Schiller L\'educazione estetica dell\'uomo PDF

Title Schiller L\'educazione estetica dell\'uomo
Author daniela blanaru
Course Elementi di Estetica
Institution Università degli Studi di Parma
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EDUCAZIONE ESTETICA: SIGNIFICATO Per Schiller la bellezza è un valore (già Goethe la definì una “forma vivente”), non un ornamento. Ogni uomo porta in sé il gene dell’uomo ideale, che deve essere educato attraverso l’estetica. Di Kant si diceva che non circolasse sangue nella sua filosofia; Hegel dà carattere più sanguigno al suo pensiero, postula la possibilità di unire il particolare e l’universale, lo spirituale e il naturale, necessità e libertà, il vero ed il reale; questo è stato il completamento di Hegel alla teoria di Schiller, e che sta alla base del suo stato ideale. Nelle Lettere Schiller finge di scrivere delle missive ad un conte; la forma epistolare è tipica del Settecento, in un momento in cui il classicismo tedesco sta raggiungendo picchi inarrivabili, e la filosofia raggiunge vette straordinarie. SCHILLER LETTERE SULL'EDUCAZIONE ESTETICA DELL'UOMO: RIASSUNTO LETTERA 1: etica ed estetica tendono a coincidere, retaggio della cultura greca, in particolare di Platone. Non esiste solo la libertà morale dell’intelletto di Kant, sarebbe una visione troppo parziale del mondo. Kant nasconde al sentimento la sua ragion d’essere. Secondo il suo pensiero, i fenomeni scorrono e l’intelletto cerca di afferrarli e costringerli entro gabbie concettuali, e ciò per Schiller è una schiavitù. Le parole in cui si traduce il fenomeno, per Schiller sono “povero scheletro verbale”. Filosofo è colui che esercita la scomposizione analitica. Le problematiche di Schiller sono filosofiche rispetto alla filosofia di Kant, ma politiche rispetto alla Rivoluzione Francese, che d’altronde costringe gli intellettuali del tempo a prendere una posizione ben precisa. Schiller deve pensare a giustificare l’interesse verso l’estetica in un momento storico del genere, che sembra tanto inappropriato ad accogliere una riflessione del genere, e lo fa affermando che il dominio dell’arte non è una zona poi così circoscritta. ESTETICA LETTERE SULL'EDUCAZIONE ESTETICA DELL'UOMO F. SCHILLER Hegel completa il percorso di Schiller (per Kant i giudizi estetici devono essere universali, ovvero una cosa può non piacere ma deve esserne riconosciuta la bellezza). Hegel dirà che la ricomposizione della totalità del reale è propria di tutta la realtà "tutto ciò che è razionale è reale, tutto ciò che è razionale è reale", non è un a priori della nostra mente, ma giunge con l'esperienza. Tutte le opposizioni che il nostro intelletto percepisce vengono conciliate dall'estetica. Schiller supera i limiti di Kant, che considerare il sentire come una barriera. Schiller ha infranto l'astrazione di Kant, la soggettività, e ha concepito per primo l'idea di verità che giunge attraverso l'unità e la conciliazione, anche se solo nell'arte. Per Schiller la bellezza è un valore (già Goethe la definì una "forma vivente"), non un ornamento. Ogni uomo porta in sé il gene dell'uomo ideale, che deve essere educato attraverso l'estetica. Di Kant si diceva che non circolasse sangue nella sua filosofia; Hegel dà carattere più sanguigno al suo pensiero, postula la possibilità di unire il particolare e l'universale, lo spirituale e il naturale, necessità e libertà, il vero ed il reale; questo è stato il completamento di Hegel alla teoria di Schiller, e che sta alla base del suo stato ideale. Nelle Lettere Schiller finge di scrivere delle missive ad un conte; la forma epistolare è tipica del Settecento, in un momento in cui il classicismo tedesco sta raggiungendo picchi inarrivabili, e la filosofia raggiunge vette straordinarie. LETTERA 1: etica ed estetica tendono

