hegel e la filosofia della storia PDF

Title hegel e la filosofia della storia
Author Angelica Valeri
Course Storia Della Filosofia Politca
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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riassunto dell'intero libro....


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HEGEL: LA FILOSOFIA DELLA STORIA HEGEL: IL COMPITO DELLA FILOSOFIA Hegel lo riscontra nel semplice prendere atto della realtà quale essa sia. La filosofia non ha il compito di trasformare la società, di determinarla o guidarla, ma di spiegarla. La filosofia, però, può spiegare la realtà solo al termine del suo processo di realizzazione. Infatti, un periodo storico può essere pienamente compreso solo al termine del suo sviluppo, quando ha espresso tutte le sue potenzialità. Hegel sostiene che la filosofia è simile alla Nottola di Minerva (una specie di civetta, uccello sacro alla dea Minerva (Atena), la quale nasce dal cervello di Giove e rappresenta la sapienza) che inizia il suo volo solo al crepuscolo, quando il sole è già tramontato. Hegel, con questa metafora, vuole dire che la filosofia sorge quando una civiltà ha ormai compiuto il suo processo di formazione e si avvia al suo declino. CHE COSA E’ LA FILOSOFIA DELLA STORIA La filosofia della storia è un attività concettuale e non empirica che non riguarda la materia ma solo il pensiero. Esso non si può tuttavia isolare dalle sensazioni che essendo proprie degli uomini comportano l’uso del pensiero. Per Hegel la facoltà del pensiero è ciò che distingue l’uomo dall’animale; tuttavia il pensiero nell’uomo si trova in tutto anche nella sua parte istintuale, la differenza è che l’essere ainimato(animale) non può compiere una riflessione e pensare se stesso, l’uomo invece può comprendere se stesso anche nel proprio altro: l’uomo è natura e spirito insieme per cui meccanismo ed autocomprensione del meccanismo, che l’animale non può compiere. Questo deve poi essere subordinato al dato, all’esistente: gli avvenimenti devono prima verificarsi e poi essere indagati dal filosofo, che altrimenti sarebbe un visionario. Sembra quindi che tra filosofia e storia vi sia una contraddizione; infatti, la filosofia è maggiormente intesa come astrazione, ma perché vi sia una filosofia della storia la storia deve prima verificarsi. Inoltre essa è ragione e cioè conformità alle leggi e non pura astrazione. Affermare che la filosofia sia ragione e che per ragione si intenda conformità alle leggi significa affermare che la ragione governa il mondo, e quindi anche la storia dell’umanità. Nella considerazione filosofica della storia è necessario eliminare tutto ciò che è accidentale e legato a circostanze esteriori, ricercando così un fine razionale e universale; Hegel dice che bisogna lasciare agli storici quelle costruzioni aprioristiche che a loro volta condannano nei filosofi (soprattutto gli inglesi erano refrattari ad una filosofia della storia, che vedevano basata sugli a priori: nel linguaggio di Kant indipendente dall’esperienza, dai sensi. Nella considerazione filosofica della storia è necessario eliminare tutto ciò che è accidentale e legato a circostanze esteriori, ricercando così un fine razionale e universale; Hegel dice che bisogna lasciare agli storici quelle costruzioni aprioristiche che a loro volta condannano nei filosofi( soprattutto gli inglesi erano refrattari ad una filosofia della storia, che vedevano basata sugli a priori: nel linguaggio di Kant indipendente dall’esperienza, dai sensi. CHE COSA E’ LA STORIA DELLA FILOSOFIA La filosofia per Hegel è un sistema, ovvero una totalità di qualcosa che sia vero: essa comincia da ciò che è più semplice e progredisce, sviluppandosi in direzione di ciò che è concreto. La storia della filosofia è il medesimo sviluppo. La filosofia è quindi esposizione dello sviluppo del pensiero, la storia della filosofia esprime come tale sviluppo si sia svolto nel tempo: la filosofia è un processo storico e quindi si identifica con la stessa storia della filosofia. I vari sistemi filosofici

