Riassunti Estetica E Modernita PDF

Title Riassunti Estetica E Modernita
Author Fabio Liberi Liberi
Course Estetica
Institution Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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RIASSUNTI ESTETICA E MODERNITA’

Matteo Colafrancesco Introduzione Ritter: tradizionalista della modernità Riprende la teoria di Aristotele della razionalità della società civile e delle sue istituzioni etiche, e utilizza l’arte come punto di riferimento conservativo di un mondo visto come cosmo unitario( tutt’uno) La teoria estetica di Ritter, influenzò molti pensatori di rango( Spaemann, Lubbe, Marquard, Rohrmoser); egli si chiedeva ogni volta che leggeva una teoria, quale fosse il significato descritto da tale teoria, e lo scopo del suo studio è quello di definire il ruolo dell’ arte all’interno della modernità. Dopo aver analizzato e studiato tutti i concetti dei più grandi pensatori del passato, Ritter arriva alla conclusione dicendo che l’estetico mantiene in vita, in primis attraverso un’estetizzazione del non estetico. Cosa significa? L’ uomo, specialmente nella modernità, è più libero di ragionare, e può osservare meglio la realtà naturale e artistica. Ecco quale è il compito dell’estetica( nata nel Settecento) quello di annullare e conservare l’unità dell’essere, rivendicando una soggettività finalmente libera a se stessa. -Ritter nemico della scuola di Francoforte, e a favore della teoria Metafisica Il bello e il gusto sono i criteri alla base della comprensione di questo testo Compito di questo libro è quello di far comprendere a chi legge, che la verità scientifica non può piu fare a meno della verità estetica.

Capitolo 1 L’incontro di filosofia e arte Stimolare e catturare

L’estetica è filosofia dell’arte e delle arti. Negli ultimi ottanta anni si sono avuti diversi tentativi di costruire un sistema che ritenesse di potersi presentare con una pretesa di universalità. A partire da Fechner l’arte valeva come opera del comportamento ricettivo connotato dal piacere, per arrivare poi ad Hirt, a Groos, e infine a Freud, che vedeva l’arte come un effetto della sfera sessuale. In passato anche attraverso l’uso della psicologia si era provato a dare un significato globale del concetto che abbiamo appena analizzato, arrivando alla conclusione che l’ arte veniva vista come un oggetto che può essere fondato in una realtà che si dà anche senza di essa, e tramite un metodo teorico già altrettanto dato.

L’arte vuole dirci cosa è la realtà, senza di essa si vivrebbe in una sorta di “non verità”. Questo è stato evidente dall’ incontro del giovane Goethe con la cattedrale di Strasburgo; è la cattedrale a colmarlo di sé, non lui a comprenderla. Il genio entra in un mondo conosciuto e vi fa valere qualcosa di sconosciuto ( importante questa figura) LA VERITA DELL’ARTE 2° PARAGRAFO Goethe si presenta come un “vero amante dell’arte” e osserva la cattedrale di Strasburgo cogliendone lo stile. Ecco che si presentano due problemi però; da un lato l’opera d’ arte si oppone al suo inserimento nel mondo razionale, e dall’ altro la cattedrale come opera d’ arte non porta più ad espressione il proprio contesto originario, ovvero quello di funzione sacra e venerazione di Dio. Hegel intuisce quali problemi comporti questo slittamento di senso; l arte si è posta in modo comune con la religione e la filosofia, e si colloca come terza accanto ad esse. Nel romanticismo si eleva al di sopra della religione e scienza e diviene vera rivelazione. L artista è il centro di tutto. Non riceve nulla, egli crea e basta. È rappresentante dello spirito, più del filosofo, che per esempio per Platone doveva conoscere la via verso la verità; all’ artista viene attribuita la forza creativa, si tratta di determinazioni che spetterebbero solo a Dio. La storia dell’ arte è vista anche come biografia degli eroi, degli artisti che possono rappresentarla. Nell antichità ( medioevo) l’ artista veniva visto come uno schiavo, al di sotto sicuramente del filosofo e del matematico, e Platone all’ interno di questa categoria aveva inserito anche il poeta. Come motivo per questa valutazione dell’ artista nell’ antichità si è rimandato alla sua base sociale. Egli appartiene, come artigiano, allo strato sociale più umile appena prima dello schiavo; non può essere però solo questa l’ unica ragione per questa collocazione dell’arte. Il bello nell’ antichità non deriva dagli uomini; ma è l’ente vero e proprio. Le cose stesse in quanto essenti sono belle, il bello è il divino, una cosa di per sé è bella già perché esiste di suo. L uomo non crea il canto, lo trascrive, e secondo Platone l’ unico che può essere amico della bellezza, è il filosofo; perché è l’amico dell’ essere , che contempla così come l’ essere è in se stesso. Ogni uomo per natura filosofeggia, si avvicina quindi la figura dell’ artista a quella del filosofo. Il bello è celato quanto l’essere stesso, emerge nella verità solo quando le cose vengono in chiaro; le cose, l ‘essere, hanno un senso solo per come noi le utilizziamo e ne godiamo, “ essere per noi” è il fatto basilare del bello quale noi lo concepiamo. Il bello deve sempre venire scoperto ( esempio del ragno, si riferisce a noi come disgusto e quindi lo eliminiamo) non si presenta come “ essere se stesso” ma come “ concepito da noi”, questa è l antitesi della bellezza, il contrario del bello. Il bello è qualcosa che ci respinge, ci acceca, ci schiaccia. In antitesi al movimento con cui le cose ci conducono al “bello” inteso come cio che è fatto per essere piacevole,