a coincidere, retaggio della cultura greca, in particolare di Platone. Non esiste solo la libertà morale dell'intelletto di Kant, sarebbe una visione troppo parziale del mondo. Kant nasconde al sentimento la sua ragion d'essere. Secondo il suo pensiero, i fenomeni scorrono e l'intelletto cerca di afferrarli e costringerli entro gabbie concettuali, e ciò per Schiller è una schiavitù. Le parole in cui si traduce il fenomeno, per Schiller sono "povero scheletro verbale". Filosofo è colui che esercita la scomposizione analitica. Le problematiche di Schiller sono filosofiche rispetto alla filosofia di Kant, ma politiche rispetto alla Rivoluzione Francese, che d'altronde costringe gli intellettuali del tempo a prendere una posizione ben precisa. Schiller deve pensare a giustificare l'interesse verso l'estetica in un momento storico del genere, che sembra tanto inappropriato ad accogliere una riflessione del genere, e lo fa affermando che il dominio dell'arte non è una zona poi così circoscritta. Distingue tra essere selvaggio ed essere barbaro. L'utilitarismo, la dottrina economica uscita dall'Illuminismo, è il grande idolo del tempo. L'utile è la negazione dell'arte, per cui accogliere quest'ultima significa andare controtendenza. Arte e scienza, nella modernità, diventano conflittuali: la scienza sembra porsi al servizio della tecnica, e le industrie potranno tradurre ciò in utile. L'arte è invece qualcosa di voluttuario, la "domenica della vita" secondo Hegel. La Rivoluzione Francese è figlia dell'Illuminismo, e secondo Schiller nasce dal "tribunale della Ragion Pura" di Kant. Il problema della Ragion pura è la sua unilateralità: se si applicasse solo quella si cadrebbe nella barbarie. LETTERA 2: "io faccio precedere la bellezza alla libertà". La libertà nasce grazie alla bellezza. Quest'ultima risolve anche il problema politico dell'uomo nella utopia schilleriana. In quanto forma vivente, espressione armonica dello spirito, strumento di emancipazione. Schiller accoglie il dualismo kantiano. LETTERA 3: occorre elevare l'esigenza fisica allo stesso livello di quella morale, e recuperare l'infanzia nell'età adulta, come facevano i classici, che vivevano con la natura un rapporto immediato. L'uomo fisico è reale, mentre quello morale è solo problematico, poiché concentrandoci sulla moralità abbandoniamo la nostra animalità, che invece abbiamo un estremo bisogno di recuperare. LETTERA 4: già Kant aveva separato l'ambito delle leggi morali da quello degli istinti. La volontà dell'uomo deve essere libera tra moralità e inclinazioni, gli istinti in armonia con la ragione; tuttavia, e questo sarà il problema della psicanalisi, capita spesso che gli istinti siano in contrasto con la ragione. Lo Stato è un macrocosmo che ha l'obiettivo di riunire una molteplicità di individui. Esso non deve "spopolare il regno del fenomeno", non deve peccare di unilateralità, anzi questa deve essere superata da una completa stima antropologica. Deve essere rivalutata la forma esteriore e fenomenica, l'uomo deve allontanarsi dall'interiorità e avviare una comunicazione intersoggettiva. L'uomo colto (Bildung: non pedagogia, ma formazione completa) si avvicina alla natura, ma non solo. Non è il selvaggio di Rousseau e nemmeno il barbaro di Kant, che per Schiller è anche più insidioso del primo. Se il bisogno è ciò che la natura impone, la libertà è la liberazione dal bisogno.