precedenti la filosofia hegeliana sono le varie tappe del farsi della verità, che superano ciò che precede e sono superati da ciò che segue. La storia della filosofia deve però dare una verifica empirica di tale sviluppo. Inoltre secondo Hegel, quando lo spirito procede, è necessario che proceda anche l’intero. STORIA DELLA FILOSOFIA E FILOSOFIA DELLA STORIA Lo scopo della storia della filosofia è gettare luce sul percorso della filosofia della storia. Il suo oggetto per tanto è la filosofia stessa. I due mondi sono in qualche modo collegati: la storia della filosofia studia gli avvenimenti che si susseguono, la filosofia della storia li pensa e li ordina. Tra questi però vi sono anche fatti della storia che implicano fatti del pensiero: è il caso della democrazia greca, dove storia e filosofia convivono. Hegel fa iniziare la filosofia dal mondo greco e non con l’India, che occupa comunque un ruolo importante nella storia della filosofia per aver introdotto il principio della rappresentazione religiosa. I greci riprendono tale rappresentazione proprio dall’India, e per Hegel la rappresentazione non è priva di pensiero: significa vedere in un segno religioso, in questo caso, un significato oltre ad un significante, significato che indaga il pensiero. CHE COSA E’ LA STORIA PER HEGEL E QUALE E’ IL SUO FINE La storia narrata da Hegel è una storia unitaria e progressiva, nonché universale. Universale non perché abbracci tutti gli accaduti, ma perché universali sono i valori che si affermano e si realizzano. Il fine della storia è il progresso, e per Hegel tale progresso risiede nella libertà. Con la libertà lo spirito perviene all’autocoscienza, ossia la capacità di pensare se stesso. IL BINOMIO LIBERTA’- STATO Lo stato è la vita morale reale, in cui si accordano la volontà soggettiva degli uomini con la volontà razionale. E’ la sede di realizzazione della libertà. Hegel afferma poi che liberi sono quegli uomini che obbediscono alle legge e quindi anche a se stessi; si tratta di una morale concreta che assume la forma del dovere: il diritto. Per libertà si intendono quindi delle figure concrete: libertà di esporre la propria opinione, di trovare un occupazione in società, di obbedire a leggi che non soffocano queste libertà ma le difendono. Da qui deriva la centralità dello stato hegeliano, chiamato a regolare tali libertà, dunque sede della libertà stessa. La centralità è così forte che Hegel afferma addirittura che non esiste storia, laddove non esistono forme stati. Infine se la libertà si realizza nello Stato, la storia del mondo sarà la successione delle forme statali . Il concetto di libertà e di stato sono tra loro collegati: il progredire quantitativo della libertà( che è prima libertà di uno, poi di alcuni e poi di tutti) collima con il progredire delle forme statali: monarchia, aristocrazia e democrazia. Il problema nasce poiché, per Hegel, la democrazia non è libertà di tutti, ma il governo di una maggioranza su una minoranza. La successione delle forme statali per cui non esaurisce il progredire della libertà: Hegel afferma che dovrà seguire una “seconda monarchia”, la cui costruzione partirebbe dal tramonto dei regni ellenici e dell’impero romano fino ai suoi tempi, capace di coniugare attraverso organi di mediazione( polizia, amministrazione giudiziaria, opinione pubblica) l’autorità del principe con la libertà dei cittadini. IL CORSO DELLA STORIA MONDIALE La storia per Hegel consta di un avanzamento verso il meglio, verso un perfezionamento superiore: è nello stesso uomo l’impulso alla perfettibilità. Presupposto di questo mutamento è lo spirito, il quale ha “nella storia mondiale il suo teatro”. La storia mondiale rappresenta il corso graduale dello sviluppo di quel principio che ha per contenuto la coscienza della libertà. Lo spirito è inizialmente coscienza infelice: non sa di non dover cercare l’oggetto fuori di sé, perché lui stesso