troviamo il vero movimento , con il quale andiamo verso le cose che sono e verso il loro essere. Nell antichità, in forza dell’interpretazione del bello come l’ente, l’estetica rientra nella metafisica e non è un ramo autonomo della filosofia. Questo è il motivo perché Platone criticava i poeti, solo i filosofi sanno riconoscere il vero essere di un determinato soggetto. IMMAGINE E SOMIGLIANZA L’ opera d’arte è immagine, le cose sono immagini sia perché visibili, sia perché ci sono “copie” che le rendono visibili. Lo si dimostra con l’ uso stesso della parola immagine. Esempio: paesaggio e stelle offrono un immagine, sono visibili all occhio umano, la fotografia per esempio è una copia dell’immagine del paesaggio, una fanciulla è l’ immagine della giovinezza; in qualcosa di visibile c’è qualcosa di nascosto. L immagine non ha un proprio essere, è la copia di qualcos altro, ha il suo essere SOLO nell’ archetipo. L’uomo fatto a immagine di Dio, ha il proprio senso solo in relazione a Dio. Esempio moneta e re ( immagine del re sulla moneta, non si tratta di un abbellimento, ma di quello che le dà valore; l’opera d’arte è allora immagine nel senso che proviene per somiglianza dall’ archetipo pur essendo fatta di altra materia( legno, colore) Concetto di somiglianza> l’ immagine come somiglianza e imitazione (mimesis) non si situa sul piano dell’apparire corporeo delle cose, la vera somiglianza si ha quando per esempio, in un dipinto di un angelo , il modello umano dell angelo è assorbito nell’essere superiore dell’archetipo da riprodurre, ovvero l ‘ essere dell’ angelo è differente dall’ essere dell’ uomo. L’ opera d’arte somiglia al proprio artista, ne porta l’ impronta. Tommaso dice che il concetto è simile all’oggetto inteso, e che è attraverso una qualche somiglianza che si riconosce l’oggetto inteso. Il classico dell’arte: nel mondo moderno esiste ancora il classico? Esso non è tale per la sua forma, mentre la forma è vincolante come immagine perché determinati contenuti sono vincolanti. In tutte le culture vi sono immagini che sono vincolanti, ma non possono essere viste dall’ osservatore ( esempio opere d’arte sotteranee nelle chiese). Compito dell’arte è quello di cercare ciò che si cela e mostrarlo; la somiglianza dell’immagine è quindi una nuova interpretazione della realtà, in un certo senso proveniente direttamente dall’essere. Archetipo e immagine non sono separati, il primo è l essere celato di ciò che traspare dall’immagine. Il titolo “espressionismo” suggerisce una teoria secondo la quale l’artista vorrebbe portare ad espressione i propri sentimenti; ciò produce dissomiglianza, intesa come forma di somiglianza.