LETTERA 5: la modernità è artefice della mutilazione delle due componenti dell'individuo: l'Illuminismo intellettuale nasconde un egoismo individuale, mentre un uomo deve aprirsi al resto del mondo. Rinnegare la sensibilità è la grande colpa del mondo moderno (sia Schiller che Nietzsche che Marcuse sono concordi in questo). LETTERA 6: la poesia ingenua è quella degli antichi, che vivono spontaneamente, mentre i moderni patiscono una scissione tra ragione ed istinti. I Greci erano una civiltà superiore non per complessità, bensì per semplicità: i poeti e i filosofi convivevano nelle stesse persone, la giovinezza della fantasia era felicemente unita alla virilità della ragione (i dialoghi platonici sono pieni di miti, non sono in forma di trattato). Essi non distinguevano fra interiore ed esteriore. È chiaro che Schiller parla qui anche di se stesso, poiché egli è al contempo pensatore e creativo, l'emblema della non-distinzione tra artista e filosofo. L'intelletto è intervenuto per esercitare un dominio dispotico sulle altre facoltà. Materia e forma in Aristotele erano una cosa sola. Ogni professione moderna privilegia un solo aspetto della totalità (concetto di uomo pratico), mentre l'utopia sarebbe ripristinare l'uomo totale, di Schiller, Marx, della Scuola di Francoforte. Il progresso quindi, che è avvenuto grazie a questa frammentazione delle mansioni, non è foriero di felicità per l'uomo. Per Schiller arte e tecnica devono coesistere. LETTERA 7: estende l'analisi ala politica, si distingue tra insurrezione e usurpazione, l'una tipica della natura selvaggia e l'altra tipica della barbarie. LETTERA 8: la verità deve diventare una forza, e come avvocato deve prendere l'istinto estetico. Anche Leopardi concorderà che le passioni non sono opposte alla ragione, anzi sono uno stimolo per essa. L'intelletto può stabilire la verità su piccoli fatti, ma ci vuole una cooperazione con il cuore per raggiungere la verità. Sapere aude (imperativo kantiano): la dea della sapienza è bellicosa con le facoltà subordinate all'intelletto. L'unico merito riconosciuto all'Illuminismo è aver contestato il principio di autorità della Chiesa, additandolo come un fanatismo e un inganno. LETTERA 9: propone una fonte incorrotta politicamente; l'arte bella. La politica non può intervenire nel dominio dell'arte. L'artista è figlio del proprio tempo, ma non deve esserne l'alunno. Anzi, deve disprezzare il proprio tempo e formarsi secondo un ideale. In Platone la bellezza illumina tutte le altre idee, subordinate in massa all'idea di Bene. Platone tuttavia mantiene una distanza tra le idee e il mondo sensibile. LETTERA 10: comincia a delinearsi bene la distinzione fra i due istinti, in modo da riformulare la distinzione della ragion pura e della ragion pratica di Kant. In Kant l'impulso sensibile è subordinato a quello razionale, mentre Schiller imposta una mediazione tra i due, dovuta all'impulso estetico-ludico. L'uomo può essere educato (educazione estetica) attraverso la bellezza, per giungere alla Bildung dell'umanità. Il discorso ha quindi un fine pedagogico-politico. Le due fasi più elevate che l'umanità ha raggiunto sono state il `400 italiano (non solo per gli artisti ma ance per gli intellettuali, come Lorenzo il Magnifico) e l'Atene di Pericle. Il concetto di "temperanza" in Platone potrebbe tradursi in Schiller come "gusto educato", ovvero esiste una soggettività del gusto e la vivacità del sentimento, ma bisogna educare il gusto. Rousseau non era favorevole a un discorso estetico che pretende esteriorità. Nietzsche nell'affrontare l'argomento farà riferimento a Goethe e Schiller (G. afferma che la poesia ad un certo livello è sempre

esteriore), attacca il mito dell'interiorità della cultura tedesca. L'estetica di Nietzsche è neoclassica, dionisiaca, con elementi di forza e trasgressione, con un richiamo al grande stile delle perfette armonie e perfette forme. Secondo Nietzsche bisognerebbe avere due cervelli, uno per la scienza e uno per l'arte (anche questa idea neoclassica). Egli aveva compreso la complessità dei fenomeni, e che i tedeschi si avviavano ad un raffreddamento della sensibilità, per cui sarebbe opportuno operare una "mediterraneizzazione" della cultura teutonica. Nietzsche era per una scienza rivisitata dall'arte, un pensiero tutt'oggi attualissimo. LETTERA 11: etica ed estetica convivevano pacificamente nel mondo greco, ma già nel mondo romano non andavano più di pari passo; della bellezza dobbiamo avere un modello, un'idea razionale che funga da modello per il bello empirico (modello deduttivo). I modelli più influenti per Sc. Sono stati Kant e Fichte (discorso di determinazione reciproca). 2 leggi fondamentali dell'uomo: 1°- spinge ad una realtà assoluta, (mera realtà empirica) a trasformare in mondo ciò che è forma; 2°- spinge ad una formalità assoluta, ad estrinsecare ciò che è interiore. LETTERA 12: il tempo deve avere un contenuto, ci sono due modi di esperienza: 1°- Her Farung: viaggiare, ricettività verso il mondo esterno che deve offrire sempre maggiore superficie. L'erede di questo discorso sarà Nietzsche, che svilupperà il discorso sulla superficie. 