, una spiccata erudizione, e alcuni temi che troveremo nelle composizioni più mature: la questione della teodicea in rapporto al tema della libertà umana, valorizzazione della mitologia considerata come una fonte storica delle origini dell’umanità, il riconoscimento della critica alla filosofia kantiana. 1.1 Intuizione intellettuale Inizialmente S. aderisce alla filosofia fichtiana, ne è entusiasta e trova che abbia un valore rivoluzionario, inoltre condivide l’idea che la filosofia debba essere fondata sull’Io (come principio intuito immediatamente). Il principio unico della filosofia è: “l’Io è l’Io”. Nell’opera: “Sull’io come principio della filosofia e sull’incondizionato nel sapere umano” (1795), Schelling tenta un completamento della filosofia kantiana, cerca di comporre in un principio unitario i diversi processi di sintesi operati dalle categorie e dalle intuizioni pure di spazio e tempo, per superare i diversi risultati ottenuti con la C.R. Pura (il Soggetto è solo fenomenico, determinato) e la C.R. Pratica (il Soggetto è solo noumenico, libero). Secondo S. per rendere coerente Kant, bisogna partire dal fatto che in entrambi i campi sia presupposto l’Io come: libertà incondizionata (la scienza comincia dall’io-Assoluto e l’inizio/fine della filosofia è libertà). Già in questa prima fase si nota la sua diversa accezione dell’Io, così come quella tra Io finito e Io infinito, cioè Io Assoluto e Io Empirico. Io- Assoluto: S. da un lato ne assume come Fichte il valore infinito, al cui interno si trova la contrapposizione tra soggetto e oggetto ma anche la loro unificazione nella rappresentazione. Io-Empirico: qui S. ci fa notare il suo carattere misterioso, di sopprimere la propria temporalità per cogliere intuitivamente in noi l’eterno nella forma dell’immutabile, questo coglimento è possibile grazie: sull’ INTUIZIONE INTELLETTUALE che per S. è lo strumento chiave per filosofare. È proprio l’intuizione intellettuale che nel cogliere l’Io-Assoluto, sopprime la differenza tra soggetto e oggetto, attività e passività e l’identità tra Io intuente e Io intuito.

1.2 Dogmatismo e criticismo Schelling precisa in che modo il sistema della libertà fondato sull’Io e presentato dal criticismo (o idealismo) si contrapponga alle filosofie dogmatiche (o realiste), in particolare quella spinoziana. Secondo Schelling i sistemi di Spinoza e Fichte sono i più coerenti di due posizioni filosofiche opposte e da un punto di vista teoretico si equivalgono, tuttavia l’Io fichtiano possiede gli stessi caratteri della sostanza spinoziana, unica immutabile ed eterna. Essendo il dogmatismo spinoziano fatalista, solo il criticismo di Fichte pensa il mondo come compatibile con un Io libero, perciò bisogna preferirlo. 2. Il sistema della natura L’elaborazione di una filosofia autonoma da parte di S. avviene tra il 1796-1798. S. elabora una filosofia della natura che poi culminerà nel ‘Sistema dell’idealismo trascendentale’. In questa sua filosofia della natura troviamo: conoscenza, arte, mitologia, politica. La domanda è: ‘Di quale natura deve essere un mondo per essere morale?’ 2.1 Filosofia della natura, gradualità e finalismo Schelling studia la fisica (elettricità e magnetismo) di Lavoisier e la chimica di Galvani, da qui l’approccio scientifico di S. nello spiegare i fenomeni della vita in maniera alternativa (rispetto all’inadeguato modello meccanicistico corrente). Le nuove scienze potevano far guardare la natura sotto una luce ‘dinamica’, secondo S. la natura è un organismo unitario che accoglie in sé diverse manifestazioni di diversi gradi di potenza e di organizzazione della materia. Tutta la natura partecipa di una storia progressiva che culmina nella manifestazione dello spirito nell’autocoscienza e passa per tre gradi (potenze). Prima potenza: mondo inorganico (oscuro) Seconda potenza: luce, che rende la natura visibile a sé Terza potenza: sensibilità, attraverso la quale nel mondo organico si manifesta l’autocoscienza Anche il fatto che all’Io si debba contrapporre il Non-Io, mostra la polarità che soggiace in tutti i fenomeni naturali (attrazione-repulsione, positivo-negativo), tutto il dinamismo della natura nasce dalla tensione tra i due poli. Nei fenomeni naturali giace la preistoria dell’Io cosciente. Il rapporto tra l’Io cosciente e la natura inconsapevole, permette di vedere in questa la manifestazione della libertà. La natura è orientata finalisticamente e opera in vista della moralità. Con la filosofia della natura, Schelling realizza l’integrazione tra la prospettiva dogmatica (Spinoza e Leibniz) e la prospettiva critica (Kant e Fichte). Di Spinoza accoglie il fatto che tutto sia natura, da Leibniz che tale totalità sia l’insieme di infiniti gradi di espressività, da Kant il modello di organismo, da Fichte l’ipotesi che tale natura vada pensata sul modello dell’Io Assoluto. Nel descrivere così la natura (dinamica, in divenire), recupera l’idea neoplatonica di: anima del mondo. Quindi la natura non è più intesa alla maniera fichtiana del Non-Io che deve mettere in moto l’Io, ma l’Io può emergere e manifestarsi come spirito cosciente, autonomo e responsabile. 