è tutta la realtà e soffre a causa di questa scissione. Dopo il tentativo di debiblicizzare la storia( per cui questa non nasce più con Adamo ed Eva) si afferma la convinzione che ex oriente lux: la storia nasce con l’oriente che diventa la culla della civiltà, per il filosofo l’inizio dell’ umanità non è l’inizio della storia. Hegel non mira ad individuare l’inizio dell’umanità, ma l’inizio della storia che non si sviluppa in concomitanza all’umanità ma posteriormente. Quando nasce l’umanità essa per Hegel non vive come tale, ma in sostanza come il regno animale, per cui la storia umana non è l’inizio della storia dell’uomo sulla terra. Occorre interrogarsi a questo punto su quale sia l’elemento che renda veramente umani gli uomini: Herder risponderà dicendo che è la posizione eretta, altri diranno che si tratta del linguaggio. Hegel introduce invece un criterio diverso: la nascita della storia non può basarsi sulla pura facoltà di uomo di parlare o alzarsi in piedi, deve riguardare tutta l’umanità: Hegel si occupa della cosiddetta storia universale e non della storia in genere, ecco perché la sua prima figura è la Cina, perché essa ha introdotto per prima uno degli elementi progressivi tali da inserirsi nella storia universale. In questo caso si tratta della nozione di stato. In questo Hegel si rifà esplicitamente ad Aristotele, per il quale non esisteva storia romana senza stato romano. Lo stato non va nemmeno divinizzato in Hegel, è uno strumento importante per lo sviluppo umano ma non è il solo e non è lo scopo a cui tende la storia. QUALE SPIRITO AGISCE NELLA STORIA? Ad agire è lo spirito del mondo, che si incarna nello spirito di vari popoli, in cui a loro volta si distinguono particolari individui. Gli spiriti dei popoli si differenziano mediante l’ idea che si forgiano di se stessi, in base al livello di comprensione e penetrazione “ di ciò che è lo spirito “, in questo modo si determina la “ coscienza del popolo “ che poi costituisce “ il diritto, i costumi, la religione del popolo “. La coscienza è il sostrato sostanziale ineliminabile ed insuperabile, gli individui possono sì differenziarsi tra loro, ma scompaiono dinanzi a ciò che è universalmente sostanziale. Inoltre Il particolare spirito di un particolare popolo può perire: ma esso è un anello nella catena costituita dal corso dello spirito del mondo, e questo spirito universale non può perire. La storia risulta essere la rappresentazione del modo con cui lo spirito giunge alla cognizione di ciò che esso è in sé. Un popolo appartiene alla storia mondiale in quanto ha riposto nel suo elemento costituivo, un principio universale; lo spirito è il risultato della sua attività, nell’oltrepassare l’ immediatezza, nel negarla e nel ritornare in sé: “ I principi degli spiriti del popolo, in una successione graduale e necessaria, sono soltanto momenti dell’ unico spirito universale, che si innalza per loro tramite nella storia fino a concludersi in una totalità capace di comprendersi. “ Nella filosofia nulla è andato perduto nel passato, “ l’ idea è presente “: “ ciò che lo spirito è, lo è sempre stato in sé. La vita presente dello spirito è un circolo di gradi che da una parte esistono ancora fianco a fianco e solo dall’ altra appaiono trascorsi. Anche nella sua presente profondità lo spirito possiede i momenti che sembra aver lasciato dietro di sé.” I MEZZI DELLA STORIA Il fine della storia del mondo è che lo Spirito giunga alla sua piena realizzazione e libertà. Lo Spirito che si manifesta nella realtà storica è lo Spirito del Mondo, il quale si incarna nei vari spiriti dei popoli che si succedono all’avanguardia della storia. Il fine ultimo è però qualcosa di astratto ed affinché acquisti realtà bisogna che si aggiunga un secondo momento, ossia l’attuazione, di cui il principio è la volontà umana. Pertanto, i mezzi della storia del mondo sono gli individui, con le loro varie passioni. E poiché lo Spirito del Mondo è sempre lo spirito di un popolo particolare, l’azione dell’individuo sarà tanto più efficace quanto più sarà conforme allo spirito del popolo a cui l’individuo appartiene. Questi individui non sono chiaramente tutti, ma quelli che perseguono uno scopo nel quale è contenuto un principio universale. Il passaggio dal principio alla sua attivazione si