Dappertutto vediamo la passione dell’ artista per la rappresentazione di un determinato oggetto. Perché il sentimento di Van Gogh cercherebbe sempre e di nuovo di rappresentare il ponte di Arles? È il contrario: è il ponte di Arles che semmai fa della sensibilità di Van gogh l’organo del proprio apparire. Senza questo organo l’essere del ponte resterebbe invisibile. L immagine fa qualcosa proprio nel senso che il ponte di Arles cattura il pittore Van gogh. Il processo creativo è qualcosa che si compie nell’artista e trova in lui il proprio organo. L’ artista viene colpito dalle cose, ciò produce somiglianza, e l’origine non è il creatore ma l’ essere. Il ritratto per esempio può diventare un problema per colui che viene ritratto. Può infatti accadergli di essere sopraffatto dall’ estraneità e inaccessibilità del proprio volto. Niente è un prodotto dell’ opinione come la nostra immagine. L’ ORDINE DELL’ESSERE E L’OPERA D’ARTE L’immagine nelle culture tradizionali è un contenitore dell’essere. Il moderno non ha la natura, ma la ricerca; nel romanticismo questo orientamento, trova il suo apice. Nel romanticismo l’arte eleva invece la pretesa di riprodurre autonomamente nell’immagine questo essere perduto. Lo sviluppo della modernità porta a una perdita dell’essere, si ritorna così allo stadio primordiale della natura. Come detto in precedenza, una cosa è bella già perché esiste di suo, per Hegel l’uomo che voglia produrre il bello è simile ad un verme che voglia partorire un elefante. Non l’arte ma il bello è che ciò che si venera nell’immagine. Il contadino ai piedi della montagna non sale su di essa, perché gli è familiare la bellezza della natura come ordine dato; il bello esiste già di per sé e non ha bisogno di essere scoperto. Il paesaggio non è qualcosa che l’uomo trova davanti a sé, bensi’ ciò che lo sorregge. Sono il contadino e il cittadino scacciato dalla campagna a scoprire il paesaggio; rientra nell’ estetica l’idea di una natura che si è persa con il tempo. L’ uomo della tradizione possiede la natura, l’uomo moderno la cerca. Nell’ antichità e nel Medioevo le cose sono belle in quanto enti, e non per come l’uomo le fa. Il vero rapporto con la conoscenza è la bellezza, che spetta appunto al filosofo (la bellezza del divino-Platone) L’ espulsione dei poeti è un tema che si ripresenta costantemente; la creazione poetica subentra all’ essere, la parola del poeta al logos, e questo è presente anche nella tradizione cristiana dove l’immagine deve dipendere dall’essere. In Platone i poeti vengono espulsi perché la loro arte è thopoiesis, il contrario di poiema è pathema; l’immagine si antepone all’ archetipo, e deve quindi essere rimossa se si vuole salvaguardare la teoria dell’essere. Rappresentare Dio sotto forma di umano è l’unica possibilità di rappresentarlo, perché la possibilità dell’immagine poggia qui sulla somiglianza tra Dio e uomo, la forma dell’uomo, coniata attraverso la ratio, è quindi adatta all’ immagine di Dio.

IL REINTEGRO DELL’ARTE Nella tradizione la riconciliazione con l’immagine avviene in due modi: 1 allegoria 2 significato conforme all’essere di ciò che ha il carattere di immagine. La prima consiste nell’ esprimere qualcosa attraverso qualcos’ altro, e tramite essa torna in gioco la poesia, prima appunto espulsa. La poesia ha un significato nel momento in cui l’essere è invisibile e ha bisogno dell’allegoria. La poesia antica è allegorica; l’essere e il suo ordine in quella moderna non sono più un punto di riferimento. Burckhardt segnala due aspetti fondamentali: 1 l’allegoria personificata delle cose astratte, che come tali non esistono, 2 deve esprimere il pensiero dell’uomo. L’allegoria vera e propria vi era nel passato, grazie alla virtù e alla ragione, nel moderno ha perso di significato. La seconda forma di reintegro dell’immagine nell’ ordine dell’essere si ha nell’ambito del culto, nella misura in cui diviene un’immagine da adorare e da venerare. L’ immagine trae la propria dignità dall’archetipo e viene venerata perché l’archetipo cosi rappresentato è degno di venerazione, non certo perché in essa risieda qualcosa di divino. L’ artista viene definito a partire dall’opera, così come l’immagine a partire dall’archetipo. Nel processo creativo il processo va dall’ archetipo all’immagine, dall’immagine all’artista e non viceversa come invece accade nella modernità.

