Estetica DI Aristotele PDF

Title Estetica DI Aristotele
Course Estetica
Institution Università degli Studi di Ferrara
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aristotele ...


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ESTETICA DI ARISTOTELE In che misura un’ imitazione pittorica della realtà è fedele e quindi esaurisce il giudizio riguardo la bellezza? Nella sua epoca, un’opera d'arte suscitava ammirazione in virtù della sua veridicità, della sua capacità di rappresentare il reale come se fosse reale. Aristotele discute di alcune problematiche riprese da Platone: 1. L’arte è imitazione di un’imitazione? Se si, va giudicata (come fa Platone) negativamente? 2. È male la liberazione delle passioni ad opera delle opere d’arte? Fonda uno stile di indagine filosofica che è rigoroso, analitico, sistematico. In lui non vi sono l’ardore profetico o entusiasmi generali dei suoi predecessori. Mancano elementi fantastici e l’entusiasmo poetico, il suo scopo è di arrivare ad una verità plausibile per quanto arida e fredda. Anche nell’arte vi ritrova norme rigide e stabilite. A differenza di Platone, analizza il soggetto estetico in una forma neutra e scientifica. - La politica – Un’altra differenza con Platone è che lui crede che lo stato ideale nasce dalla collaborazione e dei cittadini, mentre Aristotele afferma che lo stato ideale è dove ognuno può disporre di sé stesso “per attività di cui non deve rendere conto alla città e in vista delle quali, esercita anche le virtù etiche e dà il proprio contributo alla vita pubblica della città”. Dunque per Platone il privato è in funzione del pubblico, per Aristotele è il contrario. In quest’ottica quelle stesse arti che mettono in pericolo la solidità della base della Repubblica perché traviano gli animi. Per Aristotele, che mira al piacere individuale, pur in un contesto di lealtà allo Stato, l’arte ha una valenza opposta. La migliore forma di governo è quella che consente virtù e felicità ai cittadini, le quali coincidono con la possibilità di svolgere una vita contemplativa. L’ozio ossia “lo svago nobile” è altrettanto importante dell’utile e del necessario, perché è quello il fine in realtà a cui tendono tutte le attività. Nell’ottavo libro parla dell’educazione dei giovani tramite: grammatica, matematica, ginnastica e musica, la quale viene in un certo senso riscattata e non condannata come con Platone. Di quest’ultima analizza gli effetti sull’anima, la quale viene purificata e di conseguenza riabilita le passioni. Risolve il dilemma tra poesia e filosofia (evidenziato da Platone - il quale afferma che fra le due esiste “un’antica ruggine”), sostenendo che non vi sono due fazioni ma due elementi che possono conciliarsi. Il valore della musica è definito dalla filosofia, poiché sovrana dell’arte e solo ciò che dalla filosofia viene stabilito come valore, può accogliersi nell’ambito delle discipline spirituali, volte al miglioramento dell’individuo. Aristotele parla anche di ritmi entusiastici e d’azione, questi hanno un effetto sulle passioni (ad es. possono stimolare al coraggio in guerra o abbandonarsi a una languida agonia). Sostanzialmente le passioni vengono mosse e quindi fluiscono liberamente e allora che male c’è? ( a differenza di Platone) l'importante è che l’arte segua un filo etico ed educativo, specificando che bisogna: “usare modi musicali della stessa natura” (ad es. il ritmo dorico- ritmo antico con struttura atta ad agire in un certo modo sull’anima). Afferma poi le sue opinioni in merito all’imitazione, la quale è la riproduzione non degli oggetti della natura ma dell’azione della natura che produce quegli oggetti. Aristotele afferma che è il pittore che dipinge un vaso di fiori non sta imitando un vaso di fiori ma compie la stessa azione creatrice della natura che ha creato quei fiori. “Alcune cose che la natura è incapace di effettuare, l’arte le compie, altre invece le imita.” Secondo il filosofo, la realtà si avvale di necessario ed impossibile.