concretizza e realizza mediante i bisogni, gli impulsi e le ispettive umane, se gli uomini si interessano a qualcosa, lo fanno solo per è coinvolta la propria persona e la loro personale soddisfazione, nulla è venuto al mondo senza l’ interesse “ di quanti vi hanno cooperato con la loro attività “: “ Così dobbiamo dire, in generale, che nulla di grande al mondo è stato compiuto senza passione “ [ per passione, Hegel intende l’ agire umano mosso da interessi privati, da fini speciali e da intenzioni egoistiche ]. Sembra che tali individui (come Alessandro Magno, Cesare, Napoleone ecc.) non seguano altro che la loro passione e/o ambizione. In realtà, questa è una Astuzia della Ragione che si serve di tali individui come mezzi per attuare i propri fini. Dal binomio libertà – necessità, si deduce che dalle AZIONI umane scaturiscono effetti non presenti nelle immediate intenzione e nella coscienza di chi agisce: “ l’ azione immediata può contenere qualcosa che va ben oltre la volontà e la coscienza dell’ autore. “Il contenuto degli scopo individuali è mescolato a determinazioni universali attinenti al diritto, al bene e al dovere; Infatti l’azione immediata degli individui contiene qualcosa che va oltre la volontà e la coscienza dell’autore; non solo: l’azione si ritorce sempre contro colui che l’ha compiuta, determinando così la caduta di tali individui. In una lettera dell’ottobre del 1806, Hegel vedendo Napoleone a Jena, dirà di aver visto “ lo spirito del mondo seduto a cavallo che lo domina e lo sormonta “. Napoleone alla pari di Alessandro Magno e Cesare, ha compiuto inconsciamente un passo verso la libertà, smantellando il vecchio regime a carattere feudale. Gli individui comuni pur non accorgendosi del cambiamento interno alla stessa realtà, seguono con fervore il leader carismatico ( personaggio storico – universale ), come se si accorgessero istintivamente che la Ragione stia dalla sua parte. DUE PUNTI DI VISTA Vi sono quindi due punti di vista: quello del filosofo, che contempla il percorso dell’umanità svoltosi prima di lui; il punto di vista di colui che ha agito in direzione dello sviluppo storico, il cui fine è la conquista della libertà. Il filosofo non agisce verso questa finalità, ma la osserva e spiega, quelli che operano sono gli individui per un «astuzia della ragione», che però non sono consapevoli del disegno generale. Tale punto di vista della coscienza si dice per sé, chiamato anche spirito, negativo, costruito e soggetto: è la cosiddetta talpa, un soggetto che non osserva ma che lavora, che compie quel lavoro del negativo( distruzione di quello che esiste ed una nuova riconfigurazione) che fa progredire la storia. Il punto di vista universale chiamato in sé, è: coscienza, natura, positivo, esistente e sostanza. Esso rappresenta due cose: movimento oggettivo della realtà( che accade indipendentemente dalla non consapevolezza delle coscienza); e la parte statica della realtà( quando vi è contemplazione non può esservi azione). IL FINE DELLA STORIA COME LA FINE DELLA STORIA? Hegel sostiene che il progresso storico non può essere infinito, perché ciò significherebbe che la storia manca di uno scopo, di un obbiettivo da realizzare, mentre questo esiste ed è il compimento della libertà. Questo fine deve essere quindi attuabile: quando la storia è arrivata alla sua realizzazione per Hegel: il fine coincide con la fine. Hegel indica poi il fine della storia e quindi la fine della storia, nella sua epoca: egli è convinto che la razionalità abbia espresso pienamente se stessa con il suo sistema filosofico. Questo comporta pensare che Hegel credeva che dopo di lui di fatto non ci fosse nessun altra energia creatrice e nessun altro progresso dello spirito. I QUATTRO MONDI All’idea di progresso della libertà si accompagna in Hegel l’idea che vi siano popoli ed individui portatori di tale progresso. A progredire è lo spirito del mondo: la civiltà. I popoli che Hegel chiama a scandire tale progresso sono quattro mondi: gli orientali, i greci, i romani ed i