2°- Her Lebbing: esperienza vissuta, riflessa nell'interiorità. L'esperienza è proprio il rapporto tra interiorità e mondo, l'umanità raggiunge il suo apice quando può vantare pienezza di sensazioni. Il tempo che riceve dall'esterno si chiama sensazione, ed è un istinto sensibile. La natura, che era stata negata nel Tribunale della Ragione, fa valere i suoi diritti, imprimi sensazioni sul oggetto. Istinto formale: è determinato dalla natura razionale dell'uomo; i fenomeni ci appaiono in maniera casuale, siamo noi a codificarli. La ragione ricostruisce un principio da una molteplicità, e in questo modo l'individualità è elevata a dignità di specie. LETTERA 13: Fichte è molto presente in questa lettera; parte dal fatto che ci sono solo due forze che si fronteggiano. Se l'istinto della ragione uniformasse quello sensibile, l'uomo rimarrebbe scisso. Deve invece esserci subordinazione reciproca, annullamento reciproco. L'idea di esperienza è molto importante in Schiller: la ricettività offre una superficie ai fenomeni, l'interiorità deve accogliere il mondo. Questo è il viaggio della coscienza (Her Farung). Alla base dell'esistenza vi è la ricettività che in tedesco ha radice nel termine "abbracciare, afferrare". Ma nemmeno l'istinto formale deve usurpare quello razionale, bisogna applicare dei valori universali di empatia, socievolezza, autocritica. Kant usava già metafore architettoniche e giuridiche il discorso di contrappunto di Fichte è concepire un terzo istinto. LETTERA 14: riappaiono aspetti fichtiani legati stavolta alla filosofia della scienza e al concetto di determinazione reciproca. La pienezza dell'esistenza è come la pienezza dell'esperienza. Istinto del gioco: quello in cui istinto formale e materiale agiscono reciprocamente. È l'organo filosofico a tutti gli effetti, porta l'uomo alla libertà. Parte da presupposti kantiani e giunge a conclusioni prehegeliane. Tutti vanno educati esteticamente, ovvero educati alla bellezza, un po' come i cittadini della Repubblica sotto la guida dei filosofi. La necessità è la legge che governa l'istinto materiale, nei suoi confronti siamo passivi.

LETTERA 15: definizione di Bellezza come forma vivente. Le forme sono le forme dell'intelletto di Kant, categorie che proiettiamo sulla vita stessa. (Zimmell: La vita è forma in divenire, mentre la forma è una cristallizzazione. Se anche essa fluisse, non potremmo nemmeno immaginarla), i tedeschi non si pongono il problema del conflitto, ma considerano invece un'armonia. La forma è la morte della vita per Zimmell (inizio 900), per il mondo classico invece la bellezza come forma vivente è proprio ciò che salva l'uomo. Un'umanità compiuta vive nel rapporto con la bellezza, che è portata dall'istinto del gioco. LETTERA 16: nella realtà prevarrà sempre uno dei due principi unilateralità. Compare la distinzione tra azione rilassante e stimolante. Il gigantesco e lo stravagante nell'arte sono perversioni del bello artistico. LETTERA 17: chi è stimolato ha bisogno di armonia, chi è rilassato necessita di energia. Sono ripresi i concetti di barbaro e selvaggio. LETTERA 18: il sentimento è un sentire empirico; la bellezza come opera realizzata reale, come pensata è ideale. LETTERA 19: conciliazione armonica (ma non statica) vi è fra libertà, estetica e impulso al gioco. Sono riprese le determinazioni kantiane tra ricettivo e sensibile e spontaneità intellettuale. L'esperienza umana è così come la presenta Kant, ma Schiller presenta in più una dimensione ideale che fa parte dell'esperienza umana (Kant la colloca invece in un'altra dimensione). Infinità vuota: potenzialità. La rappresentazione è l'effetto che il mondo esterno genera su quello interno (ad es. quando rievoco il ricordo di qualcosa che ho visto). La funzione della bellezza è armonizzare gli istinti e elevare l'uomo verso l'idealità compiuta. Schematismo trascendentale: cerniera che Kant inventa per mettere in comunicazione il mondo sensibile e quello dell'intelletto. La differenza tra filosofia trascendentale e metafisica è che alla prima importa solo determinare le condizioni di possibilità dell'esperienza, e non si preoccupa dell'unione delle parti separate dell'esperienza. Paradossalmente, la libertà è data dalla costrizione reciproca delle due necessità. LETTERA 20: la libertà restituisce all'uomo la sua interezza. L'uomo comincia con la pura vita, in cui primeggia l'istinto sensibile, per poi passare ad uno stato attivo in cui primeggia la ragione. Sensibilità e ragione per mezzo dell'opposizione giungono ad una negazione (dialettica prehegeliana). Lo stato intermedio è schematismo trascendentale di Kant: la facoltà di mediazione tra istinto e ragione per Kant è l'immaginazione, per Schiller è l'estetica. LETTERA 21: ogni determinazione è una limitazione, mentre la determinazione estetica è determinabilità alla stato puro. Il pensiero estetico sopporta la contraddizione a differenza di quello logico. Ciò è possibile grazie alla natura, poiché la bellezza attinge da essa e grazie ad essa tende all'infinità. Il sapere della superficie sarà un carattere dominante in Nietzsche. LETTERA 22: all'interno dell'esperienza estetica non si dà alcun limite, anzi ci sentiamo strappati dal tempo, immersi nell'eternità. L'estetica non pone limiti, al contrario della logica.