L’arte non può volgersi al necessario, perché non può essere modificato però può avvenire all’interno del possibile, dove l’artista può: imitare la natura e/o portare a maggiore definizione ciò che la natura lascia imperfetto. L’arte quindi porta ad estremo compimento e perfezione le opere della natura, in fin dei conti tutti gli oggetti naturali hanno qualche difetto. Quando l’artista disegna invece la bellezza ideale arriva dove la natura non è riuscita ad arrivare. Aristotele sostiene che sia in natura che nell’arte vi sono dei finalismi, accentuato ovviamente molto più nella seconda, perché dev’essere colto dallo spettatore. L’arte determina l’impiego di una “techne”, vale a dire  la materia va padroneggiata, maneggiata e questa techne quindi le regole di trattamento della materia, non può essere che intellettuale. Determina quindi un riscatto dell’arte per Aristotele che invece per Platone era un appellarsi alla parte razionale dell’uomo.. L’artista dunque per Aristotele è intelligente della natura e in questo passaggio tocca un problema che riguarda la presenza del fatto tecnico che l’arte possa essere puro estro creativo. Tutte le opere d’arte in generale sono accomunate dall’imitazione “la mimesi”. In “Poetica”, sostiene che tutta l’arte è imitazione la quale può distinguersi in base a 3 criteri: mezzi (ad. esempio la musica o romanzo), l’oggetto/soggetto e i modi della mimesi. La tragedia è imitazione di un’azione compiuta e costituente un tutto, il quale ha:  PRINCIPIO  MEZZO  FINE “È stato da noi convenuto che la tragedia è imitazione di un’azione compiuta e costituente un tutto […]. Il tutto è ciò che ha principio, mezzo e fine. Principio è quel che non deve di necessità essere dopo altro, mentre dopo di esso per sua natura qualche altra cosa c’è o nasce, mentre dopo id esso non c’è niente; mezzo poi è quel che è esso stesso dopo altro e dopo di esso c’è altro. E dunque i racconti composti bene non debbono né incominciare donde capita né finire dove capita, ma valersi delle forme indicate.” Altra differenza tra Aristotele e Platone è che il 2° ha un atteggiamento intellettuale pratico e sociale rispetto all’altro che ne possiede uno più teoretico. I 3 punti dell’estetica principali sono:  Imitazione  Verità  Catarsi ( termine greco = PURIFICAZIONE) Attraverso la tragedia si fa l’abitudine ad abbandonarsi alle proprie emozioni (“debolezze”).. si insinua nell’uomo una “fiacchezza morale”. Queste passioni che si liberano purificano lo spettatore. Le passioni che il teatro solleva sono paura e pietà non tramite scenografia ma mediante l’intreccio delle azioni. Molti personaggi sono l’incarnazione dei caratteri/atteggiamenti degli uomini.  Tragedia dunque è mimesi di un’azione seria e compiuta in sé stessa, con una certa estensione; in un linguaggio abbellito di varie specie di abbellimenti, ma ciascuno a suo luogo nelle parti diverse; in forma drammatica e non narrativa; la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni La catarsi avviene in maniera benefica a teatro perché queste passioni fittizie hanno un effetto reale, quello di purificare l’animo da queste passioni dove, di solito, nella vita reale siamo portati a reprimere mentre a teatro trovano un libero sfogo alleggerendo l’animo. Questa paura e questa pietà le solleva mediante un intimo e intreccio delle azioni.

Molti commentatori si sono chiesti: Aristotele parla di catarsi dalle passioni o delle passioni? La critica per molto tempo ha optato per la seconda soluzione ma si è anche pensato che si riferisse ad una funzione veramente liberatoria e non ad una sublimazione di passioni permanete. Il compito dell’arte è mostrare l’universale mentre quello della storia il particolare. Se la liberazione delle passioni è uno dei fini dell’arte, allora cade il concetto di verità introdotto da Platone, a cui Aristotele contrappone il concetto di VEROSIMIGLIANZA. Dalle suddette affermazioni risulta evidente anche che compito del poeta non è referire i fatti realmente avvenuti, bensì quali potrebbero avvenire, cioè quelli possibil secondo verosimiglianza o necessità. Anche i pittori agiscono nei limiti della verosimiglianza correggendo i difetti dei loro soggetti ma rispettando la somiglianza nonostante questo possa comportare la cattiva riuscita della loro opera. Allo stesso modo gli autori di drammi possono enfatizzare alcune caratteristiche del temperamento ma occorre che la presentazione si incentri non su caratteri particolari ma universali. Secondo Aristotele ciò che sbaglia Platone è non ritenere l’arte come una riflessione meditata e quindi filtrata dalla mente dell’artista. Dunque la mimesi sembra quindi albergare in quel territorio tra realtà e fantasia. La mimesi e quindi l’arte, è una realtà più raffinata il cui valore è dato maggiormente dalla sua unità e unicità. La realtà invece non ha un’unità organica e quindi è imperfetta rispetto all’arte.  Il racconto è unitario, non come alcuni pensano, qualora tratti di una sola persona: infatti ad uno solo accadono molti ed innumerevoli fatti in alcuni dei quali non vi è alcuna unità; così vi sono anche numerose azioni di uno solo dalle quali non si genera alcuna azione unitaria… Pertanto come nella altre arti imitative l’imitazione è unitaria se uno è il suo oggetto, così anche il racconto dato che è imitazione di un’azione, deve esserlo i un’unica ed intera (azione) e le sue parti devono essere così legate che, tramuta o sottratta una parte, l’intero venga cambiato o stravolto: giacché ciò che, essendo aggiunto o non essendo aggiunto, non produce alcunché di mani festo, non è parte dell’intero....


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