germanici. Mondo deriva da kosmos ed indica un orizzonte ordinato e coerente. Il termine germanico designa il mondo moderno( Europa moderna), l’attribuito scelto è germanico e non teutonico poiché tale termine rimanda ad un significato folcloristico, non è tedesco, poiché così si intenderebbe la Prussia, uno dei maggiori stati tedeschi. L’attribuito germanico deriva da Tacito, che lo conia per indicare l’avvicinamento all’impero romano di popolazioni straniere; Hegel lo usa per indicare la contaminazione, cioè gli eredi che derivano dalla mescolanza della base greco-latina e di quella germanica. LA LIBERTA’ NEI QUATTRO MONDI Gli orientali non sanno ancora che l’uomo è libero in sé, e non sapendolo non sono liberi; sanno soltanto che uno solo è libero cioè l’imperatore, ma una libertà di questo tipo è solamente arbitrio. La coscienza della libertà sorge con la società greca, ma i greci come i romani sapevano soltanto che alcuni uomini( gli aristocratici) sono liberi e non che l’uomo è libero in quanto tale. Solo i germanici sono giunti alla coscienza, per mezzo del cristianesimo, che l’uomo è libero in quanto uomo. LA GEOGRAFIA HEGELIANA Hegel nota come i diversi spiriti dei popoli siano separati nello spazio e nel tempo, in questo senso il terreno in cui si muove lo spirito “ è essenzialmente e necessariamente un fondamento. “Il fondamento geografico ha un’ importanza nella misura in cui, la determinatezza spirituale corrisponde alla determinatezza sensibile, senza “ che il carattere dei popoli venga formato soltanto in virtù della determinatezza naturale del terreno “ [ più che della rilevanza dei climi, Hegel pone in rilievo il rapporto terra e mare ].In relazione alla terra si hanno tre “ fondamentali forme differenti tra loro “: l’ altopiano di carattere piuttosto meccanico e selvaggio è quasi sempre la dimora dei nomadi, dei mongoli e degli arabi, la loro irrequietezza li porta verso un isolamento. La pianura presenta un terreno fertile, e qui sorgono i centri della cultura connessi alla coltivazione dei campi, al diritto, ai ceti, a nuovi strumenti, scoperte ed alla proprietà [ dominio delle leggi ].Il paese costiero rende manifesto negli uomini la volontà di superare ogni pacifica limitazione, il mare suscita coraggio, desiderio di conquista, rapina e guadagno: il coraggio deve superare il pericolo ed unirsi con l’ astuzia e l’ intelletto. VECCHIO E NUOVO MONDO L’apparizione di questi regni segue un ordine che non è solo temporale, bensì anche spaziale: Hegel vede il mondo suddiviso in Vecchio e Nuovo mondo, nuovo nella misura in cui l’America (e l’ Australia) è stata da poco scoperta. Il vecchio mondo ha il carattere peculiare di essere unito dal Mar Mediterraneo, che facilita la comunicazione, e corrisponderebbe a quello orientale, che prenderebbe avvio dalla Cina, il nuovo mondo a quello occidentale. -L’America per Hegel è soltanto un appendice della più civile Europa, importante per le conseguenze della sua scoperta, ma di fatto ancora priva di iniziativa nella storia, per cui non può essere inserita nella filosofia della storia: per Hegel l’America è il paese del futuro. Hegel vede inoltre questo paese profondamente diviso tra nord e sud per aspetti politici e religiosi: il sud America è una terra cattolica e politicamente conquistata; il nord è protestante e colonizzata anche se Hegel non nega che pervenuti all’unità questi stati non potranno avere un ruolo. -Un altro continente che risulta escluso dal corso della storia è l’Africa, il motivo sarebbe rintracciato nella condizione climatica: Hegel era convinto che i climi estremi impedissero agli uomini di sottrarsi alla prepotenza della natura e di prendere coscienza della propria libertà. Un

motivo più ovvio è dato dalla non conoscenza dell’Africa, che ai tempi si limitava soltanto alle zone costiere. Qui vi sono comunque due eccezioni: l’Egitto( per l’introduzione della nozione di immortalità dell’anima) e l’Islam. -L’Asia è per sua definizione la culla della civiltà, il primo grande regno della storia mondiale a cui appartengono la Cina e l’India, ancora esistenti, e l’antico impero persiano tramontato. Le prime due per l’autore sussistono immutabili, poiché la storia della libertà vi avrebbe preso posto solo in premesse, per poi svilupparsi altrove… L’oriente infine resta un regno teocratico, una monarchia in cui l’individuo non conta ancora nulla: la libertà è solo di uno...


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