LETTERA 23: compare un elemento apparentemente dissolvente da ciò che ha finora detto. La bellezza rende razionale l'uomo sensibile. Questo viene spiegato. La bellezza è la facoltà di calare qualcosa di ideale nel reale. Distingue tra nobile e sublime. Il sublime è patetico. Per la prima volta è usato il termine "felicità". LETTERA 24: si parla nuovamente di felicità. Non è chiaro se lo Stato estetico sia funzionale a quello morale. Da questa lettera sembra che l'uomo subisca accidentalmente gli eventi esterni. La somma purezza ricorda il "sommo bene" di Kant, riprende il concetto di animalità. Cura e timore sono termini tipici dell'esistenzialismo tedesco. Concetto di "dover essere" un po' in contraddizione con l'idea dell'evoluzione dell'umanità attraverso il superamento degli istinti. Schiller è colui che ha sperato più di tutti di risolvere il problema di Kant del dualismo tra fenomeno e noumeno. Schiller opera in un momento storico in cui la soluzione del problema accennato si mostra pertinente non solo all'ambito della filosofia ma in quello del destino dell'uomo. Il risvolto pedagogico del suo pensiero è rivolto all'uomo non in quanto soggetto di conoscenza, ma come uomo politico ("per risolvere il problema politico si deve procedere attraverso il problema estetico"). La soluzione del conflitto di Schiller, che è lo stesso di Kant, implica il superamento di un tipo di società, quella borghese, in cui l'uomo è vittima di lacerazione (alienazione). Tuttavia, la contestazione da cui parte Schiller è già in partenza destinata al fallimento; lo mostra la vicenda di Karl Moor, che si dà la morte a causa dell'impossibilità di realizzare il proprio mondo antiborghese. Nasce con Schiller una nuova esigenza, di conciliare l'ordine civile e l'ordine umano (intelletto e sensibilità). Viviamo in un mondo in cui l'intelletto soverchia la sensibilità, ma la soluzione al problema non è esasperare quest'ultima in modo che valichi il primo, perché Schiller si prepara ad essere un filosofo non della rivolta, ma della conciliazione. La concezione è quella di un uomo dialettico attraverso cui la sensibilità è reintegrata nei suoi diritti. Karl Moor rivolge, morendo, la sua attenzione al mondo del lavoro nella società che ha voluto contestare: un lavoro diviso, espressione della scissione messa a problema da Kant. La questione è ben radicata nella realtà politica, sociale, etica del mondo, ed è dibattuta a lungo nella filosofia tedesca, da Kant a Hegel. In Schiller l'uomo dialettico è colui in cui intelletto e sensibilità non si scontrano, bensì si incontrano in una superiore condizione in cui la natura di individuo (sensibilità) e quella di uomo civile (intelletto) si coniugano e danno origine ad un uomo totale. Questa è un'aperta critica all'uomo frammentario di Rousseau, che è una parte della società. La speranza di Schiller è che ragione e sentimento si accordino, speranza che gli vale la simpatia di Hegel. L'educazione estetica è un'...


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