LA MUSICA DELLE STELLE La musica è concepita nella modernità come la meno iconica delle arti. Si presenta come un arte radicalmente soggettiva, è la vera arte dell’interiorità. È a questa prospettiva che si oppone la concezione tradizionale della musica; da Pitagora fino a Keplero la musica è stata l’arte piu strettamente in rapporto con l’essere. La connessione tra la musica e l’essere sta nei rapporti numerici, i quali non sono solo qualcosa che è contenuto nella nostra testa, ma denotano l’ordine dell’essere. Una svolta epocale si ha con Keplero che indica tre oggetti dotati di proporzioni armoniche: 1 matematico-geometrici, 2 astronomici- 3 musicali. Fondandosi su queste proporzioni, la musica fa riferimento a Dio nei movimenti degli astri. È un’ invenzione dell’uomo finalizzata all’ imitazione delle proporzioni cosmiche; è l’immagine sonora dell’ente e quindi una replica nella materia dell’archetipo. Il matematico quindi è colui che per primo percepisce la musica dell’essere.

Capitolo 2 – PROMETEO

Nell’ arte moderna è venuta meno la consapevolezza del contesto ontologico dell’arte. Essa vale anzitutto come manifestazione dell’uomo in funzione dell’uomo, e si sviluppa in questa direzione. Nell estetica moderna il bello non è concepito come l’ente, ma come un’idea dell’uomo e da lui immaginata nelle cose. La soggettività diventa misura e fondamento; l’artista nell’arte moderna è poetaartefice e come tale si arroga la pretesa di fornire l’interpretazione del mondo della propria epoca, collocandosi così al posto tradizionalmente occupato dall’uomo, che sa del filosofo. Dal 18 secolo in poi si sviluppa il concetto del Genio, dell’artista come Prometeo. L’ uomo si perfeziona nell’artista , e dal romanticismo in poi rappresenta il vero uomo. Il problema dell’arte moderna può essere spiegato con questa esigenza di rappresentanza; la pretesa è che nell’artista l’uomo sia presente come uomo e che l’artista rappresenti l’uomo in senso assoluto. L’artista nella società moderna viene a essere sempre piu importante, e si perde man mano la figura del filosofo. Il poeta per esempio, esercita da sempre una funzione di rappresentanza; Omero che è un “enciclopedia del mondo” è attaccato quando si presenta come artista, ma resta inattaccabile quando si fa valere come filosofo e saggio. Il punto di vista della modernità è che il poeta resta tale, la figura del filosofo si va sempre piu a scemare. Ciò che si conserva è la sfera umana in quanto distinta dall’universale; per questa ragione che le masse moderne vengono socialmente rappresentate dalla loro organizzazione e dai politici, ma dal punto di vista individuale anche dalla star, dalla società. L uomo ha bisogno di rappresentanza. La società non soddisfa l’esistenza dell’uomo, c’è un aspetto che viene tralasciato che è quello della dimensione privata. È qui che interviene l’arte; l’artista è chiamato a fissare questo universale nel momento in cui l’essere è andato perduto. Goethe non rappresenta l’uomo come membro della società. Rappresenta un’esistenza che formandosi dà vita ad una totalità, a partire dal centro di esistenza del soggetto. Questa scissione della rappresentanza del soggetto attraverso l’arte è un fenomeno basilare della modernità. Rappresentanza collettiva e individuale si separano, né la societa né la conoscenza prodotta dalle scienze naturali possono avanzare la pretesa di rappresentare l’uomo nella sua esistenza. Nella modernità l’arte raffigura quindi il mondo non come mondo , ma come mondo riflesso nella soggettività. Inizia così un percorso che interpreta il mondo a doppio binario; il romanzo e il dramma non sono solo piu strumento d’intrattenimento, ma si presentano per offrire una visione del mondo. Un esempio è il matrimonio, l’arte lo considera valido. Nella modernità esso diventa problematico, le storie di seduzione della letteratura tradizionale ne presuppongono invece l’aproblematicità. Scissione tra esistenza e istituzioni sociali.