2.2 La filosofia trascendentale La filosofia della natura è la parte reale della filosofia, completata dalla filosofia trascendentale (“Sistema dell’idealismo trascendentale, 1800”). La sua filosofia trascendentale è una: filosofia dello spirito, che ha il compito di partire dal soggetto per dedurre l’oggetto. L’opera muove dall’autocoscienza, colta mediante l’intuizione intellettuale e distingue due attività: l’ideale e la reale. Grazie alla sua attività reale, l’Io si coglie come finito, però l’attività ideale dell’Io è in grado di superare ogni limite, quindi l’Io può continuare a cogliersi come infinito. Le due attività sono regolate da una dialettica. Storia dell’evoluzione dell’Io: tre epoche. Prima epoca: l’Io muove dalla sensazione originaria per attingere all’intuizione produttiva

Seconda epoca: dall’intuizione produttiva alla riflessione Terza epoca: dalla riflessione all’atto di volontà assoluto, qui il soggetto prende coscienza di sé come autocoscienza autodeterminantesi. Parallelamente dal punto di vista del contenuto: prima epoca: la materia si costituisce secondo i tre momenti di, magnetismo-elettricità-processo chimico. Seconda epoca: deduzione di spazio e tempo e deduzione della causalità (categoria fondamentale del meccanicismo). Terza epoca: deduzione dell’organico. Il punto d’arrivo della riflessione filosofica (l’attività teoretica) coincide con l’avvio dell’attività pratica, quindi l’opera di Schelling mette in luce la loro radice unitaria; che dipende dal fatto che l’astrazione (attività con cui ha inizio l’autocoscienza) si può spiegare come atto di autodeterminazione di tipo pratico. Da questa azione consapevole dell’Io dipendono: legge morale, diritto, concetto della storia. Ora S. presenta una filosofia della storia, la storia del mondo ha una base provvidenziale, per la quale l’uomo realizza il progressivo disvelamento di Dio. Il culmine del “Sistema” è dato dall’unione di teoretico e pratico, nell’ arte. L’autentico e più alto grado della filosofia è la filosofia dell’arte. Nella creazione artistica, l’uomo unisce la spontanea attività inconscia e la capacità di agire riflessivamente in base ai fini. 3. Filosofia dell’Identità 3.1 L’assoluto come indifferenza La filosofia dell’Identità è una filosofia dell’Assoluto esposta dal punto di vista dell’Assoluto stesso o della ragione, in quanto è la facoltà capace di cogliere il punto di assoluta indifferenza, il luogo in cui tutti gli enti sono identici, dove risiede l’essere nel suo senso più pieno. Secondo S. alla base di ogni giudizio affermativo sta l’Identità di un qualcosa, che possiede il valore di vero Assoluto e di Essere in senso proprio (es. A è B, esiste una cosa che sotto un certo aspetto è A e sotto un altro è B). L’essere dell’identità è la copula ‘è’ o il segno di uguaglianza che connette tutto ciò che è. Gli enti che manifestano una qualche differenza tra loro non possiedono una vera e propria esistenza, ma il loro essere riguarda solo una ‘possibilità’ di essere considerati dal punto di vista della loro indifferenza (capacità della ragione di cogliere l’unitotalità). 3.2 La molteplicità alla luce della filosofia dell’Identità e il real-idealismo L’Assoluto viene presentato come: idea delle idee. La prima soluzione proposta è che in Dio risiedono insieme la differenza e l’indifferenza di reale e ideale, finito e infinito. Nell’Assoluto (o in Dio) realismo e idealismo sono la stessa cosa, sarà denominata: real-idealismo. A causa del peccato originale c’è la concretezza del mondo sensibile, e l’Io autoponentesi (la coscienza) consapevole della sua caduta, si sforza di riprodurre l’Assoluto da cui si è staccata, dando forma reale ai principi ideali, producendo realmente ciò che aveva in sé come sola idea. La filosofia dell’Identità va a sfociare in una filosofia della religione che pone il dolore della finitezza al suo centro. L’uomo deve sanare lo strappo tra finito e infinito. 4. La filosofia della libertà Le “Ricerche” vogliono rispondere alla domanda sulla libertà umana, intesa non solo come teorica ma concreta possibilità di scelta tra bene e male. La concezione di male di Schelling non è come quella di Leibniz e Fichte dove: il male non ha un fondamento ontologico vero e proprio, ma si possa considerare come mancanza di bene. Al contrario per S. il male esiste una base ontologica autentica del male. Bisogna spiegare perché il male è radicato in Dio, senza renderlo un Dio artefice del male: S. introduce una differenza logico-ontologica (dalla filosofia della natura) quella tra: l’essenza in quanto esiste e l’essenza in quanto semplice fondamento di esistenza. Anche Dio per esistere deve avere un fondamento della propria esistenza, che deve risiedere in Dio stesso, restando distinto da Dio in quanto esistente, esso ne rappresenta l’essenza solo come fondamento dell’esistenza, come ciò a partire dal quale Dio potrà esistere. S. denomina questo fondamento: la Natura in Dio, che è da lui inseparabile ma ontologicamente distinta. Dio sorge rifiutando l’essere indifferenziato. Tutto l’universo, in quanto creazione di Dio porta in sé il carattere del

divino e il suo fondamento, lo stesso avviene nell’uomo. L’uomo è immagine di Dio e porta in sé entrambi i principi (oscurità del fondamento e luminosità dello spirito) che però in lui sono separabili (≠ Dio) e in questo consiste la possibilità del bene e del male. Il male è fondato nella Natura in Dio, senza però dipendere da Dio (che si è eretto al di sopra del fondamento, rifiutandolo); l’inclinazione al male è qualcosa che ci costituisce nel profondo “Io sono fatto così” (usato come giustificazione, di fronte a una colpa che sa di avere). La libertà umana consiste nella possibilità di riattivare il fondamento contro lo spirito e di scegliere il male, e coincide con la nostra natura personale. Il peccato si presenta nell’uomo come una volontà individuale egoistica. Quindi il ruolo positivo che l’uomo può avere nella creazione, dopo la caduta, è quello di scegliere di legarsi a Dio, scegliendo il bene invece del male. Nella storia umana, che è la continuazione di quella naturale, si compie il percorso della rivelazione divina, che tiene insieme a Dio. 5. La filosofia positiva Schelling comincia a concepire una nuova prospettiva filosofica, la filosofia positiva. 5.1 filosofia della mitologia, il divenire di Dio nella coscienza dell’uomo Nella Filosofia della Mitologia, Schelling riprende la sua passione per i miti greci, letti in parallelo alle scritture della tradizione ebraico-cristiana. La storia dell’uomo è quella dell’autorivelazione di Dio a sé stesso, tramite la sua progressiva rivelazione alla coscienza umana. Per S. Dio non permane identico in eterno, ma anch’egli è ‘diveniente’ e il suo divenire è strettamente legato al divenire dell’uomo. Schelling conclude che la giusta interpretazione della mitologia è quella religiosa, la mitologia ci parla del rapporto dell’uomo con Dio e ne illustra le diverse fasi. Per S. il momento chiave è il passaggio dal politeismo (registrato nella mitologia), che rappresenta lo stato di crisi spirituale necessario alla manifestazione di Dio, l’uomo viene sollecitato a scegliere il Dio unico al posto del politeismo (qui l’inizio della storia vera, prima dell’inizio della storia c’era il monoteismo relativo). Quando Dio si è rivelato agli ebrei deve esserci stato un momento in cui il monoteismo della rivelazione (assoluto) e il politeismo hanno vissuto contemporaneamente nella coscienza umana, che ha preso coscienza di una divinità come unica. Quindi si rifiuta la concezione di una rivelazione originaria, per quella di un Dio che è sempre stato ma che è divenuto, per un processo attraverso il quale se ne prende coscienza come Dio. 5.2 Filosofia della Rivelazione La Filosofia della Rivelazione espone la filosofia positiva in rapporto a quella necessaria ma parziale filosofia negativa. Schelling elabora due filosofie, una razionale che chiama: filosofia negativa e una che riesce a dar conto della rivelazione grazie a una metodologia storica: filosofia positiva. La filosofia negativa è in grado di esprimere l’essenza della ragione e ne fanno parte la sua Filosofia dell’Identità, la Dottrina della Scienza di Fichte e il Sistema della Logica di Hegel (la filosofia hegeliana è un tentativo di riportare sul piano astratto logico ciò che intende Schelling). La filosofia positiva invece, è considerata da S. un empirismo (perché il fondamento di ogni pensiero viene dall’esperienza intellettuale del divino) superiore (perché non si limita a ciò che manifestano i sensi) o filosofico. Solo rinunciando all’autoreferenzialità della ragione, emerge l’elemento reale del pensiero, in un atto definito: estasi (uscire dal proprio stato per entrare in uno del tutto differente)....


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