IL PRINCIPIO DELLA SOGGETTIVITA’ ESTETICA: IL PAESAGGIO Espressione estetica ed espressione razionale coesistono, come si evince dal rapporto con la natura. La natura come come mondo della vita dell’uomo prende il nome di paesaggio: la natura come paesaggio e la natura oggetto delle scienze sono due sfere separate. La natura come paesaggio è qualcosa in cui l’uomo entra per cercarvi se stesso, ristoro e forza; vi trova la propria tonalità emotiva, tanto che dolore, solitudine e gioia diventano elementi del paesaggio stesso. La città non è paesaggio, il cittadino cerca esso, “la natura incontaminata” intendendo con ciò che non si trova in città. Il villaggio, il castello, la capanna del pastore, il casino di caccia sembrano invece appartenere al paesaggio, hanno il loro fondamento in esso. Terreno coltivato dall’ uomo e paesaggio come natura incontaminata sono tanto separati quanto lo sono la sfera in cui l’uomo agisce e dove invece no. L’uomo le appartiene comunque alla natura come spettatore, ed è paesaggio solo dove vi è l’uomo. Il paesaggio è una scoperta della modernità , Home dice che la natura è la guida dell uomo. La natura come paesaggio è per lui non la natura estranea e selvaggia ma quella limitrofa al parco: in questo paesaggio piacevole per come appare, sono nascoste rupi aspre e brughiere deserte. L arte del giardinaggio appartiene all’ architettura, la natura è paesaggio ove vi è l’ esistenza umana. Non si può raffigurare un paesaggio in cui l’uomo sia assente, perché il paesaggio non è la rappresentazione della natura nella sua esistenza autonoma, ma di come essa si trovi riflessa nella soggettività dell’ essere. Due punti: soggettività e la natura stessa; il soggetto che contempla presente come persona dipinta in seguito sparirà e la soggettività verrà inglobata nell’aspetto esteriore delle cose. Il discrimine tra la natura come paesaggio e la natura in quanto tale è dato dal fatto che l’uomo come soggetto non può più restare nella natura con atteggiamento contemplativo quando essa lo aggredisce con la sua forza e violenza, minacciandolo e costringendolo ad abbandonare la posizione centrale. Finchè la natura non minaccia è oggetto dell’estetica, mentre quando minaccia gli uomini diventa natura bruta alla quale non appartiene la contemplazione ma la fuga, spavento, brivido. Il paesaggio ha bisogno del soggetto che lo custodisce; se l’uomo si allontana non resta che la natura in senso metafisico. Ma il paesaggio dipende dal soggetto e quando questi smarrisce il paesaggio , il paesaggio finisce per smarrirsi.

SCISSIONE TRA VERITA’ ESTETICA E VERITA’ RAZIONALE NELL’ESTETICA DEL XVIII SECOLO

-Fondazione dell’arte sulla soggettività, ora l’artista nel 18 secolo intuisce da sé il contenuto estetico. Estetica: analisi generale che tratta le questioni del bello e delle belle arti; nella tradizione però non esiste alcuna estetica poiché il bello è incorporato nella metafisica , mentre l’ arte rientra nella filosofia generale. Baumgarten, introduce per primo il nome “estetica”, è un titolo che rappresenta al tempo stesso una teoria, la posizione di un problema e un programma. Dapprima l’estetica era conoscenza sensibile, poi si è trasformata in arte anche grazie a Kant. Come mai? Koller osserva nel progetto di storia e letteratura dell’estetica(1799) che gli antichi non hanno conosciuto l’estetica; questa è teoria e critica del gusto e il bello non è un concetto metafisico. Il bello è fondato a partire dal soggetto, dall’uomo, e non a partire dall’oggetto. L’ arte è un campo che non trova più alcuna collocazione nella scienza intesa come conoscenza della ragione; con la teoria dell’estetica e grazie a essa inizia un processo nel quale il bello, in quanto verità estetica della sensibilità, affianca la verità logica della ragione, artista affianca il filosofo. Baumgarten scopre che esistono realtà esterne all’ ambito della ragione teoretica; l’arte si assume il compito di r...


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